domenica 27 agosto 2023

I libri delle vacanze 2023! Parte I! "La zona morta" e "Dalia nera", un capolavoro e un romanzo da dimenticare

 E le vacanze sono finite. Ne ho già nostalgia, ma ammetto che quest'anno ho fatto delle ferie degne di questo nome e torno riposata e carica.

 A dimostrazione di ciò, ho persino già prodotto il primo post sui libri letti in spiaggia (spezzetto le recensioni altrimenti viene una cosa infinita) e inizio con un capolavoro e un romanzo di una noia mortale.

 Non tutte le scelte per l'ombrellone riescono col buco. Il secondo libro è stato abbandonato in un hotel a Rethymno.


LA ZONA MORTA di Stephen King:

 Stephen King lo leggo lentamente da molti anni un po' alla volta. 

 Ormai avrò macinato parecchi titoli, ma siccome non ho mai passato un periodo della mia vita a leggere SOLO lui, è finita che con involontaria regolarità leggo 1-2 titoli l'anno. Questo mi permette di scovare ancora delle perle di un certo livello dalla sua bibliografia, anche grazie alla libreria dell'usato di fiducia.

Per qualche motivo questa estate molte persone hanno deciso per mia fortuna di disfarsi di "La zona morta" e gliene sono molto grata perché è un libro BELLISSIMO.

 Spodesta dal podio "Pet Semetary" non tanto per la scrittura, quanto per l'ingegnosità nella costruzione della trama.

  Il libro infatti si regge su un Mcguffin magistrale: tu leggi convinta che il libro stia andando in una direzione e invece King ti rifila un Mcguffin alla Hitchcock in piena regola.

 Il libro quindi parte come un racconto d'autunno di Bradbury, con questo luna park pieno di giochi fantasmagorici, affascinanti e inquietanti, cibo così saporito su carta che viene voglia di mangiarlo anche dal vivo, odore di fieno, e quell'immaginario che regala un'America scoppiettante e affascinante, provinciale e (pensando a come vivevamo in Italia negli stessi anni) futuribile, venata da una nostalgia tremenda, perché scomparsa.

 Cosa se la sia mangiata ce lo dice King nello stesso libro, a dimostrazione che i mali degli Stati Uniti non sono nati con internet, ma hanno viaggiato con altri mezzi per molti decenni: complottisti, circonvenzione di persone fragili, teorie contro gli ebrei, religione usata come arma politica.

 E King indovina anche, con decenni di anticipo, la valle finale di questo incubo: l'imbonitore che distruggerà l'America nutrendosi dei suoi stessi incubi, dell'irrealtà delle proposte, delle stupidaggini conclamate e affascinanti, dell'ignoranza.

 Nel libro King immagina un finale difficilmente applicabile nella realtà, ma per il resto disegna la degenerazione della democrazia americana dall'inizio alla fine.

 La trama, senza fare troppi spoiler, vede come protagonista un giovane e dinoccolato insegnante molto amato dagli studenti e dal nome significativamente anonimo: Johnny Smith.

 Di ritorno da una bellissima serata passata assieme a Sarah, la graziosa collega che intende sposare, ha un terribile incidente d'auto e rimane in coma per quattro anni. Nel frattempo Sarah si sposa e ha un figlio, sua madre precipita in una preoccupante ossessione religiosa con forti tendenze al complottismo e suo padre finisce per sperare che muoia per liberarli dall'attesa della sua dipartita.

 Invece Johnny si sveglia. E quando si sveglia scopre di poter vedere nel passato e nel futuro toccando semplicemente le persone.

 La trama promette quindi un romanzo scritto benissimo, ma dai temi sovrannaturali, e invece King finisce per scrivere un libro incredibilmente politico e, molto molto preveggente, proprio come il suo protagonista.

 King prevede con chiarezza impressionante la degenerazione del paese d'ottobre di Bradbury. La scomparsa di quell'anima sana e sognatrice della società americana: un mondo divorato dall'opportunismo, dall'ignoranza, dalla creduloneria, da forze malvagie che troppa gente ha deciso fosse compito di altra gente contrastare.

 Un romanzo incredibilmente politico, assurdamente contemporaneo. Da leggere, rileggere e straleggere, E regalare a chiunque in questi tempi inquietanti.

Ps. Se posso permettermi a me ste copertine nuove non piacciono, le trovo tutte uguali e spersonalizzanti.


DALIA NERA di James Ellroy:

 Sono da sempre dell'opinione che molt* scrittor*, perlopiù uomini, amino scrivere storie e soprattutto protagonisti che incarnano qualcuno o qualcosa che vorrebbero essere.

 La quantità di commissari e agenti delle forze dell'ordine/investigatori vari ed eventuali che sono sempre sexy, seducenti, pieni di donne (pure se soffrono per qualche oscuro trauma passato) e dediti a hobby solitamente molto virili, assieme ai loro bro, è piuttosto elevato e secondo me riconducibile a questo desiderio manco celato di immedesimazione.

 "Black Dalia", di cui mi avevano parlato benebenissimocapolavoro, straborda in questo senso. 

 La storia ha per protagonista un poliziotto, ex pugile (le prime 70 pagine sono solo sul pugilato, una noia mortale), ovviamente pieno di donne, che fa il poliziotto in coppia con un suo ex avversario che ora è il suo bro. 

 Una ragazza, che si scoprirà essere troppo facilina, viene trovata orrendamente uccisa e mutilata e loro iniziano a indagare.

 Metodo di indagine prediletto: menare la gente per farla confessare o andare a letto con la testimone di turno. Non importa se la testimone è lesbica, pure se è lesbica vorrà andare a letto col sexy poliziotto pugile (perché si sa, una è lesbica finché non incontra l'uomo giusto).

 La storia, nonostante potenzialmente abbia pure una trama complessa, è di una noia mortale, probabilmente per quel costante desiderio del protagonista di raccontarci tutto in modo carichissimo, come se stesse sempre incontrando la donna più gnocca, o pestando il criminale peggiore o incontrando la famiglia borghese più becera.

 E' tutto talmente hard boiled che finisce per essere una parodia dell'hard boiled (genere che a me piace molto) di una noia devastante.

 Lo eviterei come la peste. L'hard boiled è un'altra cosa. Prevede uomini che si scazzottano, femme fatale e amicizie virili, ma non prevede che il tutto sia una caricatura vuota atta a spargere virilità ostentata e compiaciuta su ogni riga. 

 Chandler, nei suoi delitti, sapeva essere anche commovente e profondo, amaro e umano. Qua oltre le scazzottate, le lesbiche convertite e il sangue un tanto al chilo, niente.


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