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giovedì 21 settembre 2017

Ma quanti cartoni animati abbiamo visto? Il vero fulcro dell'immaginario collettivo dei nati negli anni '80: i cartoni! Una storia d'amore a base di Bim Bum Bam, Super3, robot, orfanelle, sport mortali e rivoluzione francese

 Argomento assolutamente imprescindibile per i nati negli anni '80 sono loro: i cartoni animati giapponesi.

 Purtroppo della serialità non animata tipo "Mindy e Mork" o "Il mio amico Arnold" ecc. non ho grande memoria perché ero davvero piccola (in quel senso sono più una figlia degli anni '90 con "Bayside School" che, al contrario di "Beverly Hills 90210" che i miei genitori giudicavano inadatto alla mia giovine età, mi era concesso).

 L'unica serie non animata di cui ho buona memoria è "Super Vicky" verso la quale provavo un misto di simpatia e forte repulsione. C'era qualcosa di inquietante in una bambina che sembrava come me, ma incapace di provare sentimenti (forse anche per questo ricordo benissimo la puntata in cui invece si capisce che ne prova e inizia a piangere).

 Come sapranno perciò i nati negli anni '80 sono gli anime i veri signori del nostro immaginario infantile e, a posteriori, non riesco a immaginare lo sconcerto che molti genitori devono aver trovato davanti a un prodotto che per noi era sempre esistito e per loro irrompeva come un fulmine a ciel sereno (o quasi, visto che "L'uomo tigre" e "Capitan Harlock" erano in giro già da un po').

 Non esiste bambino nato e/o cresciuto negli anni '80-'90 che non abbia visto decine di cartoni animati di ogni disparato genere: da quelli criminal con "Lupin" e "Occhi di Gatto", a quelli sentimentali come "E' quasi magia Johnny" e "Un fiocco per cambiare, un fiocco per sognare", a quelli robotici, fino a quelli magici.

 Impossibile elencarli tutti, la quantità, a posteriori, risulta talmente enorme che viene da domandarsi quando abbiamo avuto il tempo di vederli tutti.

 Un esempio di quanto siano stati pervasivi nell'immaginario collettivo, sono i fumetti di Zerocalcare. Se Zerocalcare può permettersi di tramutare quasi tutti i suoi amici e conoscenti in personaggi dei cartoni, lo deve a una memoria generazionale comune che sa benissimo di cosa sta parlando.

 I cartoni animati sono stati parte integrante della nostra infanzia e non si può non ricordarli in un post sugli anni '80.
 Ho cercato di fare uno stringato excursus proponendo letture a tema (oltre ai manga correlati ai cartoni)!
Andiamo!


BIM BUM BAM e LA POSTA DI SONIA:

 Cologno Monzese.

Un posto che per chiunque non abitasse in Lombardia era mitologico quanto Camelot, ossia poteva esistere, come non esistere, anche se, effettivamente le letterine per dire a Paolo Bonolis quanto mi piacesse Memole le spedivo. 


 Ma era un po' come quando spedivo le lettere alla Befana: come potevano le poste italiane consegnare una letterina in un posto magico?
 (Anni dopo alla vista di Cologno Monzese, ho poi pensato che certi luoghi dovrebbero rimanere immaginati e non visti realmente, ma questa è un'altra storia).

 Cologno Monzese, assieme al salotto della posta di Sonia, sono stati i miei luoghi del cuore dall'asilo in poi.

 Cos'era la posta di Sonia?

 Una cosa che conoscono solo i bambini del Lazio e che ora non esiste più perché il canale dove andava in onda, praticamente mille ore al giorno, "Super3" ha chiuso qualche anno fa.

 Sonia, una donna riccioluta e con gli occhiali rimasta identica per vent'anni, conduceva questo neverending programma per ragazzi dove si avvicendavano i cartoni animati giapponesi più assurdi, intervallati da quattro sole pubblicità: gli sciroppi pallini, la cedrata Tassoni, i giocattoli de La Giraffa e Cerbiatto il cornetto appena fatto.

Sonia e Birillo
 Quando non c'era Bim Bum Bam, c'era lei che mandava in onda per l'intero pomeriggio vagonate di cartoni: l'Ape Maia (infiniti pomeriggi a fare l'analisi logica con il sottofondo di questa sfigatissima ape), Ransie la strega (con tanto di sigla soft porno), Mazinga, Daltanius, Ufo Robot, cartoni con macchinine, Pat la ragazza del baseball (la tristezza più assoluta), Gigi la Trottola, quel lacrimevole cartone della famiglia di otto orfani inspiegabilmente lasciati a loro stessi dai servizi sociali giapponesi, la principessa Zaffiro (altro che gender), Kenshiro (un cartone che ancora mi domando come fosse concesso mandare in onda in quella fascia d'ascolto) ecc ecc.


 Non c'era bambino del Lazio che non sognasse di essere invitato nel salotto di Sonia, assieme a lei e al suo fido assistente, il Robot Birillo. E la sera anche la canzone finale, che riuscivo a vedere solo a casa della mia amica Marta, perché mia madre mi impediva di vedere cartoni alle sette di sera.

 Quando sento che troppa tv non fa bene ai bambini penso che di certo è vero, ma che mi ha regalato bellissimi ricordi, di tantissimi pomeriggi con le mie amiche a discutere animatamente sui personaggi, a fingere di essere loro e a immaginare una caterva di storie.

 Oltre, naturalmente, a trepidare per una chiamata di Sonia (che a qualcuno dei miei amici peraltro è anche arrivata). Basta, mi sto commuovendo sul serio.


LO SPORT (gli SPOKON):

Se c'è una cosa in cui sono sempre stata negata, quella è lo sport. 
 Non sono mai stata brava in niente, se non in tiro con l'arco alle superiori (ah, e so nuotare molto bene, ma mai fatto nulla di agonistico neanche per sbaglio). Fine.

 I miei per anni mi hanno mandato, senza nessun risultato visibile, allo sport sfigato per eccellenza: l'atletica.
 Per carità, visto in una prospettiva storica, l'atletica è la più nobile delle discipline, ma in una prospettiva di bambina/adolescente, se non facevi almeno pallavolo, non eri nessuno.

 In verità, se proprio devo dirla tutta, sono anche abbastanza grata di non essere stata immischiata in questi giochi di squadra, conoscendomi sarei impazzita in pochi mesi. 
 Tuttavia, i cartoni animati giapponesi spingevano i nati negli anni '80 a desiderare per sé stessi cose inarrivabili: performance di altissimo livello a 13 anni e, soprattutto, le olimpiadi di Seul. Ovunque si trovasse Seul.

 Metà del palinsesto e oltre di Bim Bum Bam era occupato da gente che giocava a qualsiasi sport: dai famosi Mila e Shiro e Mimì Ayuara (la regina delle disgrazie) con la pallavolo, a Holly e Benji col calcio, da Hilary armoniosa Hilary con la ginnastica artistica, al baseball del gemello morto di "Prendi il mondo e vai"
 Tale era la sete di avventure sportive che mi sciroppai persino un cartone sul GOLF.
 Il Golf, non so se ci rendiamo conto.


Ogni partita era la partita della vita, quella che se la vincevi saresti arrivato non si capiva mai bene dove, ma saresti arrivato.
  C'era gente che rischiava la salute, infarti (!), che si faceva malmenare da allenatori che avrebbero meritato solo la galera (persino nella foga mi rendevo conto che Nami Ayase avrebbe dovuto recarsi alla polizia), che rinunciava ad assistere i fidanzati camionisti in fin di vita in ospedale (Mimì) e pensava di risolvere sul campo i propri problemi esistenziali. 

Un passaggio ad un compagno non era un semplice passaggio, ma serviva a risolvere una quindicina di drammi da spogliatoio che si protraevano da mesi, tra tentativi di accoltellamento, malelingue e fidanzate rubate.
 Per non parlare delle squadre avversarie, popolate da mitici e inarrivabili eroi che però non finivano mai per bastare a sé stessi. La squadra infatti non li sopportava ed era ben lungi dall'avere quel grande cuore dei protagonisti.

 Cosa leggere in proposito sugli spokon (parola che definisce i manga sportivi)? 

 Di certo il purtroppo piccolo libro di Enrico Cantino "Da Mimì Ayuara a Oliver Hutton" ed. Mimesis, che analizza l'archetipo degli eroi sportivi nei manga giapponesi.

 Si potrebbe poi aggiungere il saggio su Mitsuru Adachi, uno dei più famosi mangaka giapponesi, che ha fatto dello sport uno dei temi centrali delle sue opere, "Mitsuru Adachi" di Federica Lippi ed. Iacobelli.
 E ovviamente tutti i manga correlati!


ROBOT, ALIENI, CAVALIERI ecc:

 Lo ammetto, i cartoni animati sui robot non sono mai stati i miei favoriti.

 Li vedevo, nella massa, ma li trovavo noiosi. Tanto che i buoni avrebbero vinto, tra una trasformazione e l'altra, sarebbe stato scontato. Il primo anime robotico ad essermi piaciuto è stato "Neon Genesis Evangelion", molti anni dopo, ma quella è proprio un'altra storia che in comune con le precedenti ha giusto i robottoni.

 Anche gli alieni, come accennavo ieri per E.T. non incontravano i miei favori. Non so mai stata particolarmente attratta dallo spazio profondo perciò il mio cervello ha resettato praticamente tutte le trame e i personaggi, fatta eccezione per le sigle e per Doraemon gatto spaziale.

 Tuttavia, meritavano la citazione sia per la mole di cartoni a tema giunti in Italia, sia perché è uno degli argomenti su cui, a livello di saggi, si trova di più in giro.

 Nella mostra sugli anni '80 al Wow ho scoperto che ben prima dell'inchiesta delle Iene "I manga sono tutti porno", ben prima della psicologa che diceva che Sailor Moon rendeva gay i bambini maschi, c'era stata la polemica sull'esistenza dei robottoni giapponesi, rei di provenire dalla cultura violenta dei kamikaze.

 Gli articoli d'epoca proposti nella mostra sono sconcertanti. Toni apocalittici per il povero Mazinga, ero crudele reo di atti crudeli e violenti. Una dose di razzismo verso il Sol Levante non da poco e addirittura interrogazioni della Dc.

 Ho anche scoperto però, che tale era l'amore per i robottoni da aver generato in Italia dei manga farlocchi a tema, scritti da autori italiani, come il tarocchissimo "Golzinga".
 Ci tengo a menzionare in ultimo "I cavalieri dello zodiaco" che molto mi appassionava.
  Ero però piuttosto contrariata dal fatto che l'unica femmina fosse Atena e, pur essendo una dea, fondamentalmente non faceva niente.

 Avevo quindi decretato, complice l'armatura rosa, i capelli lunghi e il nome da femmina, che, Andromeda, fosse appunto una donna.

 I miei cugini più grandi tentavano di scalfire questa mia granitica convinzione, ma anche a loro riusciva difficile giustificare un maschio con quel nome, così mi concedevano il beneficio del dubbio.
 Ora, per la cronaca, esistono anche i cavalieri dello zodiaco donne.

Da leggere, oltre ai manga:
- "I cavalieri dello zodiaco. Hai mai sentito il cosmo dentro di te?" di Stefano Tartaglino, ed. Ultra
- "Guida ai super robot" di Jacopo Nacci, ed. Odoya
- "Super Robot Files" di Fabrizio Modina, Edizioni Bd
- "Go Nagai. Il padre dei Super Robot" di Giorgio Giuliani e Carlo Mirra, ed. Ultra


ORFANELLE E MAGHETTE:

 Macrosezione in cui convergono tutti i cartoni di orfanelle possibili e inimmaginabili e tutte le varie maghe, in grado di governare cose improbabili, dai fiori ai giochi di prestigio.

 Le orfanelle non mi piacevano. Le trovavo angosciante e, in parte, i tagli della censura rendevano assolutamente incomprensibili delle puntate.
 Ricordo la puntata in cui Georgie (cartone già parecchio ambiguo, visto che non mi era proprio chiarissima la differenza tra fratello di sangue e fratello adottivo, con tutte le conseguenze del caso) viene buttata fuori di casa dalla matrigna e messa a dormire di colpo in stalla.

 Dalla trama non si evinceva assolutamente perché di colpo la donna avesse questa alzata di crudeltà improvvisa. 
 Io e la mia amica Marta eravamo atterrite: una povera orfana ora anche costretta a dormire in una stalla! La scena, poi, con Georgie, in lacrime che batteva sulla porta per farsi aprire, senza successo, era straziante.

 Ci interrogammo molto su quell'evento. Cos'era accaduto?
Anni dopo scoprimmo che Georgie aveva avuto nientepopodimeno che il primo ciclo, cosa che aveva indotto la matrigna a considerarla una sorta di minaccia per la propria allupata progenie maschile.

  E questo è solo uno degli episodi! 

 Candy che si vede morire il primo amore e portar via il secondo per via di una trave caduta sulla donna sbagliata, Heidi costretta a fare la dama di compagnia a Francoforte, Lovely Sarah (che piaceva tanto a mia madre), caduta in disgrazia e di colpo serva, Papà Gambalunga che manteneva orfane per poi sposarle. 

Anche quando non erano orfane, avevano qualche problema, come Millie un giorno dopo l'altro, in cui la sorella maggiore non accettava la minore, una dolcissima frugola.

 Le maghette erano meglio. La mia preferita era l'incantevole Creamy, un po' perchè mi riconoscevo in Yu e sognavo di avere un negozio di crepes giapponesi.
Le seguivo comunque tutte assiduamente e con ben altro spirito.
 Oltre a fare cose magiche molto belle, in genere non avevano traumi familiari e desideravano solo essere grandi anzitempo per fare cose favoloseh come diventare star di fama internazionale e piacioneggiare con ragazzi puntualmente più grandi e irraggiungibili.
 Facevano insomma quello che qualsiasi bambina con l'idea vaga che da adulti sia tutto bellissimo, vorrebbe fare.

 IL CASO KISS ME LICIA:

 Ricordo persino io quanto fosse amata "Kiss me Licia" (anche se rimaneva misterioso perché nella sigla fosse bionda e nel cartone castana).
  A me non faceva impazzire particolarmente e non capivo perché Mirko non potesse permettersi una tata invece di far vagare un bambino da solo con un gatto.
 Ricordo anche la serie con Cristina D'avena, ma preferivo di gran lunga le assurde serie che venivano mandate durante Bim Bum Bam con i conduttori protagonisti, come il fantastico "BatRoberto" o la casa dei fantasmi. Peccato che ogni puntata durasse a stento due minuti scarsi.

Cosa leggere:
- I romanzi di Keiko Nagita, "Candy Candy" e "Candy Candy lettere", ed. Kappalab
- "Candy Candy. L'eroina di una generazione" di Lidia Bachis, ed. Ultra
- "Dall'Incantevole Creamy a Pollon. Maghette e incantesimi nell'animazione giapponese" di Enrico Cantino, Mimesis edizioni
- "L'incantevole Creamy. La magia di essere sè stessi" di Fabio Cassella, ed. Iacobelli
- "Da Lamù a Kiss me Licia. Le dinamiche di coppia secondo l'animazione giapponese" di Enrico Cantino, Mimesis ed.


I CARTONI STORICO/LETTERARI:

Come spiegare alle generazioni successive, che la sete di manga aveva raggiunto tali inumani picchi da rendere appetibile, oltre al succitato cartone sul golf, anche un cartone sulla vita di Cristoforo Colombo?

 I cartoni storici erano pieni di perle. 
 C'era il tristissimo "Fiocchi di cotone" sulla segregazione razziale e lo schiavismo negli Stati Uniti, (ascoltare la sigla, capolavoro assoluto) e c'erano quelli a tema rivoluzione francese, il quasi dimenticato "La stella della Senna" e ovviamente lei "Lady Oscar".

 Faro per generazioni di giovani lesbiche (per me lo furono Sailor Uranus e Sailor Nettuno, sono più anni '90), devo dire che per me fu semplicemente un ottimo modo per imparare la rivoluzione francese, storicamente ricostruita benissimo. E' grazie a lei se anche chi non ha mai aperto mezzo libro, sa dell'esistenza dello scandalo della collana e mai può dimenticare la presa della Bastiglia.

 Tuttora la combattiva donzella, bionda di capelli e rosa di guancia, figlia di un padre che voleva un maschietto ma ahimè (e noi tutte a chiederci scandalizzate: ahimè???) sei nata tu, conserva un posto speciale nei ricordi di chi amò i cartoni di quel periodo. 

 Protagonista di una storia gloriosa, coraggiosissima, che sapeva farsi valere tra gli uomini e al contempo dolce, sensibile e affascinante per uomini e donne.

 I cartoni letterari erano, devo dire, abbastanza inutili. Li riporto come nota a margine, ma tra Dolce Remì e Piccole donne non è che c'era di che stare allegri.
 Ricordo che avevano avuto il coraggio di fare persino il cartone di "Tutti insieme appassionatamente"!

Da leggere:
- "Lady Oscar. L'eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda" di Valeria Arnaldi ed. Ultra
- "Lady Oscar. Amori, segreti ed epiche battaglie" di Davide Castellazzi ed. Iacobelli


ROBE NON GIAPPONESI:

 Considerando che, pur avendoli visti tutti, non sono mai andata particolarmente pazza per i cartoni della Disney (qualcuno, come "Robin Hood" mi piaceva, ma tutte le varie principessate non avevano un grande appeal su di me), faccio fatica a ricordare cartoni animati non giapponesi della mia infanzia.
Ducktales ogni storia è una nuova storia, misteriosa paperosa

 Eppure a memoria, ricordo bene che il primissimo film che vidi al cinema fu la Sirenetta, ricordo persino che all'inizio c'era un cortometraggio e che mi sentii molto fortunata ad aver visto due film di seguito invece di uno!

 Ho memoria di vari cartoni dell'Uomo Ragno e Batman, ma già all'epoca si vedeva che erano inferiori ai giapponesi (i cartoni eh).
 L'unico che un po' se la batteva era "Ducktales", le avventure (vere avventure) di Paperon de Paperoni, Qui, Quo e Qua, e una serie di personaggi papereschi che risolvevano questioni varie, spesso misteri.

Ps. Da tutto ciò sono rimasti fuori i miei due cartoni animati preferiti in assoluto: "Ranma 1/2" e "Sailor Moon" essendo degli anni '90. Mancano anche "Maison Ikkoku2 e "Lamù", ma credo che Rumiko Takahashi meriti un post a parte"!

E voi? Quali erano i vostri cartoni preferiti? Quali non potevate soffrire? Testimoniate!

7 commenti:

  1. Off topic: Sonia gestisce una tabaccheria a Latina, true story, no leggenda metropolitana. Penso che un 50% della suo clientela sia costituita da nostri coetanei nostalgici :)

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    1. Eh, correva questa leggenda. Purtroppo da casa mia Latina è il viaggio della speranza :'( Però ho apprezzato il suo video per il Latina Pride di quest'anno! Ovviamente stravisto!

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  2. Io sono nata un po' prima di te, e l'ondata degli anime giapponesi me la sono presa tutta-tutta d'infilata. Anzi, molti dei cartoni della seconda metà degli anni '90 io già li snobbavo o perché non mi interessavano proprio, o perché non ne sopportavo le censure (molto aumentate rispetto agli anni '80).
    Comunque...

    Pat la ragazza del baseball (la tristezza più assoluta)

    Ma non è vero! Pat era bellissimo e aveva una sigla fighissima! O_O Per una volta che a baseball gioca una ragazza...
    Se vuoi un cartone di baseball di cui avere paura e invasione di tristezza, vatti a guardare "Tommy la stella dei giants" e poi ne riparliamo! XD
    (Il video di Stefano Piffer su Pat l'hai visto?)

    quel lacrimevole cartone della famiglia di otto orfani inspiegabilmente lasciati a loro stessi dai servizi sociali giapponesi

    "Coccinella". Che in fin dei conti di lacrimevole aveva poco, perché il grosso degli episodi era infarcito delle marachelle dei fratelli più piccoli.

    Hilary armoniosa Hilary con la ginnastica artistica

    Non farti sentire, o vuoi che i fan delle nostre italiche "farfalle" da una parte, e di Ferrari, Ferlito e compagnia dall'altra vengano a minacciarti? XD
    Quella di Hilary è ginnastica ritmica! Nastro, cerchi, palle, clavette, ecc. Ginnastica artistica è quella (per le donne) con trave, parallele asimmetriche, volteggio, corpo libero, ecc. ;)

    mi sciroppai persino un cartone sul GOLF

    "Tutti in campo con Lotti", yeah! Come cartone era divertentissimo, il protagonista era sempre allegro ^^

    Il primo anime robotico ad essermi piaciuto è stato "Neon Genesis Evangelion"

    Per me il contrario. NGE non ho neanche finito di vederlo, ed ha decretato il mio allontanamento dall'animazione giapponese seriale più moderna. A parte qualche eccezione, dopo ho letto quasi solo manga. I robottoni di quando ero piccola, invece, mi piacevano moltissimo (e sì, rivisti da adulti fanno un po' "meh!" quanto a trame - non tutti, eh! -, ma allora ci facevano sognare!).

    Ero però piuttosto contrariata dal fatto che l'unica femmina fosse Atena

    Ma non è vero! XD C'erano Tisifone, Castalia e altre tizie sparse, che tecnicamente erano pure superiori ai cavalieri protagonisti all'inizio (cavalieri d'argento vs cavalieri di bronzo aka Pegasus & co.). Più altri personaggi sparsi. Tutte, in ogni caso, molto più simpatiche e capaci di frigna-Isabel :P
    Andromeda non l'hai scambiato per una donna solo tu: da qualche parte (forse in Francia?) nelle prime puntate gli avevano appioppato una doppiatrice invece di un doppiatore! XD

    Heidi ... Lovely Sarah ... Papà Gambalunga

    Qui però, a differenza che per Candy e Georgie, tutta l'angoscia, o quasi, è farina del sacco della buona vecchia Europa. Sono cartoni animati tratti da romanzi famosi della tradizione occidentale, così come tantissimi altri che coinvolgevano orfani e sfighe (compreso "Fiocchi di cotone per Jeanie", pare). Mai sentito parlare del World Masterpiece Theater? :) Guarda caso, io che adoravo leggere quel tipo di romanzi, ho amato anche molti di questi anime "letterari" (ma Remì... urka, su Remì facciamo gli scongiuri, ok? °_°)

    https://it.wikipedia.org/wiki/World_Masterpiece_Theater#Elenchi_degli_anime_Meisaku

    (4 categorie di titoli. Leggili tutti - i titoli, non i romanzi XD Anche se, se ti va... - e fatti girare la testa ^o^)

    non capivo perché Mirko non potesse permettersi una tata invece di far vagare un bambino da solo con un gatto.

    Perché Andrea e Mirko erano poverih, ovviamente. Pure loro orfani, e Mirko fa lo studente di giorno e il cantante di notte. Non so quanto tirassero su i Bee Hive esibendosi nelle bettole, ma già grassa che Mirko avesse i soldi per pagare l'affitto, mi sa XD

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  3. Anche a me non sono mai piaciuti i robottoni, urlavano sempre tutti e ci mettevano le ventine di minuti per fare qualunque attacco. Due palle!

    Per quanto riguarda tutti gli altri cartoni a parte i robottoni, ne sono rimasta talmente segnata che poi, da grandina, ho fatto una missione del comprare tutti i manga. Ecco perché in libreria ho schifezze illeggibili come Gigi la Trottola -__-
    Nei manga oltretutto le cose sono abbastanza diverse. Prendi i Cavalieri, per esempio. Shun (Andromeda) è bello cazzuto, non è la mammoletta del cartone. Atena è spietata, tratta i cavalieri come pezze da piedi e si comporta da altezzosa divinità, altro che la dolce e muta principessina del cartone.
    Ma in generale sono tutti molto più "chiari", da Maison Ikkoku a City Hunter, da Orange road a Kiss me Licia, nei manga è tutto più esplicito, meno "bambinesco".
    Pensa che Licia fa sesso con Mirko già a metà serie, dopo che per qualche mese ha pomiciato con Satomi. Altro che la bambinetta di papà "Marrabbio" (argh!).

    Nel filone ragazzine sfigate hai dimenticato quella pazza masochista di Maya, col suo grande sogno di fare l'attrice, a cui danno come parte importante quella della BAMBOLA INANIMATA e finché non riesce a farla perfetta la umiliano e la picchiano... mi traumatizzava tantissimo quel cartone.
    E allo stesso tempo mi faceva venire una voglia enorme di fare l'attrice.
    Mistero.

    Nel filone ragazzini a cui ne capitava di ogni c'erano Marco di Dagli Appennini alle Ande, trasposizione tristissima di un libro tristissimo, e Sebastien che girava con Belle.
    Una serie infinita di minori mandati ad attraversare il mondo a piedi, così, per temprarne un po' il carattere, che fa sempre bene.
    Cartoni agghiaccianti.

    E poi, ultimo ma non meno importante, il filone horrorifico/sanguinolento/mostruoso/terrorizzante, in cui si potrebbe infilare anche Ransie visto com'è messa la sua famiglia.
    C'era Bem, c'era Devilman (che mi faceva troppa paura, ma siccome la sigla era bellissima me la ascoltavo tutta, con gli occhi coperti. E poi cambiavo canale), in un certo senso c'era anche Carletto il principe dei mostri.
    E chissà quanti altri che ho freudianamente rimosso perché a quell'età mi scombussolavano un bel po'.

    Dai, dai, ancora post sugli anni '80, sono bellissimi :D

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    1. Belle e Sebastiene me lo ricordo! Dagli appennini alle ande, mai sentito O.o
      Devilman mi faceva paurissima e hai ragione, ricordo con orrore anche io le vicende di Maya, il cui desiderio di fare l'attrice sfociava nel patologico (il pezzo in cui doveva fingersi un albero di ciliegio e si faceva prendere a sassate perché doveva imparare a sentirsi inanimata come un arbusto???).
      Sì, i fumetti erano peggio. L'ho scoperto con Sailor Moon a 10 anni, ricordo un episodio del manga in cui si parlava dell'autocombustione spontanea di una suora. Ci rimasi molto male.
      Sì, sì, ancora nuovi post! Sperando che il pc non mi muoia, ieri l'ho acceso e si è "rotto" l'account amministratore :(

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  4. Non hai mai sentito "Dagli Appennini alle Ande"? non intendo il cartone, di cui ho un ricordo vaghissimo, ma il racconto. Vuoi dire che ti sei risparmiata di leggere Cuore di De Amicis? Benedici da qui all'eternità i tuoi genitori e i tuoi insegnanti delle elementari.

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    1. No, mai sentito. Di "Cuore" lessi solo i racconti più famosi a scuola, ma non me lo diedero da leggere. Ricordo che gli insegnanti che ho avuto lo detestavano.

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