Padre
l’altro giorno mi ha rimproverata perché non curavo più il blog.
Ma
come, ce l’hai da tutti questi anni e adesso lo lasci andare così.
A
prescindere dal suo sempiterno ruolo genitoriale, in fondo ha
ragione,
quest’anno è stato proprio un anno di magra scrittoria e il
prossimo, da un certo punto di vista non sarà, temo, migliore perché
(poi vi racconterò quando avrò fatto almeno la metà degli esami e
la fine mi sembrerà meno lontana e io sarò meno infuriata) ho
dovuto iscrivermi ad una scuola di specializzazione universitaria
(no, non faccio l’insegnante, è sempre per archivisti).
Quindi
insomma il tempo è quello che è, e tra lavoro principale, lavoretti
collaterali, perché ormai la vita costa talmente tanto che il lavoro
principale non basta più da solo, e università, i momenti da
dedicare
al diletto sono davvero molto pochi.
Ma
sogno sempre che le cose migliorino, che
questo periodo geopolitico ed economico orrendo prima o poi finisca e
che si riesca a passare il tempo a fare qualcosa che piace, come
scrivere, leggere e disegnare, senza che il lavoro e le ansie
fagocitino ogni pezzetto delle nostre non sempiterne vite.
Comunque,
ho voluto, quale atto di riappropriazione rivoluzionaria del proprio
tempo, riuscire a scrivere un post di consigli natalizi.
Come
ogni anno mi sembra di non avere nulla da consigliare e come ogni
anno ho titoli per almeno due post. Intanto godiamoci questo, magari
riesco a trovare il tempo per il secondo prima della vigilia di
Natale (altrimenti, comunque, c’è sempre la Befana).
Buona
lettura!
LYDIA,
L’ULTIMA DEGLI ESCHER di Lukas Hartmann, Armando Dado ed.:
Natale,
tempo di Mitteleuropa.
La principessa Sissi, le usanze chiaramente nordeuropee che a Roma
fanno un attimo sorridere (gli abeti finto innevati con 15 gradi
fuori dalla finestra), il Ciobar con la panna che fa tanto caffè
viennese in our dreams e altre minuzie cospirano per condurre la mia
mente verso libri da impero austroungarico.
Quest’anno
la palma spetta a “Lydia, l’ultima degli Escher” la biografia
di una ricca ereditiera ottocentesca
che,
agli occhi di una donna contemporanea, grida vendetta.
Cosa
spinge la donna più ricca della svizzera, unica erede di un impero
ferroviario, a non sfruttare la propria libertà, ma a sposare il
tipico tizio che tuo padre non voleva sposassi e hai invece sposato
letteralmente pochi giorni dopo la sua morte?
La
risposta dovrebbe essere: un grande amore. Ma non sembra essere così
visto che poco dopo si è perdutamente innamorata di un pittore.
Quindi boh, autosabotaggio? Di sicuro questo libro potrebbe contenere
la risposta.
“Ritratto
di signora”, ma reale. Una biografia per tornare a quel periodo
storico al limitare tra due mondi, come il nostro.
ROMA PITTRICE.
Artiste
al lavoro tra XVI e XIX secolo, a cura di Ilaria Marielli Mariani, Raffaella Morselli, Officina
Libraria ed.:
Avete
presente il tipico “regalo per un medico” che immancabile arriva
come richiesta in libreria tutti gli anni?
Ebbene,
per quest’anno ho finalmente un consiglio convincente!
Ovviamente
non è solo per un medico, è un regalo un po’ più importante per
una persona “con cui fare bella figura” che, per inciso, potrebbe
anche essere vostra madre.
Si
tratta del catalogo della mostra “Roma pittrice” attualmente in
svolgimento al Museo di Roma a, sì, Roma.
Non
è “una mostra sulle pittrici donne” come se stessimo parlando di
rarità floreali della Papua Nuova Guinea, ma una mostra estremamente
ricca sulle artiste attive nella capitale tra ‘500 e ‘800.
Sono
TANTISSIME. E dove stavano?
Principalmente in collezioni private e
nei magazzini delle opere non esposte di musei, pinacoteche e
quant’altro. Quindi, insomma, come al solito non è che le donne
prima del 1968 stavano chiuse in casa, semplicemente la memoria le ha
occultate, perché ricordiamocelo car* miei, da un certo punto di
vista la memoria è sempre un esercizio di potere.
Nel
catalogo, bello corposo, troverete un interessante saggio
introduttivo, le opere esposte e anche le biografie delle autrici,
una vera chicca perché di molte allo stato attuale si sa molto poco
e si è dovuto scartabellare negli archivi (suggerimento: storic*
scartabellate un po’ di più) per trovare delle informazioni.
Regalatevelo,
o fatevelo regalare. Ah, ovviamente non dimenticatevi dei medici,
apprezzeranno.
OPS!ABBIAMO
UN PROBLEMA di Jacob Grant, Lapis Edizioni:
Chiaro
segno del mio invecchiamento: alcuni libri per bambin* mi commuovono.
Io
non ho nessun particolare trasporto per i libri per bambin* (neanche
per i bambin* devo dire), ma ultimamente, vuoi che sto invecchiando
un po’ pure io, vuoi che i figli e le figlie delle mie amiche mi
stanno facendo riavvicinare involontariamente al mondo degli infanti,
qualcosa sta cambiando.
Questo
illustrato ne è la prova.
Si tratta della storia di un orso molto
pignolo (che mi ricorda caratterialmente un po’ Dolcemetà) fissato
con ordine e pulizia.
Un giorno si trasferisce in una nuova casa con
la sua fida orsetta di pezza MA qualcosa non va e l’orso inizia a
rovistare ovunque finché diventa chiaro che l’inflessibilità alla
lunga può fare seri danni, anche alle persone a cui vogliamo più bene.
Un
libro che forse dovrebbero leggere molti adulti.
SONTAG.
UNA VITA di Moser Benjamin ed. Bur:
Per
troppi anni Susan Sontag è stata messa da parte.
Ricordo che quando Dolcemetà scriveva la tesi, ci mettemmo davvero
troppo a recuperare da qualche parte le sue “Note sul camp” e che
dei suoi testi in generale, in circolo, non si trovava davvero nulla.
Finalmente,
in nome dei corsi e ricorsi storici, Sontag sta tornando in libreria
e questo Natale è uscita anche questa sua corposa biografia che
attinge anche ai suoi archivi personali.
Il
prezzo, come quello dei libri in generale, è veramente alto (32
euro), ma almeno sono 700 pagine quindi ciccia da leggere ce n’è.
Sì
lo so: la carta, i diritti, i traduttori, i distributori. So
benissimo che costa tutto. Ma non è che siccome lo so, il mio
stipendio e quello di tutti gli altri sì alza, quindi se qua non si
fa qualcosa i libri rimarranno sugli scaffali, pure quelli belli.
Intanto
approfittate della tredicesima, vostra e degli altri, e fatevelo
regalare.
QUANTO
LONTANO SIAMO GIUNTI. Lettere alla madre di Sylvia Plath ed. Guanda:
Lessi
questo libro una quindicina di anni fa, in una vecchissima edizione
posseduta dalla biblioteca di Bergamo e all’epoca mi piacque
tantissimo.
Sono
le lettere che Plath scrisse alla madre e che restituiscono assai più
dei diari un’immagine reale della poetessa.
I diari infatti sono stati manipolati, tagliati, aggiustati e dio
solo sa che altro dal marito, Ted Hughes, che usò la scusa del “non
voglio turbare i miei figli”. Il sospetto, visto il suicidio di
Plath e della successiva compagna di Hughes, è che lui non facesse
questa grandissima figura.
Com’è
e come non è, almeno queste lettere tra le sue grinfie non sono
finite e sono vive, vivaci, dubbiose, arrabbiate, entusiaste, tristi.
Sono
lo spaccato di vita di una ragazza ricca di talento, con poche
risorse economiche, tante aspirazioni e molte ansie per il futuro. Lettere personali nel senso più completo del termine, che
restituiscono un ritratto di persona reale e senza filtri.
Regalo
idealissimo per grandi lettrici e grandi lettori.
IL
CAPANNO DI ASH di Suzy Wang, Bao Publishing:
Suzy
Wang è un’autrice che amo moltissimo.
Ha quella capacità, estremamente difficile da coltivare e secondo me
frutto di un talento naturale (con buona pace di chi pensa che la
propensione naturale non esiste perché secondo me, invece, esiste
eccome) per le sfumature.
Le sue graphic novel, dal tratto che
ricorda i fumetti giapponesi old style e si rileggono con piacere più e più volte di seguito e ogni
volta si scoprono particolari nuovi, considerazioni nuove, dettagli
che a una prima occhiata erano sfuggiti.
“Ash”
è un libro bellissimo che racconta tante cose insieme senza
nominarne esplicitamente nessuna.
È
una cosa che apprezzo particolarmente nell’epoca dei “romanzi a
tesi”: devo dimostrare una cosa e te la devo dimostrare così
esplicitamente che devo dirtela a lettere cubitale e ripetertela 50
volte senza lasciarti immaginare o ragionare. La morte, insomma,
dell’astrazione.
In
questo libro invece si mescolano tante cose: riflessioni
sull’identità di genere, ambientalismo, solitudine,
interdipendenza dell’umanità con la natura e interdipendenza
del singolo con la collettività. Ho amato in particolar modo
quest’ultimo tema
perché se c’è una cosa che sto iniziando a non sopportare più è
la gente che inneggia allo starsene soli in casa con loro stessi
perché tutti gli altri sono una delusione.
Posto
che anche io evito volentieri tanta gente, è abbastanza ovvio che il
rapporto con l’altro necessiti di fatica, impegno, gestione del
conflitto e opinioni divergenti. Avere
un rapporto con gli altri è faticoso, ma è anche indispensabile per
vivere in modo più ricco la propria vita.
(E
no, le esperienze di vita negative che abbiamo tutt* non mi faranno
cambiare idea).
È
questo un po’ il cuore di questo romanzo,
dove un* ragazzin* che si sente poco compreso dai genitori che
derubricano a “una fase” il suo bisogno di affermare la propria
identità di genere, il suo ambientalismo e il rifiuto di alcune
consuetudini viste come segno di maturità (la patente) decide di
partire alla ricerca del capanno nel bosco del nonno defunto.
Lui
sa che questo mitico capanno esiste tra le montagne boscose attorno
al vecchio ranch di famiglia e si attrezza per ritrovarlo durante le
vacanze estive dagli zii. Riuscirà nel suo intento e partirà per
lui un periodo di solitudine selvaggia assieme al suo amato cane, in
una profonda connessione con la natura.
Sembrerebbe
il paradiso, invece con sua enorme sorpresa scoprirà che l’essere
umano è, fino in fondo, un animale sociale e l’isolamento non
salva noi stess* e neanche il pianeta.
Bellissimo.
Consigliato dai 10 ai 110 anni.
IL RICETTARIO DEI FRATELLI GRIMM di Robert Tuesley Anderson, Guido Tommasi
Editore:
In
un mondo in cui è sempre estate, mi sono appassionata a un trend di
Instagram in cui si propongono le ricette dei romanzi fantasy
d’impianto medievale.
Dato
che nell’idea del medioevo è sempre inverno, è tutto un tripudio
di salse, stinchi di maiale grassi che più grassi non si può,
contorni di mele bagnate nella sugna, alcolici ricolmi di erbe
aromatiche e torte frollose che possono essere ripiene di mele
speziate o maiale frollato chi lo sa.
Ho
il sospetto che siano piatti più belli a vedersi che buoni a
mangiarsi, ma quando se non a Natale è bello navigare nell’eccesso
alimentare?
“Il ricettario dei fratelli Grimm” propone ricette ispirate e nominate
nelle fiabe dei fratelli tedeschi
che, andando a memoria, non pasteggiavano a pasta con le vongole.
Sì,
certo, nelle fiabe si mangiavano anche bambini,
ma ho idea che ci troveremo davanti a una versione woke. Maledetto
politicamente corretto che occulta il sano cannibalismo.
LA
MINACCIA COLOR LAVANDA di Irene Villa ed. Ets:
Quanti
libri Lgbt ci sono in giro (finalmente) da qualche anno a questa
parte? Tanti davvero tanti.
Quanti
di questi libri, effettivamente si occupano della prima lettera
dell’acronimo alias la L alias le lesbiche e il lesbismo in
generale?
Pochi davvero pochi.
È
ancora, se non difficile sicuramente più raro, trovare fumetti,
romanzi e saggi che raccontino e parlino del lesbismo, di fatto
confermando uno dei più grossi problemi della comunità che noi
lesbiche letteralmente ci portiamo in ogni dove: l’invisibilità.
Questo
libro di Irene Villa, frutto della sua ricerca di dottorato a Verona,
parla del lesbismo nella teoria femminista e nel mondo queer.
Finalmente un contributo teorico serio, ragionato, contemporaneo e,
posso assicurarvi, molto scorrevole da leggere sul lesbismo.
Se
infatti prima avevamo solo il problema dell’invisibilità, adesso
abbiamo anche il problema della sineddoche, quella simpatica forma
retorica per cui si nomina una parte e si intende il tutto.
Ossia si pensa che alcune derive terf appartengano a tutte e non solo ad alcune.
Quindi
bene che finalmente vengano pubblicati nuovi studi che portino aria
fresca, nuove voci, un più variegato pensiero critico e
mostrino che siamo esattamente come tutti gli esseri umani: pensiamo
e ragioniamo in modo diverso anche condividendo uno stesso
orientamento sessuale.
STORIE
FALSE di Michel Pretalli e Giovanni Zagni, Mimesis ed.:
La
storia è maestra?
Mica
tanto.
Come ci insegna essa stessa, in un’interessante contraddizione,
come umanità abbiamo una certa coazione a ripetere gli stessi
errori.
Le
fake news, le bufale, le truffe, la ciarlataneria e qualsiasi
declinazione possibile del tema e del termine ci inseguono sin dagli
albori della storia e ciclicamente, con una facilità impressionante,
ci cadiamo. O almeno ci cade una buona parte della popolazione con
rischi che vanno da una personale perdita di denaro a una guerra
mondiale con milioni di morti.
“Storie
false” mette insieme alcune delle bufale più conosciute, alcune in
grado di cambiare (sempre in peggio, non vi preoccupate) il corso
della storia.
Del
resto, a giudicare dalle immagini AI che girano su fb in cui teneri
agricoltori, bambini con torte e vecchine adorabili chiedono di
essere solo salutati perché “nessuno lo fa”, scatenando selve di
commenti entusiasti, è già un miracolo che la società non sia
ancora collassata.
Pare
sia un libro divertente. Immagino che potremmo rientrare nel black
humor.
Da
regalare al parente complottaro, per non vederlo mai più a pranzo di
Natale.