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venerdì 10 aprile 2015

Libri da leggere prima dei 17 (facciamo 18) anni. Passioni, sesso, dolori, incomprensioni e vita tra i banchi che si gustano appieno solo finché sui banchi ci siete ancora e carpite l'attimo!

Circa un annetto e mezzo fa, durante un trasloco che mi esaurì, feci un post sui libri che secondo me andavano letti prima dei trent'anni per sorbirne appieno il fascino e la forza. 

E' ovvio che i buoni libri mantengano la loro bellezza anche se li leggi a settant'anni, tuttavia è altrettanto indubbio che leggerli ad un'età particolare dona loro un'aura che altrimenti ci resterebbe ignota.
 Questa seconda lista di libri che secondo me andrebbero letti prima dei 17 (facciamo 18, ma 17 è un'età più di confine), nasce dalle grida di tutte quelle ragazzine alla ricerca degli inquietanti sick-lit ora di moda. Per sick-lit si intende quella narrativa di cui è esempio sommo attualmente, "Colpa delle stelle" di John Green, in cui il o la protagonista rischiano la morte o generalmente muoiono a causa di un male incurabile. Ovviamente sono giovanissimi. Ovviamente si innamorano perdutamente proprio pochi mesi o giorni prima di morire.
 Si potrebbe dire che la moda romantica di Jacopo Ortis e del giovane Werther, giovani suicidi per una donna (e anche un po' per la patria) sia l'antesignana storica di questo delirio giovanile che aspira ad una morte precoce per rimanere immortale nel suo assoluto. Ma, visto che non mi pare questo filone malaticcio stia sfornando capolavori, potremmo anche dire di no.
 Per invitare i ragazzini e soprattutto le ragazzine (vittime maggiori di quest'ansia da principe azzurro con la flebo o da bella addormentata nell'ospedale) che passano per volontà o per sbaglio per questo blog, a leggere altro, ecco alcuni titoli.

"PORCI CON LE ALI" di Lidia Ravera e Marco Lombardo Radice:
Libro che fece furore ai tempi delle rivolte studentesche, fu scritto da una giovanissima Lidia Ravera e da un po' meno giovane Marco Lombardo Radice ed è scritto con la tecnica dei capitoli alternati: uno lei, uno lui. I due hanno una storia breve e travagliata, fanno le superiori durante il delirio studentesco degli anni '70 e hanno tanti punti in comune con gli adolescenti di adesso, quanti punti non in comune. 
 A parte la questione del coinvolgimento politico che è più frutto di un tratto di una specifica generazione non riproducibile per partito preso su un'altra, ciò che davvero lascia da pensare è il differente rapporto col sesso.
 Celebre l'incipit in cui la ragazzina, Antonia, cerca in tutti i modi di masturbarsi infilando una serie di parole tanto provocanti, quanto insensate dietro le altre, il libro si snoda sulle alterne avventure dei due che, dopo essersi innamorati, fanno un gran casino.
  I ragazzini di adesso metterebbero un it's complicated su facebook, ma difficilmente si lancerebbero nelle loro complicazioni: una festa che degenera in una specie di festino con sesso a casa di un amico, rapporti sessuali con coetanei dello stesso sesso e un gran parlare di sessualità senza particolari taboo tra amici, per lettera e dal vivo.
 Detta così pare "100 colpi di spazzola", in realtà è un libro dolce, ironico, rivelatore. Ricordo che pur non essendo mai stata bigotta (addormentata sì, bigotta no), mi fece una grandissima impressione, mi resi conto che a 17 anni, in un mondo più libero, si potrebbe sperimentare senza essere vittime per forza del pregiudizio e tutti ne trarrebbero gran beneficio.

"SOTTOBANCO"  ed "EX CATTEDRA" di Domenico Starnone: 
Il primissimo libro di questo ormai famosissimo autore campano, "Ex cattedra" è il resoconto di un tranquillo anno scolastico di paura in un liceo classico dove gli alunni sono impegnati a fare tutto ciò che ci si aspetterebbe da loro: si rimorchiano a vicenda, vanno male e bene a scuola, sono secchioni o capre assolute, descrivono sordidi strafalcioni su intonse lavagne. 
 Su tutto gli occhi di un professore ironico che non giudica ciò che non può essere giudicato: nessuna età come l'adolescenza servirebbe a crescere e non a sviluppare le mitiche tre I: inglese, informatica e impresa. Altrimenti si rischia di far confusione e di ritrovarsi in un mondo spietato che misconosce la solidarietà sociale.
 "Sottobanco" è invece il libro da cui è tratto il celebre film "La scuola" con Silvio Orlando. 
 Mi capitò di recitarlo alle superiori, nella parte del preside ignorante (per l'occasione la convertimmo in una preside donna di mezz'età: feci in modo di avere una sesta imbottendo un reggiseno di mia nonna con degli asciugamani), una recita fiume di due ore e mezza anche tre che descrivevano lo scrutinio di una classe alquanto miserabile piena di casi umani, sia tra gli studenti che tra i professori. Dal professore di religione che non si lavava a quello doppiolavorista ("Cirrotta verme") e un po' porco, dalla prof. di storia dell'arte in sciura mood a quello di francese trucido e frustrato. Su tutti aleggia la mitica figura di Cardini, sventurato studente con una situazione familiare pesantissima che si sfoga sublimando il suo dolore nell'imitazione straordinaria di una mosca. Il libro descrive una situazione più organica, assai più simile al film, con la storia d'amore mancata tra i prof. Di tutti il meno riuscito è il film.
 Leggetelo finché vi trovate tra le mura di una scuola superiore. Dopo vi farà un effetto nostalgia che coprirà gran parte delle sfumature e soprattutto, magari capirete cosa si smuove nei cervelli di chi c'è dall'altra parte della barricata.

HERMANN HESSE: 
Probabilmente è un consiglio superfluo visto che non ho mai conosciuto nessuno che abbia letto Hesse dopo la scuola superiore e non prima, ma, nel caso foste in ritardo ve lo ricordo: leggete Hermann Hesse.
  Autore talmente tanto di culto tra i sedicenni da finire suo malgrado citato da Muccino nel "L'ultimo baci"o, quando fa regalare "Siddharta" a un insopportabile Stefano Accorsi da una meravigliosa Martina Stella sedicenne. Lui vede il libro che lei gli ha regalato con ardore e capisce cosa ha davanti: un'adolescente gnocca, ma pur sempre un'adolescente.
 Ciò non vuol dire che il povero Hermann sia esclusivamente materiale per i teenager, ma che, le sue storie, quasi tutte di formazione, quasi tutte su giovani uomini alla ricerca di loro stessi e soprattutto di un posto nel vasto mondo, è di certo una di quelle bibliografie a cui non si può rinunciare al liceo.
 I motivi sono tanti. Per prima cosa ha finalmente un linguaggio un filino più complesso che vi aiuterà ad uscire da un mondo di sintassi senza subordinate e coordinate, facendovi crescere come lettori. In secundis è difficile capire e immedesimarsi negli ardori estremi narrati dal buon Hesse quando ormai hai, non dico tanto, dieci anni di più. "Narciso e Boccadoro", "Demian", "Gertrud", sono personaggi che diventano vivi quanto più sentiamo di poter essere vivi noi. E nonostante tutti gli sforzi, non esisterà mai più un'epoca tanto passionale nella nostra vita.

"NORWEGIAN WOOD" di Haruki Murakami: 
La locandina del film
Non è un libro solo per adolescenti, ma quando lo lessi da adolescente mi segnò tantissimo.
 E' quel che ci vuole quando pensate di essere dei sedicenni poco svegli, quando, dopotutto, pensate che vi state perdendo qualcosa, ma non capite cosa. Tutti sembrano divertirsi così tanto più di voi, essere così tanto più al loro posto, più giusti, più sciolti, più avanti, cos'avete che non va?
 Questo libro non ve lo spiega, ma vi spiega che al mondo esistono tante persone che si sentono così e non per questo sono peggiori delle altre, o meglio, non per questo gli altri non sono migliori di voi. 
 L'adolescenza è un'età senza tempo, in cui tutto sembra possa segnarci in modo fondamentale, tanto che una figuraccia è vissuta come una tragedia, la fine di un amore come la fine di tutto (ok, il fatto che molti adulti lo pensino non gioca a loro favore, non si sono accorti ad un certo punto che dovevano crescere), la fine di un sogno come il termine delle speranze. Ed è vero, ci segna, ma come ce ne accorgiamo solo quando siamo adulti. 
Una celebre frase di Aldo Busi recita, "Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovane?", lo scrittore si rispondeva "Niente". Questo libro vi risponderà che forse rimane qualcosa. Voi stessi.

I GRANDI CLASSICI:
 "Il giovane Holden", "I dolori del giovane Werther", "Le ultime lettere di Jacopo Ortis", "La strada" di Kerouac. Questi sono alcuni dei titoli che magari vi propinano a scuole e voi state lì lì per tagliarvi le vene alla sola idea di dedicargli due o tre ore della vostra vita. 
 State calmi, il sordido professore davanti a voi non vi sta fustigando con malvagità, vi sta magari offrendo un'occasione irripetibile per immergervi con cognizione di causa in un classico che letto vent'anni dopo potrebbe aver perso parte del suo sapore. Non sto dicendo che vi piaceranno, ma solo che potrebbero piacervi.
 Es. Ho amato tantissimo "Il giovane Holden" e per niente "La strada" (che lessi caldamente caldeggiata da un gruppo di aspiranti bohemienne del mio liceo).

Prima che qualcuno eventualmente gridi "Ma guarda che non ci conosci! Noi adolescenti non siamo tutti dei decerebrati!" col tono indignato che immagino avrebbe la mia sorella young adult, sappiate che ovviamente non mi riferisco alle giovani menti che leggono già cose migliori, ma quelle di cui ho parlato nell'intro.

E voi che ne pensate? Ne suggerireste altri? Ne toglieresti alcuni?

6 commenti:

  1. Ciao! Innanzi tutto complimenti per il blog. Vi farà ridere, ma a me il libro non di narrativa che mi ha segnato profondamente negli anni del liceo e che, diciamo così, ha cambiato la mia vita, è stato Il Manifesto di Karl Marx e Frederich Engels perché ha dato un senso politico alla mia rivolta interiore personale.

    N.

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  2. concordo su tutto, in particolare su Herman Hesse: lessi Siddharta a 16 anni e mi parve un capolavoro, ho letto Narciso e Boccadoro a più di trenta e mi sono addormentata a metà...

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  3. Ammetto con vergogna d'aver ormai 25 anni e di non aver letto niente dei titoli consigliati (a parte Hermann Hesse). In compenso, dai 10 anni in poi, mi strafogai di volumi pubblicati nella collana "Junior Gaia" della Mondadori... ;)

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  4. Ehi, dov'è il buon jack frusciante? È uscito dalla lista?

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    1. Vero! Anche se sarebbe interessante sapere che gli adolescenti di adesso ci si rispecchiano ancora or not (adolescenti tirati in causa rispondete!)

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  5. Ho letto solo il primo e l'ultimo... Il primo fu l'unico libro che mia madre mi proibi' di leggere, ma all'epoca ero ancora alle elementari, credo e penso che tutto sommato, per quanto sia avversa alla censura, fosse davvero troppo presto. Non ci pensai più e lo lessi a diciannove anni. Lo ricordo come un testo crudo ma non stupido; le scene in cui lei forza sé stessa (con lo sconosciuto nel portone e alla festa, oppure lui con il tipo più grande) mi lasciarono perplessa, davvero "bisognava" fare cosi'? Oggi non so che impressione mi farebbe.
    L'ultimo lo lessi alle medie, lo trovai noiosissimo, una vita da morire di sbadigli, a parte la torta di mele e gelato per cena che a me, sempre a dieta per via delle preoccupazioni di mia madre per il mio sovrappeso, facevano sognare! Probabilmente, data la industria alimentare statunitense, dovevano essere pure di qualità infima.
    Hesse lo lessi al liceo per disperazione, eravamo in un cavolo di vacanza per ragazzi e non c'era assolutamente un libro in giro, cosi' mi buttai sull'Ultima estate di Klingsor preso a un monitore, terribilmente ombelicale, non riuscii a finirlo perché se lo voleva leggere anche lui; non mi venne voglia di leggere altro.

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