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martedì 3 dicembre 2013

Magici e fatati colleghi! Le tipologie più comuni di librai che infestano i negozi. Dal piacione, alla donna incinta passando per gli amanti fatali e gli sgobboni!

Oggi affronterò un controverso argomento, condiviso dall'intero genere umano facente suo malgrado parte del regime capitalista: i colleghi. Quando bambina ridevo ignara davanti alle
disavventure di Fantozzi col suo collega megagalattico o ancora liceale mi perplimevo davanti alle inverosimili avventure di Camera Cafè (una delle pochissime cose che seguivo con una certa assiduità in tv), non potevo pensare che un giorno sarei stata una di loro (o almeno io nel mio rincoglionimento non me lo immaginavo).
 I colleghi sono quelle fatate e sottovalutate creature sociali che vedi praticamente più della tua dolce metà, sicuramente più di tutti i tuoi stretti congiunti e amici, e con cui eppur raramente si diventa amici per la pelle. Può capitare, ma in genere le dinamiche e il livello di affinità/intimità non va mai oltre il livello "Compagno di scuola", nel bene e nel male. 
 I film americani non fanno altro che ripeterti che le superiori sono le prove generali della vita che è una frase un po' semplicistica. Di sicuro però le superiori sono le prove generali del mondo del lavoro. I ruoli son sempre gli stessi, al massimo, approfittando della no man's land dell'università (per chi l'ha fatta) puoi tentare di cambiare le carte in tavola, ma combattere con l'indole, nonostante quel che dicono i libri motivazionali, mi pare un'impossiball impresa.
 Eccovi qui di seguito gli immancabili colleghi presenti in una libreria medio/grande, che comunque penso siano simili ai colleghi di qualsiasi posto di lavoro.

LO SCERIFFO:
Se il crimine si sta compiendo lui è lì. Qualsiasi cliente abbia in mente di ladrare anche un libro da 0.99, anche un segnalibro, in nome boh di uno sfogo cleptomane, se passa sotto le sue grinfie è finito. Quando egli è presente è matematicamente certo che la polizia apparirà nel giro di massimo due ore. Il crimine non paga in Gotham Libreria se c'è lui, e se vi state chiedendo quanti furti potranno mai avvenire in una libreria sappiate che non potete farvene un'idea. So che nell'immaginario dovremmo essere tutti sceriffi, ma serve occhio clinico, sveltezza, abilità nel pedinamento, idoneità alla corsa e sangue freddo. Il 99% delle volte lo sceriffo è un collega uomo, roccia e scudo del genere femminile, cosa di cui si compiace e compiace e compiace.

IL PIACIONE/FARFALLONE:
Il collega farfallone ha diverse declinazioni, a seconda di quanto, per dirla come gli uomini "è profumiere". Se è donna, in genere ammicca, bamboleggia, molleggia, ma non fa nulla di serio, ma sarà che, come abbiamo già visto, il sex appeal delle libraie è pari allo zero, la stragrande maggioranza delle volte, il collega piacione è maschio. Piacioneggia con le colleghe, piacioneggia con le cape (quasi sempre donne), piacioneggia con le clienti. Avevo un collega che si vantava, prima di sposarsi, di aver avuto una "donna in ogni negozio" e raccontava ad un altro giovane collega, sconvolto e ammirato al tempo stesso, favolose pomiciate in magazzino e dietro gli scaffali, col favore della solitudine d'Agosto. Conoscendo il tipo sono portata a pensare che millantasse, ma considerata l'età media abbastanza giovane e la quantità di donnesca materia prima, do per scontato che qualche vero esemplare del genere pascoli tra gli inorriditi tomi.

LA TRESCA:
 In ogni luogo di lavoro c'è l'attrazione fatale. La libreria non fa eccezione. Eccoli lì i due colleghi, non necessariamente piacioni, non necessariamente etero, che si stuzzicano convinti che non sia una cosa seria per poi cadere tra le fiamme della passione più bruciante. Ovviamente la cosa deve essere segretissima, ovviamente la sanno tutti e tutti ne spettegolano. I momenti di più totale surrealità si raggiungono quando ti ritrovi in negozio solo con la coppietta clandestina e hai paura di sapere dove sono, o quando una delle dolci metà ufficiali si presenta al tuo bancone col sorriso a miliardi di denti chiedendoti dov'è il suo amato bene.
 E' un attimo e cerchi nella tua memoria  un qualsiasi saggio consiglio della fu Susanna Agnelli, Donna Letizia, il galateo o Bibbia che ti permetta di non darti alla sputtanatio e in contemporanea renderti complice del crimine. Non esiste. Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.

LA DONNA INCINTA:
Probabilmente per l'alto tasso di donnità presente, c'è sempre una collega incinta e se non è incinta vorrebbe esserlo e se non lo è di sicuro ha un pargolo di cui spargolatamente parlarti. Il momento comare arriva in un men che non si dica. Tu tenti di disfarti del rifornimento il prima possibile ed ecco che lei inizia a ciarlarti di quanto sia dura dare una poppata, delle ultime febbri del pupo, di quel meraviglioso libro da passeggino che è appena arrivato. Quando cerchi di comunicarle che dei pargoli te ne frega fino ad un certo punto, ti fissa sconvolta, per poi iniziare a chiederti quando terrai un soffice frugolo tra le braccia. In alternativa non fa che parlarti delle sue nausee e di cosa può o non può mangiare e nel dubbio ti offre un tarallo, del resto dopo averla ascoltata ore parlare del suo stomaco in festa (dotta citazione) come non sentire un'incontenibile voglia di pupo? L'unico modo per neutralizzarla è metterla vicino ad un'altra puerpera.

L'ASPIRANTE SCRITTORE:
E' immancabile per tanti motivi, non ultimo l'eterno (e forse presto non più eterno) rapporto d'ammmore tra i libri scritti e colui che vorrebbe scriverne. Incurante del fatto che è un lavoro tragicamente faticoso e che i libri che vedi arrivare giornalmente non potrai mai permetterteli tutti, l'aspirante scrittore vede nella libreria il suo habitat naturale. Sperando in incontri del destino, rifila i suoi tomi a tutti i colleghi vagamente ammanicati con una casa editrice e sogna un giorno di pubblicare un best seller che lo tragga dalla drammatica situazione di lavoratore dipendente. Dopo un lungo stanziamento tra gli scaffali si rende conto che le possibilità che ciò avvenga sono infinitesimali, ma non per questo si arrende. Lui o lei sanno che meritano di stare al primo posto e guardano in cagnesco tutti gli altri colleghi, rei di non essersi ancora accorti che il novello Montale cammina tra loro. Ma verrà un giorno la vendetta: quando tutti saranno costretti a sistemare pile di tomi col suo nome a lettere cubitali sopra e si rammaricheranno di non essere stati più gentili o servizievoli con lui!
 Si perde mentalmente sognando interviste in cui parlerà della magia del lavoro di libraio: non può inimicarsi del tutto i suoi futuri sostenitori. La sua frase più minacciosa è: "Oh, che cosa assurda e privata che mi hai raccontato! Ci scriverò un racconto un giorno!"

COLUI CHE E' CONTRO IL SISTEMA: 
Poiché come già detto nel post sui fricchettoni, le librerie sono ambigue al punto da lasciare una zona grigia di dubbi e speranze in chi lotta kuotidianamente kontro il sistema, praticamente tutti i librai sono impegnati in qualche cosa sociale/sostenibile/ femminista/ glbtq/ ecologista/ politica. Ovviamente il tutto con le dovute gradazioni: c'è chi predilige una causa specifica e ad essa si appassiona, chi ha mille cause insieme e tenta di coinvolgere i colleghi già impegnati a sottoscrivere papiri per il salvataggio dei caprioli di montagna. Non c'è nulla di male, anche io sono disgraziatamente una di loro. Il peggiore però è il collega che è contro il sistema e ti tratta da stolta (ma lui furbescamente pensa che tu sia stupida al punto da non accorgertene) perché fai parte del sistema e non te ne rendi conto. E' come Matrix, solo che lui pensa di essere l'unico a sapere delle cattive macchine manipolatrici e pubblicamente ti deride. Sì, lavora come te, ma lo fa con coscienza. Sì, lui è consapevole. Sì, lui potrebbe fare il delegato sindacale, ma a che pro se tanto noi tutti siamo delle macchine senza volere? Nell'ombra ghigna e in genere lavora meno degli altri, non sia mai che il sistema lo sfrutti troppo.

LO SGOBBONE:
E' il collega che indefessamente non solo ci crede, ma pensa che la libreria poggi sulle spalle. Lavora lavora e lavora. O è silenziosissimo, laborioso e dedito, come Gondrano ne "La fattoria degli animali" oppure sbraita in continuazione nel tentativo (riuscitissimo) di ricordarti che se non ci fosse lui le fondamenta stesse cadrebbero collassandoci addosso. Non ha simpatia in genere per tutte le disgrazie lavorative altrui. Finché non gli capita qualcosa, vive sulla nuvola di Giammaria Volonté ne "La classe operaia va in Paradiso". In genere ha una sua nemesi, che per qualche motivo gli viene messa accanto, ossia il collega nullafacente. Non fare nulla in libreria è quasi impossibile, ma perdersi in mille sfarfallamenti, ciarle, controciarle, delegare lavori sì. Quando lo sgobbone incontra la sua nemesi, l'odio reciproco è assicurato: come il cobra e la mangusta, si studiano e  beccano in continuazione. Nessuno in genere ne esce vivo.

LO SCALATORE SOCIALE:
E' colui che lo vedi lontano un miglio ce la farà: non si perde in bicchieri d'acqua, ride al momento giusto, è sempre servizievole e mai stanco. Sa tutti i pettegolezzi aziendali e in genere non è uno sgobbone, anzi, lavora nella media, tuttavia non fa che parlarti a oltranza dei suoi successi.
Per motivi ignoti non è mai il più bravo, è sempre e solo quello che sa vendersi meglio. In libreria, dove c'è ben poco da scalare, è raro, ma non impossibile da trovare. Se è un tuo pari e trova il modo di diventarti superiore, farà praticamente finta di non sapere come lavori e inizierà a comportarsi come richiede il suo rango, del resto se in qualche modo si è fatto promuovere, la sua mancanza di empatia col prossimo, deve essere un tratto sociale di indubbia garanzia evolutiva. Da evitare accuratamente a meno che non si sia come lui. In tutti gli altri casi qualsiasi cosa direte potrà essere usata contro di voi.

 Ed ecco solo alcune delle tipologie, credo che presto ne stilerò altre. Voi, nei vostri vari lavori (se ne avete uno), avete colleghi che appartengono alle succitate tribù? Credevate che la libreria, luogo eccelso, fosse immune da tali cose terrene, e invece...

14 commenti:

  1. faccio il consulente informatico e purtroppo nel mio lavoro la figura dello scalatore sociale coincide con lo stronzo. E spesso coincidono col capo, diretto superiore o manager che sia. La cosa divertente è che fa molto più facilmente carriera lo scalatore sociale - che non si capisce bene cosa faccia - dello sgobbone che si fa 4 e più ore di straordinario QUOTIDIANE anche quando non serve.
    Poi quelli kontro il Sistema mi fanno ridere, perchè dal Sistema si sono fatti proprio assumere - ben sapendo che quello era, appunto, il Sistema.
    Piacioni e tresche non se ne vedono - siamo principalmente uomini e le poche donne o sono sviluppatrici bruttarelle o analiste sempre in tiro e col solo pensiero fisso della carriera e al max di un apericena ogni tanto. Con le colleghe.
    Aspiranti scrittori, per fortuna, non ce ne sono, al max c'è che aspira a mettersi in proprio, mentre al posto delle donne incinte (per i succitati motivi sono un caso rarissimo) ci sono semplicemente quelli con prole che parlano tra di loro della loro prole (eccomi).
    I nullafacenti sono rari, ma viste le sempre più pressanti richieste del cliente, lo è praticamente chiunque non sia uno sgobbone.

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    1. (dimenticavo, bel pezzo. Lavorare in libreria ti espone a diversi tipi di categorie di persone, e fare associazioni, classifiche ed elenchi penso sia inevitabile :D )

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    2. Temo che questa mania di catalogare persone sia una diretta conseguenza della catalogazione dei libri, Bisogna dire però che troppa gente si presta ad essere catalogata ;)

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  2. tu sei aspirante scrittrice o scalatrice sociale..?

    ^_^

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    1. Oddio do l'impressione di essere una scalatrice sociale? O.o
      Magari lo fossi, avrei meno problemi..

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  3. Cosa vinco se ho l'album (quasi)completo?
    Mi manca l'aspirante scrittore, dato che facendo prevalentemente la barista/cameriera in un'azienda il cui organico è composto al l'80% da laureati, il massimo di aspirazione è che qualcuno finalmente riesca a intraprendere la professione per cui ha studiato. (non è il mio caso, purtroppo o per fortuna...)
    Ma se mi permetti un minuto di astio, io quello che io da persona che si fa i fatti suoi proprio non tollero è: Lo Sgobbone Che Ti Deve Sempre Mettere in Cattiva Luce, colui che come le fa lui le cose te non sarai in grado mai, che anche se deve attraversare 500 mq di esposizione per venire a svitare proprio quella gamba di tavolo a cui stai già pensando te, lo farà, e ti scipperà il lavoro di mano, scodinzolando davanti al padrone che come premio gli appiopperà sempre i lavori più rognosi, ma facendolo lavorare pur sempre più di te.
    Un meschino incrocio tra il lecchino, lo scalatore e lo sgobbone. Cosa può esserci di peggio?

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    1. Devo dire che se la suprema sgobbonaggine non è finalizzata a qualche sommo risultato (aumento di stipendio, di posizione lavorativa, benefici nei turni), non ha senso, anche se l'individuo che mi descrivi, che in effetti non ho incontrato in nessun posto di lavoro ancora, è praticamente peggio di Scrooge.

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    2. E' solo lo stupido di cipolliana memoria, applicato al mondo del lavoro, per intendersi, quelli che in questo diagramma si collocano sulla metà negativa sia dell'ascissa che dell'ordinata:
      http://www.francescocaruso.ch/wp-content/uploads/grafico-Cipolla3.png

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  4. E il sociopatico che magari ha una menomazione fisica/psichica e pensa che tutti ce l'abbiano con lui e lo evitino (e proprio per questo succede davvero) e lavora in silenzio covando astio per il prossimo?

    Bella classificazione, funziona in molti ambienti, ad esempio quello della pubblica amministrazione.

    Confermo, da ex informatico nel privato, l'ambiente descritto da impossiball.

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    1. Eh ma infatti mentre buttavo giù il post che è in effetti un po' troppo lungo, mi sono resa conto che ci sono svariatissime tipologie, penso che farò un seguito.
      Voi informatici mi state dando una visione del vostro posto di lavoro praticamente da film horror.

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    2. in realtà è un mondo molto vario, in base a chi è il cliente - nel mio caso, tipicamente grosse società di telecomunicazioni o media -, chi è la società che ha in appalto il lavoro (grosse società di consulenza con motti aziendali tremendi*, dipendenti incravattati e votati unicamente alla carriera) e come tratta i consulenti in outsourcing (io sono uno di questi). Mediamente i personaggi da film horror li trovi tra i dipendenti delle grosse società di consulenza, mentre la gente normale tra i consulenti esterni (e qualche volta del cliente).

      * il mio preferito è "High performance. Delivered" (qualcuno lo riconoscerà). E' l'equivalente di mondo convenienza: facciamo presto e quindi a prezzi più bassi degli altri. La qualità del lavoro, ovviamente, è prossima allo zero, e l'ambiente di lavoro è ovviamente malsano e invivibile.

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    3. @Impossiball: parliamo di Accenture?

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  5. Aggiungerei "Il finto buono", una categoria che si trova un po' ovunque in realtà. Dietro a quella sua aria da amicone e a quel suo atteggiamento di sempiterno mediatore e pacificatore, si nasconde in realtà un vile che non esponendosi mai e dicendo la tipica frase "bisogna andare tutti d'accordo" o la gettonatissima "fate voi, a me va bene tutto" non ha mai problemi con nessuno.

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