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mercoledì 21 giugno 2017

A cosa serve il gay pride? Otto letture, il perplesso ricordo del pride di Treviglio e la festa degli alpini dovrebbero riuscire a dissipare le nebbie. Perché quando una persona acquisisce un diritto, è un passo in più per l'umanità intera.

 Quando abitavo a Bergamo non ricordo quale trasmissione nazionalpopolare fece una sorta di esperimento sociale con coppie gay che si baciavano o tenevano per mano (tra l'altro credo fossero attori, non coppie gay vere).

Dal pride di Kiev di sabato. Efrem Lukatsky/AP
 Venne fuori, con grande sconcerto della trasmissione in questione (ma certo non mio e di molti altri), che uuuuh, l'Italia è ancora un paese molto omofobo. 

 Curiosamente, si decretò che il posto più omofobo di tutti fosse una cittadina della provincia di Bergamo: Treviglio.
 Per reagire a codesta nomea e allo stato delle cose, si decise di fare un gay pride a Treviglio. TREVIGLIO.

 Io, che mi ero trasferita da pochi mesi da Roma e morivo di noia, trovai fortuitamente un ragazzo dei giovani democratici (una lunga storia anche questa) che voleva andare e insieme ci recammo.

 Ricordo varie cose dell'evento:

1) Ci saranno stati 40 gradi.

2) Avrò mangiato almeno 3 granite all'anice. Anice. Un gusto che non credevo neanche esistesse.

3) Appena arrivata, la manifestazione era talmente sobria, nel vero senso della parola, che credevo (non sto facendo ironia lo credevo davvero) fosse una manifestazione dello Spi, la parte della CGIL dedicata ai pensionati (c'erano molte bandiere dello Spi).

4) Feci l'intero corteo nascondendomi a balzelli dietro le auto in sosta ai margini della strada perché il giovane democratico assieme a me era letteralmente terrorizzato all'idea di finire in una foto. Perché fosse venuto non me lo ricordo o forse non l'ho mai saputo.

5) Nonostante fosse un pride sobrio quanto una manifestazione dello Spi, al nostro passaggio i genitori coprivano gli occhi ai bambini, che voglio dire, al massimo stavano vedendo delle persone in corteo con delle bandiere arcobaleno, non molto di più. Addirittura ricordo una madre correre via a gambe levate sballottando i pargoli, forse terrorizzata che i figli le diventassero gay col solo potere dello sguardo.

Il mio sgomento era rinfocolato dal fatto che pochi mesi prima, dopo poco che mi ero trasferita, ero rimasta vittima della festa degli alpini che non esito a definire una sorta di rave.

 Per tre giorni masse di alpini con un tasso alcolemico sopra qualsiasi norma, che si erano accampati in ogni dove, dalle aiuole ai parchi, dalla stazione a qualsiasi altro luogo (accampare con vere e proprie tende intendo), avevano messo a ferro e fuoco una cittadina che, tanto per farvi capire, trova fastidioso pure che un locale resti aperto dopo le 10 di sera.

 Ricordo gente molesta in ogni dove, vestita in modi improbabili, in giro su trattori, con strumenti assurdi, citofonare a qualsiasi ora del giorno e della notte e tentare approcci, da ubriachi, ovunque.

 Ora, sicuramente ero io che non capivo il gioioso spirito alpino, ma che la stessa gente che a Marzo si ubriacava in piazza, due mesi dopo facesse la morale per il gay pride, diciamo che un filino urto mi ha dato.

Foto mia dell'epoca
 Il problema del gay pride, che esiste per celebrare l'orgoglio omosessuale  e transessuale, è che deve dimostrare di avere le carte in regola per esistere.

 Cioè, la maggioranza si sente in dovere di dare il permesso alla minoranza e dettare le regole: ok dai sono magnanimo ti lascio protestare, ma i diritti non si rivendicano così, guarda ora ti faccio vedere io come si fa.

 Ah sì? E perché ci tieni tanto a dirmi come devo festeggiare, ma degli alpini non te ne frega niente?
  Dell'Atalanta pride (ve lo giuro sempre nello stesso sventurato anno, era il 2010) non te ne frega nulla? Dei festeggiamenti per i mondiali? Delle feste religiose random?

 Ognuno festeggia come vuole, ma si cerca di ricomporre nei ranghi della "decenza" solo alcune categorie che devono dimostrare di essere meritevoli del privilegio di manifestare. 

 Per quel che mi riguarda, finché sarà così, il pride ha il dovere di essere il più festante, colorato e glitterato possibile. Io ho il diritto di gioire e divertirmi tanto quanto un alpino alla sua legittima festa.

(Su questo preambolo un paio di anni fa avevo anche fatto un fumettino che potrete trovare qui).

 Detto questo, eccovi una serie di letture sia che al pride ci andiate, sia che non sappiate che cavolo sia, sia che abbiate pregiudizi o meno.

 Leggere apre la mente (di solito), concediamoci tutt* una possibilità!


SECONDO NATURA di Eva Cantarella, Bur:

 Internet è un mondo vasto che comprende gente come i terrapiattisti o quelli che si curano con acqua e zucchero, ci sono anche persone (che esistono, come le prime due categorie, anche nella vita reale ma prima di internet almeno potevo ignorarlo) che sostengono i gay e le lesbiche non siano mai esistiti e tutto faccia parte di una malvagia kospirazione gender a opera della subdola lobby gay.


Ok, spero che tra costoro nessuno abbia fatto latino alle superiori e men che meno il liceo classico vista la quantità di testi lgbt presenti nelle antologie. Nell'antica Grecia e nell'antica Roma (con valenze diverse) la bisessualità non era solo diffusa, ma aveva una valenza sociale.

 Posso ricordare ancora gli imbarazzati e striminziti specchietti informativi dei miei testi del liceo sull'omosessualità e bisessualità nel mondo antico.

 Arrivavano quando tra un Cirno volante e una Saffo amorosa toccava confessare l'amara verità: l'eterosessualità non era l'unico orientamento ammesso.

 Perché e per come, lo spiega, benissimo la grecista Eva Cantarella nello splendido "Secondo natura" che restituisce a un mondo che il cristianesimo costringerà a secoli d'oblio, lo splendore che aveva: l'orientamento sessuale non eterosessuale come pulsione positiva della società, fondamenta di rapporti sociali, rito di passaggio, cemento di amicizie, ispirazione per versi immortali.

 Da leggere, soprattutto, sottolineo, se siete eterosessuali. Scoprire che il mondo non è sempre stato  solo eteronormato potrebbe avere dello sconvolgente ve lo assicuro.


STIAMO TUTTI BENE di Giulia Gianni, ed. La nave di Teseo:

Una coppia di mamme, un pupo e una famiglia arcobaleno nell'Italia senza stepchild adoption (senza inglesismi: l'adozione del figlio del compagno).

Il web e i mezzi d'informazione ci restituiscono una realtà spesso cruda, spaventosa, piena di commenti crudeli e illazioni da film horror. Gli italiani sono davvero ciò che scrivono sul web? In realtà sembrerebbe di no.

 Come sempre succede, prendersela con concetti astratti e persone che non conosci e mai conoscerai è molto facile e purtroppo solletica gli istinti più bassi di troppa gente frustrata.

 Poi, quando ti capita di venire a contatto con persone in carne ed ossa il registro cambia, scopri che non sono alieni, ma esseri umani come te, persone normalissime che vivono le stesse identiche cose che vivi tu: hanno problemi sul lavoro, devono pagare un mutuo, magari faticano ad arrivare a fine mese E sono una famiglia arcobaleno.

 A quel punto prima ci si rende conto che le cose in comune sono molte più di quelle non in comune, poi si comprende il punto fondamentale: una famiglia è una famiglia, basta ci sia l'amore.

 Altrimenti quello che vuoi non è che gli italiani mettano al primo posto la famiglia, vuoi che mettano al primo posto un finto perbenismo fatto di apparenze per le quali l'importante è che siano mamma, papà e figli, poi chissenefrega di quel che succede tra le mura di casa loro.

 "Stiamo tutti bene" racconta le gioie e le difficoltà (soprattutto legali) di una famiglia arcobaleno e restituisce speranza.
 Noi italiani, alla fine della fiera, non siamo così pessimi come vogliamo sembrare, siamo solo, ultimamente pieni di rancore e di soprattutto pieni di troppe persone che vogliono pomparlo quel rancore. Perché come dicevano i romani: dividi et impera.

Se vi incuriosisce il tema delle famiglie arcobaleno, consiglio, tra tutti, due bei libri "Hello daddy" del giornalista Claudio Rossi Marcelli e "Figli dell'arcobaleno" di Samuele Cafasso, ed. Donzelli, in cui sono raccolte le testimonianze di famiglie arcobaleno composte nel modo più disparato (due mamme affidatarie, figli da precedenti unioni, coppie di mamme ecc.).


UN ANNO SENZA TE di Giopota e Vanzella, ed. Bao Publishing:

 E' uscita da poco questa bellissima graphic novel di Giopota e Vanzella che racconta con dolcezza e alcuni meravigliosi tocchi surreali, quel che succede alla fine di un amore.

Come ci si riprende quando finisce una storia? Il protagonista è un ragazzo gay, ma ve lo consiglio perché chi pensa che ci sia un modo di amare etero e uno gay veda che siamo tutti sulla stessa barca, qualche volta felicissimi, talvolta tristissimi. L'amore è amore, non importa l'orientamento sessuale dei protagonisti.

 Consiglio anche "L'orgoglio di leone" di Flavia Biondi ed. Renbooks che finisce, tra l'altro, in un gay pride.

 Tommaso giovane rampante, finge eterosessualità con un fidanzamento di facciata (la ragazza ovviamente pensa sia vero), finché non conosce Leone, giovane, orgoglioso e per nulla disposto a rimanere nell'ombra. Nella vita, prima o poi, bisogna trovare il coraggio di essere sé stessi o non ci rimarrà niente di noi.


HO MOLTI AMICI GAY di Filippo Maria Battaglia, ed. Bollati Boringhieri:


Gli omofobi sono sempre pieni di amici gay che però gli altri gay non conoscono.
 Quindi esistono delle persone omosessuali che amano avere amici dediti alla loro umiliazione perpetua e ben felici che sia così.

 Nel nome di questi fantasmi che non si palesano mai, si perpetrano le peggiori nefandezze. Non esiste discorso omofobo che non inizi con la doverosa premessa "Ho molti amici gay" (peraltro dici, non è che ce ne hanno uno o due, ce ne hanno anche molti).

 Il giornalista Filippo Maria Battaglia, già autore di "Stai zitta e vai in cucina" (che raccoglieva le sparate sessiste dei politici italiani), raccoglie tutte le frasi omofobe pronunciate dagli italici politici nelle più disparate occasioni.

 Ci sarebbe da ridere, se non ci fosse da piangere.


GOLDEN BOY di Abigail Tartellin ed. Mondadori:

 Quanti di voi conoscono una persona intersex? Quanti personaggi intersex abbiamo mai visto rappresentati in film, serie tv, libri ecc? Io ricordo giusto "Faking it" in cui appariva una ragazza intersex (e quello era il suo grande e innominabile segreto).

 Non stiamo parlando di persone transgender, ma di chi nasce con cromosomi sessuali, genitali e/o caratteri sessuali che possono appartenere a entrambi i generi.

 Cosa succede quando ci si trova naturalmente a cavallo tra due generi? Come e quando si decide qual è il proprio genere d'elezione? E' doveroso decidere? E cosa pensano gli altri di te? Come si vive nel mondo?

 "Middlesex" di Eugenides raccontava la storia di un intersex, concentrandosi però sulla genia (c'era un'ingarbugliata vicenda familiare tra cui due fratelli che si sposavano), mentre "Golden boy" di Abigail Tatterlin narra la vicenda di un Max, un ragazzo bello, intelligente, sportivo, ammirato da tutti, figlio di una coppia in vista e benestante, un vero e proprio golden boy.

 Il punto è che Max, anche se nessuno lo sa, è un intersex e con l'adolescenza arrivano le grandi domande: chi sono? Mi piacciono i ragazzi, le ragazze o entrambi? Cosa vorrò essere per il resto della mia vita?

La famiglia, un po' per perbenismo, un po' per autentica confusione, tende a imporgli decisioni che gli vanno sempre più strette.
 Forse sarebbe meglio non dover decidere, ma come glielo spieghi a una società fondata sul binarismo di genere?


NON CI SONO SOLO LE ARANCE di Jeanette Winterson, ed. Mondadori:

 Libro meraviglioso di ormai parecchi anni fa che però continua a descrivere con una precisione inattaccabile cosa voglia dire scoprirsi gay in una famiglia super religiosa.

 Ispirato all'infanzia e alla giovinezza dell'autrice (che ha raccontato la vera storia, quasi identica, in "Perché essere felice quando puoi essere normale?"), racconta le vicende di una ragazza adottata in fasce da una coppia assai religiosa che la cresce nell'attesa della fine del mondo.

 In un crescendo claustrofobico che l'autrice sa rendere in un meraviglioso modo tragicomico, le tinte si fanno più fosche durante il periodo dell'adolescenza, quando la protagonista scopre di essere lesbica e, dopo alcuni tentativi di "pentimento" ovviamente falliti, viene buttata fuori di casa.

 Fortunatamente per lei è molto talentuosa e dopo un periodo di vagabondaggi riuscirà a farsi ammettere con una borsa di studio all'università.

 Non tutti, purtroppo, hanno la fortuna della Winterson, in Italia (e nel mondo in generale) ci sono ancora adolescenti o ragazzi appena maggiorenni che vengono rifiutati dalle famiglie e buttati fuori di casa. 

 Stanno sorgendo finalmente delle case rifugio anche per loro nell'attesa che i genitori si rendano conto che i figli non finiscono di essere tali quando smettono di essere come te li eri immaginati nei tuoi fulgidi sogni. Tuoi.


USCIR FUORI di Myriam Cristallo, Sandro Teti editore:

Quando sento parlare della fantomatica lobby gay o dell'agenda gay mi domando chi mai potrebbe avercela con una lobby talmente scrausa  da non essere ancora riuscita a far approvare una legge contro l'omofobia, che ha ottenuto una legge sulle unioni civili (anche monca) con almeno 15 anni di ritardo e non riesce a evitare continue aggressioni ai danni della sua comunità?

 Voglio dire una lobby del genere non dovrebbe manco esistere o infatti in realtà non esiste proprio.

 "Fuori" di Myriam Cristallo ricostruisce i dieci anni di storia del Fuori, il Fronte unitario omosessuale rivoluzionario italiano, la prima organizzazione lgbt italiana che dal 1971 al 1982 portò per la prima volta le istanze lgbt all'attenzione di chi i gay non voleva neanche pensare che esistessero.

 Quando ti senti circondato dalla fuffa ideologica, quando non conosci e perciò non sai di cosa stai parlando, il consiglio è sempre uno: informati su fonti autorevoli, potrebbe aprirsi un mondo.


GLOBAL GAY di Frédéric Martel, Feltrinelli edizioni:

 "A cosa serve il gay pride? Avete già tutti i diritti!"

 Risposta: no, non ho tutti i diritti. Non ho il matrimonio egualitario, ma un istituto speciale per persone speciali (leggete pure "che non sono come gli altri") chiamato unioni civili (e sottolineo che FINALMENTE almeno c'è questo), rischio di essere discriminata a lavoro se il mio datore di lavoro dovesse essere omofobo, non potrei adottare il figlio della mia compagna, devo leggere ogni giorno cose come "i gay sono malati" e altri cose simpatiche e, per giunta, alle mie proteste, sentirmi rispondere, "E' un'opinione".

 Perché adesso essere omofobi e razzisti si nasconde dietro "è un'opinione", no, se discrimini non è un'opinione, è razzismo o omofobia o sessismo (a seconda di chi decidi di infamare opinando).

 Risposta due: io in Italia me la passo almeno benino perché c'è stato un lungo percorso che, alla fine della fiera, con incredibile lentezza, qualche frutto ha portato. La società civile ha fatto dei passi in avanti e l'anno prossimo dovrei unirmi civilmente.

 Ma che nel resto del mondo la comunità lgbt come se la passa? Il libro di Martel aiuta a fare il punto della situazione, nel bene e nel male. Tra punizioni pubbliche, condanne a morte, carcere, "campi di concentramento", cliniche riparative, carcere e altre amenità, non bene.

 Certo ci sono stati tanti passi in avanti, ma ancora in larga parte del mondo, essere gay comporta essere vittime di persecuzione.
 Il pride, anche festoso, anche esagerato, serve per ricordare che esistiamo noi ed esistiamo loro.

 E a tutti coloro che dicono "Eh ma le trans, vestite così" si ricorda che furono proprio le trans a dare il via ai moti di Stonewall, la prima grande protesta del mondo lgbt.

 Se pensate che questo post dovrebbe riguardare solo la comunità lgbt vi sbagliate, riguarda tutti, perché ogni persona che acquista più diritti è un progresso per tutta questa nostra convulsa, spesso confusa e impaurita, umanità.

Ps. Si consiglia la visione del film "Pride". Inghilterra, 1984. In 32 anni i passi avanti sono stati enormi, che continui ad essere così.

9 commenti:

  1. Gran bell'articolo!
    E bel film "Stonewall", peccato sia stato ignorato da cinema e televisione, l'avremo visto sì e no in quattro.

    Aggiungo una cosetta che ho scoperto solo di recente.
    Oltre ad appellarsi all'intoccabile "opinione personale", sempre più gente si sta trincerando dietro una fantomatica "libertà di religione" per poter dire quello che le pare contro l'omosessualità senza rischiare di incappare in un crimine d'odio (che quasi ovunque nel mondo civilizzato è considerato reato anche nei confronti degli omosessuali, tranne che nell'illuminatissima Italia, ovviamente).

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  2. (scusa se commento in due post, dal cell era scomodo).

    Io sono etero, ma ho molti amici alpini :-P
    Sono stata a un solo pride, e mi sono divertita moltissimo, come quando vado a ballare nei locali gay-friendly.
    Il punto principale è che i diritti civili sono diritti umani, la gente che non vorrebbe fossero universali tira in ballo la religione per non rivelare le proprie fobie.

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    1. Sottolineo, non è un post contro gli alpini. E' un post per dire che come gli alpini festeggiano come gli pare (e aggiungo COMPLETAMENTE come gli pare), allora non puoi fare l'anima bella con le altre manifestazioni. Cioè se quel bordello lo avessero fatto studenti, centri sociali o non so chi altro, sarebbe arrivata la celere, invece siccome era una festa di militari, ehi baby ma che fai non ti diverti? Era proprio per sottolineare che l'esagerazione tu la contesti solo a chi non ti piace, negli altri la tolleri, anzi, la trovi anche divertente.

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  3. Bei libri, consiglio qualcosa di Cristiana Alicata (il primo, Quattro, l'ho letteralmente divorato).

    Aggiungerei una minima precisazione: ormai tutti lo chiamiamo semplicemente Pride, proprio perché non è solo dei gay... :)

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    1. sì lo so, ma anche chiamarlo Pride e basta certe volte mi pare un modo per omettere una parola che insomma non piace tanto

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  4. "Se pensate che questo post dovrebbe riguardare solo la comunità lgbt vi sbagliate, riguarda tutti, perché ogni persona che acquista più diritti è un progresso per tutta questa nostra convulsa, spesso confusa e impaurita, umanità."
    Quanto è vero!
    Consigli interessanti, un paio li cercherò ;)

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  5. "5) Nonostante fosse un pride sobrio quanto una manifestazione dello Spi, al nostro passaggio i genitori coprivano gli occhi ai bambini, che voglio dire, al massimo stavano vedendo delle persone in corteo con delle bandiere arcobaleno, non molto di più. Addirittura ricordo una madre correre via a gambe levate sballottando i pargoli, forse terrorizzata che i figli le diventassero gay col solo potere dello sguardo."

    ma veramente c'è gente che fa davvero 'ste cose? io speravo fosse solo un meme scemo.
    comunque post bellissimo, alcuni libri li avevo già tra le cose da leggere (su tutti la Cantarella e Giò Pota), altri li aggiungerò. Grazie :)

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  6. Bell'articolo, con tante letture interessanti e per ogni palato, e anche con molti spunti di riflessione, che è anche meglio.
    Ho letto e adorato "Middlesex", anche se credo che sia più incentrato sulla storia della famiglia protagonista che non tanto sul protagonista intersex, tuttavia è un libro che consiglio tantissimo.
    Per quanto riguarda i gay pride sono d'accordo con te. Non ho partecipato a molte manifestazioni, giusto un paio quando ero studente, e non ho mai nemmeno visto da lontano un gay pride. Tuttavia trovo assurdo che una manifestazione per l'orgoglio gay venga considerata immorale e una degli studenti no. In base a cosa? Perché ci sono uomini che indossano minigonne? Come hai fatto notare gli alpini sono molesti, e fra gli studenti troverai sempre il gruppo che profuma di canna tanto che ti impregna i vestiti, eppure nessuno se ne lamenta.
    Supportare i diritti dei gay o di chiunque altro è un dovere. Un domani potrei avere un figlio e potrebbe essere gay, e dato che già sarà difficile per lui o lei capirsi e forse anche accettarsi, vorrei una società che non lo condanni per essere sé stesso/a.
    A parte questo esiste una serie di documentari, si chiama "Gaycation" (gay-vacation) in cui l'attrice Ellen Page viaggia per scoprire la situazione delle comunità gay nel mondo. Un'amica me lo ha consigliato e ha detto che è interessante, fatto bene, e fa anche capire che la realtà lgbt in altri paesi è devastante.
    Comunque, complimenti ancora per il bel post :)

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