lunedì 22 luglio 2024

I consigli per l'estate 2024! Una carrellata tra gialli, mondi specchio, scrittrici misteriose, rabbia, mostri e fanciulle sarde

 Torno di sorpresa sorpresissima con un post di consigli per l’estate che poi alla fine è diventato anche un piccole recensioni tra amici.

  Incredibili miracoli che accadono in una torrida serata di luglio!
Non mi dilungo troppo e vi lascio con le recensioni prima che questo post esca in tempo per la prossima estate!


DOPPIO. IL MIO VIAGGIO NEL MONDO SPECCHIO di Naomi Klein ed. La nave di Teseo:

  Stranissimo che si sia parlato così poco di questo saggio di Naomi Klein, un saggio che sicuramente come è stato fatto notare non brilla per la traduzione sin dal titolo (l’originale era “Doppelganger”, incomprensibile perché sia stato cambiato), eppure tocca in modo inquietante praticamente tutti i punti delle derive politiche distopiche a cui stiamo assistendo da qualche anno a questa parte.
 
 Naomi Klein, autrice di “No logo”, parte da un suo diciamo problema personale: la gente la confonde con Naomi Wolf. 

 E voi direte, e vabbeh, sai quante volte capita a me di essere confusa a caso (tipo, a me sbagliano regolarmente il cognome in Mangano, forse perché è più comune)?
 
 E beh, nel suo caso è un problema bello grosso perché Naomi Wolf è il suo esatto opposto: è nata come studiosa del femminismo (suo il famoso “Il mito della bellezza”) e poi ha preso una strana deriva.

 In un rapido giro di walzer, condito anche da libri piuttosto dubbi, ha sposato tesi novax, ha iniziato a condurre ricerche universitarie in modo controverso e poco scientifico,  e si è trasformata in filobannoniana, trumpiana, complottara e insomma è assurta sorta ad amata intellettuale di questa destra che flirta con la fantascienza facendo credere a molti che è la realtà.
 
 Da questo problema
(perché lo è visto che la gente le fonde in un’unica entità attribuendole affermazioni e scritti che non le appartengono e sono anzi la cosa più lontana da sé), la Klein fa una lunga e dettagliata e inquietante serie di considerazioni che vi faranno dire a più riprese: ma allora non sono pazza, DAVVERO c’è qualcosa che non va.
 
 Sostanzialmente Klein spiega per filo e per segno come l’attuale destra eversiva abbia creato, per usare le loro parole, “un mondo al contrario” che lei definisce “mondo specchio”. 

 Ossia una sorta di realtà parallela dove complotti sanitari e politici si mischiano a fanatismo ed eversione spacciata per tradizione, ritorno ai valori di una volta, disciplina e ordine (per gli altri ovviamente, per i "nemici", agli amici è concessa ogni libertà, spacciandola per rivoluzione contro poteri misteriosi).


 Tutto, letteralmente tutto, compreso lo sconcerto che prova lei nel non capacitarsi di come la gente creda praticamente agli asini che volano, sembrerà uscito dalla vostra testa.
 
 In più, Klein fa una serie di considerazioni interessantissime su come, volenti o nolenti, internet sia diventato un luogo in cui siamo costretti a stare. 

 E’ stata infatti la scarsa cura della sua immagine in internet che ha permesso che il suo “brand” (fa un’analisi anche su come TUTTI adesso siamo dei brand anche se non vogliamo vendere nulla perché brand e identità personale si stanno fondendo ANCHE se non vogliamo) si confondesse con quello della sua omonima. Klein ha voluto rimanere ai margini del gioco e il gioco ha deciso per lei. 

Riappropriarsi della propria identità quando qualcuno, il suo doppelganger in questo caso, te l’ha rubata, è davvero difficile.
 
 Mi fermo qui perché questo libro ha dentro davvero tante tante cose e avrebbe meritato una diffusione e un dibattito degno di “No logo” (e sì, lo so, una traduzione migliore). 

Cercatelo, leggetelo e davvero vi sentirete meno soli, meno pazzi e, se non altro, avrete nuove chiavi di lettura per leggere tanti fenomeni del nostro tempo.


LA SERIE DEL VICEQUESTORE NIGRA di Paolacci e Ronco:

 Ogni anno cerco qualche nuova serie di gialli a cui appassionarmi e, devo dire, ho collezionato ormai una lunga serie di buchi nell'acqua anche quando i migliori presupposti sembravano esserci tutti (Ilaria Tuti sigh, grandissima per me delusione).

 Questo luglio un'inattesa sorpresa è giunta per assoluto caso. Dolcemetà mi aveva chiesto un giallo da leggere e io avevo tipo 10 minuti di tempo per fare un giro all'usato (praticamente io ormai leggo grazie al mio fornitissimo negozio dell'usato di fiducia).

 Presa dall'ansia, ho afferrato un libro dalla sezione dei gialli quasi a caso e ho visto che il protagonista era un vicequestore gay dichiarato che indagava su un delitto di matrice omofoba alla vigilia dell'approvazione delle unioni civili.

 Prima mi sono chiesta perché non ne avessi mai sentito parlare, poi l'ho comprato e infine in neanche 2 pomeriggi l'ho letto.

 Allora, mi è piaciuto TANTISSIMO. L'indagine non è particolarmente complessa (io devo dire che amo avere il trick del capire chi è l'assassino, ma non amo le trame talmente contorte che a un certo punto non ti ricordi manco più chi ha parlato con chi), ma non è quello l'importante.

 L'importante, come anche nei gialli di De Giovanni, è tutto il resto: ambientazione, personaggi, dialoghi, gusto del racconto e della lettura.

 Il protagonista è fantastico. Un personaggio originale, poliziotto gay dichiarato in un ambiente non proprio friendly che mena come un fabbro, affronta il pregiudizio, lo rigira verso chi lo sbandiera. Io mi sono rivista in praticamente tutti i dialoghi, nella stanchezza di dover ripetere le stesse cose, nell'assurdità di vivere in un mondo dove ogni 3 secondi o devi fare il wikipedia lgbt di etero pigri o devi adattarti a un contesto che non è nato per prevedere chi non fa parte dello standard.

 E la narrazione è arguta, intelligente, vispa. L'orientamento sessuale di Nigra è trattato in modo credibilissimo ed è al contempo fondamentale EPPURE non viene usato in modo furbo e pigro. 

 Ossia Nigra è una persona gay non è il personaggio gay la cui unica peculiarità è quella. 

 C'è una differenza fondamentale che in troppi, se non in tutti, faticano a capire. Leggetela in questo libro gustosissimo e intelligente. Voglio trovare al più presto tutti gli altri della serie, purtroppo solo 3 (e spero all'usato).
 

CINQUECENTO ANNI DI RABBIA di Francesco Filippi ed. Bollati Boringhieri:

Ci sono tutta una serie di argomenti (è uno dei post che vorrei fare da mesi, ma rimane lì nel mondo delle idee) che incomprensibilmente vengono ignorati dall’editoria. O meglio, non so se vengano ignorati dall’editoria o non si producano saggi interessanti al riguardo, ma comunque si tratta di lacune nel dibattito pubblico piuttosto vistose.
 
  L’analisi approfondita dei processi comunicativi alla base di internet e/o dei social è una di queste. Da brava laureata in archivistica e biblioteconomia non ho mai capito perché non venga fatto un parallelismo approfondito tra l’invenzione della stampa a caratteri mobili e internet.
 
 E’ di recente uscita questo saggio che non sposa la mia tesi, ma almeno un po’ ci si avvicina o sembra tentare un’analisi di ciò che sta alla base della propagazione incontrollata delle informazioni. 

 L’autore vede un parallelismo tra stampa e social basandosi sul sentimento della rabbia che io sarei meno propensa ad avallare, ma è comunque interessante e comunque è un inizio.
 
 Non proprio una lettura da ombrellone, ma non si sa mai.

 
LA MIA COSA PREFERITA SONO I MOSTRI 2 di Emil Ferris ed. Bao Publishing:
 
 Non esattamente un libro da spiaggia data la mole, ma sicuramente un libro da estate data la mole.
 

 Finalmente dopo anni esce il seguito di questa storia prodotta da Emil Ferris interamente con penne bic (o non so se bic, comunque penne). 

 Una storia di fantasmi della storia e fantasmi reali in cui una ragazzina orfana di padre (e presto anche di madre), appassionata di horror di serie z e innamorata di altre ragazzine, indaga sull’omicidio vicina di casa che forse era una vittima del nazismo o forse ne era complice e carnefice.

 Siamo nel 1963, in un sobborgo americano e la ragazzina, come suo fratello maggiore, è di origine anche messicana e non è quindi in cima alla lista dei cittadini di serie A.
 
 Tutti nascondono molti segreti e lei si aggira con le sue fattezze di piccolo mostro in un mondo più spaventoso dei suoi amati film. Finalmente in questa seconda parte scopriremo la verità?
 
 Sì e no. Nel senso che si scoprono molte cose e appaiono molti altri bei personaggi, ma i fili, se posso dirlo, non vengono tirati insieme a dovere.
 Si poteva disperdere meno e si poteva rendere il tutto più epico. Più che altro perché visivamente il libro è talmente incredibile, sontuoso, fantastico ed enorme, che i cedimenti della storia spiccano vistosamente.
 Lato positivissimo: il queer accennato nella prima parte qui esce fuori in modo chiaro e gioca una parte importante. 
In ogni caso un libro stupefacente: da comprare.

 
LA SCRITTRICE NEL BUIO di Marco Malvestio ed. Voland:
 
Segnatevi bene questo titolo per due motivi:

 
 1) Ne riparleremo approfonditamente a ottobre, nei pressi di Halloween.
 
 2) E’, secondo me, uno dei romanzi italiani migliori degli ultimi anni.
 

 Non esagero, nessuno mi ha pagato, nessuno mi ha spedito il libro, l’autore non è amico mio (anche se l’ho riconosciuto e inseguito alla Fiera del Libro per congratularmi del romanzo), e io, come sapete, non grido al genio ogni volta che una casa editrice mi invita a un aperitivo e mi invia un gadget carino (cosa che comunque non accade).
 
 Siamo di fronte a un libro gotico letterario in piena regola, scritto benissimo e con un’idea originale e tradizionale al tempo stesso.
 
 Un giovane ricercatore universitario di letteratura italiana, Marco, vive una competizione/attrazione con Federico, un collega più bello, ricco e capace di lui.

Un giorno il collega/rivale/papabile oggetto del desiderio svanisce nel nulla e decide di indagare.
 
 Tutte le piste portano a una misteriosa scrittrice italiana degli anni ’60, tale Maria Zanca, che era stata attiva tra il veneto e Roma per poi sparire dai radar letterari e mondani alla misteriosa morte del compagno, anch’egli scrittore e deceduto in circostanze misteriose.
 
 Ma chi è davvero Maria Zanca?
 
Attorno a questo interrogativo, più perturbante e inquietante di quel che può sembrare in principio, gira un romanzo raffinato e tenebroso che costruisce e inserisce all’interno del panorama italiano una figura letteraria in modo talmente convincente che è impossibile (ve lo dico) non controllare se essa sia esistita realmente e la storia abbia un fondo di verità.
 
 Leggetelo, inquietatevi e poi a ottobre se ne riparla.

 
LE NOBILI SORELLE ANGIOY di Adriana Valenti Sabouret ed. Arkadia:


Ah, quanto mi manca la Sardegna!

 In estate mi sento sempre un Cavalcanti qualunque che pensa “Poiché non spero di tornar giammai, ballatetta mia, in Sardegna!”.
 
 Certo, tecnicamente, e conto in banca permettendo, posso tornarci quanto voglio, ma la Sardegna della mia infanzia e gioventù non esiste più perché siamo cambiate entrambe, nostro malgrado.

  Questo però non impedisce all’estate di farmi venire ogni santo anno una nostalgia acutissima, difficile da tenere a bada.
 
 I libri possono venire in aiuto.
Ecco quindi individuato questo romanzo storico su tre sorelle nobili cagliaritane, figlie di un rivoluzionario in esilio a Parigi, in una Sardegna settecentesca.

 Il padre le ha abbandonate e loro, orfane di madre, sono divise tra i fervori rivoluzionari del genitore e lo status quo sardo.

 Consiglio sulla fiducia e sulla nostalgia per la Sardegna. Spero sia all'altezza delle aspettative.


Buone letture!


mercoledì 29 maggio 2024

E' uscito "Stasera faremo cadere il cielo", l'antologia di fantascienza queer di Zona42 a cura di Giuliana Misserville dove c'è anche un mio racconto!

 Non avevo ancora fatto un post su questo blog trascurato sull'uscita di "Stasera faremo cadere il cielo", l'antologia di fantascienza queer di Zona 42 a cura di Giuliana Misserville dove c'è anche un mio racconto.

 Approfitto di questo mio spazio che ultimamente uso troppo poco (e non sapete quante idee/invettive/recensioni mi frullano per la mente, ma il lavoro sigh si mangia tutto) per parlare brevemente del mio racconto, "Le ragazze fiore".

 La fantascienza a me piace leggerla e piace anche scriverla, anche se forse è improprio usare la parola "fantascienza" visto che immagino futuri con una tecnologia un po' vaga, sofisticata e retrograda al tempo stesso.

 Io scrivo quella che viene più propriamente definita "narrativa speculativa" ossia figurazioni del possibile futuro.

 In genere sono sempre speculazioni in peggio, distopie, perché non riesco proprio a imboccare un filone utopico o possibilista. Però in qualche modo mi piace pensare che scrivere immaginari peggiori del presente in qualche modo li esorcizzi benché ultimamente mi pare che non stia proprio andando così.

 Qua è dal 2016 che la distopia cavalca.

 Spero che il racconto, se lo leggerete, vi piaccia. L'antologia vale la pena, assicuro!

Buona lettura!


Racconti di Alan Thomas Bassi, Laura Mango, Elisa Franco, Simone Marcelli Pitzalis, June Scialpi, Antonia Caruso, Silvia Pelizzari, Vanessa West, Paola Guazzo, Filo Sottile.



martedì 19 marzo 2024

Sabato 23 Marzo alla Libreria Antigone di Milano la presentazione di "Come fu che organizzai la mia unione civile"!

Arriva la primavera e arriva qualche presentazione di "Come fu che organizzai la mia unione civile"!

 Sabato 23 Marzo sarò alla Libreria Antigone a MILANO con Massimo Basili di Fumetti Fuori alle 18:30!

 Vi attendo numeros*!!




venerdì 12 gennaio 2024

Ricordi (non richiesti) di recite scolastiche. Un fumetto a base di scarsa laicità dello stato, streghe, occasioni perdute e sacrifici apotropaici.

 Un paio di mesi fa, non ricordo già più il perché, mi era venuto in mente di fare un fumetto sul tema delle recite scolastiche dell'infanzia.

 Poiché la tavola dedicata alla Lombardia ha causato una serie di domande a me poco comprensibili su fb (nel senso, è ovvio che la visione che avevamo a 8 anni fosse sbagliata, ma era l'inizio degli anni '90 e in provincia di Roma credo che la cosa più lombarda che avessimo mai visto fosse Massimo Boldi) abbiate pietà di me e prendetelo per quello che è: un fumetto di ricordi senza nessun devastante retroscena.

 Spero che anche voi abbiate preziosi ricordi scolastici simili, anche se, ripensandoci, il sacrificio simbolico agreste alle elementari è sintomo di tempi più folli.

 "Ricordi (non richiesti) di recite scolastiche", tutto per voi!






 






giovedì 4 gennaio 2024

"Spare", la biografia del principe Harry in un riassunto/recensione fumettoso tra lagne, cospirazioni, telenovelas e Gente!

Questo inizio anno non è iniziato benissimo per molt3. Vertordici forme influenzali ci stanno perseguitando e così molti piani sono saltati. E' successo anche a me e Dolcemetà, così invece di trovarci alle terme, siamo a casa a riposare. 

 Da questa ridente situazione ne è venuto però qualcosa di buono: ho finito di leggere "Spare", la biografia (più o meno auto) del principe Harry e ho deciso di farne un fumettoso riassunto che or or vi dono!

 "La biografia del principe Harry. Una recensione fumettosa"!













domenica 17 dicembre 2023

Consigli per il Natale 2023 parte II! Sabbie bituminose, distopie patriarcali, libri scomparsi, fantasmi dell'inverno, orti inquietanti e pamphlet editoriali

 Ed ecco a tempo ancora più record, il secondo post dei consigli natalizi, così avrete persino qualche giorno per pensare di usarli, nel caso!


DUCKS di Kate Beaton, Bao Publishing:

 Kate Beaton è un'autrice che fa fumetti umoristici sulla letteratura o almeno io l'avevo conosciuta così, ormai qualche anno fa.

 Bene. Dimenticate il lato umorista. "Ducks" è vita vera, vita vera e distopica, cruda e crudele. 

Un concentrato di rara forza in cui si può capire con estrema facilità in cosa consiste vivere in una società patriarcale intrisa di cultura dello stupro.

 Messa così, mi direte, sembra che vi stia presentando una tragedia shakesperiana, invece si tratta "solo" di due anni di lavoro in una zona del Canada in cui si estraggono sabbie bituminose. 

 Beaton, come molti studenti e studentesse, termina l'università con elevato debito universitario. 

 Il suo sogno è lavorare nell'editoria e con i libri, ma anche in Canada sembra non sia un lavoro abbastanza remunerativo per ripagare decine di migliaia di euro in un tempo che le banche possano giudicare consono.

 Così, spinta dall'esperienza di un parente (maschio, dettaglio non irrilevante), decide di andare a cercare lavoro nei grandi cantieri di estrazione di sabbie bituminose, luogo dove sostanzialmente c'è una donna ogni dieci uomini.

 E già qui entriamo nel campo della distopia. Aggiungete che per aumentare gli introiti e diminuire le spese (in modo da terminare quel periodo nel minor tempo possibile per poi potersi dedicare al resto della sua esistenza, quello per cui ha studiato), Beaton accetta di vivere all'interno del campo e fare doppi turni, entrando in una sorta di microcosmo autosufficiente che sembra esistere al di fuori delle regole e del tempo del mondo civilizzato.

 Ebbene, succede tutto quello che potete facilmente immaginate. 

 Molestie, battute da caserma, senso di straniamento, solitudine, infantilizzazione e sopraffazione.

 La cultura dello stupro in diretta, un universo di dominio e sopraffazione che va dallo stupro appunto, a quel clima generale per cui una donna non è un essere umano, (spesso parlano di donne davanti a lei come se lei non fosse presente, come se lei non fosse una persona né ovviamente lo fossero quelle di cui parlano), ma un oggetto, un essere vivente sottomesso e a completa disposizione e funzione degli uomini. 

 E' interessante e molto forte da leggere, forse più per gli uomini che per le donne. Perché noi sappiamo cosa dobbiamo vedere, sentire e subire dal giorno uno della nostra nascita. 

 Gli uomini invece si stupiscono dell'ovvio, non hanno idea di quanto tacciamo e sopportiamo e compartecipano spesso involontariamente al mantenimento dello status quo, nel senso che non hanno una reale volontà di non partecipare al banchetto dell'orrore.

 Ed è un libro che rende benissimo consapevoli del perché sì, si parla di TUTTI gli uomini. Non perché siano tutti colpevoli, non lo sono certo tutti gli uomini del libro, talvolta anzi si rilevano alleati inaspettati. Ma perché tutti detengono una posizione di privilegio e potere che rarissimamente desiderano realmente sovvertire. Spesso il massimo che credono di poter e di voler fare è rimanerne fuori. Ma come cantava De André, anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.

 E ci tengo a dire, che se batto anche io su questo punto è solo per un motivo: è un ottimo momento per capire, per usare il proprio tempo a distruggere questo sistema, lo è perché ora più di prima è finita l'era della sopportazione.

E' ora di distruggere tutto perché un giorno chi legga "Ducks" lo faccia pensando che fosse davvero una distopia e non la realtà.


LA VITA SEGRETA DEI LIBRI FANTASMA di Andrea Kerbaker:

 Chi ha lavorato in libreria, sa che molto raramente può accadere un fatto assai affascinante: il ritiro dal commercio di un titolo. Tu sei lì che hai appena finito di esporre le novità, quando arriva una tragica mail che impone di togliere dalla vendita un determinato titolo.

 

 Quando lavoravo in libreria mi è successo un paio di volte. 

 La prima non ho mai saputo perché (il libro, un'autobiografia, riapparve mesi e mesi dopo direttamente in una nuova edizione), nel secondo si trattava di un tragicomico caso di graphic novel apparsa senza la graphic novel: sostanzialmente era stata mandata in stampa solo la lunga e corposa introduzione, priva poi del contenuto fumettoso successivo. 

 Ci sono stati però altri casi famosi, di solito conclamati errori di stampa scoperti in extremis, titoli scritti male, copertine non abbastanza translucide.

 Ma nella storia della letteratura ci sono stati vari casi di libri usciti una volta e mai più riapparsi o riapparsi con altri titoli o in altre forme. 

 I motivi? I più svariati. Da un cambio di sensibilità nel pubblico (io vi giuro che mi sale il crimine tutte le volte che sento usare le parole "politically correct", mi verrebbe da mandare chiunque la pronuncia direttamente nella preistoria, all'alba dei tempi, a godersi i tempi privi di qualsiasi civilizzazione e a divertirsi a scoprire il fuoco e fare pitoti), a un pentimento sul contenuto alle molte altre molteplici possibilità date da quello straordinario oggetto che è il libro. 

 Andrea Kerbaker ci ha scritto questo volumetto per bibliofili molto molto gustoso e straconsigliato.


I FANTASMI DELL'INVERNO di AA VV, Neri Pozza:

 Nel mondo anglosassone, come tutt3 sanno, il natale non è solo racconti zuccherini, ma anche racconti di fantasmi ("Il canto di Natale" di Dickens docet).

Nel 2021 uscì per Neri Pozza l'antologia "Natale con i fantasmi" (poi ripubblicata lo scorso anno con la copertina cartonata originale, bellissima, ve lo dico così non vi sbagliate), quest'anno è stata la volta di "I fantasmi dell'inverno". 

 Dodici racconti di fantasmi di grandi autori autrici del gotico contemporaneo, perfetti per quei momenti morti dopo pranzi e cene, quando tutti pretendono che tu veda Disney+ mentre tu ricerchi solo l'agognato silenzio di una stanza con un camino, il vento che ulula e neve a perdita d'occhio fuori dalla finestra per chilometri.


L'ORTO AMERICANO di Pupi Avati, Solferino:

 Un consiglio sulla fiducia. Amo il Pupi Avati da giallo all'italiana e avevo trovato il libro "Il signor diavolo" molto grazioso, con quell'atmosfera da provincia ultracattolica del nord-est soffocante e bigotta, davvero interessante e indovinata. Il seguito, "L'archivio del diavolo", era stato purtroppo troppo assurdo e lo avevo trovato pessimo.

 "L'orto americano", da cui verrà tratto un film, sembra invece promettere molto bene.

 Uno scrittore incrocia una ragazza americana poco dopo la Liberazione a Bologna e se ne innamora. Anni dopo, durante un viaggio in America, scoprirà casualmente che quella ragazza scomparve in Italia e decide di risolverne il mistero.

 Mi dà un po' di vibes da Scerbanenco con "Traditori di tutti" e un po' di "Gotico rurale" alla Baldini, amo il terrore della pianura padana. 


MANIFESTO CONTRO L'EDITORIA di Gog Edizioni:

Raramente mi piacciono i pamphlet perché raramente mi faccio fomentare dalle estreme opinioni altrui. Anche questo volumetto non fa eccezione al riguardo e non lo condivido in toto, ma ho apprezzato l'idea di spogliare l'editoria di quel manto di magia che divora tanta gente. 

 Troppe persone pensano al mondo del libro come un luogo fatato dove passi il tempo a cercare il nuovo Italo Calvino e rimangono impreparate a una realtà di industria e commercio, dove devi sgomitare tra molti e molte figli di papà per trovare un posto al sole.

 Questo non vuol dire che sia TUTTO e SEMPRE così, ma molte cose tocca dirle, pane al pane e vino al vino e in questo piccolo manifesto che prende di mira tutto e tutt3 (ho tremato al pezzo sui blogger, ma tutto sommato ci sono andati anche leggeri visto quello che gira).

 Il tono è sarcastico e i capitoletti, molto brevi, assomigliano ai post di un blog. Meno al vetriolo di quel che meriterebbe seriamente l'editoria, ma forse in questo caso sono io ad avere opinioni estreme (e non solo contro i colossi, ma anche verso molt3 indie).


venerdì 15 dicembre 2023

I consigli per il Natale 2023 parte I! Sciamane islandesi, dicerie, personagge LGBT, racconti gotico-femministi, pastasciutte antifasciste e femminielli

  Quest'anno, soprattutto dopo la mia breve, ma intensissima visita a Più Libri Più Liberi, dove ho visto un sacco di titoli bellissimi, mi sono imposta di fare almeno un post di consigli natalizi.

 Oggi, dopo un passaggio in una bella libreria del centro di Roma, con una selezione molto interessante, ho ancora più libri da consigliare. 

 Spero di riuscire ad arrivare a quota due post, ma intanto uno lo lancio nel cosmo!

 Non la faccio troppo lunga per non rubare troppo spazio ai libri: scatenatevi!


SEIDMADUR. Lo sciamano di Maddalena Marcarini, Agenzia Alcatraz:

 Un horror coi fiocchi e controfiocchi uscito dalla penna di un’autrice italiana, Maddalena Marcarini e ambientato in Islanda.

 Pregio assoluto e principale, oltre alla storia: lo sfondo islandese non è una cosa vaga per turisti degli iceberg e neanche la scusa per una vaga ambientazione esotica. Il setting in questo caso è letteralmente tutto, dal folklore che permea ogni pagina, alle descrizioni ghiacciate e selvagge all’enorme e raffinata conoscenza delle leggende e dalla magia islandese e groenlandese.

 La protagonista, Erlen, è una ragazza di origini islandesi che ha vissuto molti anni in Canada con sua madre, una donna peculiare che tutti credevano un po’ matta. La donna credeva e diceva infatti di essere una sciamana e neanche le suppliche della figlia, bullizzata e maltrattata a scuola, riuscivano a contenere le sue folli esternazioni.

 Morta la madre, Erlen vivacchia qualche anno tra case famiglia e tentativi di rimanere a galla con lavoretti vari, ma qualcosa di enormemente doloroso la consuma da dentro e decide infine di tornare in Islanda per uccidersi.

 La storia inizia nel momento in cui potrebbe finire: Erlen si getta nelle acque gelide, prontissima a morire, ma un uomo, Ottar, la salva. E non è un uomo qualunque, ma uno sciamano, esattamente come sua madre e forse quel loro incontro non è neanche così casuale.

 Nel frattempo una creatura ancestrale e mostruosa si aggira per le strade dell’Islanda, reclamando ossa, denti e bambini per un macabro rituale. Chi è? Chi potrà fermarlo? Chi è realmente ..?

 Una storia bellissima e avvincente, originale e imperdibile per gli appassionati del genere. 

 Ma soprattutto da leggere adesso, con il gelo (più o meno) e il buio che ci lasciano scivolare più facilmente in nordici incubi.


SCREAM QUEER di Javier Parra, Odoya edizioni:

 Chiunque abbia passato parte della propria vita a cercare scrupolosamente tracce LGBT in film e libri, sa che praticamente fino a 10/15 anni fa al massimo, l'unico genere in cui le persone LGBT venivano rappresentate con una certa regolarità era l'horror.

 I motivi sono molteplici. Da una parte era un genere di nicchia che lasciava effettivamente più libertà a registi e sceneggiatori, dall'altra era ammissibile, anzi condivisibile, che persone LGBT fossero invischiate in storie torbide e assurde, fuori dall'ordinario, inquietanti e in cui facevano quasi sicuramente una brutta fine.

 Eppure, non per forza questo ha significato rappresentazioni banali. Nei gialli all'italiana ci sono personaggi LGBT (tantissimi personagge lesbiche) molto interessanti, quasi psicanalitici (es. il sogno lesbico di "Una lucertola con le pelle di donna" o l'amico musicista del protagonista di "Profondo rosso").

 "Scream Queer" con un occhio più all'estero che al solo universo italiano, propone percorsi tra film horror, personaggi e immaginari LGBT nella storia del cinema. 

 Con lo stile divulgativo che contraddistingue i saggi Odoya, vi calerete in un mondo di suggerimenti cinematografici (non tutti da seguire perché talvolta trash, ma sicuramente da conoscere) e rimandi letterari risparmiandovi la fatica fatta da me e molt3 altr3 nel rintracciare tracce LGBT nei tempi del grande oscurantismo.


IL GLICINE RAMPICANTE e altri racconti gotico-femministi di Charlotte Perkins Gilman, Abeditore:

 Sono anni che un'amica mi consiglia di leggere "La carta da parati gialla" di Perkins Gilman e anni che ad Halloween mi dimentico di cercarlo (anche questa volta, andrò alla prossima annata).

 Mi narrano in molti sia un piccolo gioiello gotico, ma anche l'unica cosa che si trova in giro di quest'autrice vittoriana. 

 Abeditore ha incrementato la sua bibliografia con questa raccolta di racconti.

 Perché gotico -femministi? Perché il gotico regna, ma l'autrice, attivista per i diritti delle donne e scrittrice di saggi sul mondo economico femminile di inizio '900, inserisce all'interno dei racconti tracce di quella che era la complicata e iniqua condizione femminile di quegli anni. E dei nostri.

  Nelle serate post pradiali delle vacanze natalizie, questi racconti saranno un toccasana.


IMBUSTASTORIE di AA VV, Abeditore:

 E’ qualche anno che Abeditore ha inventato gli Imbustastorie. Buste da spedire o tenere che hanno all’interno tre racconti impaginati su un solo foglio, fronte-retro, proprio come una lettera che giunge da lontano per raccontarci nuove terribili e affascinanti.

 Tutti gli imbustastorie hanno un tema specifico e le tre storie propongono dei racconti gotici e fantastici classici, sempre poco noti e molto ricercati, chicche per veri appassionati, nella solita splendida cornice grafica di Lorenzo Incarbone.

 Come sottolineo sempre, i libri Abeditore è un doppio piacere leggerli e averli perché il contenuto si sposa perfettamente all'estetica: un racconto può essere letto in un'antologia come tante altre e avere un sapore ed essere estratto da una busta, con illustrazioni e font d'epoca, e averne tutto un altro.

 Quello di un vero racconto di paura vittoriano, davanti a un camino in una sera d'inverno (con una tazza di cioccolata).

 

STORIE DI GUAPPI E FEMMINIELLI di Monica Florio, Guida Editori:

 Un piccolo saggio, molto interessante, avvistato a Più libri Più liberi, su due figure in qualche modo antitetiche dell'immaginario napoletano: i guappi e i femminielli.

 I primi sono l'espressione più orrendamente tossica di un modello patriarcale di prevaricazione e violenza, che pure nella memoria rimane talvolta paradossalmente come personaggio positivo, in grado di incarnare un certo desiderio di ordine.

 L'autrice sveste questi ricordi popolari positivi e riveste la figura della sua storia negativa e oscura, ancora non sopita in ambienti camorristici.

 Diversa, molto più antica e molto più affascinante, è invece la figura del femminiello, che affonda le sue radici nei miti nella Magna Grecia, con rituali (la figliata) e credenze (la fortuna) che ammantano questa figura della storia e dell'universo LGBT di un'unicità etnologica irripetibile e, spesso, ancora inafferrabile.


LA PASTASCIUTTA DEI CERVI di Marco Cerri, Viella Ed.:

 Ho scoperto l'usanza della pastasciutta antifascista al nord, dato che qua nel centro-sud non sia ancora particolarmente diffusa. Questo libro di Viella, uscito a Luglio 2023, racconta le origini di questo pasto condiviso, simbolo della resistenza.


 Il 25 luglio 1943, dopo la destituzione di Mussolini, i fratelli Cervi assieme ad altri antifascisti del posto, proposero una pastasciutta di festeggiamenti.

 Sul sito di Istoreco Reggio Emilia Albertina Soliani, Presidente dell’Istituto Alcide Cervi, così spiega la nascita dell'usanza:

 "Mussolini era caduto il 25 luglio e i Fratelli Cervi lo avevano saputo stando sui campi, nelle ore successive. La risposta è stata questo dono, questa condivisione fra tutti. Una Festa, la pasta che nutre, la fiducia nel futuro. Qualsiasi cosa fosse accaduta, sarebbe stato questo sogno, questo legame tra la gente, cioè la democrazia, che avrebbe vinto sul buio di quei giorni. Cominciò così la Resistenza. I Cervi non videro il 25 aprile: alla fine di dicembre dello stesso anno furono fucilati a Reggio Emilia. Ma è rimasta la Pastasciutta, sono rimasti il loro sogno e l’idea di un mappamondo che appartiene all’umanità, non alla disumanità. Ci troveremo in tanti, insieme, con questo stesso sentimento di amore e di pace".

Il libro di Viella, scritto da Marco Cerri, racconta questa bella storia, da conoscere e diffondere, ovunque. 

 Perché ultimamente, a sinistra, sembriamo rifuggire l'immaginario, dimenticando molte cose sull'egemonia culturale e la memoria: si vive anche di simboli, di momenti, di condivisioni, di sogni.


VOSTRA BEFANA di Barbara Cuoghi e Elenia Beretta, Topipittori:

 Le feste natalizie non mi fanno impazzire, l'unico giorno per me veramente degno di nota è il 6 Gennaio, quando arriva la befana.

 Come sa chi segue il blog, per me Babbo Natale non è mai esistito, mi hanno sempre detto che era finto e che era un'invenzione degli americani, Santa Lucia nessuno me l'ha mai nominata e credo che tuttora i bambini del Lazio siano all'oscuro della sua figura, Gesù Bambino mai sentito portasse regali fino a quando sono stata adulta. 

 L'unica creatura fantastica preposta a farmi felice era la befana e in generale, a parte i doni e le calze di Piazza Navona che prendevano i miei nonni, a me della befana piaceva un po' tutto.

 Mi piaceva fosse un'anziana signora scorbutica e povera (precisamente "vestita alla romana" che nessuno ha mai saputo cosa volesse dire), che volasse su una scopa e che fosse molto irascibile (amava prenderti a scopettate). 

 Mi piaceva fosse una creatura misteriosa, senza un vero perché. Non aveva una connotazione religiosa, non aveva nessuna leggenda buona e neanche cattiva, non era rassicurante e nemmeno bonaria, non voleva farti nessuna morale, era un'anziana magica che una volta l'anno volava su una scopa per portare regali MA ANCHE carbone.

 Mi ricordo lo sconcerto, tutti gli anni, quando nelle calze piene di dolciumi di marche mai sentite, trovavo implacabilmente il carbone: come mi aveva scoperta? Come sapeva quello che combinavo?

 Da adulta, la amo ancora tantissimo e mi spiace che ci siano pochi libri a lei dedicati, sia per adulti che ne indaghino le origini folkloristiche, sia per bambini.

 Quest'anno a Più libri Più liberi ho visto il libro perfetto sulla befana: "Vostra befana" di Barbara Cuoghi e Eliana Beretta.

 Disegni e colori bellissimi, ma anche il contenuto è splendido. Racconta le origini antichissime di questa strega sopravvissuta al cattolicesimo, svela l'esistenza di tante colleghe europee e ovviamente spiega per filo e per segno cosa fa la notte del sei gennaio la befana nostra.

 Mille di questi libri, e mille anni ancora di befana!


DICONO CHE di Gilles Rochier e Daniel Casanave, Comicout:

 Come nascono un pettegolezzo, una diceria, una calunnia, una fake news?

Anni fa mi capitò la rara opportunità di cortocircuitare una “diceria”. Mentre svolgevo il tirocinio in un archivio romano, mi capitò di chiacchierare con due tizie che vi svolgevano uno di quei sottolavori sottopagati. Erano molto affrante dal fatto che si stesse per svolgere un concorso per archivista, ma si sapesse già il nome del vincitore, perché “si sa come vanno queste cose”.

 Con molta sorpresa scoprii che il concorso era nel mio paese e con ancor più grande sorpresa scoprii che la vincitrice sarei stata proprio io.

 Ci rimasi di sasso, anche perché peraltro non ne sapevo l'esistenza visto che, non avendo i titoli, non avrei potuto partecipare neanche volendo. Loro erano mortificate, ma io ero sconcertata che qualcuno che nemmeno sapevo chi fosse, dava per certo che avrei vinto un concorso di cui nemmeno sapevo l'esistenza.

 Dopo un iniziale momento di smarrimento, trovai la questione interessante perché non a tutti capita di cortocircuitare un pettegolezzo in questo modo.

 “Dicono che” di Gilles Rochier e Daniel Casanave racconta proprio il modo subdolo in cui le voci corrono, e da innocenti diventano devastanti, da insinuazioni diventano certezze, da una sciocchezza diventano una catastrofe. E anche quale parte possiamo giocare noi, nel fermarle e nel trasformarle in qualcosa di terribile.

 

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