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domenica 24 aprile 2016

Il mistero di Giovannino Guareschi: chi era davvero costui? Tre titoli (+1)per scoprire scandali, inquietudini di una vita appassionata tra don Camillo, Peppone, i giovani d'oggi, i lager nazisti e i contorni di un'Italia ambigua.

Uno dei più bei ricordi della mia infanzia, sono le sere in cui rimanevo a dormire dai nonni.
 Credo che sia un ricordo molto condiviso visto che difficilmente per un nipote c'è pacchia maggiore: cibo ottimo, coccole, vezzeggiamenti continui, i nonni che fanno di tutto per compiacerti compreso ingozzarti di dolci che, normalmente in quanto bambina paffuta non potresti mangiare. 
Nonostante abbia dormito da loro innumerevoli volte è come se nella mia memoria, in tv, andassero in loop solamente i film di Don Camillo e Peppone.
 Non so quante volte rete 4 fosse in grado di mandarne a ripetizione durante l'anno, tuttavia ogni volta era come la prima: temevamo per i fidanzati che volevano buttarsi nel laghetto con la chiesa sommersa, ci inquietavamo per l'alluvione del Polesine, penavamo per le povere mucche che non venivano munte a causa dello sciopero e ci chiedevamo quando mai Don Camillo avrebbe smesso di stare in esilio sul monte per aver ceffonato un aiutante di Peppone.
 Tutte le sante volte.

Visto che mio nonno leggeva tantissimo, dai film si passò ai libri. 
 Giravano per casa delle edizioni degli anni '70 che avevano lo stesso effetto dei film: li avrò letti decine di volte e ogni volta c'è lo stesso, misterioso, gusto. 
 Addirittura mi passò tra le mani un'assurda edizione scolastica di inizio anni '90 nelle cui note si parlava molto della situazione politica contingente e veniva citato il Pds! Rileggendolo per caso anni dopo mi sconcertò capire quanto, nell'arco di un ventennio berlusconiano, fosse ormai diventato impensabile mandare in giro per le scuole un libro con note del genere.
 La capacità ipnotica, quell'inafferrabile quid che lo rende irresistibile anche quando si ha l'impressione di saperlo a memoria, la fluttuazione nel cosmo scolastico, rendono Guareschi degno di nota e di post. 
E' per capire meglio questo mistero che ho raccolto una manciata di titoli per conoscerlo meglio  se volete saperne di più o magari solo rileggerlo col senno del poi.

GIOVANNINO GUARESCHI di Guido Conti ed. Rizzoli:

 Una volta adulta mi sono resa conto di aver guardato Don Camillo e Peppone con una straordinaria cognizione di causa priva di cognizione di causa. 
 Cosa può capire mai una bambina di sette anni davanti ai litigi di un prete democristiano e di un sindaco comunista nella bassa emiliana? Come riuscivamo ad afferrare cosa volesse dire l'episodio in cui Peppone ordina ai suoi di non festeggiare il Natale in nome della religione oppio dei popoli? Cosa intuivamo degli scioperi e del figlio di Peppone che doveva essere battezzato Lenin? 
 Conoscendo i miei nonni materni con cui condividevo le visioni dei film, (un militare che non ha mai e dico mai parlato di politica e una donna di famiglia molto filodestrosa), dubito che mi abbiano dato una qualche infarinata storica.  Li guardavo senza spiegazioni di sorta, eppure non ricordo di aver mai avuto momenti di confusione sulla compagine storica. Com'è possibile?
 Penso che l'arcano possa essere svelato col mistero stesso che avvolge in qualche modo l'immagine di Guareschi. 
 Parlandone si scoprirà che era reazionario, filomonarchico, non apertamente antifascista, ma di sicuro anticomunista, eppure al contempo fu colui che passò un anno e  mezzo in un lager nazifascista (da cui nacque  "Diario clandestino") e dipinse un personaggio, quello di Peppone, che chiunque abbia letto i libri non può mai bollare come negativo, ma ricco anzi di onestà e umanità.
 La cosa più incredibile rimane forse come la sua biografia con coincida con quanto ci ha lasciato detto attraverso i suoi personaggi. 
 Il mistero è fitto e, come accade per molti scrittori considerati, non a ragione, minori, la critica è lunga dal divenire.
 La biografia di Guido Conti è un buon modo per cominciare ad avere delle risposte.

L'ANNO DI DON CAMILLO:

 Di tutti i libri della saga di Don Camillo, "L'anno di don Camillo" è quello che ricordo con maggior gioia perché: 

1) Dava il tempo di godersi appieno le storie (il primo "Don Camillo" finisce quando hai appena iniziato a capire come funziona).
2) Molte storie non riguardano il rapporto tra Don Camillo e Peppone, ma i cambiamenti che affronta la gente della bassa.
 Passato il secondo dopoguerra assai agitato del primo libro, tra una guerra che non si capiva bene se fosse finita, ex fascisti con cui si aveva disagio a confrontarsi, armi ancora seppellite in attesa della rivoluzione, soldi dei tedeschi nascosti nelle bare pronti per costruire la casa del popolo, si viene a conflitti di altro genere.
 I tempi cambiano, arriva la guerra fredda, i cambiamenti sociali e l'emancipazione della donna con cui il partito comunista ha sempre avuto un rapporto ambivalente (sì, certo doveva emanciparsi, ma insomma fino ad un certo punto, tanto che l'Udi seguiva, almeno in principio le solide direttive del Pci).

 Il bello dei racconti è che raccontano non i cambiamenti macroscopici, ma gli effetti microscopici che, per persone semplici e legate ad un secolare mondo rurale, possono assumere proporzioni enormi.
  Una tinta per capelli bionda fa andare in crisi una tranquilla madre di famiglia che sognava solo di avere i boccoli d'oro come le principesse delle fiabe (ma che dirà la gente della sua debolezza), un contadino ignorante e despotico fa la guerra per tutta la vita al suo quarto figlio, quello più piccolo, il più intelligente che si diplomerà odiandolo. 
 Scoprirà solo alla sua morte che il padre teneva un baule con tutte le sue prodezze: il diploma, la foto di quando fece il carabiniere, la nuova casa, i figli.
 Ci sono Giuliette e Romeo divise da De Gasperi e Togliatti e la mitica operazione San Babila (fantastico quel racconto!) soprattutto un'Italia che inizia a dare i primi segni di un cambiamento epocale che Guareschi tenterà di raccontare in "Don Camillo e i giovani". 
 A proposito di quest'ultimo, noterete, leggendo che, alle prese coi nuovi gggiovani, Guareschi mescola molto moralismo e una triste mancanza delle felicissime intuizioni che l'hanno reso uno scrittore simbolo di un periodo storico. Il motivo è molto semplice: non si può essere interpreti di tutti i tempi e, il suo, era ormai passato.

"BOMBARDATE ROMA!" di Mimmo Franzinelli ed. Mondadori:

Due anni fa, uscì un libro di Mimmo Franzinelli sullo scandalo (da me ignoratissimo) che coinvolse De Gasperi e Guareschi e mandò in carcere quest'ultimo per diffamazione.
 Franzinelli, armato di documentazione, perizie calligrafiche e molta pazienza, ricostruisce un fatto ai più ignoto che, nel 1954 vide Guareschi dare credito a un komplotto messo su da forze repubblichine, spie, periti di tribunale corrotti e fascisti dell'ultima ora.
 Lo scrittore pubblicò infatti su "Il Candido", storico giornale satirico fondato dallo stesso Guareschi e non certo filosovietico, due presunte lettere scritte da De Gasperi al tenente colonnello inglese Bonham Carter nel 1944 durante il periodo della liberazione. Egli chiedeva agli alleati di bombardare la periferia di Roma per accelerare i tempi, infischiandosene della popolazione. 
 Guareschi le diede per vere e le pubblicò, ne seguì un processo che fu penoso per entrambe le parti. 
 De Gasperi morì poco dopo la sentenza, Guareschi fu giudicato colpevole e non fece ricorso in appello, convinto anche di essere stato avversato da parte inglese. 
 Gli toccò scontare una condanna di un anno e mezzo per effetto di una sentenza precedente: era stato infatti condannato per una vignetta pubblicata sul giornale di cui era direttore responsabile nella quale si dileggiavano (oggi in modo risibile, ma all'epoca si era ben lungi da Charlie Hebdo) i corazzieri.
Quella prima pena per diffamazione era stata sospesa, ma in caso di seconda condanna sarebbe diventata effettiva (così ho capito perlomeno, avvocati se la faccenda è più complessa, spiegatemela).
 Scontò l'intera condanna dividendo scrittori e opinione pubblica. Ne uscì profondamente fiaccato nell'animo e nello spirito.

Se vi è piaciuto, leggete anche "LA LIBRAIA DI PIAZZALE LORETO" di Tinin Mantegazza, Corsiero editore:

Avevo da tantissimo tempo l'idea di scrivere un post su Guareschi e anche per questo avevo recuperato dei vecchi libri a casa, tuttavia la spinta definitiva me l'ha data la lettura di un libro delizioso che non potete non amare se avete apprezzato l'autore di Don Camillo: "La libraia di piazzale Loreto" by Tinin Mantegazza storico autore dell'Albero Azzurro.
Avevo da tantissimo tempo l'idea di scrivere un post su Guareschi e anche per questo avevo recuperato dei vecchi libri a casa,
 Si tratta di una raccolta di brevissimi racconti ispirati a fatti reali accaduti a Milano durante la seconda guerra mondiale e l'immediato dopoguerra. 
 Una lettura bellissima per gli adulti e un titolo che dovrebbe essere dati ad elementari e medie in occasione del 25 aprile (ci sono anche piccole illustrazioni e il tono è adatto anche a chi è più piccolo).

 E' uno di quei libri in cui si racconta la storia, senza fare buonismo, revisionismo e senza sentire il bisogno di dare il contentino a tutte le parti, e che, al contempo, non tira in ballo agiografie, epica o toni didascalici.
 Come fa? Racconta LA STORIA. La stessa storia raccontata da Elsa Morante: quella delle persone semplici, del loro sopravvivere nel mezzo di un conflitto, degli errori, del coraggio, della sfortuna e dello stupore.
 C'è la famiglia emiliana emigrata a Milano con ha una decina di figli tutti con nomi fascisti che vengono tramutati improvvisamente in nomi più politicamente corretti dopo la liberazione. C'è la libraia di piazzale Loreto che assiste con stupore difficilmente definibile all'esposizione del corpo di Mussolini, la c'è la giovane bellissima emigrata in America come sposa di guerra e lì morta di parto. Ci sono i bambini che giocano su alberi tagliati in una sola notte nel gelido inverno del 1944, le rappresaglie, ragazzi che assistono alle fucilazioni dei maestri, le torture ai partigiani, i disertori nascosti nelle cascine, i tedeschi in ritirata in grado di rare crudeltà.
 Eppure è un libro che potrebbe leggere già un bambino di 10 anni. Com'è possibile?
 Il segreto è la scrittura, semplice eppure potente, carica di quell'essenziale che avvicina subito il cuore ai fatti.
 La casa editrice è piccola, io ve lo STRACONSIGLIO non perdetevelo.

Voi avete qualche libro di Don Camillo favorito? Consigliate altro? Anche voi guardavate i film la sera assieme ai nonni? Testimoniate!

7 commenti:

  1. Don Camillo è il classico dei classici... :D Anche per me lo è stato. :) Credo che il segreto di Guareschi stia nella straordinaria umanità dei personaggi, che sembrano in carne e ossa... che intuiscono quelle verità esprimibile solo in "parole piccole", come diceva lo scrittore (perché le "parole grosse" contengono più amor proprio che verità concreta).
    Giusto per gongolarmi come antichista, ricordo che Guareschi riteneva la lingua latina un miracolo di pulizia ed esattezza. Sosteneva che stesse passando di moda non perché inadatta alle esigenze moderne, ma perché gli uomini moderni erano inadatti a essa. "Oggi, uno può parlare per ore senza dire niente. Cosa impossibile con il latino". <3

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  2. Oh Guareschi, li ho letti tutti a suo tempo e quest'inverno sono perfino stata qualche giorno nella Bassa e ho capito le storie della nebbia, del freddo.
    PS c'è un refuso quando scrivi "come accade per molti scrittori considerati, non ha ragione, minori, la critica è lunga dal divenire", ti è sfuggita un'acca :)

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  3. Per capire Guareschi, il suo tempo e cosa volesse davvero fare e dire, è indispensabile considerare da un lato il sostanziale "buonismo" della serie "Don Camillo", con i conflitti anche duri ma sempre stemperati dalla sostanziale umanità dei personaggi, e dall'altro la durezza della lotta politica di allora e l'impegno che Guareschi vi profuse in prima persona con il "Candido".

    Si è detto, e forse non è un'esagerazione, che la famosissima vignetta disegnata da Guareschi (un prigioniero italiano in un campo di concentramento russo che grida, "Mamma, votagli contro anche per me!") sia stata un fattore importantissimo nella sconfitta del "Fronte Popolare" alle elezioni del 1948. E Guareschi fu l'unico che all'epoca avesse il coraggio non solo di opporsi ai comunisti, ma anche di dileggiarli disegnandoli sempre con tre narici (donde il termine, "trinariciuti"): due per respirare, come tutte le persone normali, e la terza per far uscire il fumo che hanno nel cervello. Pare che quando la cosa venne spiegata a Togliatti, si sia verificato l'unico caso noto il cui "Il Migliore" abbia perso il controllo dei nervi in pubblico.

    Una nota, forse pignola ma importante per capire il personaggio: "lager nazifascista" può essere un termine generico, ma Guareschi fu "ospite" di un campo per militari italiani internati dopo l' 8 settembre 1943, come un mio zio. La politica, almeno inizialmente, non c'entrava. Dico "almeno inizialmente" perché in seguito da quei campi si poteva uscire giurando fedeltà alla RSI, cosa che Guareschi si rifiutò di fare.

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    1. due per respirare, come tutte le persone normali, e la terza per far uscire il fumo che hanno nel cervello

      Più che il fumo dal cervello, per farci entrare meglio le direttive di partito, da cui la serie di vignette "Contrordine compagni" dove dileggiava il fatto che, nonostante direttive assurde, spesso i comunisti dell'epoca seguissero pedantemente gli ordini dall'alto.

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  4. Scoprirà solo alla sua morte che il padre teneva un baule con tutte le sue prodezze: il diploma, la foto di quando fece il carabiniere, la nuova casa, i figli

    Piccola correzione (che nulla toglie a tutto l'articolo), non era carabiniere ma "ufficiale di prima nomina nella artiglieria pesante campale" ;)
    Guareschi è uno dei miei scrittori preferiti, anche io lo ho letto e riletto più volte (ecco perché ricordo questo particolare). Non sapevo dell'uscita della biografia di Guareschi né del libro sulla storia dello scandalo con De Gasperi. Appena li trovo li acquisto.

    P.S. La condizionale (che è quella che fu data per la prima condanna a Guareschi) funziona così: vieni condannato ad una pena detentiva inferiore ai 2 anni, se è la tua prima condanna la pena è sospesa nella speranza che tu non recidivi con un altro reato. Ma, nel caso tu commetta un nuovo reato e tu venga condannato nuovamente in via definitiva dovrai scontare entrambe le pene (la prima più la seconda).

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    1. Ammetto che col carabiniere sono andata a memoria (il libro purtroppo ce l'ho a casa dei miei e sono un po' di anni che non lo rileggo) :)
      Grazie per la spiegazione della misteriosa condizionale! La legge non ammette ignoranza!

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