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mercoledì 15 aprile 2015

Non è proprio tutta farina del tuo sacco Suzanne! Gli illustri predecessori di "Hunger Games" da cui l'autrice ha attinto a piene mani: vittime anni '70, principi di non ingerenza, esseri semiumani, tributi e liceali sanguinari.

 In questi ultimi tempi, per puro caso, la mia dolce metà ha sviluppato un attaccamento very nerd ad "Hunger Games" (è il mio influsso malefico visto che se c'è una persona che prima di conoscermi non era nerd, era la mia dolce metà). Avevamo visto per caso il primo film un annetto fa e le aveva fatto un po' impressione, perciò tutto mi aspettavo tranne che scegliesse circa due settimane fa di comprare i primi due libri in inglese per iniziare a divorarli.
La prima gif animata del blog, attimo di commozione.
 Da lì è arrivato il terzo libro, poi il secondo film con le card speciali limited edition (ormai è come Penny di "The Big Bang Theory" alla quinta o sesta stagioni, sta assumendo un atteggiamento nerd contro il suo volere per pura osmosi) e ora che lo sta finendo guarda con cupidigia il primo dvd del finale, fresco fresco d'uscita.

 Questo suo amore improvviso mi ha dato l'idea per questo post.
 Suzanne Collins dice di aver avuto l'idea della trilogia zappingando in tv tra immagini di guerra e quelle dei reality carichi di finzione e di fintissima umanità. Mi è bastato vedere una puntata dell'ultima isola dei famosi con la Marcuzzi seminuda con un'espressione tremendamente affranta e un'orda di semignoti che si sforzavano di dire che starsene per un po' a panza all'aria e stomaco presuntamente vuoto (ma ceretta e sopracciglia sempre rifatte) aveva loro cambiato la vita, per essere propensa a credere alla sua genuina dichiarazione.
 Tuttavia Hunger Games ha svariati illustri predecessori mitici e letterari che vi elencherò di seguito sia come spunti di lettura, sia come spunti di "Suzanne, forse però non è proprio tutta farina del tuo sacco". Let's go!

IL MITO DEL MINOTAURO:
 I greci avevano già gli Hunger Games, o quasi. Narrano i miti che nel periodo in cui Creta dominava su Atene, il re di Creta Minosse fece una grande idiozia: si fece regalare da Poseidone un bel toro possente per sacrificarglielo, ma poi, una volta visto quanto fosse bello se lo tenne sacrificandogli una bestia di second'ordine.
  Il re dei mari non gradì e così si esibì in una vendetta un po' particolare: fece innamorare la moglie di Minosse, la regina Pasifae, del toro. Ebbene sì, la donna venne presa da una zoofilia talmente violenta che, per placarla, l'allora ingegnere capo della corte, Dedalo (il padre di Icaro) costruì una sorta di giumenta finta in cui la regina potesse infilarsi per accoppiarsi col toro (non mi chiedete come). Da tale sordida unione nacque un mostro: il Minotauro, corpo umano, testa di toro, affamato di carne umana. 
 Il poveretto venne rinchiuso in un labirinto sempre progettato da Dedalo e lì se ne stava tutto il tempo, impossibilitato a uscire. In qualche modo però doveva mangiare e così Minosse pensò di imporre a Atene una sorta di pagamento: ogni anno (fonti dicono ogni 9, ma immagino che il Minotauro avesse fame più frequentemente) la città doveva scegliere sei fanciulli maschi e sei fanciulle femmine tra i figli dei nobili della città. I dodici sventurati venivano mandati poi nel labirinto e lì cercavano di sfuggire il più a lungo possibile al Minotauro per poi perire tra le sue fauci. La cosa andò avanti finché il figlio del re Teseo, si offrì volontario ("I'm volunteer!") per fermare la scia di sangue. Andò infatti a Creta, sedusse la figlia di Minosse, Arianna, che gli donò il celebre gomitolo, un google maps ante litteram che gli concesse di ritrovare l'uscita del labirinto una volta che, dentro, ebbe ucciso il Minotauro.
Finì male e bene: il Minotauro venne ucciso, ma Teseo tornando mollò ingratamente un'Arianna innamorata di lui sull'isola di Nasso (alcuni dicono che il detto "mollare in asso" venga da lì) dove però venne raccolta dal dio Dioniso, invaghitosi di lei. In compenso Teseo tornando fece un casino con le vele, mise su quelle nere e il padre, convintosi così che fosse morto, si gettò nel mare annegando.

"LA DECIMA (settima nell'originale) VITTIMA" di ALBERT SHECKLEY:
 Ho scoperto l'esistenza dal racconto "La settima vittima" di Albert Sheckley tramite la "Guida alla letteratura della fantascienza" dell'Odoya. Negli anni '60 infatti Elio Petri ne trasse un assurdo film di fantascienza italiano aventi per protagonisti Marcello Mastroianni, Ursula Andress ed Elsa Martinelli.
 In un futuro dove ormai le guerre hanno raggiunto un punto di non ritorno, si decide, onde evitare la distruzione del pianeta, di incanalare l'aggressività umana secondo delle regole di un gioco ben preciso "La caccia": chi lo desidera può iscriversi a questo progetto che prevede vittime ed assassini a ruoli alternati.
 Chi riuscirà a sopravvivere dieci volte come vittima e al contempo riuscirà ad uccidere le dieci persone che le vengono prefissate come assassino, può entrare a far parte del Deca-Club, che prevede privilegi e ricchezze vita natural durante. Al protagonista nel libro manca una sola vittima da far fuori per raggiungere il suo obiettivo, ma, con suo sconcerto, le viene affidata una donna, cosa che lui preferirebbe evitare. La vittima dal canto suo gli confessa, durante la caccia, di aver commesso un errore ad iscriversi al gioco perché, in definitiva, si rende conto di non riuscire a uccidere nessuno.
 Il finale non ve lo dico, ma è assai diverso da quel del film, che fu imposto a Petri dal produttore e che il regista definì buffonesco.
Potete trovare il racconto in quel prezioso tomo che è "Le meraviglie del possibile" curato da Fruttero e Solmi ed. Einaudi.

"BATTLE ROYALE" di KOUSHUN TAKAMI: 
L'autore di questo inquietantissimo romanzo, Koushun Takami, potrebbe tranquillamente citare per plagio la Collins.
 In "Battle Royale" infatti il Giappone è sotto un regime totalitario che, ogni anno, sorteggia cinquanta classi di scuola media per spedirle in un luogo isolato dove devono uccidersi a vicenda. La storia narra le disavventure di una terza media prelevata durante una gita scolastica e mandata su un'isola deserta. Qui viene applicato loro un collare attorno al collo, pronto a esplodere in vari casi: ribellione, tentativo di fuga e persino quando passa un intero giorno senza che nessuno muoia. Ogni studente riceve in dotazione un'arma casuale o uno strumento che possa consentirgli la sopravvivenza/lo sterminio dei propri compagni. Ne rimarrà soltanto uno. Scopo del progetto: terrorizzare la popolazione imparanoiandola.
 Io lessi un bel po' di numeri del manga che ne fu tratto e assicuro che si tratta di una cosa inquietantissima. I giapponesi hanno la rara capacità di riuscire a tirare fuori da qualsiasi situazione il lato più morboso e inquietante.
  Mentre noi ci si sforza di aggrapparsi al briciolo di umanità che può rimanere anche nelle situazioni più estreme, loro sembra quasi cerchino di dimostrarti che le situazioni più estreme sono, in fin dei conti, l'annullamento totale dell'umanità.
 "Hunger Games" probabilmente gli deve l'idea e l'ossatura, ma per quel che riguarda il senso, la narrazione e la crudezza, siamo su due piani completamente differenti.

"IL RACCONTO DELL'ANCELLA" di MARGARET ATWOOD:
Opera distopica della canadese Margaret Atwood, "Il racconto dell'ancella" narra la storia di Difred, una donna il cui unico scopo è dare entro tre anni un erede ad un uomo di alto livello. Se non ci riuscirà verrà spedita letteralmente a spalare rifiuti atomici condannandosi a morte certa.
 L'ambientazione post-apocalittica di questo romanzo ci presenta gli Stati Uniti d'America dopo che il mondo, stremato da una serie di guerre e dall'inquinamento atomico, ha deciso di siglare un patto di non intromissione negli affari degli altri stati. In sostanza se da una parte x c'è un golpe o una guerra civile, chi non è direttamente coinvolto, se ne sta fermo in base al principio di non ingerenza. Accade così che negli Usa si instauri da un giorno all'altro (una delle concause è il sequesto/sparizione di tutto il denaro non contante, cioè il blocco dei conti corrente, bancomat, carte di credito ecc. che paralizza la popolazione), un governo teocratico che rispedisce la condizione femminile al medioevo. 
 Ad ognuna di esse viene infatti affidato un ruolo ben preciso: ci sono le Nondonne, sterili, che vengono spedite a spalare materiale atomico, le Marte, sostanzialmente delle colf, le Zie, guardiane della morale e, tra le altre, le Ancelle, che dovrebbero procreare quando la moglie di un comandante di alto livello non ci riesce (cosa frequente a causa della sterilità causata dall'alto livello di radiazioni). 
 Ovviamente stiamo parlando di ben altro tenore letterario, ma penso che la Collins possa aver attinto anche da qui l'idea del mondo postapocalittico, di uno stato, Panem, organizzato in modo molto rigido e che sembra, misteriosamente, non avere stati esteri vicini che vogliano insidiarne la politica interna. 

E secondo voi a chi altro deve moooooolto la cara Suzanne per il suo successo mondiale?

4 commenti:

  1. Avendo appena finito di leggere la trilogia, avendo sentito di queste critiche e avendo anche visto i primi due film, mi sento di dire la mia:
    1) I film sono la semplificazione dei libri. Ottimi per una serata in compagnia di puro cazzeggio, ma ben lontani dall'essere dei capolavori della FS.
    2) La Siora Collins ha sicuramente preso da tutte le opere che hai segnalato, e anche da Truman Show e da altre che non conosciamo, ma ha saputo dare un'impronta assolutamente originale e personale a questi spunti. Sembra anche che la Collins non abbia in realtà tutta questa onniscenza e alcune similitudini sono solo frutto del caso, segno che certi simboli e certe situazioni sono entrati a far parte dell'"immaginario collettivo", come amava dire la mia prof di italiano del liceo.

    Quindi mi sento di assolvere con formula piena la Collins dall'accusa di plagio.

    E, se non l'hai già fatto, ti consiglio di leggere i libri, che sono molto meglio dei film.
    (Non mi sembra molto nerd Hunger Games. È una fs molto poco tecnologica e molto "social".)

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  2. Ciao, grazie per aver citato "la decima vittima", uno dei miei "film feticcio", mi piace tantissimo e poi è fantascianza italiana (preferisco il racconto, però).

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  3. Io aggiungerei: sul fronte cinematografico, "The Running Man", film del 1987 con Schwarzenegger costretto a lottare per la vita in un programma televisivo, in cui lui scappa attraverso i settori di una gigantesca arena braccato da assurdi cacciatori maniaci (in Italia ha il titolo "L'implacabile"); e "Rollerball", l'originale del 1975 con James Caan, giocatore di un sanguinario sport su pattini che concentra tutta la sete di violenza della società, totalmente in mano alle corporazioni commerciali.

    Sul fronte dei libri, ovviamente quello che ha ispirato il film con Schwarzenegger, "L'uomo in fuga", dell'alter ego di Stephen King, Richard Bachman. E' ben diverso dall'impostazione cinematografica, il programma televisivo non si svolge in un unico luogo, bensì in tutto il Paese, e non conta su telecamere e personaggi assurdi, ma lo scopo è lo stesso, dare la caccia a un fuggitivo per far divertire la gente. Comunque devo dire che quando è uscito il primo film ho pensato subito anch'io a "Battle Royale".

    Condivido in pieno il giudizio sulla capacità giapponese di scavare nella morbosità, forse c'entra la repressione sociale nei costumi, che esplode nell'orrore fisico e mentale delle storie di violenza...

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  4. Quando lessi i libri di Hunger Games, pensai subito alla scopiazzatura di gran parte di Logan's Run di William Nolan.

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