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sabato 2 gennaio 2016

I libri distillati della Centauria: scandalo sconvolgente o inquietante fonte di domande? Tra barboni, faide tra lettori, oscuri antenati, tentativi d'evasione, piaceri e doveri alcune considerazioni per far luce (secondo me).

Nella libreria dove lavoro viene tutti i giorni un barbone a leggere.
© askal bosch /Flickr  
In realtà ne vengono vari, ma lui in particolare legge indefessamente tutto il pomeriggio, tutti i pomeriggi, con un'attenzione e un gusto che destano quasi ammirazione. 
 Prende il suo libro, tutti romanzi d'avventura in genere (ultimamente si è appassionato a Winslow) e legge rapito per quelle cinque ore. Poi rimette il libro a posto, raccoglie le sue cose e se ne va.
 Non è l'unica persona che legge in libreria "a scrocco", lo faccio anche io quando mi trovo in stazione prima di un viaggio, lo fanno tanti anziani che potrebbero andare in biblioteca, ma (catalogo diverso a parte), immagino vogliano quello che giornate troppo solitarie non sanno offrirgli; un po' di sana confusione.
 Ma torniamo al barbone (parole usata in modo non offensivo, so che sarebbe meglio clochard ma preferisco lessicalmente barbone) bibliofilo. Perché cito questo episodio deamicisiano?
 In questi giorni in molti mi hanno segnalato un'iniziativa che mi era sfuggita visto che il delitto, almeno per ora, si sta consumando in edicola e non in libreria: i libri distillati.
 Cosa sono? Rimettendo insieme i pezzi il quibus è questo: la casa editrice Centauria ha preso alcuni romanzi di grande successo commerciale (e aggiungo, romanzi molto commerciali) e li ha tagliuzzati facendone un'edizione ridotta. Una delle vittime, per dire, è "Uomini che odiano le donne" di Stieg Larsson, che passa dalle 800 e rotte pagine alle 260. E', sostanzialmente una versione per adulti delle riduzioni dei classici che in genere si fanno per i ragazzi.
 Ora, ho letto una levata di scudi e questo post è per unirmi alla levata, ma temo che questa geniale idea non sia venuta a Centauria senza una qualche indagine di marketing. 
La pietra dello scandalo
 Voi non potete immaginare l'estrema confusione che regna negli one shot lettori, quelli che entrano in libreria una volta ogni morte di papa alla ricerca di un best seller di cui sentono l'improvvisa necessità perché altrimenti sono gli unici dell'ufficio a non poter ciarlare in pausa pranzo, (immagino nella loro testa la scritta lampeggiante "Quando finisce questo strazio e torniamo a parlare di Masterchef??"), o i genitori che accompagnano la figliolanza a recuperare i libri da leggere per le vacanze. 
 Esiste effettivamente gente che chiede se esistano edizioni ridotte (generalmente sperano in quelle dei classici) e ho sentito domandarmi anche se la differenza tra l'edizione cartonata e quella economica fosse che nella seconda tagliavano dei pezzi (credo che il ragionamento sia: se è economica si usa meno carta quindi meno storia da stampare).
 Questi casi succitati tuttavia, sono accomunati da una cosa: il dovere. Chi va cercando improbabili riduzioni, generalmente, è costretto a leggere controvoglia o senza reale convinzione, non cerca ciò quel bene chiamato "piacere della lettura" e credo che sia questo il motivo per cui generalmente non finiscono (o neanche cominciano) il libro che comprano.
 Sui motivi per cui si legge ho riempito di post questo blog e non perché mi ritenga incoerente. Semplicemente esistono molti motivi per cui si legge: per acculturarsi, per conoscere, perché ci si sente soli, per sognare, per sfuggire alla realtà, per provare a capire le emozioni degli altri e via dicendo.
 Una citazione di Pennac molto famosa recita che "Il tempo per leggere, come il tempo per amare, dilata il tempo per vivere". Fa Bacio Perugina, ma calza al caso nostro: perché le persone hanno letto per interi i romanzi commerciali che Centauria vorrebbe smerciare tagliuzzati? Cosa ne ha determinato il successo quand'anche erano lunghi quasi mille pagine? Perché le persone che li leggevano volevano dilatare il loro tempo per vivere.
 C'è spesso questa faida tra lettori acculturati e lettori commerciali.
Umberto Eco è come l'ultima fase del cammino dell'illuminazione
del lettore: sei giunto all'apice della tua formazione quando per
distrarti leggi Tacito e Benedetto Croce
Come dico spesso, anche io non capisco bene il senso di essere lettori forti, ma solo di titoli di livello medio-basso (a quel punto se sei allenato a leggere, tenta la fuga verso l'alto no?),  tuttavia il motivo per cui tutti, anche i lettori forti, forse escluso Umberto Eco, leggiamo ogni tanto libri commerciali è uno: vogliamo evadere. Vogliamo fuggire dalla nostra vita e dilatarla verso altre.
 E' il piacere di dimenticarci completamente per qualche ora di chi siamo e cosa stiamo facendo, del posto in cui siamo, dei nostri problemi, delle beghe giornaliere, delle litigate con i coniugi, dei figli che non danno tregua, dei problemi al lavoro, del lavoro che non si trova, dell'amore che manca, che non arriva mai, che non è mai come vogliamo noi. La narrativa "d'evasione" non si chiama così per caso, essa appunto, ci aiuta ad evadere, a costi davvero bassi e con una possibilità di successo altissima.
 E' il motivo del successo delle saghe amorose degli adolescenti, tipo "After" (il sogno di sposare un One Direction), ma anche delle tregende borghesi alla Mazzantini (sindrome da telenovelasss in piena regola). La lettura in questo caso, come in quasi tutti, ma in questo in particolare è un piacere e non un dovere.
Ill. by Caro Martini
 E' quello che vedo chiaramente provare tutti i giorni al signore che citavo all'inizio. 
Un uomo che non non ha niente, e tutti i giorni viene in libreria per prendersi almeno il suo diritto all'evasione attraverso i romanzi che piacciono e non può avere (e tutte le volte che lo vedo mi parte il trip di biblioteche itineranti per senzatetto o di raccolte libri, anche se immagino che per molti non sia un problema di vitale importanza).
 E l'ho preso ad esempio non per lacrimevoli parabole da libro "Cuore", ma per rendere chiaro perché l'iniziativa di Centauria, oltre alle diecimila domande che pone anche a livello di proprietà intellettuale (Larsson, per dire, è morto, sarebbe felice di uno scempio del genere?), a mio parere, sia davvero senza senso. Se si va sul sito della casa editrice si capisce che il senso è quello di offrire una lettura smart da consumare "nel tempo di un film". Il lancio della collana recita "Abbiamo ridotto le pagine, non il piacere".
  Il punto è: se la lettura diventa una cosa da sorbire in fretta, con ansia, di corsa, dov'è il piacere? No, perché se il senso è far capire la trama allora facciamo film montati in mezz'ora e romanzi in stile bignami. Che sprechiamo carta a fare? Che si editi tutto a monte!
 Uno dei leitmotiv dei lettori è: cosa farò quando avrò finito questo libro? Quando si trova una storia bella e coinvolgente si vorrebbe che il libro fosse più lungo di diecimila pagine, si spera in seguiti, in prequel, in spin off. E' il motivo per cui attorno ai grandi successi librari sorgono una serie di libri collaterali. Le saghe fantasy, horror e di fantascienza sono l'esempio più eclatante (fatevi un giro su internet per vedere quanti libri su "Il trono di spade" esistono), ancora adesso ci sono orde di fan che sperano in un rinsavimento della Rowling e nella prosecuzione di Harry Potter e gridano al miracolo ad ogni racconto sul mondo potteriano che mette online.
 Questo perché leggere è un piacere, e non ho mai sentito nessuno al mondo che vorrebbe diminuire il tempo in cui prova quel piacere. In genere lo si vuole allungare e sorbire lentamente,non diminuire e gustare frettolosamente. 
 Quindi per chi sono questi Centauria? La risposta è: per non lettori. E la domanda successiva è: perché i non lettori dovrebbero leggere? Per sapere cosa succede in un libro di cui, come dicono molti di loro, possono vedersi un film?
 Le riduzioni in passato sono già esistite, di solito però avevano motivi pedagogici: si rivolgevano ad un pubblico che si riteneva non in grado di affrontare una lettura troppo lunga o complessa. i bambini e le persone non particolarmente alfabetizzate, anche se in molti hanno fatto notare un antenato inquietante: la selezione Reader's Digest di cui ricordo alcuni volumi a casa dei miei nonni (e ora capisco anche perché mio nonno me ne abbia sempre ben tenuta lontana).
 Non penso che la motivazione attuale si discosti tanto da quella passata e lo dico per un motivo principale: se queste riduzioni fossero stati classici tagliuzzati io avrei comunque gridato allo scandalo, ma avrei visto un tentativo appunto di avvicinare masse non proprio abituate a letture impegnative ai grandi classici. Magari qualche viaggiatrice annoiata avrebbe scoperto che Anna Karenina non era la palla biblica che pensava e avrebbe pensato di comprare un'edizione estesa, per dire.
 Ma, signori miei e signore mie, aver bisogno, dopo la scuola dell'obbligo e nella maggior parte dei casi anche il diploma, di una versione ridotta di libri come "La solitudine dei numeri primi" o "Venuto al mondo" è sintomo di un problema agghiacciante. Il punto non è essere lettori mordi e fuggi, o almeno non solo quello (se devi leggere di corsa e per forza, fai altro), il punto è che il bignamino di romanzi di nessuna particolare complessità rilevano come ci si aspetti ormai da noi un livello d'attenzione infinitamente inferiore e una capacità di comprensione incredibilmente compromessa.
 Un tempo le riduzioni erano riservate a chi non era in grado di afferrare concetti troppo complessi. Ora ce lo dicono chiaramente: guardate, vi tagliuzziamo Grisham così ci potete arrivare anche voi e godervi la lettura senza perdere tempo nelle descrizione, nelle trame secondarie, nelle sfumature, nelle caratterizzazioni dei personaggi, nelle digressioni. Senza perdere tempo a leggere, fondamentalmente.



28 commenti:

  1. Brillante post, che condivido completamente. Comunque ricordo anch'io le vituperate edizioni del Reader's Digest che ho anche letto da ragazzina e anche queste erano fatte su best seller. Se non ricordo male, in un volume di spessore normale ci stavano ben cinque romanzi "condensati" come dicevano loro.

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  2. Facepalm e basta,pure io sono una lettrice forte che però davanti a certi tomi si scoraggia(Shantaram per dire),anche perchè io il libro LO DEVO FINIRE,non riesco a dire a pagina 300 uff che pizza lo abbandono,quindi imbarcarmi in certi volumoni mi fa sempre un certo che.Ma se il libro è quello,quello voglio leggere,non una versione sforbiciata con chissà che criterio del piffero.

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    1. Giusto perchè hai citato proprio Shantaram..è talmente bello che non penserai di mollarlo a pag.300, anzi quando finirai le 1200 pagine ti dispiacerà. Il conte di Montecristo è un altro esempio di notevoli dimensioni in cui si ama ogni pagina e che si lascia con tristezza, farsi limitare nella scelta dal "volume" di pagine è un peccato, ti puoi precludere dei capolavori

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  3. Secondo me non tutte le riduzioni sono "scandalose", ce ne sono anche di utili.
    Per prendere un esempio contemporaneo http://www.inbreve.biz/ pubblica riassunti di libri di business inediti in Italia, quindi destinati a persone che dovrebbero leggerli in inglese, hanno poco tempo, necessitano solo dei concetti fondamentali e quindi per loro avere una sintesi accurata in italiano è un enorme vantaggio.
    Ovviamente i target sono molto differenti, ma concordo con te su un punto fondamentale: la differenza sta tra il piacere di leggere e il dover leggere.

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    1. Sì, beh, ma le riduzioni di libri diciamo nozionistici sono un'altra cosa. Infatti mai avuto niente contro i cosiddetti bignami o compendi, anzi. Però quello è un altro tipo di lettura, sistematica, di studio e finalizzata all'apprendimento, non è quel tipo di libro di cui parlo nel post, ossia d'evasione.

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  4. Condivido pienamente il penultimo paragrafo. Anche a me spaventa questa cosa... pochi giorni fa mia madre mi stava raccontando che una fiction in tivù (non importa quale) stava avendo poco successo non tanto perché la gente si fosse lamentata che era noiosa o fatta male, no... la gente si era lamentata perché affrontava temi un po' pesanti e complicati... insomma avrebbero preferito qualcosa più semplice e "digeribile"... se addirittura con la televisione, che richiede un'attenzione più passiva rispetto ad un libro, ci si lamenta.... dove finiremo? quanto si abbasserà il livello culturale medio? se questo è quello che chiedono gli adulti, come potremo pretendere che nelle scuole si insegni qualcosa che va oltre le basi elementari? sembra che non si voglia più pensare, che pensare sia troppo faticoso, vogliamo direttamente il risultato... come con il libro: il punto è arrivare al finale, non importa come, come se quello che contasse fosse solo il finale e non tutto quello che c'è in mezzo...

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  5. E come non darti ragione? Il mercato editoriale cerca sempre di stuzzicare i non-lettori con il sogno di apparire lettori senza esserlo (e magari tartassa i lettori forti con prezzi molto alti e impaginazioni scandalose per far lievitare la mole dei tomi). Da tempo ho smesso di pensare che tutti dovrebbero leggere e ho realizzato che sarebbe meglio tentare di indurre il piacere della lettura più che farne percepire il dovere, secondo un meccanismo che implica una mancanza da parte del non-lettore. Questa grottesca collana alimenta il gioco delle apparenze sotto le quali esiste il vuoto, perché toglie, appunto, la piacevolezza del raccoglimento e del godimento di una storia e del modo in cui ci è stata raccontata. Resto sempre del parere che non è nella semplificazione esasperata ma nell'educazione alla complessità che possiamo elevare le nostre menti, e lo stesso vale per i libri: molto più comodo distillare un romanzo per mantenerne solo lo scheletro, ma cosa si perde in termini di completezza, giudizio e soddisfazione? Ci si riduce esattamente agli individui di scarse pretese che fanno comodo in una società per nulla disposta ad appagarle.

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  6. ho trovato due volumi di Selezione nella libreria di famiglia!... le foto.
    https://www.facebook.com/rrcorsi/posts/10207924110523421
    Complimenti per il post articolato e condivisibile. R

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  7. Su questa operazione della Centauria la penso come te. Desolante se riflettiamo sul fatto che

    il punto è che il bignamino di romanzi di nessuna particolare complessità rilevano come ci si aspetti ormai da noi un livello d'attenzione infinitamente inferiore e una capacità di comprensione incredibilmente compromessa.
    (cut)
    Ora ce lo dicono chiaramente: guardate, vi tagliuzziamo Grisham così ci potete arrivare anche voi e godervi la lettura (cut) Senza perdere tempo a leggere, fondamentalmente.


    Se non hai voglia di leggere, non leggere e basta, ma per favore non pretendere il boccone rimasticato e sputato da altri, come i pulcini di certe specie di uccelli!

    Però, però, in effetti se ci penso, c'è il famoso precedente: Selezione del Reader's Digest, coi suoi "condensati" di best sellers. Selezione, a cui erano abbonati, in gioventù, sia mia madre che mio padre (prima ancora di conoscersi), i cui volumi-raccolta (4 condensati in ognuno!) mi hanno sempre girato per casa, e che da ragazzina ho letto spesso e volentieri. Selezione che, a fronte dell'abbonamento alla rivista coi suoi condensati, regalava od offriva a prezzi vantaggiosi fior di volumi "interi" rispettabilissimi: raccolte di racconti, almanacchi, saggi storici, manuali, libri d'arte e naturalistici, ecc. che tuttora nutrono la libreria di famiglia (i volumi coi condensati sono tutti in soffitta, invece XD).
    Eppure mia madre è la stessa persona che si è letta gran parte della Biblioteca Romantica Mondadori (classici integrali del XVIII e XIX secolo, principalmente), mattoni russi compresi, entro gli anni '80; mio padre è quello che cercava, per me bambina, le edizioni integrali, integralissime, della Alcott, di J.K.Jerome, di Salgari, ecc., cercando di evitarmi le riduzioni per l'infanzia. Sono le stesse persone formatesi (anche) su Selezione.

    E quindi mi chiedo se i "condensati" di Selezione e i "distillati" di Centauria appartengano alla stessa specie o se, nati in epoche diverse, facciano fronte a bisogni diversi e fossero/siano destinati a pubblici diversi. Rispondono alle stesse esigenze? O, seppure simili in essenza, la loro natura era/è differente?
    Se alla fine dovessero vincere le similitudini, un po' ne sarei consolata. Perché sono stata abituata sì, al rispetto delle edizioni integrali, ma anche a "volere bene" pure ai prodotti di Selezione, come fenomeno non-del-tutto-negativo, un po' parte delle tradizioni di famiglia. Una famiglia di lettori forti, in fin dei conti. E allora, forse...

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    1. Penso che sia come dici tu, la selezione dei Digest nasceva in un'epoca non solo senza internet, ma anche con un tasso di alfabetizzazione molto più basso. Le mie nonne, per dire, hanno entrambe la quinta elementare eppure non sono ignoranti perché hanno seguito tutta una serie di sostegni che nel dopoguerra c'era per i meno alfabetizzati: lezioni in tv, quelle infinite enciclopedie fascicolate in cui ti raccontavano di tutto un po' (i miei nonni hanno pure quelle, da bambina ci passavo le ore) e le selezioni Reader's Digest che magari ti davano una spolverata di libri diversi di cui manco sapevi l'esistenza o davvero non avevi strumenti per leggere o semplicemente ti facevano venire voglia di andare a cercare quello più lungo. Erano bisogni e pubblico diverso, anzi, secondo me, si potrebbe dire che forse l'intento era inverso: non semplificare per menti non più abituate a cose complesse, ma aiutare chi non era abituato a letture complesse ad elevarsi. Poi oh, non so.

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  8. Ho scoperto grazie a te l'esistenza di un nuovo fenomeno editoriale dal quale starò alla larga.

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  9. Credo siano stati toccati tutti i punti del problema, dall'aspetto sociale della lettura coatta (o della totali incapacità di comprendere il significato, anche in termini psicofisici e - sbilanciamoci - neurologici, dell'atto della lettura) alla presenza di un mercato di riferimento probabilmente ben indagato a monte della operazione.

    Non credo di sia a monte un intento culturale alla "Selezione". E'puro calcolo di mercato.

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    1. Ecco, io questa cosa dell'intento culturale di Selezione la approfondirei volentieri. Ne parliamo? Confesso la mia totale ignoranza in materia. Da cosa nasceva Selezione?

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  10. Ma che ca****! O il libro lo si legge per intero o si rimane nella propria ignoranza! Ma che razza di pigroni! Se il libro è troppo lungo e non si ha voglia di leggerlo non lo si legge e basta!

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  11. Devo ammettere che sta succedendo quello di cui scriveva Bradbury in Fahrenheit 451! Non è un libro che ho apprezzato appieno, ma è vero che stiamo andando verso la sintesi della cultura letteraria!

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  12. Mi domando quale criterio seguano per ridurre un libro; l'iniziativa mi fa pensare alle antologie scolastiche, fondate proprio sulla riduzione riduttiva, ma un conto è la scuola, un altro la scelta libera del lettore. Mah!

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  13. Io capisco che a volte capiti di aver bisogno di leggere un libro in fretta, per vari tipi di doveri, ma Sinceramente non capisco perché a questo punto non guardarsi direttamente la scheda del libro su Wikipedia, sono chiare, ben fatte e si spende ancora meno tempo e soldi.

    Quando wiki non c'era aveva senso il reader digest!

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    1. Io non capisco perché se hai fretta non leggi un altro libro o un fumetto (che si presta molto alla lettura veloce). Alla fine c'è una scelta amplissima, non c'è bisogno del tagliuzzamento di Larsson se il problema è la fretta.

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    2. Intendevo dire che a volte leggi un libro spinto da doveri di vario tipo (sociali, scolastici, ti vuoi fare un'idea del libro x perché ti serve per capire meglio un libro y) è quindi ti vuoi fare un'idea in fretta, proprio perché non ti approcci al libro per piacere ma per dovere. Credo che questo fosse il senso del reader digest. Al giorno d'oggi con un paio d'ore su internet ci si può fare un'idea piuttosto precisa di qualsiasi libro, quindi il senso di questi tagliuzzamenti e proprio nullo.

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  14. Condivido tutte le perplessità espresse fin qui. Ma ho una domanda per la nostra libraia: questi libri distillati vendono? e se si', chi è il cliente tipo? La questione mi incuriosisce!

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    1. Bisognerebbe chiedere ad un edicolante perché per ora si trovano solo in edicola! Se qualcuno passa di qui ci facci sapere ci facci!

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  15. Post davvero interessante, condivido praticamente ogni cosa che hai scritto. In effetti ho avuto la stessa reazione su molte cose.
    In primis riguardo la tagliuzzare dei best seller. A cosa serve? Principalmente l'idea scaturisce dal fatto che molte persone dicono di non leggere perché non hanno tempo, ma che se l'avessero lo farebbero di sicuro (il classico "vorreimanonposso"). Il fatto è che leggere è un piacere, e se piace il tempo lo si rosicchia da qualche parte. Chi non legge non lo farà, tutto ad un tratto, perché gli si promette che ci impiegherà un ora scarsa.
    Oltre a questo mi sentirei presa in giro se mi venisse proposto un libro tagliato, come se fossi troppo babbea per poter leggere la versione integrale.
    Anche io mi sono chiesta che ne è dei diritti d'autore, ma soprattutto mi sono domandata che fine fa un romanzo se si tolgono tutti quei piccoli dettagli che ci fanno comprendere l'universo in cui ci vuole trasportare.
    Onestamente spero che l'iniziativa sia un grosso flop perché penso che se (e dico SE) qualcuno si avvicinerà mai alla lettura in questo modo potrebbe rimanere terribilmente deluso.

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  16. Da edicolante vi dico che per il momento sono ancora lì, in bella mostra nel loro espositore, da quando sono arrivati! Completamente snobbati da ogni tipologia di lettore e destinati sicuramente ad essere resi quanto prima.

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  17. Il bello di un viaggio sta proprio nel viaggio e non nel raggiungere subito la meta. Come si può dire che togliere pagine non toglie piacere?
    Se interessa solo la trama per partecipare alle chiacchiere dei colleghi in pausa pranzo, basta leggerla su Internet. Non penso che sia un buon modo di avvicinare "non lettori" ai libri.

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  18. Mi hai fatto ricordare che da piccolino leggevo i romanzi di Selezione. Quando scoprii che erano condensati pensai: "Ma come? Era bello e me l'hanno tagliato a cento pagine!?"
    E' proprio come dici tu. Comunque c'è anche da dire che un condensato, a seconda di com'è fatto, potrebbe essere più piacevole ad alcune persone per via del marcato cambio di ritmo.

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  19. "Senza perdere tempo a leggere, fondamentalmente". Non sono d'accordo su un paio di punti ma questa frase a chiusura è perfetta e lucida... purtroppo! Ammetto, distrattamente avevo visto la pubblicità ma pensavo fosse una semplice riduzione di carattere stile i vecchi "100 pagine 1000 lire", non certamente dei tagli al romanzo nè che gli autori -o chi per loro- li avessero autorizzati. Mi chiedo: ma i "non lettori" capiranno che si tratta di un tagliuzzamento qua e là e non dell'originale? A volerla veder positiva, magari, qualcuno si incuriosisce e si va a ricercare e comprare l'edizione integrale in libreria...

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  20. questo chiude tutte le discussioni :-) http://www.facebook.com/LuminolAds/photos/a.1463357290621955.1073741828.1463347963956221/1561723027452047/?type=3&theater

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