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lunedì 15 settembre 2014

Le sei regole facili facili per scrivere un romanzo giallo (moderno) di successo! Splatter, vittimismo, problemi, provincie addormentate e commissari per una trama che si scrive da sola.

Dopo le sei regole per scrivere un romanzo rosa e uno di formazione, eccoci alla terza puntata: le regole giuste per scrivere un romanzo giallo di successo. In realtà il giallo che va ora per la maggiore in libreria implica una buona dose di violenza, una spolverata abbondante di splatter e tanti psicopatici. Si potrebbe dire che il tratto maggiore dei gialli moderni è la deresponsabilizzazione del male. Il male nasce dal male e si nutre del male, in tal modo i giallisti moderni risolvono tanti problemi: la profondità dei personaggi, quella trama e soprattutto la costruzione di un cattivo credibile. 
 Ma forza vediamo quali regole seguire per diventare un giallista di successo!

IL COMMISSARIO:
Camilleri nostro che c'hai fatto. Un buonuomo e soprattutto buono scrittore inventa un personaggio che nel deserto italico spicca e sbrilluccica e vam, improvvisamente tutti i giallisti o aspiranti tali d'Italia si inventano un commissario. Ovvio, il giallo esiste così codificato da decenni, tuttavia l'eroe maschio (talvolta femmina, ma generalmente sembra un personaggio uomo con un figlio a carico, che il figlio fa sempre femminilità) aveva anche altre sfaccettature, ora non c'è giallista che non metta un commissario nel suo carnet. Il commissario, generalmente uomo di legge che piega però la legge alla sua etica, si muove all'interno della sua città (ormai mezza Italia è stata occupata, quindi vi consiglio di mappare le zone rimaste scoperte, sono certa che la Basilicata e il Molise sono ancora disponibili), esso vigila implacabile come un'ombra su Gotham City e deve vedersela con detrattori e giornalisti insistenti, colleghi che senza di lui non sono nemmeno in grado di accendere una lampadina (eccetto uno, ce n'è sempre uno più intelligente degli altri) e assassini che al suo confronto spariscono. Il bene trionfa sempre sul male, certe volte si fa pure qualche domanda, ma neanche troppe.

L'OMICIDIO SPLATTER:
Negli ultimi anni, non so se per effetto del cinema, per un'esponenziale esposizione ai video beceri che impazzano su internet o per colpa di CSI e affini che ormai ha reso tutti anatomopatologi esperti, molto di moda nei gialli è l'omicidio splatter. 
 Non basta ammazzare un povero cristo (o in realtà generalmente una povera crista, che le donne come nella realtà sono le vittime più diffuse), bisogna descrivere la sua agonia nei minimi particolari. 
 Arriva il poliziotto e trova una scena del delitto che manco "Profondo rosso", poi arriva il commissario e tra sangue, organi interni e torture varie, scopre riferimenti pseudosatanici, poi arriva il medico legale che a occhi ci descrive per filo e per segno l'infinita minuzia con cui un assassino misterioso, probabilmente un serial killer che conosceva bene la vittima o l'aveva adescata in qualche sito internet o durante qualche tristissimo speed date. Infine arrivano tutta una serie di altri personaggi che ci descrivono una lunga serie di orrori generalmente collegati ad altri orrori rimasti insoluti fino a quel momento. 
 Un tempo la gente nei gialli si ammazzava per motivi più credibili: malavita, denaro, gelosia, eredità. Ora, siccome va per la maggiore "il male che non si può spiegare" (e la cosa ci dice molto della società deresponsabilizzata) in genere il male appartiene a qualche individuo fanatico e disturbato. Come sui giornali. L'omicidio splatter è un po' il delitto specchio dei tempi.

IL PAESELLO ADDORMENTATO: 
"Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male", cantava de Andrè. 
 Vero, anche la provincia addormentata è luogo di efferatissimi delitti e a nessuno verrebbe in mente di negarlo. Il punto è come questa fantomatica provincia viene ritratta: triste, scura, piena di strani figuri spesso deformi anche fisicamente, con lavori tristi, famiglie tristi, grigio, nebbia o arsura all'ennesima potenza. In provincia tutto è grottesco, l'eccessiva tranquillità, l'eccessiva tristezza, l'eccessiva frustrazione. I provinciali, nonostante la globalizzazione, sembrano vivere in un mondo a parte, possibilmente fermo ad almeno trent'anni fa. Se volete ambientare un giallo in provincia, ricordate che al nord sono ricchi, freddi, senza cuore e possibilmente astiosi verso gli immigrati, al centro vivono tutti in adorabili paeselli medievali con parroci come "Don Matteo" e sagre del fungo porcino pure ad Agosto, al sud vivono tutti in contesti difficili e degradati o comunque qualcuno del corollario ci deve vivere per forza.
  Il paesello addormentato è sostanzialmente un ulteriore personaggio che permette allo scrittore di giustificare anacronismi tecnologici, follie di ogni tipo e una certa piattezza della trama (rari i seri tentativi di analisi sociale e politica). Su questo argomento ho piena cognizione di causa, come detto in precedenza, Amanniti ha ambientato una delle sue fantastiche storie dalle mie parti, o meglio in un posto di immaginario a cui lui ha deciso che corrispondevano le mie parti.

L'INVESTIGATORE PROBLEMATICO:
 Se non è zuppa è pan bagnato, ossia, se non è un commissario sarà di sicuro un investigatore. Certo, mi direte voi, chi è che deve mai investigare su un  omicidio? Vi risponderò che ok, concordo con voi, ma un po' di creatività fa parte del lavoro dello scrittore. Essenzialmente comunque l'investigatore o investigatrice è sempre ruvido e problematico, se fa un lavoro del genere, in Italia come all'estero, è perché qualcosa ha sentitamente turbato il suo passato.
 L'omicidio del migliore amico, una qualche violenza, la morte di un familiare carissimo. Sono ruvidi, ma veri, scorbutici, ma leali, perennemente senza soldi e continuano a dirti ogni tre per due che campano principalmente grazie alle corna altrui, che l'80% dei casi sono coniugi che vogliono spuntare una separazione con addebito. Dispongono spesso e volentieri di un assistente che è spesso l'unico amico e ovviamente hanno un contatto almeno in polizia (se no chi gli riferisce l'andamento ufficiale delle indagini?).
 Metà libro è delitto, l'altra metà una qualche sua paturnia personale.

I PERSONAGGI DI CONTORNO:
Tutti aspirano a inventare un Catarella
Vi accennava anche Camilleri nel documentario a lui dedicato: a scrivere un libro di Montalbano ci mette pochissimo.
 Una trama e via, Montalbano e soprattutto i personaggi di contorno fanno il resto. Essi sono ormai così ben avviati che la storia si scrive da sola. E' un po' la speranza di tutti i giallisti, costruire un piccolo microcosmo con personaggi ben delineati, se non stereotipati che praticamente rendono la trama quasi un optional. C'è il collega migliore amico che ha qualche problema in casa, c'è la gentile consorte (può anche non esserci) che è sempre una donna forte e roccioso, qualche volta ci sono i figli, poi ci sono i collaboratori secondari che hanno qualche caratteristica x: il gay, lo straniero, il ricco in lotta col padre, il nullafacente, l'antagonista.
 Ci sono anche luoghi specifici, il ristorante preferito, il bar col barista che porta sempre lo stesso caffè, la libreria dove il protagonista va da anni, il negozio di dischi.
  Se si imbrocca la via della serie si potrà tranquillamente ricreare un piccolo "effetto beautiful": un terzo del libro trama, due terzi fatti privati dei personaggi. Il barista si fidanza col gay e lascia la moglie che allora si mette con lo straniero, il quale è il migliore amico dell'antagonista, il quale farà la spia al protagonista... Intanto qualcuno muore e c'è un assassino in giro. Ah ricordatevi la prostituta da redimere o la moglie tradita da consolare, ci vuole sempre.

L'ASSASSINO: Chi è mai costui o costei? Abbiamo ultimamente due tipi di assassini:
1) L'ASSASSINO CRUDELE E VIOLENTO:  
Uccide per il gusto di uccidere, da bambino collezionava gatti impiccati e ha sempre avuto l'indole del pazzo, riuscendo però a smascherarla bene. In genere ha un rapporto conflittuale coi suoi genitori, rei di una nefandezza che va dall'avergli negato la gita delle medie ad averlo percosso con la cinta fino ai diciotto anni di età. Ha una serie di fissazioni, un buon lavoro, una posizione rispettabile oppure è semplicemente l'uomo della porta accanto, il candido vicino che ti aiuta a portare la spesa. E' un mix di banalità  del male e volontà di distruzione del prossimo.
2) L'ASSASSINO COL TRAUMA INFANTILE: 
 Insomma il motivo c'è, peccato che sia sempre lo stesso e dopo un po' diventa una favoletta.
L'assassino con un motivo è più raro da trovare perché è più complesso costruire la psicologia di una persona normale che ad un certo punto uccide un suo simile. Il motivo dell'assassino moderno è in genere il trauma infantile, egli sotto sotto (molto sotto) è una vittima. Non è mai colpa di nessuno, se non del passato da cui l'assassino non riesce a scappare. Il passato giustifica ogni male, gli dà un senso, o almeno il senso che noi abbiamo deciso che debba avere nella nostra epoca. Gli assassini dei gialli moderni solo uguali al modo in cui i giornalisti descrivono gli omicidi veri: l'assassino era geloso, era pazzo di lei, aveva perso il lavoro ed era triste, aveva subito un lutto, come se un evento tragico o un trauma possa giustificarli. Esistono anche gli assassini per disperazione, ma pare che interessino un pochino meno.

Pronti a scrivere?

3 commenti:

  1. Ma quel "provincie" è un refuso o un attacco di purismo della nostra lingua? ;D

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    1. confesso di averlo sempre scritto così per credo una di quelle regole che rimangono fissate a fuoco nella mente dalla grammatica delle elementari. Non sapevo fosse in disuso O.o

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