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mercoledì 10 giugno 2020

Conturbanti e perturbanti. I personaggi lesbici nei gialli all'italiana tra sogni, lucertole, Moravia ed Edvige Fenech.

Come sa chi mi segue da tempo, per molti anni ho scritto la rubrica di consigli letterari su Lezpop. 

Da qualche tempo il sito è irraggiungibile (il motivo non lo so neanche io, quindi non chiedetemi) e mi spiaceva che i tanti consigli dati in questi anni fossero andati perduti.

Siccome il mio era un contributo esterno (e su base volontaria), dopo aver contattato la admin, ho deciso di ripubblicare i miei articoli (una volta tanto la mia tendenza da anziana precoce a scrivere tutto prima in word è servita a qualcosa).

 Il mese del pride mi sembra un buon mese per iniziare e sì, in realtà anche io come voi spero che Lezpop torni in auge o nasca qualcosa di simile o, perché no, di completamente nuovo. E' stato qualcosa di cui in tantissime sentivamo davvero il bisogno.

Il post col quale voglio iniziare è uno di quelli che mi sono divertita di più a scrivere: le lesbiche presenti nei gialli all'italiana.

 Nel 2015, più o meno in corrispondenza di halloween, sviluppai un amore tardivo, che tuttora mi accompagna, per il genere: per anni lo avevo evitato, convinta che avrei avuto troppa paura (!).

La scena del sogno erotico di "Una lucertola con la pelle di
donna" è FANTASTICA
 Dopo una dozzina di pellicole mi resi conto che avevo visto apparire una quantità assurda di personaggi lgbt, una cosa, considerando la stitichezza al riguardo del nostro cinema (che di solito le lesbiche le faceva solo intuire e i gay erano sostanzialmente gente disperata pronta a commettere qualche insano gesto), davvero peculiare. 

Cercai qualche info su internet, ma stranamente non c'era nulla se non trafiletti qui e lì, così, come mi è capitato di fare spesso, se una cosa non la trovo me la faccio da sola (con tutti i miei limiti cinefili eh).

 Eccovi il mio vecchio articolo, un po' modificato, riproposto.

 Ne vorrei parlare anche in una diretta sul mio profilo instagram, finalmente dopo anni la piattaforma ha capito che c'era gente (tipo me) che non si era mai adoperata con igtv per pigrizia e ora permette di salvarle in automatico (quindi anche se ve la perdete la trovate nel mio feed: profilo sempre @idoloridellagiovanelibraia).
 Buona lettura!



 Chiunque sia vagamente appassionato di gialli all'italiana non avrà potuto fare a meno di notare l'ingente quantità di personaggi omosessuali presenti nelle assurde e sanguinolente pellicole che venivano sfornate con imbarazzante facilità e velocità negli anni '60 e '70.

Negli stessi anni c'era anche un filone del fumetto
italiano altrettanto weird e pieno di personaggi L e B
(in trame purtroppo assai meno creative e più
sull'erotico e basta).
Tra l'altro, per una volta nella storia, al netto delle apparizioni, le lesbiche battono in modo schiacciante gli omosessuali maschi (spesso e volentieri confusi con donne transgender). 

Perché?

 Presto detto: i gialli all'italiana, per il loro carattere violento, sanguinario e spesso con interpolazioni fantastiche, si inserivano in un contesto STRAordinario e perturbante, in cui i coprimari non potevano essere che persone fuori dalla norma e in grado di suscitare un forte turbamento negli spettatori.

Le lesbiche erano in questo caso perfette.

 Non solo appartenevano ad una sfera misteriosa e percepita come deviante, ma avevano un grandissimo pregio: contenevano, per l'amplissimo pubblico di maschi etero, una forte componente erotica.

 Non vi aspettate che le lesbiche dei gialli all'italiana siano delle butch o delle scaricatrici di porto, esse sono quasi sempre avvenenti, disinibite e molto vogliose. Nonostante gli stereotipi, ciò non ha impedito che in qualche caso il personaggio lesbico avesse una sua profondità e riuscisse a sopravvivere persino fino alla fine della pellicola.

I criteri con cui ho stilato questa lista sono i seguenti:
  1. Una grandissima parte dei gialli all'italiana ha una scena (adesso risibile) di sesso lesbico, che però di solito serve solo ad alzare il tono erotico della pellicola. Ho evitato i film in cui questo non ha attinenza con la trama, ma è solo strumentale.
  2. Alcuni film, come l'assurdo “Top sensation”, erano praticamente soft porno con una vaga trama. Ho evitato pure quelli.
  3. Se volete capire quali film vale la pena vedere, puntate su quelli con Florinda Bolkan, attrice bellissima e molto in voga all'epoca, apertamente bisessuale, che ebbe una lunga e non velata relazione con la potente produttrice Marina Cicogna.

Detto ciò, buona visione!


GATTI ROSSI IN UN LABIRINTO DI VETRO – Regista Bruno Lenzi (1975):

Una comitiva di americani in vacanza a Barcellona e si ritrova coinvolta nei piani di un maniaco omicida che uccide le sue vittime per strappar poi loro l'occhio sinistro. Gli statunitensi, tra i quali spicca una coppia lesbica (con qualche problema di violenza domestica che però credo venga fatto passare per passione), Naiba, modella e la sua compagna Lisa, fotografa, si ritrova suo malgrado coinvolta, quando una loro compagna di viaggio diviene una vittima del pazzo.

Lo spettro dello psicodramma coniugale è nell'aria: c'è infatti una relazione adulterina tra due partecipanti, Mark e Paulette e si pensa che l'omicida sia nientemeno che la moglie di Mark, donna disturbata che lo ha inseguito fino in aeroporto prima della partenza.

Sarà vero? Lo scoprirà la nostra consorella Naiba grazie ad alcune fotografie. Si salverà in extremis, ma si salverà.
Giallo in cui la lesbica (un'attrice addirittura di colore, avanguardia pura) non solo non è l'assassino e non muore, ma investiga persino, 


UNA LUCERTOLA CON LA PELLE DI DONNA - Regista Lucio Fulci (1971):

 Capolavorissimo del genere, con invenzioni oniriche davvero notevoli, assolutamente da avere e da vedere.

 Il giallo, abbastanza complicato, trasuda anni '70 da ogni poro. 

 Al centro della vicenda c'è il delitto di Julia Durer, donna disinibita e bellissima interpretata dalla bionda Anita Strindberg. 
 La sua vicina di casa, l'avvenente Carol aka Florinda Bolkan, disprezza il di lei stile di vita ritenendola libertina e riprovevole visti i numerosi festini a base di sesso che la dirimpettaia organizza legittimamente in casa sua.

 Che i vicini abbiano qualche ossessione gli uni sugli altri è, come si dice, carta conosciuta.
 Ma lo è altrettanto il fatto che ogni ossessione nasconde una motivazione: in questo caso la bella Carol disprezza tanto, ma poi fa sogni ad alto contenuto erotico sulla vicina.

 Non immaginate scene becere e tirate via, la volontà di riprodurre l'assurdità e anche l'inquietudine angosciosa di un sogno al confine con l'incubo c'è tutta. "Cenerentola" dopotutto aveva ragione: i sogni son desideri, di felicità. 

 Il giallo è ordito bene nonostante alcuni cliché (la solita gente che muore perché si dà appuntamento nei posti più isolati possibili e cade vittima di qualche tranello) e con un certo spirito del tempo assai gustoso (gli hippie che forse hanno assistito al delitto, ma non se lo ricordano perché erano strafatti).

 Il film è passato se non alla storia, almeno alla cronaca, per la scena dei volpini vivisezionati.
 Il celebre Carlo Rambaldi, creatore di ET, fece dei volpini talmente verosiminili che il regista, Fulci, fu trascinato in tribunale dove fu costretto a provare che sì, erano proprio pupazzi.


UNA SULL'ALTRA - Regista Lucio Fulci (1969):

 George è un medico con una moglie malata e in clinica, Susan, con cui non ha più grandi rapporti e un'amante fotografa un po' androgina, Jean. Ad un certo punto la moglie muore e lo lascia erede di una ricchissima somma.

  Quando si scopre che la donna è stata avvelenata, George diventa il sospettato numero uno e per aggiungere caos al caos, ecco venire allo scoperto una spogliarellista misteriosamente identica alla moglie defunta. 
Chi è la donna? Perché George ha meritato quell'eredità? George scamperà alla sedia elettrica?

Anche il piano migliore può essere rovinato dal caso.

 Film censuratissimo per una scena di seduzione lesbica tra la spogliarellista misteriosa e Jean, merita per le protagoniste, seppur evidentemente ingessate, la bellissima, e provvista di un delizioso taglio corto, Elsa Martinelli (che appare anche in uno stranissimo film di fantascienza con Marcello Mastroianni, "La decima vittima", recuperatelo) e Marisa Mell.


TENEBRE – Regista Dario Argento (1982):


Thriller di Dario Argento, che da sempre aveva infilato personaggi omosessuali nei suoi film (generalmente maschi, salvo un accenno ad un'antiquaria lesbica ne “L'uccello dalle piume di cristallo”), la storia vede come protagonista lo scrittore di gialli splatter Peter Neil.

Costui, giunto a Roma, deve vedersela con un maniaco che lo perseguita, uccidendo una persona dietro l'altra, in modo pedissequo a quello descritto nei suoi libri. 

 Dopo aver assassinato una cleptomane e una scream queen, il nostro omicida (o forse non lui) si avventa su una coppia lesbica in crisi.

 Le due vivono insieme, ma la loro vita comune è tormentata dai continui tradimenti della bisex della coppia. Finiranno uccise in casa, una in modo particolarmente cretino.

  Il film è famoso per la partecipazione di una giovanissima Veronica Lario, fu signora Berlusconi (che qui non è lesbica, ma lo è stata in un film della Wertmuller).


AMORE E MORTE NEL GIARDINO DEGLI DEI – Regista Sauro Scavolini (1972):

Un ornitologo affitta una villa in campagna per fare meglio bird watching (gli uccelli sono assai amati dai registi horror).

 Qui rinviene alcuni nastri contenenti la storia torbida e inquietante di due fratelli, Manfredi e Azzurra, legati da un rapporto incestuoso. I due, avevano cercato di separarsi unendosi ad altre persone.
 Per prima aveva iniziato Azzurra fidanzandosi con un musicista, e poi Manfredi, nel tentativo di ingelosirla aveva intrecciato una relazione con tale Viola. 

 Finirà assai male: Viola e Azzurra inizieranno una storia e un assassino si occuperà di farli tutti fuori. Talmente tutti che anche il povero ornitologo si scoprirà in pericolo per procura.


IL TUO VIZIO E' UNA STANZA CHIUSA E SOLO IO NE HO LA CHIAVE – Regista Sergio Martino (1972):


Film davvero brutto la cui visione vale solo per una Edwige Fenech con un taglio alla maschietta, è liberissimamente tratto dal povero racconto di Edgar Allan Poe “Il gatto nero”, che non avrebbe meritato di essere coinvolto.

 Oliver è uno scrittore fallito e manesco che probabilmente aveva un rapporto incestuoso con sua madre, sempre rimpianta, e ne venera un feroce gatto nero a lei appartenuto.
 Sua moglie subisce le angherie del marito e del gatto e medita vendetta, senza mai metterla in atto. 

 Poi un giorno, subito dopo la morte della cameriera, arriva la nipotina di lui, Floriana aka Edwige Fenech, reduce, minigonna e capello corto, da sei mesi in una comune a Parigi.
 L'avvenente nipote seduce moglie e marito senza problemi. Finirà male.

 Anche qui gli eco anni '70 riecheggiano in una strana scena di sesso libero che adesso qualsiasi regista avrebbe timore a infilare in un film (da quel punto di vista, ebbene sì, siamo diventati esponenzialmente puritani).


UNA RAGAZZA PIUTTOSTO COMPLICATA – Regista Damiano Damiani (1968):

Assurdo noir con al centro un triangolo che alla fine diventa sanguinoso quadrato. 

 Un uomo ascolta casualmente una telefonata assai torbida e sexy tra due donne, Claudia e Greta, e, come ogni maschio etero degli anni '60 che si rispetti, pensa di rintracciarle scopo conversione.
 Ce la fa e inizia una relazione con Claudia, l'anello bisessuale della lesbica coppia, la quale le riferisce di essere fidanzata con tale Pietro e, in più, amante della seconda moglie di suo padre, la succitata Greta. Finirà ovviamente in tragedia.

Il film, per incredibile che possa essere, ha come protagoniste Florinda Bolkan (la malvagia Greta) e Catherine Spaak nei panni della bisex manipolatrice. 

Tratto da un racconto di Alberto Moravia (che purtroppo non sono mai riuscita a trovare), “La marcia indietro”.


LA MORTE HA SORRISO ALL'ASSASSINO – Regista Aristide Massaccesi (1973):

Più che giallo all'italiana, meriterebbe un posto nell'horror e usa la classica tecnica della
protagonista che seduce una coppia. 

 All'inizio del '900, una ragazza, Greta, si ribalta con la sua carrozza davanti ad una villa (sì, vaghissimo riferimento a “Carmilla”) e viene curata dai coniugi che la abitano, Walter ed Eva e da un medico, il dottor Sturges. 

 Nonostante la quiete del luogo venga turbata da un paio di omicidi, Greta seduce sia Walter che Eva, non sapendo che avrebbe scatenato un dramma lesbico in piena regola. Eva, infatti, scoperto che Greta non disdegna la compagnia di suo marito, decide di murare viva la sventurata. 

 Da lì è un crescendo horror, di omicidi composti da cadaveri in decomposizione e misteriosi amuleti incas in grado di riportare in vita i morti. Finirà in una simbiosi lesbica da oltretomba.


L'ASSASSINO HA RISERVATO NOVE POLTRONE – Regista Giuseppe Bennati (1974):

Un riccone stravagante possiede un teatro che tiene sempre chiuso

 Una sera invita nove amici a fare un giretto per mostrarglielo, tutto bello, se non fosse che i dieci si ritrovano sprangati dentro il teatro, dove, si scopre, anni prima, era stata uccisa un'intera famiglia.
 Ovviamente iniziano a perire uno ad uno, sotto i colpi del classico misterioso assassino dalle mani guantate: è qualcuno di loro oppure c'è qualcosa di sovrannaturale che aleggia in quei luoghi?

Tra i nove amici dell'allegra brigata c'è un'avvenente coppia lesbica: Eva Czemeris, nei panni di Rebecca, e Lucrezia Love, in quelli di Dorys.

 Finiranno peggio di tutti e avranno persino l'onore di apparire nella locandina del film, truculentissima ed evidente rivisitazione di un “Dieci piccoli indiani” in cui chiunque abbia deviato dalla morale comune fa una fine tristerrima.

 Ovviamente questa è una goccia nel mare. Ma chissà che non faccia una seconda parte adesso!

La favolosa scena di "Una lucertola con la pelle di donna"

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