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venerdì 4 ottobre 2013

I tre libri che mi hanno cambiato la vita. Post personale di cui, devo ammettere, mi vergogno anche un po'.

Il mio stesso immaginario, al titolo di questo post, fa partire come sottofondo una delle varie canzoni di Vasco Rossi. Non che mi piaccia Vasco Rossi, ma in genere tutte le persone ccccioè perchè cccccioè che parlano di qualcosa che gli ha cambiato la vita, ad un certo punto tirano fuori il cantante modenese facendomi accapponare la pelle.
 A me nessuna canzone ha mai cambiato la vita, ma qualche libro sì. Credevo di avere qualche rotella completamente fuori posto finché non ho letto altri libri in cui ho scoperto che il fenomeno, se si è propensi, può essere molto comune. Oggi quindi parlerò dei tre libri solo tre, che per motivi disparati mi hanno cambiato la vita (e siete autorizzatissimi a ridere di me, perché questo è il tipico post su cui io riderei a crepapelle).

"Tokyo Blues Norwegian Wood" di Haruki Murakami.
 Ora va molto di moda Murakami, secondo me non i suoi libri più belli ("1Q84" e "Kafka sulla spiaggia" sono nettamente inferiori a "L'uccello che girava le viti del mondo" e "Dance dance dance"). Anche in libreria lo chiedono tante persone che mi domando francamente cosa ci trovino se non il leggere un autore di moda. Immagino quindi che in futuro ritornerà ad essere di nicchia come lo è stato in precedenza, quando in giovine gioventù l'ho iniziato a leggere io.
 A 15 anni mio nonno mi regalò una provvidenziale paghetta di cui ho già parlato, dicendo di comprarmi due libri nella bellissima libreria del paese dove passavamo sempre le vacanze. Un posto al cui libraio dovrebbero fare un monumento: piccolissimo, ma con una scelta di catalogo spettacolare, lontanissima da quella che ti aspetteresti da una libreria destinata a rifornire sciure e padri della domenica per i loro 15 giorni di libertà. Qui, trovai questo libro rosso allora Feltrinelli. Siccome mi piaceva la Yoshimoto lo comprai senza sapere che stavo per porre un argine al mio rincoglionimento adolescenziale. Se sei un'adolescente ancora abbastanza infantile e molto fuori dal mondo, leggere "Norwegian Wood" può essere un'esperienza in grado di cambiarti la vita. 
 Ricordo infatti la sensazione di totale estraneità che m'invase di colpo, domande che si affastellavano e un certo disagio, tipo "Cosa sto facendo?? Come faccio ad ignorare tutte queste cose??". Il fatto che Mura nel suo libro più autobiografico parlasse di un 18-19enne mi sconcertava: quello aveva 3 anni più di me, viveva solo, assisteva a suicidi di massa e trovava strane ragazze con cui passare serate e vacanze inquietanti. Io avevo ancora il poster di Pichachu in un camera. Fu una sana botta in testa che ricordo con estremo piacere. Via infanzia ti saluto per sempre, benvenuto delirio dell'onnipotenza adolescenziale.

"L'età forte" di Simone de Beauvoir.
 La cara Simone mi è sempre carissima e lo sarà per sempre. Ogni volta che sento di gettare al vento le mie energie e i miei progetti, quando mi pare che tutto sia inutile e di aver sbagliato ogni cosa (un sentimento che anche questo penso sia discretamente comune), apro questo libro e mi rassereno subito.
 Lei, che secondo me andrebbe data tra gli autori da leggere al liceo, non me l'ha consigliata nessuno. Cercavo un regalo di compleanno e c'era un'offerta dell'Einaudi. Presi "Memorie di una ragazza perbene" e mi piacque molto, ma questo, suppongo per l'età, rimane dei suoi 4 tomi autobiografici il mio preferito. Come non si può star meglio leggendo della volta in cui lei e Sartre che senza soldi mangiarono una gigantesca colazione a base di cioccolato e cornetti per poi cercare disperati un amico che gliela pagasse? Di Sartre che, provata la mescalina, si vide perseguitato da enormi aragoste per mesi? Delle sue colleghe insopportabili? Viaggi improvvisati senza denaro e alla totale ventura, tentativi di scrittura pessimi anche dopo mesi e mesi di lavoro?
 Essendo stata costretta a passare un periodo in una città che odiavo, leggere di quanto lei trovasse orrenda Rouen durante i suoi primi anni da insegnante mi sollevava tantissimo,  avevo la sensazione che, dopotutto, quegli anni non fossero completamente perduti. Per non parlare delle case improbabili e sempre più fatiscenti dove ha abitato fino ai trent'anni ben superati! Questo libro ha su di me un effetto "vite degli altri". Uno fa sempre il paragone con chi sta meglio e si abbatte. A me, sapere che anche una persona come Simone de Beauvoir si è beccata la sua dose di deliranti difficoltà giovanili, rende sempre la vita migliore. Penso che insomma, non tutto è perduto.

"L'erede di Hastur" di Marion Zimmer Bradley
La ricito per la terza volta perché questo libro ha avuto davvero un effetto sconvolgente sulla mia vita. Finché non ho letto "Fun Home" della Bechdel, scoprendo che a lei era accaduto qualcosa di simile, ho temuto seriamente per la mia sanità mentale. Grazie a questo libro sono riuscita a capire e ad ammettere con me stessa di essere lesbica.
 C'era qualcosa che non mi quadrava da tempo e rimuginavo su varie eventualità da un po' (anni), ma è difficile spiegare cosa si prova in questi casi. Non è come nei film che una, una mattina si alza e pem lo sa. C'è chi lo sa dalla nascita, chi per vari motivi lo comprende dopo. Il mio motivo era un incrocio, credo, di rincoglionimento personale e una certa invasività familiare. E sono gli stessi identici motivi di uno dei due protagonisti di questo libro. MZB usa il personaggio di Regis Hastur, un adolescente che per famiglia dovrebbe avere dei poteri psi potentissimi e che invece sono inspiegabilmente bloccati, per parlare di un risveglio psichico e fisico. Regis si sblocca solo quando, dopo aver passato anni in cima ai monti educato da monaci (molto simili ai nostri ma con velleità da Amundsen), entra in contatto coi suoi coetanei. Tra di loro c'è un ragazzo in grado di risvegliare e catalizzare il suo potere. Non casualmente si innamorerà di questo stesso ragazzo e di colpo (dopo vari casini tra inseguimenti, drammi interiori ed esteriori) tutto gli diventerà molto chiaro: l'educazione repressiva, sentimenti provati anni prima e nascosti con vergogna, giganteschi sensi di colpa avevano tutti cospirato contro di lui. Solo quando si risveglierà sotto quel punto di vista, diventerà un telepate di gigantesca potenza.
 Ecco, la telepatia non ha molto a che vedere con la mia storia, il resto però sì. Così, leggerlo, si è rivelato per me un diluvio.

 Questo rimarrà uno dei pochissimi post con un'impronta molto personale di questo blog, che in verità aspirerebbe all'universale. Voi avete dei libri che vi hanno davvero cambiato la vita? Commentate così limito un po' il mio imbarazzo!
 (Mi scuso per voi se ogni volta che leggerete questo titolo vedrete apparire Laura Pausini come un incubo canterino. Non volevo, lo giuro).

11 commenti:

  1. 1Q84 ha cambiato la vita a me: nel senso che mi terrà alla larga da Haruki Murakami.

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    1. Ma hai letto solo quello di Murakami? Perché i suoi libri più vecchi sono molto belli. Secondo me "1Q84" è il suo punto più basso, assieme ad "After dark" e "A nord del confine ad ovest del sole", ma altri sono davvero belli.

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    2. Non sono tipo che concede facilmente una seconda possibilità. Non dopo 1Q84 -_-

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  2. Non so se mi hanno cambiato davvero la vita, ma attualmente, nei primi tre posti del mio personale pantheon libresco ci sono:
    - La vita agra (di cui hai già parlato) di Luciano Bianciardi
    - I piccoli maestri (e l'opera omnia tra cui il mai troppo amato Libera nos a Malo) di Luigi Meneghello
    - Il sergente nella neve di Mario Rigoni Stern, ex aequo con Un anno sull'altipiano di Emilio Lussu.
    So che è una triade un po' monotematica, ma sono nel mio periodo storico-resistenzial-esistenzial-montanaro.
    Forse fra qualche anno il mio pantheon sarà cambiato, ma per ora sono rimasta magneticamente attratta da questi vecchi saggi, da cui ci separa almeno una generazione e che pur avendo vissuto un mondo così diverso (e così povero) e vicissitudini così estreme, sento vicini come se mi parlasse mio nonno, o uno zio.
    Al tempo stesso sono moderni, ironici, brillanti, sobri e hanno il misterioso potere, per me, di far sentire le loro storie ancora attuali.
    Basta, fine del pippone, lo giuro.

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    1. Comprendo perfettamente il fascino dei "Grandi vecchi". Non ho grande rispetto per la generazione dei nostri padri, ma credo che i nostri nonni e ormai anche bisnonni fossero davvero migliori di noi. Più moderni e pieni di sogni, con principi morali magari spesso anche sbagliati, ma almeno esistenti! Altro che pippone, hai ragionissima! Mi hai anche fatto venire in mente un post (se posso... :) ).

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    2. Cerrrrto che puoi, anzi, devi!

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  3. (colonna sonora del pippone)

    http://www.youtube.com/watch?v=x_223jKXKgQ

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  4. Di Mario Rigono Stern credo di aver letto anche la lista della spesa. E non smette di mancarmi.

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  5. premessa: un libro che ti cambia la vita non è necessariamente un bel libro. Paradossalmente, potrebbe essere anche Moccia. Detto questo:
    - Salinger "il giovane Holden": una rivelazione! Dopo aver letto tutti libri noioso e/o poco appassionanti, è stato il primo libro che mi ha inchiodato alla poltrona. Avrò avuto 16 anni e, cribbio, da lì ho capito che la lettura poteva essere una attività interessante.
    - Marco Travaglio "Regime": era il 2004, facebook non c'era, myspace neanche, non sapevamo niente di casta, scie chimische, signoraggio & co., per cui i libri di travaglio erano l'unica "controinformazione" seria a cui fare riferimento. Ho imparato moltissimo su come si fa giornalismo e, soprattutto, sul fact-checking (anche solo per smerdare le bufale su FB). Rispondere alle opinioni coi fatti, in generale, è diventato uno stile di vita :)
    - Nick Hornby "Alta Fedeltà": perchè, banalmente, è il romanzo definitivo

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  6. Scopro oggi il tuo blog, e mi sbilancio subito con la mia lista dei tre libri che mi hanno cambiato la vita (non i miei preferiti o i più belli che abbia mai letto):
    -Edward Shorter "Storia del corpo femminile", letto a 14 anni, sconvolgente, nel senso che a ripensarci mi vengono ancora i brividi
    -Il Manifesto del partito comunista, letto a 15, una rivelazione per la sua modernità
    -Michel Houellebecq "Piattaforma", letto a 27 (potrei metterci uno qualsiasi dei primi libri di Houellebecq ma questo è il più duro)

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