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mercoledì 4 dicembre 2013

Beato il paese che ha per eroe Montalbano! Le ragioni del fascino del commissario più amato d'Italia, simbolo di un paese che forse non esiste più.

In questi tortuosi giorni prenatalizi (in libreria come credo in tutti i negozi a inizio novembre si è già in pieno prenatalizio), è uscito un incuriosente titolo di critica letteraria "Un paese senza eroi. L'italia da Jacopo Ortis a  Montalbano" di Stefano Jossa. 
Se Brecht diceva "Beato il paese che non ha bisogno di eroi", Jossa fa un'analisi storica del tessuto sociale italiano usando come base gli eroi letterari nazionali o meglio la mancanza di eroi mitici condivisi. E' un'idea molto interessante anche perché l'autore parte dal presupposto che non avere un Guglielmo Tell nazionale, ma bensì tanti piccoli eroi che mutano col tempo, le mode e le sensazioni, non sia necessariamente un tratto sociale negativo.
Per ragioni di tempo non sono ancora riuscita a leggerlo bene, ho spulciato alcuni capitoli e ho letto con attenzione soprattutto l'ultimo, quello dedicato a colui che negli ultimi anni per tanti motivi si è candidato a diventare l'eroe nazionale italiano: il commissario Montalbano.
 Lo confesso, a me i gialli non piacciono molto. Detesto in tutte le loro forme quelli truculenti pieni  di morti ammazzati in modo splatter, serial killer, giovani donne che fanno fini terribili e mostruosi assassini (che in genere riemergono da foschi passati) di bambini. Trovo che sia raro scrivere bene di violenza gratuita e in generale, capisco che esista, ma trovo morboso insistervi sopra.
 Un po' di più reggo i gialli di pura investigazione, ma in realtà l'unico vero scrittore del genere che mi abbia mai veramente appassionato (escludendo la Highsmith che però scriveva gialli molto sui generis) è Andrea Camilleri.  Questo arzillo e intelligente signore è secondo me uno dei migliori scrittori italiani da molti decenni a questa parte. Ha inventiva nella lingua, finezza e molto mestiere, ha talento e lo usa nelle forme e nella misura che desidera e quando vuole. Un libro come "Il re di Girgenti" è per dire un capolavoro. Scritto benissimo, narra per chi non lo sapesse, la fiabesca storia di un personaggio storico sepolto dalle nebbie del tempo, Zosimo contadino eletto dal popolo re di Girgenti all'inizio del '700. Fiabesca perché non essendo rimaste cronache dell'epoca, Camilleri ha deciso di costruirgli una biografia degna del miglior realismo magico all'italiana, usato con grande successo nel cinema con "L'armata Brancaleone" e "C'era una volta". Non a caso  appartiene alla generazione degli sceneggiatori che li scrissero, non a caso è stato prima sceneggiatore.
 In ogni caso, come molti, io sono una grande appassionata di Montalbano, credo, negli anni di averne letto praticamente l'opera omnia. Jossa sostiene che Montalbano è un grande candidato ad impersonare un eroe italiano perché in sostanza è speciale pur non essendolo al tempo stesso. E' un uomo retto che fa talvolta cose contro la legge, segue una sua etica che non è l'etica del bene universale, è forte eppure non eroico al tempo stesso. E' un eroe in cui gli italiani, non avvezzi ad un grande mito nazionale/nazione possono identificarsi e sostenere. Queste peraltro sarebbero anche le ragioni per il quale, di tanti personaggi, proprio lui avrebbe questo incredibile e continuo successo.
 Se dovessi dirvi cosa mi attrae di Montalbano non saprei dirvelo con precisione. Probabilmente la grandissima intelligenza con cui Camilleri sceglie scientemente di condurre le sue storie. Se si guarda bene, esperimento linguistico a parte, le trame sono spesso simili tra di loro, i personaggi ormai sempre gli stessi e il genere femminile, soprattutto, trattato in una maniera non adeguata. Per non adeguata non intendo dire che Camilleri svilisce il genere femminile, ma che non ha creato in nessuno dei montalbaneschi libri un personaggio femminile all'altezza degli altri. Son tutte fimmine bellissime, con grandi seni, fianchi, occhi niri niri che ti fanno pensare alle cose vastase. Livia, l'unica che dovrebbe avere un minimo di profondità è una rompipalle senza precedenti, va in barca con Gianfilippi e non fa che fare la predica a
Montalbano/Zingaretti col povero Fazio che essendo diverso
dal personaggio del libro è perennemente senza fimmine
Monty. Si vede che Camilleri vorrebbe talvolta farcela stare più simpatica, ma come può costei, pur con tutte le ragioni del mondo, competere col commissario dei nostri cuori?
 Probabilmente anche per le ragioni sostenute da Jossa e per una non comune identificazione televisiva col bravissimo Zingaretti (ok, sono dell'altra sponda ma se una deve proprio immaginarsi un uomo che la tragga dalla tempesta e prenda in mano una situazione devo dire che ha un physique du role praticamente perfetto), Montalbano è l'eroe più nazionalpopolare che l'Italia abbia avuto da molto tempo a questa parte.
 Che però per Camilleri sia un esercizio di ottimo stile si evince chiaramente dalle raccolte di racconti, "Gli arancini di Montalbano" e "Un mese con Montalbano" che in poche raffinatissime pagine riescono a raccontare un mondo. Come in "Being here..." in cui un anziano vigatese emigrato decenni prima in America tornando al paese scopre il suo nome sulla lapide ai caduti durante la seconda guerra mondiale. Nel racconto non accade nulla di significativo, c'è solo il pallido e struggente racconto di una vita che non ha saputo andare per il verso giusto nonostante tutti gli sforzi fatti e la scelta che proprio il commissario Montalbano sia il custode di una verità raccontata una sola vera volta. 
Oppure "Cinquanta paia di scarpe chiodate" che si riaggancia allo sbarco degli alleati in Sicilia o "Lo Yack", la surreale eppure credibilissima storia di un ex compagno di scuola di Montalbano, un gigantesco peloso uomo vittima e carnefice al tempo stesso. Vittima di una vita ordinaria nella quale, dopo favolose lotte in giro per il mondo finisce a causa del matrimonio, e carnefice della sua bellissima e devota moglie che picchiava tremendamente considerandola la causa della sua miserevole fine. 
 E' dai racconti che si capisce il vero fascino di Montalbano, quello di un essere umano che è un essere umano, non giudica, non disprezza, tenta di comprendere, punisce, empatizza col dolore umano anche quando è un dolore cattivo. 
 "Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male, qualche assassinio senza pretese lo abbiamo anche noi in paese" cantava De Andrè raccontando una novella che potrebbe essere un perfetto  racconto del commissario. E non è un caso che abiti in un paese né grande né piccolo, in un posto immaginario che però ha radici reali. Lui abita in quel posto che noi tutti speriamo ancora che esista, in cui ci sono delle regole, dei cattivi che magari sono anche molto cattivi e dei buoni che magari non sono così buoni, ma in cui tutti si muovono su uno scacchiere preciso. Simbolo di un paese forse scomparso, degli italiani brava gente, abita un piccolo mondo antico che dobbiamo sperare esista ancora, tutti i giorni, anche se forse è solo il retaggio di un tempo ormai andato.
E vorrei concludere con uno stralcio da un racconto particolarissimo che rivela, secondo me, tutta la scienza e la coscienza con cui Camilleri ha deciso di costruire Montalbano e il mondo attorno a lui. 
 Si tratta di "Montalbano si rifiuta". E' un racconto che inizia in modo particolarmente angosciante e torbido, c'è una certa atmosfera sinistra, sangue sin dall'inizio, Mimì ha sbattuto contro un tavolino e sanguina, poi taglia persino un vecchio stupratore durante un interrogatorio. Subito dopo Montalbano, perplesso, tornando a casa assiste ad un rapimento e insegue i colpevoli. Una volta raggiunti scopre che stanno torturando la ragazza in modo indicibile e splatter, una cosa degna di un thriller americano al massimo del suo splendore. Montalbano sta per fare irruzione quando ci ripensa, esce e chiama qualcuno. Quel qualcuno è Andrea Camilleri.
 "Chi poteva essere a quell' ora? «Pronto! Chi è?»
«Montalbano sono. Che fai?»
«Non lo sai che faccio? Sto scrivendo il racconto di cui tu sei protagonista. Sono arrivato al punto in cui tu sei dintra la macchina e hai messo il colpo in canna. Da dove telefoni?»
«Da una cabina.»
«E come ci sei arrivato?»
«Non t' interessa.»
«Perché mi hai telefonato?»
«Perché non mi piace questo racconto. Non voglio entrarci, non è cosa mia. La storia poi degli occhi fritti e del polpaccio in umido è assolutamente ridicola, una vera e propria stronzata, scusa se te lo dico.»
«Salvo, sono d' accordo con te.»
«E allora perché la scrivi?»
«Figlio mio, cerca di capirmi. Certuni scrivono che io sono un buonista, uno che conta storie mielate e rassicuranti; certaltri dicono invece che il successo che ho grazie a te non mi ha fatto bene, che sono diventato ripetitivo, con l' occhio solo ai diritti d' autore... Sostengono che sono uno scrittore facile, macari se poi s' addannano a capire come scrivo. Sto cercando d' aggiornarmi, Salvo. Tanticchia di sangue sulla carta non fa male a nessuno. Che fai, vuoi metterti a sottilizzare? E poi, lo domando a tia che sei veramente un buongustaio: l' hai mai provato un piatto d' occhi umani fritti, macari con un soffritto di cipolla?»
«Non fare lo spiritoso. Stammi a sentire, ti dico una cosa che non ti ripeterò più. Per me, Salvo Montalbano, una storia così non è cosa. Padronissimo tu di scriverne altre, ma allora t' inventi un altro protagonista. Sono stato chiaro?»
«Chiarissimo. Ma intanto questa storia come la finisco?»
«Così» disse il commissario. E riattaccò."

"Padronissimo tu di scriverne altro, ma allora t'inventi un altro protagonista". E per questa telefonata che amo tanto Montalbano. E Camilleri.

5 commenti:

  1. mi sa che un copia incolla malandrino si è portato

    "l'unico vero scrittore del genere che mi abbia mai veramente appassionato (escludendo la Highsmith che però scriveva gialli molto sui generis) è Andrea Camilleri."

    un tot di righe più giù del dovuto ;)

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    1. No est copia incolla, colpa delle immagini est. Mi spostano sempre le frasi a tradimento, tu che sei un informatico magari poi spiegarmi perché...

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    2. A proposito di categorizzare la gente, tu devi essere una di quelli che automaticamente considerano informatico = uno che mi sa aggiustare il computer (e sa risolvere qualunque problema) :D

      Conosco colleghi e colleghe che, per dire, lavorano esclusivamente con word ed excel e non saprebbero neanche scriverti una riga in html :p

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    3. Vabbeh, ma pensavo che una cosa così elementare la sapesse chiunque della vostra kasta. O non è così elementare? Pensavo fosse una domanda cretina..

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    4. più che altro, è un po' troppo generica ;)

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