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giovedì 6 ottobre 2016

Piccoli racconti crudeli d'ottobre. Un racconto horror a settimana fino ad Halloween, veloce, rapido e molto doloroso. "Le papere assassine", una terrificante storia in cui il male ha le piume.

 All'inizio dell'università, per un periodo, ho scritto una serie di raccontini horror piccoli piccoli, molto semplici ed elementari e col linguaggio più lineare possibile.
Ill. by Jennifer Miller

  Volevo fossero dei racconti con lo stile un po' simile alla fiaba, senza eccessive complicazioni, divertenti e veloci da scrivere, divertenti e veloci da leggere.


 In questi giorni ho ripreso, per una serie di motivi tra cui alcune idee e il poco impegno stilistico richiesto, ho ricominciato a scriverne qualcuno sul genere e mi è venuto in mente di condividerne uno a settimana con voi (dei migliori sfornati in passato, poi magari ne infilo uno nuovo).


 A parte un racconto giallo pubblicato due anni fa, tendo a non inserire materiale narrativo personale nel blog, ma questi racconti mi sembrano in realtà abbastanza disimpegnati e brevi per poter avere un senso anche qui.

 Il primo è un racconto che ha per protagonista delle temibili papere.

 Todo per voi "Le papere assassine"!


Le papere assassine


Nathan sedeva sempre sulla sponda del fiume.

Nello stesso punto della stessa sponda dello stesso fiume.

E giocava con la superficie dell’acqua disegnando cerchi concentrici con le dita.

Passava ore a giocare incantato col ruscello di quella valle abbandonata. Ma quando sentiva di lontano, lo starnazzare delle papere o vedeva alcune delle loro piume lucide portate dalla corrente, tornava sempre nella sua casa di legno.

Nathan abitava con suo nonno e i suoi due fratelli minori. Il nonno diceva sempre che la mamma era morta molto tempo prima e che il papà era uscito nel bosco per andare al fiume, senza mai ritornare.
Nathan voleva bene al nonno e faceva tutto quello che voleva lui, perché il nonno era buono, saggio e conosceva tutto.

E il nonno aveva detto che non bisognava mai incontrare le papere.

Ma Nathan un giorno compì tredici anni e il giorno stesso il nonno non gli sembrò più tanto buono e saggio come al solito.
E pensò che forse non aveva nemmeno tanto ragione.

Così, un pomeriggio, decise di aspettare, nascosto dietro i cespugli, la venuta delle papere.
Ma quel giorno tardavano, e proprio quando stava per ripensarci, davanti a lui, si fermò una macchina bianca e fumosa, molto sporca.
Ne scesero ridendo tre ragazzi.

C’era una ragazza molto bella, coi capelli biondi come il grano lunghi fino alle spalle. Poteva avere diciotto anni e Nathan arrossì al solo vederla.
Gli altri due invece, avevano capelli e occhi scuri, e si somigliavano molto tra di loro. Erano due ragazzi robusti che ridevano in continuazione scherzando con la ragazza bionda.
Stesero i loro asciugamani, si sedettero, e iniziarono a prendere il sole nello stesso punto dove sedeva sempre Nathan.

E lui li guardava mentre baciavano entrambi la stessa ragazza e, con paura, pensò a qualcosa di estremamente proibito.

Poi, lontano, tra le loro risate, gli giunse il verso distorto delle papere.

Nathan pensò che sarebbe stato meglio uscire e avvertire i ragazzi del pericolo, ma aveva paura che lo avrebbero picchiato e sgridato per aver osato spiarli, così rimase fermo. E tacque.

Dopo pochi minuti, Nathan scorse al di sotto della macchina, le papere scorrere sul fiume.
Erano bellissime e lucenti: gli sembrava di non aver mai visto una papera in tutta la sua vita.

“Ci sono le papere!”, esclamò la ragazza alzandosi.

Gli occhi azzurri di Nathan osservarono la sua mano tendersi nell’acqua per toccarle, e la fanciulla subito dopo cadere in acqua, come se fosse stata spinta da una qualche forza invisibile.

“Marianne, come diavolo sei caduta?”,domandò uno dei due ragazzi ridendo.

Ma lei non rispondeva e la sua mano spiccava tra un mucchio indistinto di papere scure.

“Marianne?”, domandò allora l’altro, incerto.

Un secondo dopo Nathan udì un tuffo, e poi un altro. E un urlo, e poi un altro. E battito d’ali. E acqua smossa.

Non sapeva muoversi né per vedere meglio, né per fuggire. E così Nathan rimase lì, finché non tornò il silenzio. Il cuore gli batteva fortissimo e solo dopo una decina di minuti riuscì ad alzarsi.
Invece di fuggire si avvicinò, cautamente, alla sponda del fiume.

Nello stesso punto dello stesso fiume dove si fermava sempre a giocare.

Vide un’enorme chiazza scura, di un rosso quasi nero. Non capiva cosa fosse e allungò la mano per raccoglierne un po’ tra le dita. Le assaggiò. Era sangue.

Nathan ebbe molta paura e pensò di scappare al più presto da suo nonno, ma non aveva nemmeno fatto un passo che sentì un “QUA” deciso alle sue spalle.

Si voltò con lentezza e si trovò davanti a sé una papera.
Una papera dalle piume verde smeraldo, con due occhi tremendamente consapevoli per un animale privo di ragione. Con terrore Nathan vide altre papere uscire dai cespugli e disporsi in cerchio attorno a lui.

La paura lo aveva paralizzato.
Deglutì non riuscendo a liberarsi dallo sguardo della papera.

Nulla si mosse più, poi la papera dalle piume verdi si avvicinò scrutandolo negli occhi con interesse. Nathan reclinò la testa per vedere meglio e notò che la papera aveva gli occhi di un azzurro intenso.

Per un attimo precipitò nel più cieco terrore, ma poi gli sembrò di capire qualcos'altro da lontano, dentro di sé.

“Papà…”, sussurrò senza volere.

La papera si alzò in volo verso di lui e così fecero tutte le altre dietro.

Nathan gridò coprendosi il viso con le braccia, ma non sentì niente, se non alcune piume che lo sfioravano sul volto e sul corpo.
Quindi un rumore d’acqua dietro di sé, e più nulla.

Quando Nathan aprì gli occhi era solo, con la macchina vuota e una piuma verdissima ai suoi piedi. La pozza di sangue era scorsa via con la corrente e delle papere non c’era più nessuna traccia.

Nathan prese la piuma tra le dita e la osservò spaventato. Poi sorrise e corse via.


Da quel giorno Nathan non tornò più nello stesso punto della stessa sponda dello stesso fiume.

5 commenti:

  1. All'inizio dell'università? 18, 19 anni quindi. Mi sa che eri abbastanza ingenua. Gli vuoi bene ai raccontini scritti allora ed è giusto. Ma mi sa che è meglio partire dai nuovi. Baci grandi e un abbraccio alla ragazza di allora

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    1. Sì, ma ho continuato a scriverne negli anni con lo stesso stile. Mi piacicchiano sempre e ho pensato fossero abbastanza lievi da non appesantire un blog che non è nato per questo :)
      (Questo essendo il primo credo di averlo scritto sì, a 19 anni)

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  2. Avrei preferito papere assassine... e poi questa storia me ne fa venire in mente un'altra, non so se la conosci, 'I cacciatori', di Mavis J. Andrews.
    è nella raccolta curata da Marion Zimmer Bradley titolata 'Storie fantastiche di draghi, maghi e cavlieri', edita dalla Nord.
    Il mio racconto preferito in questa raccolta è 'La morte e la donna brutta' di Bruce D. Arthurs.
    Anch'io al liceo ho scritto una storia horror, ispirata a 'Cose preziose' di King.
    7 paginette tuttora fulminanti.

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