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giovedì 4 giugno 2020

Piccole recensioni tra amici! Due novità freschissime: "Clara e le ombre" di Andrea Fontana e "Ali d'argento" di Camilla Lackberg

Ed ecco un nuovo Piccole recensioni tra amici con ben due novità freschissime d'uscita.

Cercando illustrazioni anni '80 di biblioteche
su Pinterest ho trovato questa serie di poster con
star anni '80 a favore delle American's Libraries.
Impegnative.
 Purtroppo la mia rinnovata voglia di leggere è frenata da un terribile mostro: le biblioteche di Milano stanno riaprendo solo ora e non hanno decine di migliaia di titoli, rimasti bloccati a causa degli utenti dal caos del covid.

 Mi era venuta una voglia pazza di leggere "L'estate che sciolse ogni cosa", ma visto che sembra la piùomenoeconomica sia in uscita a metà luglio, nell'attesa ho ordinato all'usato "Acqua buia" di Lansdale.

 E' il momento in cui ho voglia di leggere storie del sud degli Stati Uniti: caldo, ingiustizie, ruralità, razzismo, ragazzini coraggiosi che crescono e capiscono come diventare adulti (solitamente in estate, quando fa ancora più caldo).

 A tal proposito, visto anche il tragico momento negli Stati Uniti, ho pensato di scrivere un post a tema (non mi oso a farlo a tema razzismo perché ho paura di dire troppe cose sbagliate con le parole sbagliate).

 Bene, ho cianciato dei fatti miei abbastanza. Buona lettura!

CLARA E LE OMBRE di Andrea Fontana ill. di Claudia Petrazzi ed. Il Castoro:

Ci sono alcuni autori che scrivono chiaramente le storie che vorrebbero leggere.

 "Clara e le ombre" scritto da Andrea Fontana e disegnato benissimo da Claudia Petrazzi è uno di questi.
 E' una storia per ragazzini scritta da chi ragazzino lo fu negli anni '80-'90, cresciuto con un immaginario spettacolare e non più ripetuto (attenzione, non dico irripetibile) di fantasy, fantascienza, una certa dose di ingenuità, ma anche di coraggio nel creare nuovi mondi.

 Un gusto per l'avventura e la voglia di procedere per tentativi che nei calcolatori, perfezionisti e un po' freddi anni digitali si è andato perdendo. Ora, se un film non ha almeno 16 chiavi di lettura, complessità che neanche Freud e citazionismo a ogni angolo, sembra che non si possa far uscire.

 Un immaginario ormai talmente forte a livello collettivo da essere assurto a livello di setting.

"Clara e le ombre" di Andrea Fontana ed. Il Castoro
in una composizione anni '80 by me

 "Clara e le ombre" è un libro per chi amava i "Goonies" e cerca di propinarli con arte e con frode alle nuove generazioni.

 Clara è ragazzina afflitta da una leggera forma di epilessia che si trasferisce col padre da New York a un paesello del Vermont tutto boschi e provincia americana alla Stephen King.

 Non è felice, sua madre è andata via, a scuola la bullizzano e si sente sola al mondo nonostante le buone intenzioni del padre, reo ai suoi occhi di averla trascinata in quel posto sperduto.

 Siamo nel 1988 è ottobre e ovunque spuntano zucche di halloween e alberi rosso sangue.

 Alcuni ragazzini iniziano a svanire e Clara scopre che lei ed alcuni amici riescono a fare delle cose incomprensibili e speciali.

 Se avete visto quel film meraviglioso che è "Un ponte su Terabithia" (preparate pacchi di fazzoletti se non lo avete fatto e trovatelo subito) avrete il dubbio fino al finale che il gioco nella storia sia lo stesso, ma l'autore è stato (probabilmente anche per l'età nel target della storia) ben più clemente.

 E' indubbiamente un fumetto per ragazzi che vale la pena perché riesce a non essere pedante e pedagogico pur affrontando alcuni temi complessi dal bullismo, all'abbandono fino alla violenza domestica.

 Tante ombre circondano Clara e i suoi amici, ma capiranno che la lotta potrà essere vinta solo nel momento in cui accetteranno una verità fondamentale: le ombre non potranno mai essere sconfitte del tutto, ma insieme si può tenerle lontane, confinate nei luoghi oscuri dai quali scaturiscono e in cui rischiamo sempre di impigliarci.

 Il disegno è adattissimo secondo me. Non troppo classico, ma neanche troppo sperimentale (che è una cosa che spesso mi disturba, certe volte ho voglia di leggere un bel fumetto, non di rincorrere lo stile un po' troppo da illustratore di alcuni disegnatori).

 Ora però attendo una storia per adulti sullo stesso tono, sperando che in futuro Andrea Fontana, profondo conoscitore di cinema e fumetto prima ancora di autore, ci stupirà. Io ci conto!


ALI D'ARGENTO di Camilla Lackberg ed. Marsilio:

 In estate do sempre una chance a qualche nuovo giallista.

 Riempio la mia valigia di libri e me ne parto (è l'unico momento in cui vorrei un e-reader anche se so che poi camperei con l'ansia di distruggerlo in spiaggia o negli spostamenti).
 Qualche anno fa mi dedicai a Camilla Lackberg iniziando anche a scrivere un lungo post su come la maternità fosse l'elemento assolutamente focale di tutti i suoi libri. Volevo terminarlo con la scusa della lettura di questo suo nuovo giallo, "Ali d'argento", il secondo della serie dedicata alla bellissima Faye, ma l'autrice ha qui inaspettatamente virato verso altri orizzonti.

 Innanzitutto devo avvisarvi che è abbastanza indispensabile aver letto il primo romanzo della serie.

 Senza, passerete gran parte del tempo come me, a cercare di capire chi è cosa e perché fa quello che sta facendo. Ci sono serie gialle che possono essere lette in modo disordinato ed altre no, qui la consecutio è troppo stringente.

 Detto ciò questa nuova serie è da una parte diversissima, dall'altra molto simile alle avventure di Erica Falck a Fjallbacka che hanno fatto la fortuna della scrittrice.
"Ali d'argento" di Camilla Lackberg ed. Marsilio

 La parte molto simile è la struttura. Esattamente come nella serie primigenia, anche qui l'autrice procede su due piani temporali fino al finale nel quale le sconvolgenti e orribili storie del passato riveleranno le loro devastanti conseguenze nel futuro.

 La parte diversa è il tono molto più cruento e inverosimile. Se la cosa più inverosimile delle storie di Erica Falck era il fatto che tutti i più temibili delitti accadessero nello stesso paese svedese (ma quello è un problema di tasso di mortalità che condivide con qualunque altro giallista, quindi fa perfettamente parte del gioco), qui ci troviamo più dalle parti della Lisbeth di Stieg Larsson.

 Faye è una donna in megacarriera che dirige la Revenge, un'azienda che sta per espandersi negli Stati Uniti. Qui e lì si capisce che nel primo libro si è liberata dalla morsa di un marito violento e manipolatore attualmente in prigione per aver ucciso la loro figlioletta (che invece è viva e in Italia e tu stai lì a pensare che ci sia qualcosa che non va fino a quando Faye non fa una sconcertante rivelazione).

 Nel corso del libro Faye è alle prese con un uomo misterioso che si è lanciato nella scalata alla sua società, un miliardo di conti in sospeso con davvero una marea di persone (tutti nati nel primo libro), una nuova relazione e l'improvvisa evasione dell'ex marito.

 Il libro si fa leggere benissimo, io l'ho finito in un pomeriggio e avevo davvero bisogno di una lettura del genere. Ma soffre, stranamente, di un effetto Muccino al contrario.

 Come Muccino mostra tutti i personaggi femminili come fossero il peggior incubo partorito dalla mente di un uomo, la Lackberg ci regala una sfilza di personaggi maschili che il più pulito c'ha la rogna.

 Di uomini orribili che fanno cose orribili è pieno il mondo per carità eh, ma una concentrazione del genere neanche se li vai a stanare col lanternino.

 Tuttavia, devo dire che, dopo aver letto davvero tanti gialli nordici, mi sono resa conto che per i giallisti scandinavi, uomini e donne nella stessa misura (quindi non si tratta di scrittrici donne e basta anzi, a partire da Stieg Larsson appunto) i temi come l'ascesa dell'estrema destra e a violenza domestica/violenza di genere sono importantissimi.

 Il che porta a una riflessione generale che forse rende anche più comprensibile il tono generale di questo libro che appare ingiustificatamente livoroso: se dovessimo basarci sui gialli i paesi scandinavi dovrebbero essere il posto più retrogrado della terra nell'ambito di rapporto tra i sessi, al contrario sappiamo benissimo che sono un esempio per tutti in tema di parità e uguaglianza.

 Cosa vuol dire?

 Immagino molte cose, tra le quali: i panni sporchi non si lavano in famiglia. Tutto ciò che è orribile va analizzato e decostruito per essere ricostruito in altri termini.
 Non dico che la Lackberg ci riesca o abbia mire così raffinate in questo giallo che non è una delle sue prove migliori (ci sono trovate qui e lì oggettivamente debolucce e una solidarietà femminile che va bene, ma neanche se fossimo in un matriarcato utopico), ma sicuramente aiuta a inserire nel contesto un libro altrimenti ostico da digerire per le cose orribili di cui parla, per il dolore che ci mette davanti, ma anche per la scelta di mostrare solo il male di una parte senza venature di bene.

 Come se dando una speranza temesse di oscurare un mondo terrificante che esiste, ma che troppe troppe volte non vogliamo vedere, rifugiandoci in pensieri ben più consolatori.



Ps. Già che ci sono volevo informarvi che hanno messo I Gremlins su Netflix!

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