giovedì 26 ottobre 2023

"LottoxMile". Una campagna fondi per aiutare un'amica: Milena Cannavacciolo, la fondatrice di LezPop

 Come saprà chi legge da anni questo blog, per molto tempo ho tenuto la rubrica dei libri su "LezPop".

 Sembrano passati eoni, ma era solo una decina di anni fa e questo sito fu letteralmente rivoluzionario per una generazione di lesbiche e oltre. 

 Era letteralmente la prima cosa online e non solo in cui anche noi lesbiche potevamo ridere, caxxeggiare, commentare serie tv assurde, spettegolare a vanvera (il famoso "vedo lesbiche ovunque"), rifuggendo da una serietà che ci stava monacalmente stretta.

 Eravamo finalmente anche noi Pop e c'era soprattutto un posto dove esserlo.

 Ho avuto la fortuna di far parte di quel posto. 

 All'inizio, come in tutti i migliori film americani, ero solo un'avida lettrice del sito quando mi trovavo a Bergamo, un paio di anni in cui ho passato molto tempo in casa e mi sono sentita molto sola. 

 Mi ricordo benissimo i pomeriggi passati a leggere LezPop, mi dava l'impressione che ci fosse un mondo molto vasto da scoprire, una marea di lesbiche lì fuori che non esistevano solo nelle chat o in discutibili film.   Ripeto, il messaggio più importante è che finalmente qualcuno ci stava dicendo che anche noi potevamo divertirci, e quel qualcuno era Milena Cannavacciuolo, l'ideatrice di LezPop e la sua anima.

 Poi, una volta a Milano, mi sono proposta per scrivere la rubrica dei libri (non potete capire 10 anni per trovare un libro a tematica lesbica che scavi bibliografici toccava fare) e ci siamo conosciute anche dal vivo, che per me (animo vintage) rimane sempre imprescindibile.

 Ora è per lei che scrivo questo post. Due anni fa mentre si trovava a Venezia per lavoro, ha avuto una grave emorragia cerebrale e ha riportato conseguenze importanti che richiedono lunghe cure riabilitative e assistenza.

 La compagna e le persone che si prendono cura di lei, assieme a lei ovviamente, hanno lanciato una campagna fondi per sostenere le spese. 

 Vi lascio il link alla campagna nel caso voleste contribuire. Ogni contributo è importante, anche la più piccola condivisione:

 LottoxMile RACCOLTA FONDI


 

mercoledì 11 ottobre 2023

Halloween a Roma! Cinque luoghi e due fondi librari per vivere Halloween nella città eterna, tra martiri, esoterismo, falsi duomi di Milano, piramidi e confraternite

 Qualche anno fa, scrissi un post sui luoghi halloweenosi milanesi.

 Milano, come molte città del nord, si presta secondo me molto più di Roma alle fantasmagorie, gli esoterismi o più banalmente all'autunno.

 Non so, il sole incessante che batte sulle ottobrate romane (ormai ottobrate nazionali) rende Roma una città poco incline al gotico, alle sottili inquietudini, ai fantasmi e alle ombre (almeno secondo me).

 Tuttavia, dopo qualche anno che ormai sono tornata a viverci, devo ammettere che qualcosina qui e lì l'ho scovata anche a Roma.

 Sono tutte cose abbastanza conosciute, ma non vorrei avere neanche l'occhio dell'autoctona che pensa tutt3 debbano conoscere tutt3 perché Roma caput mundi.

 Un paio di anni fa un post così lo avrei apprezzato anche io e spero di poterne fare nei prossimi anni tanti altri. 

 Ad ogni luogo sono legati un film e un libro che potrebbero conciliarne il ricordo.


SANTO STEFANO ROTONDO:
 
 Poco lontano dal Celio, vicino a villa Celimontana, sorge una Chiesa strana, poco battuta dai turisti non essendo su nessuna delle vie principali dove essi sciamano.

E’ una Chiesa circolare che sarebbe strano Pupi Avati non avesse mai visto prima di concepire “La casa dalle finestre che ridono”

 Per i colpevoli che non hanno ancora assaporato questo capolavoro, ambientato in quel luogo dal retrogusto terrificante che sa essere la pianura padana, sappiate che è coinvolta una chiesa dagli affreschi inquietanti e minacciosi.
 
 Ecco Santo Stefano Rotondo è la MADRE di tutte le chiese con affreschi inquietanti e minacciosi. Dimenticate le danze macabre, gli scheletri nordici che ti ricordano che qua si ride e si scherza, ma tanto dura poco, in confronto state contemplando un’avventura delle principesse Disney.
 
 Gli affreschi di Santo Stefano Rotondo avvolgono tutte le pareti di questa chiesa fortunatamente immune dal barocco correndo circolarmente come un carosello macabro.
 
 Ogni scena vede raffigurati una serie di martiri sanguinosissimi e a dir poco splatter che riempiono tutto lo spazio del riquadro su prospettive diverse. Tutto si può dire tranne che non vi fosse una perversa fantasia malata nella tortura e morte dei vari santi e martiri cristiani.
 
 Diciamo che chiunque abbia deciso di adornare una chiesa di immagini così gratuitamente violente e le mani che si sono prestate qualche domanda te la fanno venire. 

 Non sono i primi martiri che una persona nata e cresciuta in un paese come l’Italia vede in giro per chiese che traboccano corpi, pezzi di corpi e dipinti a tema, ma qui c’è un progetto d’insieme e un’omogeneità d’intenti che dona al complesso una dimensione a dir poco disturbante.
 
DA LEGGERE: "Almanacco dell'orrore popolare" di Fabio Camilletti e Fabrizio Foni
DA VEDERE: "La casa dalle finestre che ridono" di Pupi Avati
 
LA PIRAMIDE CESTIA:
 
 Sono anni che sogno di entrare in questa Piramide, che non si capisce mai se sia davvero aperta al pubblico o meno. 

 Purtroppo per me la soprintendenza ha deciso di aprire a qualche sporadica visita nell’epoca degli stramaledetti influencer di Tik Tok, col risultato che si è avverato quello che dice un antico proverbio ovino delle mie parti: “Quando una pecora scopre il pascolo, poi tutte vogliono andarci”.

 Sperando che l’entusiasmo social si smorzi prima che la soprintendenza decida che non valga la pena continuare le visite (mai capito su quale base si muovano questi oscuri pensieri), posso intanto inserirla in questa lista halloweenosa.
 
 Forse non tutt3 sanno infatti che a Roma esiste una piramide, piccina in confronto alle altre piramidi, abbastanza vistosa se consideriamo che non siamo in Egitto. 

 Si erge, in modo abbastanza prevedibile, alla fermata della metro B Piramide e qualcuno del Comune ha anche pensato che fosse sensato piantarci delle palme vicino, in modo da rendere ancora più straniante il tutto.
 
 Si tratta della tomba di un ricco romano, Caio Cestio, che, alla fine del primo secolo avanti Cristo, impose agli eredi di erigere una piramide in suo onore entro 330 giorni dalla sua morte, pena la perdita dell’eredità. 

 L’eredità dovette essere un buon deterrente perché gli eredi, a cui darei seduta stante la direzione di una decina di enti pubblici, riuscirono nell’impresa.

 La Piramide è ovviamente perfetta per gli appassionati del genere horror in stile mummia e antichi monili egizi maledetti.
 
DA LEGGERE: "Lo scarabeo d'oro" di Edgar Allan Poe, Abeditore
DA VEDERE: "I predatori dell'arca perduta" di Steven Spielberg
 
IL CIMITERO ACATTOLICO:
 
 Lo so, lo so, è conosciutissimo, ma non si può non citare.

 Ai piedi della piramide Cestia c’è uno di quei posti che possono esistere solo in posti come la capitale, dove sono avvenuti fatti storici assurdi che hanno dato vita a luoghi altrettanto assurdi.
 
 Il cimitero acattolico nasce infatti per dar sepoltura ai protestanti, esuli inglesi della corte di re Giacomo Stuart (era anche detto, infatti, Cimitero degli inglesi). 

 Col tempo, in questo posto splendido che, pur trovandosi in una zona molto trafficata di Roma, mantiene un silenzio innaturale in mezzo a pratini verdeggianti, una colonia felina e l’ombra inconsueta della piramide, vi hanno trovato sepoltura molte personalità del mondo politico, artistico e letterario.
 
 Qui, in uno spazio raccolto che dà la dimensione di un piccolo paese rurale inglese, potete trovare le celeberrime tombe di Keats, Shelley, Gramsci, Togliatti e Camilleri. Ma ci sono anche attrici, politici, nobili, persone comuni che hanno fatto erigere statue splendide (che non posto perché le immagini sono tutelate).
 
 Un luogo da visitare col rispetto che si deve ai defunti, meglio se con una visita guidata.
 
DA LEGGERE: "L'antologia di Spoon River" di Edgar Lee Masters e "Guida ai cimiteri d'Europa" di Fabio Giovannini ed. Stampa Alternativa
DA VEDERE: "Zeder" di Pupi Avati
 
LA CHIESA DEL SACRO CUORE DEL SUFFRAGIO E IL MUSEO DELLE ANIME DEL PURGATORIO:
 
 Quando ero una giovanissima appassionata di Halloween
(io ho iniziato ad appassionarmi al liceo perché mi piacevano i racconti di fantasmi, l’atmosfera, l’autunno annessi e connessi) cercavo tracce halloweenose in quel di Roma attraverso ricerche liminari, sperando in vaghe tracce gotiche nella capitale.
 
 Niente. Roma è tante cose, ma non una città dove il gotico ha attecchito. Quindi l’unica chiesa segnalata era la Chiesa del Sacro Cuore del Suffragio, una piccola chiesetta vicino al palazzaccio, sul Lungotevere, che è una versione mignon del Duomo di Milano. 

 Si tratta in realtà di neogotico, un gotico fake, ottocentesco, e anche dentro imita lo stile in modo bisogna dire, un po’ artefatto, ma abbastanza riuscito.
 
 Quello che rende halloweenosissimo questo luogo però, è uno stanzino microscopico dove sono conservate una manciata di inquietanti testimonianze che proverrebbero dalle anime del purgatorio. E’ difficile non pensare che fossero tutti dei falsi, ma permane comunque una sottile inquietudine del passato, simile alle sensazioni ambivalenti che si provano davanti alle foto finte di epoca vittoriana.
 
 E’ tutto molto finto, ma in un certo senso comunicano un’inquietudine molto vera.
 
DA LEGGERE: "La donna in nero" di Susan Hill
DA VEDERE: "1921. Il mistero di Rookford" di Nick Murphy

CHIESA DI SANTA MARIA DELL'ORAZIONE E MORTE:

E' una chiesa vicino al Lungotevere che ho provato a visitare lo scorso anno trovandola sigh sigh chiusa.

 Pare che quest'anno abbia riaperto (voglio andarci prima della fine del mese) ed è promettente sin dagli inquietanti esterni in cui alcune colonne sono sormontate da teschi fioriti.

 Fu eretta nel '500 dalla confraternita dell'orazione e della morte che si occupava di seppellire i morti senza identità o abbandonati.

 Un tempo vi era annesso un piccolo cimitero che adesso non esiste più, ma permane una piccola cripta sotterranea.
Vorrei dirvi qualcosa di più, ma anche io appunto devo ancora visitarla, quindi sarà una scoperta anche per me!

DA LEGGERE: "Senza misericordia. Il «Trionfo della Morte» e la «Danza macabra» a Clusone" di Chiara Frugoni e Simone Facchinetti, ed. Einaudi
DA VEDERE: "The skeleton dance", Disney
 
IL FONDO VERGINELLI-ROTA:

 Mentre cercavo qualche biblioteca/archivio/fondo a tema magico-occulto -stregonesco ho scoperto un fondo librario che potrebbe fare al nostro caso.

 Da quel che ho evinto online (ergo da prendere con le pinze), una parte del fondo è conservato all'Accademia dei Lincei e un'altra all'Università di Roma Tre.

 Stiamo parlando del fondo Verginelli-Rota, una raccolta di manoscritti e testi alchemici ed ermetici raccolti da Vinci Verginelli e Nino Rota (sì, proprio il musicista).

 Stando ad un paio di cataloghi reperiti su internet (uno, "Bibliotheca Ermetica", lo trovate scansionato e a disposizione sul sito dell'Accademia dei Lincei, qui al link) la parte risalente ai secoli XV-XVIII è conservato all'Accademia dei Lincei, mentre la parte dei secoli XIX-XX si trova presso Roma Tre.

  Vorrei potervi dire di più, ma non conosco i fondi (e non sono neanche a conoscenza di quale sia la loro consultabilità, nel senso, il fatto che esistano non vuol dire automaticamente che siano accessibili), il sito dell'Università di Roma Tre, a proposito di questo fondo, chiamato "Fondo Myriam" dice: "2.500 volumi della biblioteca del “Circolo Virgiliano”, espressione romana del movimento ermetista fondato da Giuliano Kremmerz. Sono testi di religione, scienze occulte, esoterismo, mistica e astrologia.

 L'unica cosa che posso aggiungere è che il fondo prende vita dal lavoro congiunto di Nino Rota e di Vinci Verginelli, entrambi appassionati di ermetismo ed esoterismo.

 Più informazioni forse si potrebbero trovare in questo testo: "La biblioteca ermetica di Nino Rota. Il fondo Myriam dell'Università degli studi di Roma Tre alias Raccolta Verginelli di testi ermetici moderni (sec. XIX-XX)" di Pasquale Giaquinto,  Andrea Pacilli Editore.

DA LEGGERE: "Guida alla letteratura esoterica" di Claudio Asciuti ed. Odoya
DA VEDERE: "La nona porta" di Roman Polanski

sabato 7 ottobre 2023

I libri delle vacanze 2023! Parte II! Un libro malriuscito, "Il matematico indiano" di Leavitt, e un piccolo gioiello, "Quarantena" di Markaris

 Pian piano recupero tutte le recensioni delle letture estive (del resto siamo appena ad ottobre).

 In realtà ho in preparazione un post su luoghi halloweenosi romani che, se la domenica mi assiste, dovrebbe vedere la luce abbastanza presto.

 Intanto lancio almeno questo così mi porto avanti!

IL MATEMATICO INDIANO di DAVID LEAVITT (attualmente è edito da SEM, io l'ho letto in edizione Mondadori):

 Romanzo basato sulla vita del matematico indiano Srinivasa Ramanujan vista con gli occhi del suo mentore inglese Godfrey Harold Hardy.

 La storia, molto insolita e interessante, aveva effettivamente il potenziale per ricavarne un libro e grazie a questo potenziale regge nonostante il romanzo sia lungo, farraginoso e manchi totalmente della brillantezza e dello struggimento che rendono belli i romanzi e i racconti di Leavitt.
 
 Siamo a Cambridge, anni ’30. Godfrey Harold Hardy è un grande matematico che ci introduce con una dovizia di particolari spaventosamente noiosa all’élite culturale universitaria, dove grandi menti si dedicano spesso a passioni omosessuali come intrattenimento (credo in una sorta di emulazione ben riuscita del rapporto amante/amato di ispirazione greca, in cui si aveva il retropensiero che attraverso relazioni omosessuali fisiche si avesse una crescita spirituale e intellettuale).

Un giorno ad Hardy arriva la lettera di 
Srinivasa Ramanujan, un matematico indiano ventenne autodidatta che si rivela essere un genio e smuove mari e monti per farlo arrivare a Cambridge. 

 Qui Leavitt fa entrare in gioco una serie di personaggi inventati, soprattutto femminili, di cui non ci libereremo per il resto della storia e che ruberanno una quantità impressionante di inutili pagine all'argomento principale.
 
 Ramanujan in Inghilterra si dedica alla matematica, ma la fonte di tutti i problemi e l’ossessione del libro è in realtà la sua dieta vegetariana.

 Ve lo giuro, ci sono più pagine dedicate al vegetarianesimo e ai complessi modi per cucinare piatti vegetariani (in pentole poco consone che causeranno a Ramanujan l’avvelenamento da piombo che lo ucciderà e di cui nessuno si accorgerà) in un paese carnivoro e gorgogliante grasso animale come il Regno Unito, che al mondo della matematica.
 
 La cosa peggiore rimane comunque la menzogna in quarta di copertina, dove viene promessa una tormentata storia d’amore tra i due matematici che NON ESISTE.

  Cioè, non è che l’autore se l'è inventata, non esiste proprio all’interno del libro. Non succede niente tra i due, manco un flirt, manco un timido pensiero sfuggente, manco un sogno, uno sguardo, uno sfioramento di mani. NIENTE.
 
 Hardy è vagamente attratto, ma come sembra attratto da tutti gli uomini piacenti. Ramanujan invece sembra completamente disinteressato alle avances ambosessi (perché le uniche avances palesi che riceverà peraltro saranno da una donna) perché col pensiero fisso alla giovane moglie indiana rimasta in patria che per anni non gli scrive mezzo rigo.
 
 Ne avevo sentito parlare male ed effettivamente è un libro che spreca tantissime occasioni. 

 Non racconta bene la storia di nessuno dei due matematici, non restituisce bene il contesto, inventa personaggi di cui nessuno sentiva la necessità e alla fine parla poco anche del lavoro dei due matematici, spendendo invece decine di pagine sulla preparazione del cibo al tamarindo. Lasciate stare.

 
 QUARANTENA di PETROS MARKARIS ed. La Nave di Teseo:
 
 Ultimamente Markaris inizia a perdere qualche colpo.

 Soffre un po’ della sindrome di Camilleri: iperproduce (forse perché sente il tempo scadere) e le trame si somigliano tutte, tanto che la cosa migliore delle storie sono le vicende personali dei personaggi.
 
Quello che rimane eccezionale e costante nei suoi libri è per l’attenzione ai temi contemporanei.

 I romanzi di Markaris non sono ambientati in un contesto storico vago, i romanzi di Markaris avvengono ORA e non ignorano crisi politiche, economiche, migratorie e sociali. 

 Ci sono i poveri, i barboni, gli impiegati, la gente che non arriva a fine mese, i sobborghi, gli immigrati, regolari e clandestini. 

 Nessuno è necessariamente buono né cattivo, tutti sono ciò che il presente li ha portati ad essere nell’ambito delle loro possibilità. 

 Essere barbone o povero o clandestino non è un ruolo artificiale comodo per lo sviluppo della storia, ma una condizione dell’essere umano meritevole di trovare rappresentazione.
 
 “Quarantena” è in questo caso un piccolo gioiello: una raccolta di racconti, quasi tutti ambientati nell’universo del commissario Charitos (talvolta è protagonista, altre appare come forza dell’ordine liminare nelle vite dei protagonisti) durante il periodo del Covid.
 
 Indagini fatte da remoto a causa del Covid, si intersecano ad emigranti passati e presenti e a quel mondo che non poteva “stare in casa”. 

 Sono ben due infatti i racconti che hanno per protagonisti dei clochard (e uno mi ha pure spiegato cosa succede quotidianamente ai cassonetti sotto casa mia e a quella specie di mercato improvvisato sotto il palazzo di ACEA alla stazione Ostiense).
 
 Assolutamente da recuperare. Io poi me lo sono gustato a Creta ingozzandomi di dolcetti al miele, quindi la condizione più ideale di tutte, ma rendono anche sul divano di casa, assicuro.
 
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