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giovedì 2 ottobre 2014

Ma davvero dobbiamo imparare dalle nuove generazioni? Non sarà che fanno le stesse cose nostre, ma ora hanno semplicemente un pc? Gli One Direction e l'eterno ritorno dell'idolatria adolescenziale.

Correva non mi ricordo che anno, io ero abbastanza piccola da non averne memoria, e una mia parente sarda di non so quantesimo grado che eravamo andati a trovare durante le vacanze, aveva la stanzetta tappezzata di strani figuri circondati da glitter.

 Sconvolta dal fatto che non li conoscessi mi regalò, mi pare, delle figurine che io buttai appena uscita. Erano i "Take That" e credo di non aver mai ascoltato una loro canzone.
 Correvano un pochino di anni dopo, io facevo le medie e cercavo disperatamente di confondermi con la massa nel tentativo di essere assorbita in una nuvola di normalità che, per quanto rincretinita, già all'epoca mi faceva difetto. Così, oltre ad una pagina di "Gente" di mia nonna con Leonardo Di Caprio intento ad annegare sotto al Titanic, attaccavo al mio armadio delle figurine dei Backstreet Boys, la boy band che grazie soprattutto ad un video stile horror mandato da Mtv giorno e notte, andava per la maggiore all'epoca. 
  Credo sia ancora sull'armadio perché mia madre non è mai riuscita a mandare via la colla. Di loro ascoltai ben un cd che mi venne regalato da alcune sollevate sorelle di mio padre in occasione del mio compleanno. Finalmente, come tutte le ragazzine della terra, dimostravo interesse per il fortil sesso (cd che finì non so dove esattamente l'anno dopo).
Immaginetta commemorativa
Non solo, poiché dovevo sceglierne uno, nel dubbio, avevo puntato quello alto con gli occhi verdi e che non cantava mai.
 A questo punto posso convenientemente asserire di avere un buco nero in tema di boy band, il mio rito di passaggio ufficiale l'avevo fatto e potevo tornare a ignorare la questione. Ricordo che ce ne fu una che partorì Justin Timberlake e una inglese che si è poi riciclata all'Eurovision di qualche anno fa. Punto. Non sentivo la mancanza di una rinnovata esperienza in materia.
 Poi un giorno in libreria eccoti arrivare casse di misteriosi cd (nella libreria ove precedentemente donavo il mio lavoro vi era anche la parte audiovisiva), con questi ragazzini per me a stento quindicenni (quando i ragazzini ti sembrano tutti al primo anno delle superiori è la spia che ormai sei davvero old), che sorridevano innocenti. Roba che se fossero nati qualche millennio addietro nella Grecia di Socrate ecco che li vedevo già serviti come portata principale ad un simposio.
 Obliai pietosamente la loro esistenza, poi un giorno iniziarono a piovere biografie che mi diedero il brivido di scoprire che essi avevano quasi vent'anni ed erano inglesi, infine mia sorella piccola divenne una loro fan, una DIRECTIONER.
Come posso accanirmi su queste tizie sapendo che mia sorella potrebbe essere
lì in mezzo. Ora mi rendo conto che ogni sciura che insulto sul blog ha dei
parenti che soffrono come me.
  Queste stesse orde di ragazzine che si riversano in libreria solo in occasioni speciali, come l'uscita del nuovo sick-lit (il romanzo con protagonisti malati, una nuova hit che esplorerò più avanti) come "Tutta colpa delle stelle" o per comprare l'agenda della BE-U (chi vende anche cartoleria capirà di cosa parlo) o adorare il nuovo vampiro o angelo cattivo, ma buono, in questi ultimi anni si sono fatte regalare per più di un compleanno un libro.
Lo so che tecnicamente il fenomeno delle Directioner è più da blog di musica che da bookblog, ma a mia discolpa posso dire che costoro producono una biografia l'anno e che ho una conoscenza enciclopedica al riguardo grazie alla mia congiunta, che mi ha permesso di osservare da vicino questo fenomeno delle ragazzine in lacrime che si appostano sotto gli hotel dei loro idoli, gridando isteriche.
 Lo dico con cognizione di causa visto che grazie a lei ho avuto anche occasione di scorrere sia "Il coraggio di sognare. Noi gli One direction" che il successivo, "Where we are. Dove siamo arrivati", (di questi giorni è l'uscita del terzo), sia un altro di cui non ricordo precisamente il titolo, ma pareva fotocopiato.
 La cosa che colpisce è che, a fronte di millemila romanzi Young Adult in cui il kattivo è l'uniko che saprà aprire il nostro kuore, gli adorabili One Direction sono il prototipo del bravo ragazzo. Amano le madri e le sorelle (tutti dispongono di sorelle pare), uno di loro addirittura ha problemi di salute, non fanno che dire quanto siano amici e si amino e siano grati e adorino le fan e vorrebbero fidanzarsi con tutte loro. Parlano della scuola, dei peluche, degli orsacchiotti e giusto uno ha la fissa un po' strana del naturismo. Fine. 
Qui erano appena usciti dalla pubertà
 Persino il concerto che mio padre ha avuto l'onore di sciropparsi accompagnando mia sorella, è fatto in modo che le donzelle minorenni sentano di aver trovato il reuccio del ballo. Torte di fidanzamento, feste, inviti al loro ballo speciale, piogge di cuori.
 Ovvio che il libro non se lo scrivono loro e che tempo pochi anni si scioglieranno causando tragedie a catena, che tempo dieci anni venderò le loro biografie in cui parleranno di come si odiassero tutti e fossero sfruttati dal manager e soffrissero di ansie e di chissà che altro, ma nel frattempo i fidanzatini d'Europa si limitano a farsi crescere la barba e a ricoprirsi di tatuaggi (il naturista mi pare che sia anche un po' gerontofilo però, punto tutto su di lui su chi sarà quello che farà sciogliere la band).
 Lo so anche che dovrei accanirmi contro queste ragazzine che rifiutano "Il giovane Holden" per passare le giornate a leggere "Il manuale della perfetta Directioner", ma sarà che ne ho una in casa e sarà che questa faccenda dell'idolatria femminile nei confronti di un idolo maschile, perfetto al punto da essere finto e soprattutto per forza irraggiungibile va avanti da secoli (ci sarà di sicuro un meccanismo psicologico dietro sullo sviluppo della sessualità che lascio ai blogger di psicologia), non me la sento di lanciar loro pietre virtuali.
 C'è una chiusa che mi sento di fare al riguardo. 
Capite bene che accanirsi è come
sparare sulla croce rossa
 Tutti i giorni sento, in continuazione, sempre e comunque che noi dobbiamo imparare dalle nuove generazioni (io dai ragazzini, i miei genitori da me suppongo) perché le nuove tecnologie hanno cambiato il nostro modo di fare, le relazioni, le idee e avrebbero fatto esplodere nei nativi digitali chissà quali fontane della conoscenza solo perché sanno usare una nuova maschera grafica immediately e senza starci ad armeggiare una giornata come farei io. E' vero, condivido anche io che molti cinquantenni farebbero meglio a capire un po' meglio come funzionano le impostazioni della privacy su facebook e a dare al virtuale meno importanza del reale (mi pare che molti al riguardo facciano eccezionale fatica), tuttavia sono dell'opinione che questa passione per le boyband sia una cartina tornasole di come anzi, tutto sempre rimanga immoto.
 Mia sorella passa ore a scrivere fanfiction che poi pubblica sui forum delle directioner (le scrivevo anche io, ma sui manga delle Clamp), immagino i fiumi di inchiostro spesi per parlare di questa peculiare forma narrativa di interpolazione del reale con un elemento fantastico e via dicendo.
Ho scoperto che ha anche un tristissimo
seguito "Farò divorziare Simon Le Bon"
 Ma perché che cos'era il celebre "Sposerò Simon LeBon" che furoreggiò quando i computer erano ancora roba per specialisti (correva l'anno 1985)?
 E cos'erano i feuilletons, i tanto leggendari quanto pessimi romanzetti a puntate che venivano pubblicati in appendice alle riviste?
 Sì certo, li scrivevano anche Dumas e Dickens, ma la grandissima parte erano infinite storie lacrimevoli, col bene che trionfava sul male, il drammone sociale, colpi di scena, amore, passione e morte?
 Le boyband di ora, sono i mitici mr. Darcy di ieri e gli altrettanto mitici sovrani dell'altro ieri, vaghi, irreali, favolosi e da adorare, come un sogno. Le directioner di oggi saranno (in buona parte, non tutte, ad esempio mia sorella verrà educata al momento giusto a suon di librate) le sciure di domani e non sono altro che le adoratrici di Elvis di ieri e le lettrici di feuilletons dell'altro ieri.
E' l'eterno ritorno e, musica inascoltabile a parte, va anche bene così.


Ps. Lo so. Dovevo essere spietata e crudele, ma voglio sapere se ci riuscireste con vostra sorella che vive in una stanza che è un santuario dei favolosi cinque circondata da poster, libri e cd della band. Io lo so che in fondo è intelligente e rinsavirà, c'ho le prove provate, perciò posso dire senza ombra di dubbio, come ho cercato di convincervi disperatamente, che passeranno pure i One Direction. Passa tutto. Tra cinque anni le librerie saranno piene di altri ragazzini sbrilluccicanti, e via così.
 Ci sono cose più gravi, come Moccia ad esempio o la Chiabotto scrittrice.

13 commenti:

  1. Gli One Direction.....io non so neanche da dove siano usciti??!!Seriamente...da quale talent show sono spuntati fuori??!!
    Per quello che mi riguarda non sento di aver nulla da imparare dalla nuova generazione, anzi....ci sono ragazzini che, a parte gli evidenti gusti musicali a dir poco orrendi, sono arroganti, maleducati e irrispettosi e le ragazzine si credono donne vissute perchè hanno perso la verginità quando ancora devono capire come va la vita...non c'è rispetto, umiltà e soprattuttonon ci sono i valori...
    Non so se sia colpa dei genitori o se sia colpa della nuova generazione a cui non si dice mai di no, ma io preferisco imparare da chi ha più esperienza di me.

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    1. Eggià, ai nostri tempi era tutto diverso, signora mia!

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    2. Il senso era appunto che siamo vittime di un "Signora mia" perenne. Solo che prima era negativo (questi giovinastri) mentre ora è positivo (questi giovani genietti), mentra mio parere è sempre tutto abbastanza uguale. S'era capito?

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    3. Sì, io e anche Spar (immagino) ironizzavamo bonariamente sulla sciura Pila, non sul tuo post. Comunque secondo me ogni generazione ha sempre fortissima la tentazione del "Ai miei tempi..."

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    4. Tra l'altro, è interessante notare come, per la Sciura Pila, il valore di un ragazzinO sta nell'essere educato e rispettoso (pregi universalmente condivisibili), mentre per una ragazzinA sta nel quando, come e perché decida di dilatare il proprio orifizio vaginale consentendo che il proprio imene venga rotto da qualcuno/a.
      Che dire? Forse, scegliendo le "generazioni con più esperienza" da cui prendere modello, ha scelto quelle anteriori agli anni '60.

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  2. Io l'unica cosa buona che vedo nel "Ai miei tempi" è l'effetto nostalgia, che ammanta tutto di dolcezza e cancella lo spirito critico. Guardatevi oggi, per dire, un "Vacanze di Natale" degli anni '90: ritrovarci Luke Perry vi strapperà un sorriso anche se all'epoca odiavate Beverly Hills. Allo stesso modo "Sposerò Simon le Bon" mi ha fatto davvero capire l'atmosfera della Milano dei paninari, e quindi me lo sono proprio gustata.
    Per quanto riguarda i libri, prendi un libro di Carolina Invernizio o Liala e ci troverai deliziosi luoghi comuni di un tempo e spunti di riflessioni su un'epoca, prendi un libro di Moccia o Volo e vorresti solo pigliare a testate il muro. Eppure sono convinta che se tra cent'anni uno leggerà Moccia lo farà col sorriso sulle labbra, divertendosi un mondo.

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  3. Una volta erano i mitici sovrani, ieri i mr. Darcy, oggi i ragazzi sbrilluccicosi. Quando ancora scenderemo in basso?

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  4. Ma io che il momento "passione folle per una boy band" non l'ho mai avuto, sono un'aliena? :-|
    Deduco di essere un po' più vecchia di te, dato che al momento del boom dei Take That ero già al liceo, e quell'ondata lì l'ho vissuta solo di riflesso, visto che quella che accumulava memorabilia su di loro era la mia migliore amica.
    Poi mia sorella ha avuto il periodo "Backstreet Boys" (ah, giusto per la cronaca, anche loro avevano quello malato: il cantante, se non erro, che dovette operarsi al cuore con urgenza, mica ciccioli...) e sono quasi sicura che da qualche parte in casa sia nascosto il dvd di un loro concerto, agognato regalo di compleanno da lei elemosinato.

    Come dicevo, io ho sempre guardato dall'esterno, abbastanza curiosa, ma mai coinvolta: già alle elementari non capivo le mie amichette che si scioglievano per Europe e Duran Duran (peraltro ho sempre pensato che Simon Le Bon non fosse bon manco per niente, anzi l'ho sempre considerato un uomo singolarmente brutto... O_o).
    Perché no, io la sindrome da deliquio-causa-boy-band-componenti non l'ho mai, mai, mai avuta. Giuro! Se non fosse che, in compenso, mi sono passata un sacco di delirii e fantasie (e collezionismo di relative reliquie quali poster, ritagli, foto, interviste, ecc. di cui le pareti della mia stanza portano ancora i segni) relativi a protagonisti di film e telefilm, potrei pensare di essere davvero, davvero strana... XD

    (Comunque, forza e coraggio: sono passati i Tokyo Hotel, passeranno pure gli One Direction. E' che ho poi paura di quello che può saltare fuori dopo... °_°)

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  5. Concordo, Moccia è molto più pericoloso.
    Pure io dei Take That avevo una cassetta, mai ascoltata e non saprei dire che canzoni hanno inciso. Sono un mistero, però avevo i poster, quelli del Cioè, leggevo le interviste, conoscevo bene i loro nomi. Poi ci fu l'avvento dei Backstreet Boys e di quelli pure io qualche canzone la ricordo.
    Qualche anno fa c'era il fenomeno Tokyo Hotel, con vittima mia cugina, emo, con il cantante vagamente effeminato e lei accompagnava questa passione a quella per Avril Lavigne, scoprendosi infine lesbica.
    Secondo me è un rito di passaggio tipico dell'adolescenza, poi passa, passa tutto infatti.

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  6. Puoi chiedere a tua sorella se li dobbiamo chiamare "GLI One Direction" o "I One Direction" ?

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    1. La fonte, come fa spesso anche l'Accademia della Crusca, mi dice che entrambe le forme sono accettate.

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