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lunedì 18 gennaio 2021

Le recensioni di mezzo. Se devi delirare, delira fino in fondo. "Nero ferrarese" di Lorenzo Mazzoni e la lezione di Pinketts.

  Come avrete notato in questi anni, sono una che legge molti gialli.


Li trovo rilassanti, ma ammetto che, finita l'epoca in cui passavo il pranzo assieme ai miei nonni a guardare la Signora in giallo facendo a gara a chi scopriva per primo l'assassino, non li leggo per scoprire davvero chi è l'assassino. 

 Mi piace l'atmosfera, l'idea che la trama vada a parare da qualche parte e, devo dire, anche quella dose di libertà creativa che li distingue dagli altri generi.

 Ad un giallo investigativo preferisco di gran lunga uno d'atmosfera, sempre che l'atmosfera non sia una scusa per non avere una vera trama però (come accade ad esempio nella serie di Precious Ramotswe di Alexander McCall Smith, in cui bello il Botswana, bello tutto, ma il giallo non c'è).

 I gialli d'atmosfera, dopo un certo numero di indagini permettono all'autore di scrivere quasi col pilota automatico.

 Per capirci, Camilleri alla fine aveva ridotto le indagini di Montalbano a una specie di processione tra case dove gli venivano offerte leccornie sicule, ma il contesto era talmente tanto codificato che capire chi fosse realmente l'assassino era diventato quasi superfluo. E in verità, anche quando l'indagine c'era eccome, come nel caso di Chandler, era il contesto a rendere tutto davvero speciale.

Il giallo di Lorenzo Mazzoni, "Nero ferrarese" ed. Pessime Idee, scivola un po' su quel declivio. Il protagonista, Pietro Malatesta, anarchico di nome e di fatto, fa il poliziotto controvoglia in quel di Ferrara, città un tempo fascista, poi comunista, ora, lo sappiamo, leghista.

 Tutto inizia con l'omicidio di un fascistello diciannovenne, poi, la posta progressivamente si alza. Si alza TANTISSIMO. Si alza, direi, troppissimo.

 Chiariamo, il libro è scorrevole e scritto bene, ha quella sorta di placida follia che apprezzo tantissimo, soprattutto nei gialli. Il protagonista è circondato da personaggi abbastanza deliranti e ha passioni abbastanza deliranti (come la Spal e il paese d'origine di suo nonno, Tresigallo).

 Solo che, non so se per la brevità del romanzo (che è, in verità secondo me troppo corto per il suo potenziale) o per una certa mancanza di coraggio, il delirio non è totale come dovrebbe essere.

 Per dare un attimo un senso a quello che sto dicendo, secondo me quando si decide di scrivere un giallo il cui contesto ha una certa dose di follia un po' satirica bisogna puntare (anche senza arrivare a tali estremi) a Pinketts.

 I libri di Pinketts, se li avete letti (se non li avete letti VERGOGNA FATELO), sono un esempio di nonsense lucido che coinvolge trama e lingua simultaneamente. Sono il trionfo dell'assurdo che però riesce a mantenere una sua sottile coerenza in grado di portare avanti la trama.


 Non definirei i gialli di Pinketts propriamente dei gialli, ma trovo interessante e significativo che abbia scelto nel suo percorso letterario di fare uso proprio di questo genere che è in effetti in grado, per sua natura, di contenere e sprigionare tutta la follia umana di questo mondo.

 Cosa c'è del resto di più folle di un essere umano che per folli e spesso futili motivi architetta strani piani criminosi con premesse altrettanto folli, futili e criminose?

 Nel caso di "Nero ferrarerese" le premesse e l'idea sono accattivanti e anche il protagonista, di suo, sarebbe in grado di reggere una trama complessa, ma manca un tocco di follia finale.

 Se si alza la posta criminosa in modo vertiginoso, ossia se il delitto è particolarmente grave, allora deve esserci o una robusta trama dietro o un'atmosfera folle che giustifichi l'esagerazione.

 Non so esattamente Mazzoni dove condurrà in futuro il suo personaggio che, soprattutto sviluppando meglio i personaggi secondari, può promettere un contesto già ben organizzato, ma spero in una trama più complessa, anche solo alla Verasani per capirci. 

 Oppure, se proprio è necessario sperare bene, che spinga meglio sul confine della follia: l'anarchia di Mazzoni, il figlio facile a strambi estremismi, il ménage familiare ai confini della sopportazione.

 Un po' di coraggio, i gialli più sapidi sono, meglio è per tutti.

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