giovedì 31 luglio 2014

"Il cliente svizzero", un pomeriggio in compagnia di questa simpatica creatura elvetica.

Tempo fa feci un post sui clienti stranieri. 
 Alcune nazioni hanno simpatiche peculiarità, altre non sono pervenute, altre rimangono anonime. I clienti svizzeri in genere si palesano sempre. Provengono ovviamente in larghissima parte dal Canton Ticino e parlano un italiano colmo di vocaboli un po' strani (un mio ex coinquilino che andava spesso in Svizzera per lavoro era sconcertato dal loro italiano e citava sempre il sacro ammonimento stradale: "Moderare la sveltezza"). 
Oltre a ciò, le loro qualità più significative sono: 
1) Pretendere di trovare un'infinita lista di libri prima di tornare in mezzo alle alpi in tipo due giorni e conseguentemente arrabbiarsi se ciò non accade. 
2) Avere quella strana aria di sufficienza da "So che sei italiana e perciò imprecisa perciò sarò diffidente nei tuoi confronti". 
 Lo ammetto, può essere che la seconda istanza sia una mia suggestione dovuta alla non proverbiale simpatia che provo per questo amabile popolo, ma andiamo avanti.
 Ieri un cliente particolarmente molesto e svizzero ha hackerato il mio pomeriggio con una serie di illazioni, domande e domandone finale. Volevo semplicemente trascrivere le nostre infinite conversazioni su fb, ma era davvero troppo lungo, così ho pensato di fumettare l'evento.
 Ecco perciò a voi "Il cliente svizzero". Colleghi elvetici vi sono vicina.




mercoledì 30 luglio 2014

Intervista a Sergio Algozzino, autore di "Memorie a 8 bit". Un viaggio nella generazione dei ricordi tra Topolino, Peanuts e Commodore 64.

 Una decina di giorni fa ho scritto un articolo sulla nostalgia precoce che affligge i nati negli anni '80 (o poco prima), che si può facilmente ravvisare in parte della produzione letteraria degli autori che provengono da quell'ottima annata.
 Portavo quale esempio, oltre a Zerocalcare sia sempre lode a lui, Sergio Algozzino, fumettista siciliano autore del bel "Memorie a 8 bit" ed. Tunuè.
 Confesso che ignoravo, prima di questa sua opera, la sua esistenza, ma ho prontamente recuperato grazie a wikipedia e soprattutto al suo blog, sergioalgozzino.wordpress.com. Siciliano, oltre a fumettare sin dalla più tenera infanzia, è colorista, insegnante presso scuole di fumetto e soprattutto musicista.
Delle sue precedenti opere ho messo nella mia wishlist "Dieci giorni da Beatle" sempre ed. Tunuè e "Ballata per Fabrizio De André" ed. Becco Giallo e se le mie tasche (o le biblioteche comunali) me lo consentiranno spero di finirle per prima del termine di Agostembre, il prossimo mese autunnale a cui stiamo correndo incontro.
 Ed è lui il nuovo illustre intervistato per il blog!
 Buona lettura!
Cosa leggevi da bambino?

Topolino, e, in generale, fumetti Disney. La mia prima serie raccolta è stata “Il tascabilone”, piena di grandi classici del genere, e poi mi sono innamorato delle storie di Gottfredson, che leggevo su “Il Topolino d'oro”.

E-reader o carta stampata?

Sempre e solo carta. Non è che mi dia fastidio leggere su un Tablet, sia chiaro, semplicemente non ne ho lo stimolo.

Un autore, un libro e un fumetto che vorresti assolutamente consigliare?

Penso sempre ai Peanuts, sopra ogni altra cosa.

A tuo parere esiste una tendenza, da parte degli autori della tua generazione, ad una certa nostalgia precoce?

Sì, decisamente. Credo dipenda tutto dalla velocità con cui scorrono le cose. Il simbolo del mio libro è il Commodore 64, un modello di computer prodotto e venduto per dieci anni: adesso sarebbe impensabile pensare una cosa del genere. Chi è nato intorno ai miei anni ha visto, con l'era di Internet, un brusco cambiamento dei ritmi, e abbiamo iniziato a compiangere “i vecchi tempi” fin dal liceo, ricordando vecchie sigle di cartoni o vecchie sorprese della Mulino Bianco. L'importante è rendersi conto che i ricordi non sono solo quelli del passato, ma anche le storie che viviamo adesso, che diventeranno i ricordi del futuro.

A quale delle tue storie sei più legato e perché?

È quasi troppo facile dire a questa, così dico “Dieci Giorni da Beatle”, perché mi ha fatto maturare molto.

Com'è nata l'idea di “Memorie a 8 bit”?

Nel 2008 firmai un bel contratto con la prestigiosa casa editrice francese Humanoides Associes, mi diedero l'ok per raccogliere un po' di storielline di “un giovane palermitano”, che per loro era molto esotico. Così nacque Pluie D'ete, il nucleo principale di quello che adesso è Memorie a 8bit. Passando gli anni, sentivo l'esigenza di aggiornare quel libro, con nuovi ricordi e, soprattutto, con una nuova visione delle cose, cambiata nel corso del tempo, una sorta di punto della situazione, e così ho ripreso quelle storie, le ho rimontate, a volte modificate, integrando nuove sequenze o cambiando alcuni dialoghi, e ho aggiunto un bel po' di pagine nuove. Mi piace molto il risultato, sono molto soddisfatto (strano, per me).

In “Memorie a 8 bit” mi ha colpito molto, la sorte di “crisi vocazionale” che hai avuto nei confronti del fumetto. Il momento in cui si passa da un intenso fervore giovanile a qualcosa di più adulto è spesso difficile per molti artisti, tu come l'hai vissuto?



Malissimo. Un periodo orribile, di cui avverto ancora i lividi, e mi sento perennemente in ritardo, con l'ansia di dovere recuperare il tempo perso!

Consigli a un giovane fumettista?

Studiare, studiare, studiare, e ricordarsi che fare fumetti non è solo disegnare bene. Il pubblico vuole, anzitutto, delle belle storie.

Ci sono degli autori (della tua generazione o meno) a cui ti senti più vicino?

Tantissimi. Alcuni sono veri e propri fratelli di sangue, come Guillaume Bianco, altri solo “colleghi” da ammirare, come Igort, Gipi.

Come nascono i tuoi lavori e qual è in genere il tuo metodo di lavoro?

Ho un sacco di storie in testa. Poi, a un certo punto, qualcuna prende il sopravvento, e lì è finita, perché diventa un'esigenza quella di tirarla fuori, e tutto il resto diventa meno importante. Ho un rapporto molto fisico ed emotivo con le mie storie. Per questo, mi piacerebbe iniziare a scriverne qualcuna senza doverle disegnare, per viverle meglio.

Hai un autore o un'autrice che ha avuto nella tua vita di fumettista un peso in qualche modo fondamentale?

Parecchi, troppi. Il mondo del fumetto è un continuo stimolo, e non posso non pensare a Pratt, Pazienza, Battaglia, Toppi, Kirby, Ditko, Shultz, Buscema, Takahashi, Nagai... e poi quelli che ho conosciuto direttamente e che hanno avuto un ruolo fondamentale nella mia formazione, come Franzella, Allegra, Bianco... potrei andare avanti per un bel po'.

Cosa leggerai quest'estate?

Una valanga di fumetti arretrati.

Progetti prossimi venturi?
Tanti, troppi, forse nessuno. Qualcosa bolle in pentola, ma è tutto in fase embrionale. Scrivere un libro a fumetti dipende molto (almeno per me) dall'umore, dal momento.

Ringrazio moltissimo Sergio Algozzino per la gentilezza, la disponibilità e non ultima la velocità nella risposta!
 E vi invito a notare che tutti gli autori da me intervistati da bambini leggevano Topolino...


martedì 29 luglio 2014

Libri e autori "Catfish". Quando la realtà è troppo assurda per essere vera e infatti non lo è. Bardi, baccanti, bambini in fuga con lupi e la madre di tutte le kospirazioni

 Uno dei pochissimi programmi tv che guardo (tramite pc) è "Catfish".
I conduttori di "Catfish"
 Per chi non lo conoscesse è uno dei pochi format di Mtv in cui non è comtemplato un tamarro che picchia un coatto mentre tre cretine sono impegnate a olearsi i seni rifatti, la sfigata di turno si ritocca le labbra con un improbabile rossetto fragola e lo sfigato li incita nella speranza di limonarsi la solita tipa che è chiusa in bagno perchè gli altri "Non la kapiskono".
 I due conduttori vengono contattati da una persona X che chatta da mesi, spesso anni, talvolta tanti anni, con un essere misterioso che si è mai palesato, non ha il telefono, skype e soprattutto tempo e modo di incontrare quello che via sms è l'amore della vita.
 Il bello del programma, che si regge su delle indagini praticamente ridicole, sono le storie assurde che vengono svelate. Qualche rara volta si tratta di gente che davvero non ha il cellulare nel 2014 o tempo di prendere un aereo, altre c'è uno psicopatico (generalmente uomini), altre ancora storie drammaticissime, talvolta qualcuno che si spaccia del sesso opposto e via dicendo.
 Il fascino di "Catfish" sta nel meccanismo mentale che porta una persona a mentire e non solo una volta, ma in modo continuativo, arrivando a comporre una complessa architettura difficile da gestire e a tratti diabolica. Cosa spinge le persone a fingersi ciò che non sono?
 Visto che non è un blog di psicologia o per adolescenti in crisi la domanda rimarrà senza risposta, tuttavia posso carrellarvi una serie di libri e autori catfish apparsi nei secoli.
 Pronti, partenza via!

FALSI LIBRI DI NUMA POMPILIO:
Numa e la sua seconda moglie: la ninfa
Egeria. Hai capito il vecchio?
Numa Pompilio fu uno dei sette re di Roma, talmente mitico che riuscì persino a sposare una ninfa, probabilmente l'unico re/console/imperatore di Roma a non guerreggiare.
 Pose le basi per i mos maiorum e soprattutto le riforme religiose (sempre che sia esistito). Qualche secolo dopo la sua morte, nel 181 a. C., alcuni contadini, arando felicemente, ritrovarono in un campo due arche di pietra. Sulla prima c'erano le indicazioni per scovare la tomba del mitico Numa (ma si rivelarono sbagliate), nella seconda una serie di rotoli di papiro stranamente nuovissimi che avrebbero dovuto apportare grandi novità alle istituzioni religiose romane.
Alcuni li lessero e decretarono, visti i contenuti, che per il bene di tutti andavano bruciati. Li bruciarono, non ci furono strane guerre religiose ante litteram e tutti vissero felici e contenti.
   Ma chi aveva astutamente seppellito i falsi rotoli sotto un terreno casualmente appartenente a un senatore romano? L'ipotesi più credibile li attribuisce ad alcuni tarantini dediti al culto del dio bacco che negli anni precedenti aveva vissuto un radicale sradicamento con tanto di uccisioni in pubblico, stragi, suicidi e via dicendo. Ciò che aveva scatenato il caos è una storia se possibile ancora più assurda e la racconta Tito Livio. Sostanzialmente una madre degenere e il suo nuovo marito volevano rendere il figlio, erede di una fortuna dal padre defunto, un imbelle. Come? Alcolizzandolo. Lo spinsero perciò verso i culti di bacco, ma lui aveva come amante un'arguta prostituta che lo mise in guardia. Egli si rivolse perciò al console che non trovò nulla di meglio da fare che interrogare, torturandola, la povera prostituta che parlò dei baccanali come della perversione assoluta. Risultato: un culto distrutto e migliaia di morti.

I CANTI DI OSSIAN: 
La tendenza dei cantanti anziani ad accompagnarsi
a giovani groupies è una costante della storia
Nel 1760 apparve in Inghilterra, pubblicata in forma anonima, una raccolta di canti attribuite al mitico Ossian.
 Ossian era una sorta di Omero del nord Europa, bardo misterioso la cui esistenza è controversa e le cui ballate pervenute sono da attribuire alla cultura orale (proprio come Omy). Quando il libro apparve ci fu grandissimo entusiasmo. Gli appartenenti allo Sturm und Drang furono particolarmente influenzati da questi mitici canti, tuttavia qualcuno dubitava. Il dott. Samuel Johnson, svolse molte indagini a proposito di Macpherson, il presunto curatore dell'opera, venuto allo scoperto dopo il grande successo. Quest'ultimo affermava infatti di aver pubblicato le opere di Ossian dopo averle casualmente rinvenute. Johnson indagò e scoprì che Macpherson, semplicemente studioso di gaelico, aveva rimaneggiato degli antichi canti di sana pianta, inventandone alcuni, aggiungendo strofe ad altri. Macpherson tentò di difendersi affermando di aver inventato sì, ma sulla base di autentici frammenti di Ossian. Rimase comunque grande lo sconvolgimento in chi li aveva creduti autentici basti pensare a Goethe che li cita significativamente ne "I dolori del giovane Werther".

FALSI PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION:
Facciamo felici i nostri cari amici kospirazionisti e parliamo della madre di tutti i libri kospirativi. Altro che Estulin, altro che club Bilderberg, altro che Tavistock e luna abitata dai rettiliani, i Protocolli dei Savi di Sion furono davvero in grado di cambiare il mondo. In peggio. Frutto di un mix di dicerie, libelli, satira, credenze popolari, calunnie e chissà che altro, furono assemblati ad hoc dalla polizia zarista all'inizio del 1900. Confutati immediatamente e ripetutamente con tanto di critica e indizi da fonti autorevoli, sconfessati come falsi persino dallo Zar, godettero invece di grandissima fortuna (e ne godono ancora soprattutto in Medioriente, grazie Russia), dimostrano come non sia il nostro tempo popolato da un particolare numero di cretini, semplicemente la quantità di imbecilli è una costante della storia.
 Secondo la calunnia, sostanzialmente i protocolli di Sion erano il resoconto di un machiavellico piano messo su da una sorta di élite ebraica (molto danarosa) per impossessarsi del mondo (ovviamente con l'amichevole partecipazione, tra gli altri, della massoneria). Strumenti per ottenere il risultato sperato: libertà di parola e stampa, sfruttamento degli operai, sovvertimento dei costumi ecc. ecc. Vi ricorda qualcosa? Di sicuro. Era tutto ciò che i conservatori, nella fattispecie russi, temevano dalla modernità e condannavano senza appello. Hitler e il nazismo li riesumarono con grande successo portandoli quale prova inconfutabile della malvagità ebraica e del pericolo corso dal mondo per colpa dei perfidi ebrei. C'è ancora gente che li crede veri, ma considerando che abitiamo in un mondo dove vendono i libri di David Icke, non possiamo stupirci di niente.

LAURA ALBERT-J. T. LEROY:
Grandioso caso di autore catfish. In molti rimasero sconvolti e commossi davanti alle memorie romanzate del misconosciuto J. T, Leroy, "Ingannevole è il cuore sopra ogni cosa" (preceduto da "Sarah", un libro che definire palloso è riduttivo). Giovane nato da madre adolescente, padre fanatico religioso, dato in affidamento qui e lì, molestato a più riprese da vari compagni della madre e per questo in tragica crisi di identità sessuale, infine raccolto da due musicisti, Laura Albert e Geoffrey Knoop. J. T. Leroy, spinto dalla tenera coppia a scrivere per liberarsi dai fantasmi del passato, si mostrava in pubblico piccolo, efebico e coperto da copricapi e occhiali. Asia Argento panzanò di esserci andata a letto durante le riprese del film tratto dalla sua triste storia e si trovò un po' impreparata quando venne fuori la verità.
 J. T. Leroy non era mai esistito, fisicamente il suo corpo apparteneva alla sorella di Geoffrey Knoop, intellettualmente alla stessa Laura Albert che aveva inventato la storia per uscire dall'anonimato, farsi notare e avere una possibilità.
 Devo dire che in un universo editoriale dove più la tua vita è stramba, maggiori sono le possibilità di pubblicare, non mi sento di giudicarla. Condannata per frode, non ha fatto del male a nessuno, se non, forse all'orgoglio di Asia Argento.

MISHA DEFONSECA - MONIQUE DE WAEL:
Caso eclatante di sciacallaggio di altrui lutti, è il libro che più ha in comune con "Catfish".
 L'autrice, vero nome Monique De Wael, ha commosso il mondo per una decina di anni grazie alle sue memorie di bambina ebrea scampata ai nazisti e alla disperata ricerca dei propri genitori in fuga tra le foreste dell'Europa grazie all'aiuto dei lupi, "Sopravvivere con i lupi" appunto. Il quotidiano belga "Le Soir" stranamente incaponito nelle indagini, nel 2008 l'ha smascherata. Eppure la signora poteva scrivere tranquillamente la sua vera storia, altrettanto romanzesca. Nata cattolica, rimase orfana a 4 anni dopo che i suoi genitori vennero uccisi e perseguitati post mortem dalla fama di traditori (si racconta che per salvarsi rivelarono i nomi di altri resistenti belgi poi uccisi), fu affidata al nonno e da brava bambina fantasiosa si inventò una favola di fughe e lupi solo per sé. Adulta, sposò un ebreo e si trasferì negli Stati Uniti, scrisse il libro e grazie ad una serie di circostanze fortuite, scoprì il successo. Dieci anni, molte copie e persino un film dopo, si scopre che la favola di Misha era troppo assurda per essere vera, lei si scusa, ma la storia e la giustizia non perdonano. Condannata a pagare 22 milioni di euro per frode editoriale, rimarrà nella storia come uno degli sciacalli più significativi dell'editoria moderna.


 Si vocifera che anche "L'educazione siberiana" di Lilin sia almeno parzialmente inventata...e voi, avete presente qualche altro caso di catfish letterario?



lunedì 28 luglio 2014

Cose realmente avvenute! Me l'hanno giurato! "Bignami" (e ve li ricordate i Dari?).

In questi giorni sto facendo un po' di casino tra i post scritti e le vignette. Ormai hanno perso il loro sacro ordine logico settimanale. 
 Dipende dal fattore Ultima settimana prima di Agosto, quando tutti gli eventi si accumulano fatalmente, le cose da fare diventano miliardi, i problemi si moltiplicano, i lavori improvvisi si centuplicano. Mi scuso. Sto cercando di tenere le redini in ogni modo prima della pausa agostana. Di sotto potrete leggere una cosa realmente avvenuta, me l'hanno giurato, di un'assidua libraia partecipante alla pagina di fb, che vive spesso e volentieri momenti di tragicomico terrore.
 Eccola alle prese con un tipico esemplare di ragazzino in libreria. La frase sulla maglietta è un omaggio agli emo che tanti momenti di meraviglia mi hanno regalato, non posso dimenticare la gioia vissuta nell'ascoltare i dARI. Ve li ricordate? Penso uno dei pochi contributi alla musica italiana dati dalla Valle d'Aosta (c'è qualcuno di lassù che legge il blog?), il loro "Wale quanto Wale, il cellulare ce l'ho già spento perché per me sei troppo sbattimento", il loro componente biondo conciato come Jem di "Il mio nome è Jem" spedito inusitatamente in Africa da Mtv, la loro data di nascita fatalmente incongrua con  il contenuto dei loro testi ("Cercasi a-a-a-amore, trentatrè litri, un pieno d'amore"), mi è sempre cara.
 Detto ciò, buona lettura! Cose realmente avvenute, me l'hanno giurato! "Bignami".



domenica 27 luglio 2014

"Amanti e regine" di Benedetta Craveri. Il potere delle donne sugli uomini di potere e dell'aneddotica regale francese sull'immaginazione. Circasse, monache, favorite e regine che causano letteralmente dipendenza.

 Quest'inverno, tra i piccoli libri per piccoli tragitti da me consigliati, c'era stato "Lo scandalo della collana" di Benedetta Craveri, deliziosa istantanea settecentesca su uno degli innumerevoli, (sicuramente uno dei più grossi) casini combinati da quell'adorabile coppia di incapaci che furono Luigi XVI e Maria Antonietta, la sua consorte.
La passione per la corte francese risale sempre e comunque
alla mitica lady Oscar. Chi non ha assorbito le follie della
corte grazie alla donzella più sessualmente ambigua della tv?
 Nella fumosa storia, degna di un romanzo di Dumas, si intrecciavano incompetenza politica, furbizia, ambizione, diamanti, Cagliostro e moglie, scambi di persona e cardinali lascivi, e fu il primo decisivo colpo alla già traballante monarchia.
 Con colpevole ritardo, in questa estate che non vuole proprio ingranare, mi sono procurata "Amanti e regine" sempre della Craveri. Avevo un po' la fumosa idea che potesse piacermi come libro, ma non avendo mai avuto una grande passione per la storia moderna, avevo sempre rimandato il fatidico momento della lettura. Ebbene, avevo molto errato.
  Questo libro è letteralmente una droga. Una volta iniziato non si può smettere di leggerlo e quando finisce vorresti averne altri dieci da leggere uguali. Io, beninteso, lo dico raramente ed era anche svariato tempo che non mi capitava di divorare un libro con tanta voracità, perciò ne sono doppiamente entusiasta.
 Di cosa parla "Amanti e regine"?
Con quella copertina fucsia un po' così, col décolette di Madame de Pompadour ad occhieggiare col belletto tra le mani, il libro potrebbe scoraggiare più di una persona e soprattutto più di un uomo. Ebbene miei cari vi sbagliate questo libro parla principalmente di voi.
 E' assolutamente incredibile come uomini in grado di scatenare guerre, mandare a morte persone, guidare scismi e decidere le sorti del mondo, fossero spesso e volentieri letteralmente in balia se non dei propri sentimenti, sicuramente del loro piccolo compagno sotto la cintola.
 La Craveri parla del grande potere femminile derivante da questa ineluttabile debolezza all'interno della corte francese. Un posto ben degno de "Il trono di spade" dove forse amanti poco avvedute e troppo ambiziose morivano probabilmente avvelenate, infanti sparivano, principesse inglesi venivano forse uccise con la cicuta e la procreazione di un delfino era in grado di tenere col fiato sospeso una nazione.
 Si parte dalla straordinaria figura di Caterina dè Medici, regina di Francia che nonostante ben dieci figli vide la fine della stirpe del marito a favore di quella di Enrico di Navarra, suo genero, marito dell'odiata figlia Margherita (avete mai visto "La regina Margot"? Non so perché ma da bambina mi impressionò moltissimo). Fervente seguace di Nostradamus, pare avesse persino uno specchio magico di biancanevesca memoria che interrogava riguardo al futuro (e come nelle più classiche delle favole pur conoscendolo non riusciva ad evitarlo). Il marito la tradiva con una milf dei tempi andati, tale Diane di Poiters, gran siniscalca che aveva una quindicina di anni più di lui e si sottoponeva a estenuanti allenamenti per mantenersi giovane e morì ingoiando dell'oro liquido che in qualche modo avrebbe dovuto contribuire a fermare i suoi radicali liberi.
 Suo genero Enrico di Navarra, tra una guerra di religione e l'altra, dopo un primo matrimonio alquanto complicato, si ritrovò come moglie una seconda de' Medici, Maria, detta anche la grassa banchiera. Mentre costei spupava e covava rancore nell'ombra, lui collezionava favorite da cui aveva un gran numero di figli che non solo riconosceva, ma cresceva assieme a quelli legittimi.
Gabrielle d'Estrées e una delle sue sorelle
 La sua amante storica rimase la scaltra e sfortunata, Gabrielle d'Estrées (ritratta in una serie di enigmatici e famosi quadri), morta a un passo dal diventare regina. Enrico amava appassionatamente questa ragazza che contribuì alla sua conversione al cattolicesimo e fece qualsiasi cosa per portarla all'altare. Forse fu quel qualsiasi a decidere la sorte della poveretta che morì ufficialmente di parto, ma ufficiosamente di altro, probabilmente veleno.
 Sarebbe stata una bella storia se lui non si fosse gettato prima di subito su una nuova quantità di ambiziose donzelle.
 Si passa di seguito ad una serie di regine non proprio stimabili, in primis l'incolore Maria Teresa d'Austria (in realtà infanta di Spagna) o Maria Leszcynska, figlia del detronizzato re polacco, scelta con gran furia dal tutore di Luigi XV, terrorizzato che il delfino, ultimo sopravvissuto dopo una lunga serie di lutti, morisse senza eredi. E poi la mia favorita, la praticamente miracolata Anna D'Austria, che ebbe il re Sole dopo vent'anni di matrimonio a un'età in cui ormai all'epoca eri praticamente bisnonna.
 Essa è l'autrice di quello scandalo ante litteram che fu la sua liason col duca di Buckingham raccontato dal buon Dumas nei "Tre moschettieri" e riuscì a rimanere incinta casualmente. Il re suo marito a causa di un temporale improvviso si era ritrovato a secco di amanti e solo con lei e in mancanza di meglio si era ricordato di avere una moglie. Nove mesi dopo nasceva il re Sole e l'anno successivo suo fratello minore Filippo, detto Monsieur, palesemente omosessuale eppure particolarmente dedito alla procreazione.
 Il re Sole fu non solo l'apoteosi dell'Ancien Régime, dei fasti della corte e di un'epoca che toccava le sue vette più splendenti prima di declinare tragicamente, ma anche un uomo provvisto di una moglie (un'altra infanta di Spagna) non all'altezza del suo ruolo di regina, che sostituì nel suo letto e in pubblico con numerose favorite.
 Un'intera schiera di sorelle lo iniziò ai piaceri dell'amore, poi venne Louise de Valliere, raro esempio di nobildonna sinceramente innamorata del re, che diede scandalo al contrario: da favorita decise di chiudersi in convento creando enorme sensazione nella popolazione. Iniziavano a sentirsi i lontanissimi vagiti di una rivoluzione che un secolo dopo avrebbe travolto il suo sfortunato e incapace nipote, Luigi XVI che ebbe bisogno dell'aiuto del cognato per consumare il matrimonio (immaginiamo un futuro imperatore d'Austria dare lezioni di educazione sessuale a un fagottoso ventenne un po' confuso eppure re di Francia).
 Tra le prodezze erotiche di Madame Du Barry, prima vera prostituta ad entrare a Versailles facendo scoprire i segreti dei veri bordelli a re abituati a millanta giovani vergini, ma non alle professioniste, regine reggenti in perenne lotta per il potere in un atavico complesso edipico con la pargolanza, figli legittimi e illegittimi, scandali di collane e cospirazioni piramidali sui veleni, gli aneddoti sono infiniti e gustosi. Sembra di non averne mai abbastanza e, quando si rimane orfani, con la testa di Maria Antonietta ghigliottinata a rotolarti davanti, quasi ti dispiace che abbiano preso la Bastiglia impedendoti di vivere nuove esaltanti avventure.
Mademoiselle Aissè, probabilmente
fonte di ispirazione per il personaggio
di Haydée ne "Il conte di Montecristo"
 Io, personalmente sono finita in un pericolosissimo vortice che mi spinge a cercare nuovi pettegolezzi regali. 
 Ho svaligiato la biblioteca e mi ero ripromessa di leggere tante cose più sugose e invece ora campeggiano fieri sul mio comodino, pronti per le vacanze, oltre a "Don Chisciotte", le "Lettere di Mademoiselle Aissè a Madame C..." (il carteggio tra una giovane circassa cresciuta come una nobile francese dopo esser stata letteralmente comprata al mercato degli schiavi dall'ambasciatore francese a Costantinopoli e una donna svizzera di dubbia bontà), "Gli amori del re sole" di Antonia Fraser e "La civiltà della conversazione" sempre di Benedetta Craveri.
 Fidatevi, anche voi ne vorrete di più e sempre di più, uomini e donne. E farà bene a tutti scoprire quanto lontano abbiano sempre potuto condurre delle sottane bene assestate e come gli uomini di potere trovino storicamente nel letto le loro più stupide debolezze.
 Tanto da farti chiedere, a fronte delle vite, non esemplari, ma sicuramente più dettate dalla freddezza delle sovrane donne, (da leggere "Regine per caso" di Cesarina Casanova ed. Laterza) che nei secoli sono comunque riuscite ad emergere: non sono forse gli uomini ad essere inadatti al potere perché troppo facilmente ricattabili (e manipolabili) sotto alcuni punti di vista?

Ai posteri e ai lettori l'ardua sentenza!




mermy.tesoro86

venerdì 25 luglio 2014

Cose realmente avvenute! Me l'hanno giurato! "Il fu".

Sto preparando la recensione del bellissimo "Amanti e regine" di Benedetta Craveri, un libro fantastico che ci fa chiaramente capire come mai la storia non abbia mai avuto nessun senso logico (difficile darglielo quando si scatenano guerre solo perché l'amante quel pomeriggio non te l'ha data perché non le hai regalato un ducato). 
Mentre continuo a impegnarvi e a consigliarvi di ascoltare il Necronomicast, eccovi una bella cosa realmente avvenuta, me l'hanno giurato: "Il fu".
Buon Venerdì


mercoledì 23 luglio 2014

"Autori e clienti difficili", il primo glorioso Podcast in cui il mio pessimo accento cinguetta assieme a Lo spettro di Ishan e Daniela Barisone di Scrittevolmente!!

La settimana scorsa saltai il post del venerdì adducendo quale scusa una fantomatica cosa cool che stavo facendo. Non era una scusa e ora ne ho finalmente le prove.
Circa un mesetto fa  l'admin del blog La follia del giullare aka lo spettro di Ishan mi aveva contattato per propormi di partecipare ad un podcast tematico sul mondo dei libri. Entusiasta e soprattutto non pienamente consapevole di cosa fosse un podcast (i miei amici, consultati, hanno poi decretato in coro: "Una specie di file audio che si scarica"), ho detto: "Ma certo!". Dopotutto è più di un anno che tengo il blog, è pure ora che entro in contatto con altri blogger (girando per la blogosfera ho faticato a trovare qualche blogger più virtualmente asociale di me).
 Dopo altre due settimane ci siamo applicati e abbiamo partorito un podcast sui libri per gli Young Adult. Ovviamente poiché la sfiga deve porsi sul cammino in qualche modo, dopo circa mezz'ora di registrazione è saltata la corrente nel paese di una delle tre persone coinvolte, ovviamente il fonico, il quale ricollegatosi dopo una decina di minuti, si è reso conto solo alla fine che il programma di registrazione non era mai partito.
 Tre ore a parlare male della Meyer e "Hunger games" tragicamente perdute (sò drammi).
 Qualche giorno dopo ci abbiamo riprovato. Io, lo spettro di Ishan e Daniela Barisone di Scrittevolmente. Argomento, questo giro, "gli autori e i clienti difficili", gli scrittori emergenti e soprattutto autopubblicanti, la cartoleria e tante altre cose.
 Ed ecco perciò che potrete godervi direttamente la nostra dotta dissertazione, (anche questa pare però lacunosa a causa della sfiga che, non abbandonandoci, ha ucciso parte della registrazione, andrà meglio la prossima volta ancora).
 Mi scuso sin da ora per il mio lievissimo accento.
 Buon ascolto!! 
 (Per ascoltarlo cliccare sul link)!



martedì 22 luglio 2014

Ma questa gente in che mondo vive? Quando i libri che vendono sono specchio dei valori di una strana società che su tutto pone un imperativo: stai folle, ma soprattutto stai affamato e mangiati gli altri. Sempre e comunque.

Devo ammettere che personalmente io ho delle serie debolezze che con alta probabilità non mi rendono uno di quegli individui che nella società attuale farà strada. 
Vignetta satirica di inizio '900 di Giuseppe Scalarini
Non è che sia troppo buona o un grande cuore o tutte quelle cose lì (sono troppo facilmente irritabile per avere tecnicamente una qualsiasi di queste pregiate qualità), semplicemente faccio davvero fatica ad adeguarmi ad alcuni aspetti della nostra odierna società. 
 Non so se dipende da quanto scritto sul post sulla nostalgia dei nati negli anni '80, ma mi rendo conto di questi miei limiti anche in libreria, quando giungono titoli di cui fatico a capire l'esistenza eppur vendono.
 Non parlo di una certa narrativa di cui fatico a comprendere l'appeal, ma che rientra nel campo del fantastico e perciò del gusto personale, ma di una serie di consigli per il viver bene e soprattutto giusto, nella società attuale. 
 Ricordo che quando ero adolescente odiavo la parola "valori", la associavo in un qualche modo ad una certa imposizione culturale che vivevo come una violenza personale. Imporre o sbandierare i propri "valori" tentando di farli diventare maggioritari, in qualche modo mi dava l'idea di voler opprimere i "valori" degli altri e chi in quei "valori" non si riconosceva. La parola "valori" era perciò, per me, universalmente negativa.
 Col tempo si comprende che nella questione dei "valori" la posta in gioco è ben più alta. E' ciò che vale adesso sul banco. Se tu non apprezzi ciò che vale, bene che va sei strano, male che va sei spacciato.
 Credo dipenda da questa discrepanza il fatto che io trovi intere sezioni completamente assurde o mi chieda a chi mai sia venuto in mente di scrivere et pubblicare et infine comprare taluni libri.
 Di seguito elencherò una serie di libri e di argomenti di successo che mi inquietano o perplimono o mi causano la fatidica domanda: "Ma questa gente, in che mondo vive?"

NAPOLEON HILL e I LIBRI "FAI SOLDI FAI SOLDI FAI SOLDI":
Ogni volta che vedo un libro del caro Napoleon e dei suoi allegri compari, Donald Trump (e figlia),   Robert Kiyosaki  tutti quegli imprenditori che vorrebbero insegnarmi in qualche modo a stare al mondo ho, come si suol dire, un travaso di bile. Costoro, dall'alto di una pila di miliardi, hanno acquisito grazie alla loro capacità di inseguire mercati, appoggi, investimenti azzeccati e dio sa cos'altro, si sentono, come cantava De Andrè come "Gesù nel tempio" e non lesinano consigli su come mangiucchiare e sputare il prossimo. Non sono i soldi che non circolano caro mio, sei tu che non sai come farli circolare, non sei tu a non avere un lavoro sei tu che non sai procurartelo, non è l'imprenditore a sfruttarti sei tu che non sai farti rispettare. Insomma gira che ti rigira se loro sono miliardari e tu un poveraccio non è che c'è qualcosa di sbagliato nel sistema economico, sei tu che sei un povero fesso (e probabilmente uno sfaticato) e non sai come diventare milionario. Loro sono lì per consigliarti e farti comprendere i tuoi gravi errori e, nel dubbio, continuano ad accumulare denaro (non molto in questo caso temo per i loro standard) grazie ai libri che riescono a venderti. "I soldi danno la felicità" "Padre ricco e padre povero", il mitico "Pensa in grande e manda tutti al diavolo", "Perché vogliamo che tu sia ricco" ecc. ecc. ecc.
 Ultimamente mi ha fatto molto ridere il libro di Arianna Huffington, "Cambiare passo", una che è riuscita a fondare uno dei blog più famosi del mondo arrivando a lavorare fino a 18 ore al giorno che pam, sviene per la troppa stanchezza e quando si risveglia scopre che forse non era proprio una vita quella che faceva. Ci informa infatti che probabilmente la felicità e la qualità della vita si misurano non solo da quello che produci, ma anche dalla vita che conduci. Ora lo sbandiera ai quattro venti come fosse un'illuminazione, ci scrive un libro di successo e mi fa domandare: esattamente cos'è che avrebbe scoperto?

MODA o anche "QUEI QUATTRO STRACCETTI":
 Ok, non sto parlando del grande valore antropologico della moda. Non penso che parlare di tacchi, gonne, lustrini e via dicendo sia lezioso, sbagliato o disdicevole, anzi, i vestiti come manifestazione culturale sono ovviamente degni di nota e studio. Io parlo delle presunte icone di moda contemporanea, dei consigli su come ci dovremmo vestire per sembrare persone rispettabili, dei capi di cui ci dovremmo adornare per sembrare accettabili. 
 Tante cose non possono mancare negli armadi di un uomo e di una donna e solerti uomini e donne dalle tasche gonfie non mancano mai di farcelo notare. Lapo Elkann che non ho ancora capito bene che lavoro fa se non indossare le felpe della Fiat, si trastulla come scrittore di libri per improbabili dandy che si vestono di blu elettrico e tengono grossi anelli ai mignoli.
 In essi, invece di farsi venire qualche rimorso sui denari mai restituiti al popolo italico che tanto ha generosamente sostenuto la sua azienda di famiglia per poi delocalizzare ad caxxum, ci informa che l'uomo vero ama il blu, non il nero, sì il gessato, sempre sì la camicia, sì bottoni d'oro su camicia bianca, sì risvolto, sii sempre te stesso.
 Fa il paio nel suo delirio modaiolo di chi pensa il mondo abbia carte di credito da investire nel proprio guardaroba, con la parigina, Inès de la Fressange. Farò un post sul dilagante pariginismo: a Parigi tutto è più bello, pure la pioggia, e più raffinato e tutti sono più magri. Questa modella, il cui maggior pregio è stato fare da modella per la Marianna di Francia (ogni nazione ha i suoi problemi) sciorina boutique a quattro zeri dove comprare abiti costosi che non sembrino così costosi. Il pauperismo modaiolo del resto è tanto di moda. Un po' come quando Maria Antonietta giocava a fare la campagnola e le cameriere le pulivano le uova sporche prima di fargliele trovare sotto le galline.

"SCAZZI" o anche "IL FIGLIO DI PAPA' CHE SI LAMENTA":
Parliamone. Ultimamente è tornata di moda la figura del padre. Sembra che dopo un po' di decenni di assenza, la narrativa (e pure la saggistica) si sia improvvisamente risvegliata e abbia deciso che tutti i mali del mondo derivino dall'assenza del padre.  Le droghe? Assenza del padre. L'odio verso la politica? Assenza del padre. Debito pubblico? Assenza del padre. Buco nell'ozono? Assenza del padre. Sostanzialmente si attribuisce tale assenza del padre ad un evento primigenio, in genere il '68 o comunque un qualche movimento che avrebbe aperto le porte al fancazzismo e permissimismo pare, ma adesso in pieno Biancaneve style i Padri si sono risvegliati e vogliono riprendere il loro posto (madri non pervenute, ma nel caso fossero pervenute sicuramente o saranno state incapaci o non in grado di gestire la situazione o comunque usurpatrici di un ruolo non loro). Questa sorta di favola del padre assente ha colpito la narrativa in numerosi punti e con trame più o meno fantasiose. Si va da "Il padre infedele" di Scurati a "Gli Sdraiati" di Michele Serra, a "Scazzi", questo libro dal titolo raffinato ed. Mondadori scritto da Michele e Nicola Neri. La trama parla del solito padre e del solito figlio che non comunicano, uno non sa cosa fa l'altro, l'altro provoca perché ha l'ansia del futuro, l'altro fino all'altroieri assente ora si domanda chi sia il figlio e via dicendo. La biografia del figlio è di quelle che avrebbero indotto mio padre a prendermi per la collottola e buttarmi fuori di casa a vedere quanto vasto fosse il mondo: "Ci ha messo tanto, ma è riuscito a trovare una passione che non sia solo "puro intrattenimento": l'Altro". Non so, ma le passioni di "puro intrattenimento" se devi pagarti da solo l'università te le fai passare e di solito eviti di scriverci un libro dal titolo discutibile.
 Possiamo trovare un'altra chicca del genere in "Voto di scontro" un sentito dialogo tra un padre e un figlio che discutono di politica. Il padre, anziano votante del centrosinistra, tenta di difendersi dalle accuse del figlio, militante cinque stelle che gli rimprovera la decadenza della società e della politica. Voi direte, 'sto povero ragazzo sarà disoccupato come minimo. Beh, no, Niccolò Valentini è un giovane manager de L'Espresso (il padre è storico giornalista).  De che stamo a parlà allora? Uno dei due saprà oltre ai massimi sistemi cosa accade davvero fuori dalle loro mura? Ne dubito seriamente.

BIOGRAFIE o anche "STAI AFFAMATO E MANGIATI IL PROSSIMO": 
Quali sono le biografie più vendute in assoluto in libreria? Berlinguer? Danilo Dolci? Il re Sole? Dracula? Presto detto: Steve Jobs e Andrè Agassi. Su Agassi si potrebbe aprire una vasta parentesi ed è comunque un caso molto particolare. "Open" spacciato come autobiografia è chiaramente opera di un bravissimo giornalista che ne ha raccolto le confidenze e sfruttando il rapporto conflittuale tra padre e figlio degno di una tragedia greca, è riuscito nell'impresa di scrivere un romanzo. "Open" funziona perché è scritto in modo semplice e lineare, tutto ha una causa e un effetto, non ci sono zone buie e la trama scorre perfettamente, come un film dalla sceneggiatura di ferro, solo che la storia è vera.
 La biografia di Steve Jobs, quella ufficiale almeno, è invece incredibilmente inquietante. Funziona perché fa parte del mito, e non solo, lo alimenta. Se la leggerete o l'avete letta avrete ben chiaro che più che una biografia essa è chiaramente un'agiografia in cui si mira a farci comprendere l'infinita grandezza di questo self made man. Dato in adozione appena nato, famiglia non ricca, università abbandonata, sogni di gloria, pellegrinaggio in India, figli avuti tardi, moglie colonna della vita, state foolish state affamati e via dicendo. E' un polpettone new age in cui in nessun momento è dato sapere cosa pensasse delle fabbriche di pseudoschiavi di I-phone in Cina, se ci fosse una riflessione più vasta della tecnologia sul mondo e la società (cosa che per dire Turing aveva in mente), se a parte starsene affamati ci fosse altro dietro la smania di spingere la sua società sempre più in alto. Visto che a tanti piace citare Jobs, qual è il grande insegnamento che esso ci ha lasciato? Qual è il modello di vita che dovrebbe averci indicato? Quali vite ha salvato? Quali vite ha migliorato? In che modo ha inciso positivamente sull'andamento del mondo?

Perché io non lo capisco e ci vedo dietro solo un grande insegnamento: stai affamato e mangia tutto quello che vedi, pure quello che non ti spetta, che il mondo è dei forti.

Probabilmente parte di questo post è stato influenzato dal fatto che ieri sera ho rivisto "Cose da pazzi" di Vincenzo Salemme, un film che non sarà un capolavoro, ma ha una morale di fondo molto forte e consiglio.

lunedì 21 luglio 2014

"Quando il cliente va in vacanza", un fumetto estivo in cui si incrociano tifo, guide, agenzie di viaggio e soprattutto librerie.

So che in questa giornata di temporali funesti, parlare di vacanze e viaggi potrebbe avere poco senso, ma tant'è. Il fumetto di oggi si concentra su quell'orda di clienti che beati loro partono per mete più o meno esotiche ed entrano in libreria, spesso per quell'unica volta l'anno, alla ricerca di guide turistiche che gli impediscano di contrarre malattie tropicali, di perdersi nel cuore dell'Africa nera e di scambiare l'Australia per la Nuova Zelanda. Diverse sono le loro problematiche, attitudini e interrogativi, ma su una cosa sono tutti d'accordo: il libraio è un bel mestiere, ma non quando devi stare aperto anche a Ferragosto.
 "Quando il cliente va in vacanza" un fumetto (si vorrebbe) estivo.





domenica 20 luglio 2014

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Parlare turco"

Estate tempo di viaggi. Copiosi clienti si riversano in libreria alla ricerca di guide di ogni genere, beati loro. Con strana frequenza mi trovo a strabiliare davanti a persone che comprano nello stesso blocco la guida del Kenya, dei Caraibi, degli Stati Uniti occidentali e della Cina, trovandomi a pensare a quante ferie essi abbiano e come facciano ad impiegarle in questo modo favoloso.
 La cosa realmente avvenuta, lo giuro, di oggi, ha per protagonista una di queste turiste per caso rea di aver creato un'incomprensibile incomprensione linguistica.
 Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Parlare turco".
(I clienti con diritto di precedenza sono specificati perché così comprendete per quale motivo non potevo gentilmente accompagnarla allo scaffale. Era infatti essa un caso di cliente "temporeggiatore" che ti assale quando meno te lo aspetti, incurante di tutti i suoi simili in precedente fila).



sabato 19 luglio 2014

I Darwin Awards degli scrittori. Chi merita la palma per la morte più assurda? Poeti greci, padri dell'horror e avventuriere svizzere uniti da un nero destino.

  Parlavamo pochi giorni fa dei traumi infantili e adolescenziali che segnano per sempre la vita di una persona fino a determinarne in modo praticamente definitivo la personalità.
Se  non avete mai visto la tomba del tuffatore, andate a Paestum. Ora.
Attribuisco a ciò il fatto che ben tre versioni di latino e greco delle superiori siano rimaste impresse indelebilmente nella mia mente:
1) Morte di Seneca I- Morte di Seneca II.
2) Dio in trono e i sette sigilli I - Dio in trono e i sette sigilli II.
 3) Morte dei poeti greci I - Morte dei poeti greci II. 
E' proprio quest'ultima indimenticata versione che ha ispirato questo postDovete sapere che poeti, lirici, tragici e filosofi vari ed eventuali, in Grecia avevano il vizio di morire in modo strano (il più delle volte in linea con quanto sostenuto o seminato in vita), così in queste lunghe (fortunatamente) giornate di luglio, ho deciso di sfornare questo Darwin Awards degli scrittori.

 Del resto che il caldo solletichi la mia voglia di macabro ormai l'avrete capito.

IL PANTHEON GRECO:

ESCHILO: Probabilmente potrebbe detenere la palma per la morte più assurda in assoluto. Ricordo la grande perplessità di aver completamente toppato la traduzione scoprendo che egli, calvo, se ne camminava quieto, quando un'aquila, che teneva tra le zampe una tartaruga, vide il sole battere sul suo bel cranio lucente privo di capelli, e, scambiandolo per una pietra, lasciò andare la tartaruga. Cosa voleva fare l'ambile volatile? Romperne il guscio per mangiarsela. Peccato non si trattasse di una pietra, ma della capoccia di Eschilo. Il carapace della tartaruga lo prese in pieno uccidendolo.

OMERO: Nessuno sa se sia esistito sul serio, ma tutti gli adepti del liceo classico si sono spaccati la testa sulla questione omerica. In qualsiasi caso fece anche lui la sua strana morte. Mentre se ne passeggiava sulla riva del mare incontrò dei pescatori che si spidocchiavano, andò presso di loro e gli domandò loro se avessero preso qualcosa e quelli risposero: "Quanto abbiamo preso lo abbiamo lasciato e quanto non abbiamo preso lo portiamo con noi". Omero non riusciva a capire la soluzione (ossia si stavano riferendo ai pidocchi) e per il dolore morì.
SOFOCLE: Due le diverse versioni sulla sua morte improvvisa. Nella prima pare che, vittorioso in un agone, morisse letteralmente di gioia saputo il risultato. Nella seconda un acino d'uva andato di traverso poneva fine ai suoi giorni. Tocca dire che entrambe sono credibili.

EURIPIDE: Il terzo drammaturgo greco non godeva di grandi simpatie e forse fu per questo che fece la morte francamente più brutta. Vecchio, si ritirò a Pella, la corte macedone e una sera, tornando sul tardi, venne sbranato da cani del re.
 A proposito dei decessi fantasiosi e simbolici degli antichi, per approfondire consiglio "Morti favolose degli antichi" di Dino Baldi ed. Quodlibet.


SHERWOOD ANDERSON: 
Grande scrittore americano che incoraggiò Faulkner ed Hemingway, malgrado perseguisse la fama attraverso i romanzi, rimane tutt'ora famoso per i suoi racconti brevi. La sua maggiore opera fu la raccolta "I racconti dell'Ohio", racconti ambientati nella provincia americana che fanno capo al personaggio del cronista George Willard, impegnato a raccogliere le storie (tristi) degli abitanti della cittadina di Winesburg, in Ohio appunto.
 Dopo una lunga vita, migliaia di lettere di corrispondenza, un'autobiografia e quattro mogli, morì in modo alquanto stupido e surreale
Su una nave al largo di Panama inghiottì accidentalmente uno stuzzicadenti che gli provocò una peritonite e lo condusse alla morte.

ANNAMARIE SCHWARZENBACH: 
Erede di una ricchissima famiglia di industriali svizzeri, amica e amante di Erika Mann e suo fratello Klaus (figli del grande Thomas), bellissima e inquieta, questa scrittrice visse una breve vita all'insegna del coraggio e dell'assoluto sprezzo del pericolo per morire poi in modo cretino. Alcolista e soprattutto dipendente dalla morfina, raggiunse l'India in auto viaggiando per l'Afghanistan e l'Iran con la sola compagnia di Ella Maillart (che raccontò la loro impresa nel libro "La via crudele. Due donne in viaggio dall'Europa a Kabul"). Pur essendo apertamente lesbica (e decisamente androgina) sposò per poi abbandonare immediatamente, un diplomatico francese conosciuto in Iran durante alcuni scavi archeologici. 
 Visse un breve periodo negli Stati Uniti, stringendo una relazione con la scrittrice Carso McCullers che si innamorò perdutamente di lei, ma dovette tornare in Europa a seguito di un internamento momentaneo in manicomio. Successivamente si stabilì in Congo, dove venne sospettata dalla comunità dei coloni occidentali di essere una spia e costretta, non dopo un viaggio nel cuore dell'Africa, a ritornare in patria. Fu in Svizzera, nell'amata Engadina, che una bella mattina, all'età di trentaquattro anni, dopo essere sopravvissuta a scandali, morfina, manicomio, viaggi pericolosissimi, intrighi internazionali e famiglia, inforcò una bicicletta. Cadde incrociando un sasso e batté violentemente la testa su una pietra acuminata. Morì pochi mesi dopo senza aver mai ripreso coscienza di sé.
 Per chi fosse interessato alla sua storia c'è "Lei così amata" di Melania Mazzucco. Oltre a tutti i romanzi scritti dalla stessa Annamarie che per tutta la vita aspirò a diventare una vera scrittrice. Uno tra tutti "Ogni cosa è da lei illuminata".

ISABELLE EBERHARDT: 
Anche lei svizzera come Annamarie e anche lei viaggiatrice inquieta (suppongo che vivere in Svizzera porti a smaniare fughe verso luoghi più vivaci non appena l'età lo consente, svizzeri non me ne vogliate, ma ho una visione della vostra nazione raggelante), morì ad appena 27 in un modo degno di "Samarcanda" di Vecchioni. Affascinata dal mondo nordafricano, inizia a viaggiare in Algeria assieme alla madre per poi continuare, alla di lei morte, da sola, travestita da uomo. A ventiquattro anni si converte all'islam per poi sposare un ufficiale arabo, cosa che non le impedirà però di continuare a viaggiare e intrattenere relazioni parallele. Sopravvissuta ai tentativi di rimpatrio delle autorità francesi, sospettose nei confronti della sua vita originale e dei suoi viaggi frequenti, ad un attentato alla sua vita e alle febbri malariche, una mattina si alza e imbocca il suo strambo destino.
 Il 2 Ottobre del 1904, a ventisette anni, nel deserto piove stranamente a dirotto, Isabelle è ricoverata in un ospedale da campo per le febbri e pretende di uscire contro il parere dei medici per raggiungere il marito che non vede da mesi ed è finalmente in arrivo ad Ayn-Sefra. Poche ore dopo viene travolta dall'inondazione del fiume, improvvisamente gonfio nel bel mezzo del Sahara.
 Di lei, tra le altre cose, attualmente in commercio, si possono leggere "Pagine dall'islam" ed. La vita felice e "Sette anni nella vita di una donna" ed. Guanda.

EDGAR ALLAN POE: 
Non si può non citare tra gli scrittori morti in modo strano, il padre del genere horror. Il caro Edgar che visse una passionale vita molto in linea coi suoi scritti, ebbe una morte altrettanto degna della sua opera. Viaggiando da Richmond a New York, si fermò a Baltimora, dove rimase qualche giorno (cosa abbia fatto rimane un mistero) finché non venne rinvenuto da un conoscente in stato confusionale e con abiti non suoi indosso. Portato in ospedale vi morì dopo ore di delirio in cui invocò ripetutamente un nome "Reynolds" senza poter mai spiegare come mai si trovasse in quelle condizioni. I referti dei medici sono andati perduti e moltissime ipotesi sono state avanzate sul suo decesso. La più affascinante rimane sicuramente quella per cui sarebbe stato ubriacato ripetutamente e cambiato d'abito per costringerlo a votare ripetutamente alle elezioni locali (pratica diffusa all'epoca detta "cooping"). Aveva appena quarant'anni.
 Degna di nota anche la morte che fece il suo primo grande amore Jane Stannard: le scoppiò un'arteria mentre cantava.

 Ho dimenticato qualcuno? Il caldo è sempre gotico per me.


giovedì 17 luglio 2014

Lo spot sui flip back. Quando trenta secondi nascondono un mondo e un target: la SCIURA che legge. Ma è la pubblicità ad aver creato lo sterotipo o lo stereotipo la pubblicità?

In molti e molte su fb in questi ultimi tempi mi hanno segnalato lo spot della Mondadori per il lancio della collana flip back.
 Al di là del fatto che per qualche assurdo nesso logico, ogni volta che penso a questo formato mi viene in mente la scrittura bustrofedica (cioè quella in cui la direzione cambia di riga in riga, come i buoi che arano), premetto col dire che anche io ero scettica riguardo codesto formato. Non ne capivo francamente l'utilità e personalmente mi pareva ben più scomodo del caro vecchio libro tenuto per dritto. Ora che l'espositore campeggia fiero in libreria e i libri (che sono tutti titoloni però) vendono, ho iniziato a pormi delle domande trascendentali sul fatto che la realtà degli altri potrebbe pure non essere la mia o perché mai dovrei provare rancore verso una nuova forma di impaginazione.
 Detto ciò, per me la questione flipback (che comunque credo rimarrà una simpatica particolarità di questi poco mitici anni '10) era chiusa.
 Poi è spuntato fuori questo spot che, sempre in forza della mia mancanza di tv (non dovuta ripeto a fricchettonaggine, ma ad una serie di sfortunati eventi, prima la mancanza di denaro ora la mancanza di antenna), mi ero persa.
 Ve l'ho rilinkato, se pure voi lo avevate ignorato protete vivere questi 30 secondi di passione e capire il resto del post.
Visto? 
Bene. A cosa abbiamo assistito? Signori miei, ad una sciurata. E' palese che finalmente qualcuno lassù nell'olimpo del marketing si è fatto due conti e ha capito che era giunta l'ora di affondare il coltello lì dove la carne di quella massa indistinta che sono i lettori è più tenera: la sciura.
 Non che le case editrici prima non ci fossero arrivate eh. Avete mai visto le campagne sconti invernali della Tea o della Piemme?
 Soprattutto quest'ultima punta chiaramente a smuovere il caldo e sempre commosso cuore del gentil sesso a suon di lacrime, pioggia, libri da leggere davanti al camino e bonazzi vari. Le stesse copertine di alcuni classici negli anni hanno subito dei tentativi di insciurimento, come quella, molto discussa di "Cuore di Tenebra" ed. Giunti, con virili addominali in bella vista (o "Le confessioni" dì Sant'Agostino con la faccia di Preziosi sopra).
 Tuttavia questo spottone concentra in sé un po' tutto un mondo ideale e idealizzato. 
 Iniziamo col fantastico nonché raffinatissimo attacco. 
 Una zip che si apre mostrandoci una schiera di quattro tipe, tutte bellissime magrissime e giovani (ma non troppo), assortite e benissimo vestite che se ne stanno a quella che sembra una pazza pazza festa. 
Apriamo parentesi, essendo lo script di Brizzi mi auguro che abbia voluto attingere a tutto il suo immaginario romano-trash e non fare un'inquietante citazione de "La grande bellezza" con frame casuale di fiesta alla Jep Gambardella. Chiusa parentesi.
 Durante la festa le tipe fissano un punto un po' sotto la camera da presa e si lanciano in una serie di doppi sensi alla "Sex and the city". Ovviamente la più audace è la biondina tutto pepe.
 Apriamo un'altra parentesi. Io trovavo codesto telefilm assolutamente geniale (almeno fino alla quarta serie), affrontava la sessualità femminile in modo fantastico e persino delle mode sessuali che giungono in Italia coi soliti vent'anni di ritardo erano trattate con ironia e senza volgarità (a me che cosa fosse lo squirting lo ha insegnato Samantha Jones). Ovviamente cosa ci ricordiamo vagamente in Italia di quel telefilm? Belle scarpe, bei vestiti, tanto sesso. Arichiusa parentesi.
 Dunque le tipe sgallettano perplesse dalle fantomatiche dimensioni di questo oggetto che pare volteggi davanti a loro come un'ectoplasma
"Ma è piccolo" "Ma tu l'hai provato?" "A me sembra più comodo di uno normale".
 A questo punto si palesa chiaramente che lo script è opera di un uomo, perché qualsiasi donna sana di mente, pur ubriaca ad una festa, non parlerebbe mai di un pene in questi termini. L'unica cosa che può spingere delle donne a fare tali osservazioni è un assorbente. 
Ebbene sì, se non avessi saputo che stavamo parlando di libri avrei pensato fosse la nuova pubblicità di un qualche assorbente interno. Peraltro, in quel caso, sarebbe risultata per paradosso di gran classe.
 Comunque, al termine di questo scambio di battute, la bionda pesca dalla cerniera un libro che guarda caso è "Splendore" della Mazzantini.
 Ora, io non voglio farci della dietrologia, ma niente di pubblicitario di solito è affidato al caso. Sarò una complottista psicopatica, ma nella scelta di un blockbuster da sciura io ci vedo un chiaro ammiccamento alle due categorie chiaramente puntate nel piccolo catalogo flip back: sciure e, se ci scappa, un po' di comunità gay maschile mainstream (come diceva la già citata Samantha Jones "Prima arrivano i gay poi arriva il successo"). 
Sono essi i soli due filoni che possono apprezzare quattro tipe sfarfallanti che parlano di peni che in realtà sono libri. E infatti nel finale non puoi non proporgli una storia gay scritta dall'idolo delle sciure, la cara Margaret.
 Tutto torna? Non paghi ci informano che il libro si tiene in una MANO (dove se no) e si sfoglia con un DITO (ah, pensavo con la scapola, sai di solito quelli verticali li sfogliamo così), e infine la bionda ci conferma che le dimensioni non contano. The end.
 Qualche giorno fa ho letto un articolo de il Post: "Donne-che-amano-i-libri per venderglieli" in cui si accusava la pubblicità di appropriarsi di conquiste dell'emancipazione femminile in chiave capitalista. Iniziava bene citando il caso delle sigarette, finiva un po' meno bene dicendo che esisterebbe una recente invenzione della "donna-che-legge" come meccanismo di sfruttamento commerciale della donna, citando a sua volta l'articolo di una femminista inglese, Katie Welsh.
Pare che ora per una donna sia NECESSARIO leggere per risultare (e scusatemi la parola) scopabile. Indifferente pare sia quello che legge.
 Ora, io ho sempre odiato fare di tutte le merceologie un fascio. 
Che storicamente le donne abbiano trovato rifugio ed emancipazione nella lettura, ma che al contempo esistano da secoli libri dimenticabilissimi e commercialissimi scritti appositamente per un pubblico femminile, intere collane, interi generi (odio come voi la narrativa rosa, ma detto ciò moltissime donne leggono esclusivamente essa perché gli piace, senza che nessuno punti loro una pistola alla tempia o gli faccia il lavaggio del cervello da bambina) è innegabile. Ciò che forse prima era meno chiaro o meno sfruttato era il fatto che lo zoccolo duro di molti generi fosse costituito quasi esclusivamente da un pubblico femminile.
 Se, stante le classifiche dell'Istat, in Italia il 51,9% delle donne (nel 2012) aveva letto almeno un libro a fronte del 39,7% degli uomini, forse vuol dire che la pubblicità con le quattro sgallettate non è una causa, ma un effetto. Ossia, non è la pubblicità ad aver creato lo stereotipo, ma lo stereotipo ad aver ingenerato la pubblicità.
E comunque non sottovalutiamo mai lo
strano immaginario erotico maschile che
trova sexy l'idea della bibliotecaria da
decenni. Ben da prima dei flip back e del
femminismo.
 Il resto dell'articolo del post l'ho trovato un po' confuso, non riesco a capire cosa ci sia di male a non voler uscire con una donna che non legge e non perché "la lettura e il possesso dei libri siano diventati un nuovo parametro per misurare la donna stessa e la sua disponibilità verso gli uomini", manco stessimo parlando di un'ipotesi abominevole, ma perché io stessa francamente non so quanto avrei in comune con un'eventuale partner che non legge. Non lo metto come parametro, ma devo dire che se proprio dovessi scegliere, preferirei di gran lunga una donna che legge e non perché la sfrutto, ma perché ai miei occhi leggere é non solo una nobile attività, ma anche un imprescindibile modo per arricchirsi come persone.
 Perciò, alla fine della fiera, lo spot è sbagliato o meno?
 Lo dico, io personalmente lo trovo ORRENDO, ma capisco perché sia stato pensato così. C'è un target mirato dietro e non sono le DONNE, ma le SCIURE. Una categoria a parte che compra molto e molto è da vezzeggiare. Del resto nel catalogo proposto non è che ci sia Husserl, ma Paolo Giordano (e "1984" non so bene perché se non forse per quell'idea vaga che molti hanno: "Ma non è il libro sul grande fratello?").
Ah, e comunque voglio dire che pure io ho la spilletta con scritto "Leggere è sexy" e l'ho comprata in una libreria femminista: Tuba Bazar a Roma. Ecco.

 E voi? Cosa ne pensate?

Ps. Per farvi un'idea sul rapporto tra donne e lettura vi consiglio: "Le brave ragazze non leggono romanzi" di Francesca Serra e "Le donne che leggono sono pericolose" di Stefan Bollmann e Elke Heidenreich (pure se la prefazione è della Bignardi).


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