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venerdì 13 marzo 2015

Di cosa parliamo quando parliamo di narrativa rosa. Perché un'autrice donna che scrive d'amore e di cibo è per forza rosa rosa e un autore uomo scrive d'amore e di sicuro ironico? La vittima più illustre di codesto pregiudizio: Fannie Flagg.

Che esista la sezione di narrativa rosa questo lo sappiamo tutti. 

Che in questa sezione vengano stipati libri che potrebbero stare solo lì anche perché nella stragrandissima maggioranza dei casi sono stati scritti non su ispirazione, ma su commissione, per rispondere alle esigenze di un vasto pubblico pagante che adora il genere sappiamo pure questo.
 Non farò la Catone il censore della situazione perché lo trovo stupido: se l'editoria è anche un'industria e si riconosce un bacino di utenza altocomprante, perché non dar loro quello che vogliono? Perciò io non sono così ipocrita da dire che certe cose non dovrebbero essere stampate.
 Se le sciure e le ragazzine (e qualche uomo) amano il genere è giusto che abbiano quanto richiede, del resto se la vediamo da una certa ottica pure le storie di Lancillottp-Ginevra e re Artù possono essere viste come una telenovela ante litteram (peraltro, a prestissimo un posto sull'argomento).
 Ciò che non sopporto è che avvengano due cose:
1) Gli scrittori maschi che pure si applicano al genere, in ragione del loro sesso di appartenenza non vengano infilati nel settore ma nella narrativa "seria".
2) Che al contrario scrittrici donne serie vengano infilate nella narrativa rosa solo in quanto donne.
 Il secondo caso diventa ancora più spinoso nel momento in cui tali autrici donne si azzardano a parlare di cose ritenute prettamente femminili come l'ammmmore, la passione e la cucina.
Dalle sue foto su internet, Fannie Flagg sembra essere esattamente
come immagini dai suoi libri: molto allegra, molto ironica e
molto folle.
 Ho visto colleghi infilare Catherine Dunne nella sezione rosa e Moccia vicino a Moravia, ma, se è vero che noi non possiamo conoscere tutte le trame e quindi capita di errare, non comprendo come possano prendere cantonate i giornalisti che recensiscono i libri.
 Questo post è infatti nato dopo che questa mattina ho letto un articolo lancio per un libro, bellissimo, dato in allegato con il Corriere della sera: "Pomodori verdi fritti alla fermata di Whistle" di Fannie Flagg, al secolo Patricia Neal.
 Molte e soprattutto molti purtroppo non conosceranno questa deliziosa autrice del sud degli Stati Uniti dal cui libro più famoso fu tratto anni fa un grazioso film che tradiva però molto il senso (non però le atmosfere, ben rese) del libro.
 Mi ricordo che "Pomodori verdi fritti alla fermata del treno" era uno dei film di un pacchetto acquistato da la7 e credo prima ancora Tmc che di tanto in tanto lo riproponeva con gran gioia di mia madre che, essendo una donna con un gusto un po' particolare, amava il pezzo del braccio mancante del figlio di Ruth, trovandolo particolarmente poetico.
 La storia, per chi non la conoscesse, ma vi caldeggio ampiamente la lettura, parla dell'amicizia e poi dell'amore (nel film solo accennato, ma nel libro perfettamente esplicito) tra due donne, Ruth e Idgie. Ruth è dolce e buona, all'inizio ha una cotta per il fratello maggiore di Idgie, che è una ragazzina letteralmente scatenata, ma questi muore sotto le rotaie di un treno. Dopo la disgrazia si sposa con un tizio che sembra tanto a modo e invece si rivela dedito alla violenza domestica, passano gli anni Idgie cresce e scopre l'inferno in cui vive l'amica.. 

Nel frattempo, poiché siamo negli anni '20-'30 nel sud degli Stati Uniti, la tensione razziale è altissima, i neri vengono trattati come bestie, i razzisti (anche sotto le vesti del Ku Klux Klan) imperversano violenti senza punizione e con vaga riprovazione e non tutte le loro vittime sopravvivono.
  Ci sono soprattutto due personaggi che scompaiono dal film (in cui peraltro viene stravolto il finale e vanificata gran parte della trama), e sono fondamentali per la descrizione del contesto di odio razziale: sono i gemelli Jasper e Artis, figli di una coppia di colore, nascono il primo con la pelle più chiara e il secondo nerissimo.
 Vivranno la loro vita in modi diametralmente opposti: il primo calmo e ligio al dovere si costruirà una famiglia, il secondo, dall'indole inquieta rinfocolata dal razzismo che lo circonda, cercherà la pace in troppi luoghi sbagliati, nella città, nel jazz, nelle donne. Ma non c'è pace per chi non è capace di trovarla.
 Ebbene questo libro, scritto deliziosamente, che riesce ad unire la leggerezza di una piccola comunità molto unita, destinata alla fine a causa dell'imminente progresso tecnologico, ai travagli emotivi di una donna moderna che non riesce ad esserlo abbastanza, alla storia di quello che fu (e che è in parte ancora) il razzismo e la segregazione razziale nel sud degli Usa. Il tutto descrivendo una storia d'amore tra due donne con grazia, senza essere mai pedante o didascalica.
Ebbene, questo libro viene spacciato, anche grazie ad articoli come quello del Corriere, per qualcosa che non è: storia d'ammore (con uomini morti in questo caso) e di cucina. Lasciando così intendere che se sei donna e speri di scrivere di cose serie appoggiandoti al cibo e ad un linguaggio che è fintamente leggero, sei destinata a finire solo nelle mani della sciura di turno.
 Fannie Flagg è davvero un caso limite e particolare, ma apre a varie domande: cosa rende un libro un tomo di narrativa rosa? Basta la storia d'amore? Basta la presenza di un principe azzurro? Bastano i bei vestiti o il cibo?
 Dov'è esattamente il confine tra una trama per donnine festanti e amanti degli Harmony e quello delle romantiche che amano Mr Darcy e quindi fondamentalmente Jane Austen?
 Dumas scriveva romanzi d'appendice ("Il conte di Montecristo" farebbe invidia agli sceneggiatori di "Sentieri"), il figlio ci ha lasciato quel dramma coi fiocchi che è "La signora delle camelie", storia di amore, tradimenti, prostitute redente e morte.
 La risposta è ovviamente una: la differenza sta nel modo in cui le storie vengono scritte.
 Anche "L'insostenibile leggerezza dell'essere" è una storia d'amore drammatica, anche "Anna Karenina" parla di una donna innamorata, anche "Il dottor Zivago" assomiglia, in molte parti, alla sceneggiatura di un soggettista perverso (tutta la steppa russa, dieci personaggi che si incrociano di continuo manco abitassero a Vigevano).
Ho letto ben due libri di Federica Bosco
(ai tempi, inizio liceo) e non vedo la
differenza con le trame di Fabio Volo. Ma
proprio nessuna.
 Il punto è che per saperlo bisognerebbe leggerlo il libro, solo che molte e molti si precludono tale possibilità perché pungolati in una serie di inconsci pregiudizi. Intendiamoci, anche io mi perdo delle perle perché me le ritrovo sotto titoli, forme, copertine e settori sbagliati, non sono mica immune (e intendiamoci bis ci sono libri che PALESEMENTE non sono perle: quelli scritti con un intento specifico o su commissione come scrivevo all'inizio): 
Tuttavia, il caso della narrativa rosa diventa particolarmente odioso perché non esiste una narrativa blu, perchè si dà per scontato che un uomo scriva solo cose serie o se non serie di sicuro ironiche e divertenti. Non trovo altra spiegazione sul perché libri di gente come Volo o Cattelan invece di starsene tranquilli vicino alle loro omologhe donne, anche italiane, come la molto venduta Federica Bosco, nella narrativa rosa, vivano felici ne
 Voi direte: in libreria ci lavori tu, mica noi.
  Ma il punto è ancora più a monte: il pubblico che legge queste cose protesterebbe nel trovarlo nella narrativa rosa, perché suvvia, va bene tutto, ma sono ironici e sensibili maschi, non smielate donne sognatrici.
 Se pensate che mi stia facendo troppi problemi, cercate Fannie Flagg, leggetela e ne riparliamo. Poi, se avete tempo da perdere leggete un libro di Fabio Volo e uno di Federica Bosco. Se trovate una differenza che è una, a parte il sesso dell'autore, fatemi sapere.

10 commenti:

  1. Ti faccio sapere subito perché Pomodori verdi ecc è un gran bel romanzo pieno di emozioni, Fabio Volo ecco, che voli via dalla libreria. Bacio Un'autrice ahimè rosa.

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    1. Noooo autrice di rosa non fraintendermi! A me personalmente il genere non piace, ma non condanno mica chi legge o scrive narrativa rosa, anzi. E' un genere molto amato (e molto comprato) e ognuno ha diritto a leggere ciò che vuole.
      Semplicemente condanno il ritenere per forza "rosa" un'autrice in quanto donna e perché parla di amore e cibo, quando i suoi intenti sono chiaramente altri. Buona scrittura! Ho dato un'occhiata al tuo blog e ho visto sei iperattiva!! :D

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    2. No no no, non avevo frainteso, (non avrei commentato altrimenti) il tuo post mi è piaciuto molto, del resto quando il mio editore ha schiaffato una bella etichetta rosa, pretendendo la copertina pure rosa, ho capitolato a un sistema che, come dici tu, ha eliminato la tanto bella parola Commedia, che meglio rappresenterebbe i miei romanzi e molti altri. Un bacione Sandra

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  2. Giustissimo,riflessioni che condivido appieno da anni!ma nel resto delle librerie del mondo,come si regolano?

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  3. Ottima riflessione e sono consapevole di perdermi delle perle perchè io proprio i romanzi rosa non li posso nemmeno avvicinare, quindi tutto ciò che sta là, ahimè, resta fuori dalla mia portata, solo perchè è classificato così. Non ho la forza per frugare lì dentro.

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    1. Io invece ho scoperto che non solo in libreria accade che libri non-rosa vengano sbattuti in mezzo a Danielle Steel e Liala solo perché scritti da donne. Nei mercatini ho preso l'abitudine di 'ravanare' proprio gli scaffali di 'rosa' a caccia di perle e, dirò, a volte ricavandone grosse soddisfazioni :D

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  4. Condivido tutto, meno le tue osservazioni del rosa, che è un genere di cui molti parlano e che pochi conoscono. Come si distingue un rosa? Facilissimo, dal lieto fine, per cominciare. Il rosa ha regole precise, proprio come il giallo. Ci sono rosa scritti su commissione, certo, come ci sono biografie/commedie romantiche/gialli/romanzi per ragazzi scritti su commissione. Ma ci sono anche rosa ben scritti (Viviana Giorgi, una su tutte), con protagoniste che imparano di più su se stesse, più consapevoli, non solo innamorate, ironiche e intelligenti, inserite in trame che rispettano le regole del rosa ma le arricchiscono. Insomma, il rosa sta cambiando, tanto che io nel mio blog Rosa per caso parlo di un nuovo "femminismo rosa". Però scusate, se non vi piace il genere, se non lo conoscete, perché parlarne a sproposito? Per il resto, condivido appieno il senso e soprattutto le intenzioni del post.

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  5. attenta però, mentre scrivi i post ti perdi degli accenti e a un certo punto anche un pezzo di frase.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Ho scoperto oggi questo blog e l'ho subito inserito tra i Preferiti. Complici le due righe di didascalia sotto all'immagine del libro della Bosco. Oggi ho scritto più o meno la stessa cosa commentando l'ultima fatica (fatica per chi lo legge, eh!) di Federica.

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