Alle superiori ho cambiato tre professori di storia dell'arte in tre anni.
Non un evento sconcertante vista l'incredibile rotazione di supplenti, cattedre non assegnate, insegnanti fantasma e quant'altro, inoltre, almeno al liceo classico di storia dell'arte si fanno quel paio di ore a settimana giuste giuste per non farti proprio ignorare cosa stai guardando quando entri in un museo.
In primo classico ci toccò in sorte uno di quegli architetti che per arrotondare si mettono in graduatoria per le supplenze e finiscono per fare qualche svogliata ora qui e lì.
La sua perla più memorabile rimane averci detto che Zeus e Poisedone sono lo stesso dio ma uno col nome greco e uno con quello latino (mi sa che alle superiori non aveva fatto il classico), ma a distanza di anni lo ricordiamo per le sue prototeorie del complotto.
Aveva infatti una fascinazione per la storia dell'arte applicata alla fuffologia, quindi piramidi e Ziggurath che avevano connessioni con gli alieni, astronomia donata da misteriosi visitatori dello spazio e altre amenità.
Quando fu decisa Praga come meta per la gita di classe, tutto quello che seppe dirci sulla città ceca fu che era una città magica che faceva parte del triangolo nero in cui erano comprese poi Torino e New York.
Sciorinò quindi delle informazioni al riguardo nel gelo più totale. L'anno dopo ottenne le ore la professoressa d'Italiano dotata di doppia laurea e tutto tornò su confini più normali.
Era il mio primo incontro con un amante della parafuffologia complottara.
Era il mio primo incontro con un amante della parafuffologia complottara.
Tra gli sventurati libri di questa estate, avevo trovato all'usato un libro a tema alieno di King, "Le creature dee buio" mi sembrava un'idea affascinante, un po' simile a "L'invasione degli ultracorpi" mentre invece si è rivelato un coacervo di idee confuse cambiate in corso d'opera non meno di dieci volte.
La trama comincia con una giovane scrittrice di western che vive isolata nel suo ranch in un paesello vicino a Dallas, Haven.
Un giorno, facendo una passeggiata, Bobbie scopre un oggetto che sbuca dal terreno, lo tocca e all'improvviso si sente diversa, presa da un'irrefrenabile voglia di costruire e di scavare per riportare alla luce l'oggetto misterioso.
Basta, Bobbie è finita qui. Pareva la protagonista invece o è un mcguffin oppure è un'idea abortita di King. L'attenzione si sposta su Gardener uno scrittore alcolizzato ormai reietto della società dopo aver sparato alla moglie.
Gardener è un ex amante di Bobbie (che però nel capitolo a lei dedicato lo ricorda con una passione estremamente marginale), suo amico, che sente di dover andare dall'amica in pericolo e si precipita nella sua abitazione trovandola allo stremo delle forze.
Da lì parte un trip infinito che vede una sorta di energia aliena prendere possesso di tutti gli abitanti del paese, proprio come accadeva ne "L'invasione degli ultracorpi".
Se nell'Invasione degli ultracorpi però, l'invasione era appunto un'oscura e velocissima epidemia che vedeva dei baccelli in grado di replicare, uccidere e sostituire gli abitanti originali, qui sono proprio gli abitanti a trasformarsi: perdono denti, scoprono di saper costruire oggetti complessi, di poter spedire esseri umani in luoghi oscuri (da cui farli tornare grazie a un pc) per trasformarsi infine in masse gelatinose.
Il libro diventa ben presto un giazzabuglio di ogni cosa e si pretende una sospensione della credulità eccessiva: nessuno scambierebbe ORA un ologramma di un campanile per un campanile vero, figurarsi negli anni '80.
La cosa peggiore è che la parte centrale, che è quella forse costruita un po' meglio, mi era anche oscuramente un po' piaciuta.
L'idea che un paese tutto sommato pacifico, di colpo mutasse per trasformarsi in qualcosa di sconosciuto e malvagio mentre il resto del mondo decideva di ignorarlo fino a quando fosse stato troppo tardi, era affascinante e incredibilmente adattabile ai nostri tempi.
L'idea che un paese tutto sommato pacifico, di colpo mutasse per trasformarsi in qualcosa di sconosciuto e malvagio mentre il resto del mondo decideva di ignorarlo fino a quando fosse stato troppo tardi, era affascinante e incredibilmente adattabile ai nostri tempi.
Quanti di noi non si sentono incredibilmente spaesati nell'accorgersi dell'inquietante mutazione dei nostri connazionali dopo le elezioni?
Quanti di voi noi si sentono spaesati nell'apprendere il rancore che covava nelle persone accanto a noi e la velocità con la quale, come un morbo, quel furore estatico di distruzione e odio si è propagato attorno a noi?
In mezzo a chi abbiamo vissuto finora? Chi erano gli altri? Chi siamo noi?
Gli alieni sono, da molti punti di vista, un mito affascinante.
Al netto della lampante, prima evidenza, l'alieno inteso come altro da noi, fonte di terrore, ma anche di fascinazione, racchiude in sé altre due interessanti connotazioni: il loro essere fastidiosamente freno all'onnipotenza umana, che basa tutto su un antropocentrismo folle dovuto all'essere, allo stato attuale, i figli unici dell'universo e, un secondo aspetto.
Negli anni '50 ci fu un picco di avvistamenti di ufo e oggetti volanti non identificati.
Certo, c'erano di sicuro delle sperimentazioni aeree e via discorrendo, ma penso che la fortuna di cui godettero come suggestione collettiva (con consecutiva produzione di fake news d'epoca) sia una spia interessante di un'altra questione: ogni epoca ha le fake news che si merita.
E, devo dirvelo, mille volte meglio i dischi spaziali che quelle grette, misere e rancorose che vediamo tutti i giorni.
Ciò in cui scegliamo di credere dice molto di noi.
Al netto della lampante, prima evidenza, l'alieno inteso come altro da noi, fonte di terrore, ma anche di fascinazione, racchiude in sé altre due interessanti connotazioni: il loro essere fastidiosamente freno all'onnipotenza umana, che basa tutto su un antropocentrismo folle dovuto all'essere, allo stato attuale, i figli unici dell'universo e, un secondo aspetto.
Negli anni '50 ci fu un picco di avvistamenti di ufo e oggetti volanti non identificati.
Certo, c'erano di sicuro delle sperimentazioni aeree e via discorrendo, ma penso che la fortuna di cui godettero come suggestione collettiva (con consecutiva produzione di fake news d'epoca) sia una spia interessante di un'altra questione: ogni epoca ha le fake news che si merita.
E, devo dirvelo, mille volte meglio i dischi spaziali che quelle grette, misere e rancorose che vediamo tutti i giorni.
Ciò in cui scegliamo di credere dice molto di noi.
Vista questa botta inaspettata di alienitudine, ho deciso di proporre una piccola bibliografia, assolutamente non fuffologica, sugli alieni!
SE L'UNIVERSO BRULICA DI ALIENI...DOVE SONO TUTTI QUANTI? di Stephen Webb ed. Cortina:
Diceva il fu Hwaking che gli alieni esistono, ma sarebbe meglio non cercarli perché sarebbero abbastanza sicuramente pericolosi.
Esiste però un paradosso, in realtà nato, pare, durante una semplice conversazione, conosciuto come "Paradosso di Fermi" che si riferisce a una domanda del fisico italiano Enrico Fermi rivolta ai suoi colleghi: "Se l'universo brulica di alieni, dove sono tutti quanti?".
La domanda pare oziosa, in realtà parte da un assunto interessante: considerata l'immensità dell'universo, com'è possibile che non esista nessun'altra forma di vita su nessun altro pianeta o sedicente tale? E se esiste, perché non ci siamo ancora incontrati?
Nel libro di Webb vengono esposte 50 teorie che variano dal "Siamo effettivamente soli", al "Gli altri si sono autodistrutti", "Non ci cercano" fino al "Non siamo capaci di ascoltarli".
La cosa più bella è la soddisfazione nello scoprire che mistero e scienza possono coesistere senza per sforza sfociare nell'idiozia.
UN MITO MODERNO di Gustav Jung ed. Bollati Boringhieri:
Ormai anziano, Jung dedicò uno studio al fenomeno dell'avvistamento dei dischi volanti e del concetto di alieno.
Ora siamo presi da fake news e falsità più terra terra, ma durante la corsa allo spazio e nel dopoguerra, quando le persone avevano visto seriamente il terrore arrivare dal cielo, ci fu una sorta di ossessione collettiva per l'avvistamento degli ufo.
Soprattutto negli anni '50 ci fu un sensazionalismo collettivo che portò a un'ondata di avvistamenti con episodi anche pittoreschi come quello allo stadio di Firenze che portò addirittura alla sospensione di una partita.
Tutto venne poi spiegato con un'esercitazione militare ma all'epoca ci fu molto scalpore (e immaginiamo cosa sarebbe accaduto ora coi social a pieno ritmo).
Tutto venne poi spiegato con un'esercitazione militare ma all'epoca ci fu molto scalpore (e immaginiamo cosa sarebbe accaduto ora coi social a pieno ritmo).
Jung così s'interrogava: perché gli esseri umani avvertono questa necessità di avvistare qualcosa? Cosa li porta a credere negli alieni?
La disamina sugli esseri umani e il loro bisogno di sacro, ha però qui un nemico imprevisto anche per Jung: la necessità di comprendere se effettivamente questi alieni esistano davvero o meno.
Perché fa molta differenza decidere di credere a qualcosa che non esiste e predisporsi a credere a qualcosa che invece è effettivamente reale.
Perché fa molta differenza decidere di credere a qualcosa che non esiste e predisporsi a credere a qualcosa che invece è effettivamente reale.
Ultimamente tendiamo a dimenticarlo.
NESSUNO MI FARA' DEL MALE di Giacomo Monti ed. Canicola:
Opera per ora unica del fumettista Giacomo Monti, si tratta di una serie di piccoli racconti rarefatti in cui s'immagina un'Italia alle soglie di un'invasione aliena.
Brevi momenti in cui non accade nulla di eccezionale se non la banalità dell'umanità resa ancor più netta da un evento cosmico.
Al netto dell'ottima fantascienza, forse poche graphic come quella di Monti hanno saputo cogliere uno degli aspetti più interessanti della creatura "alieno": il senso di alienazione nei confronti dell'altro, ma anche dal nostro stesso mondo.
Ciò di cui, in un certo modo, parlavo nell'introduzione: non serve nessuna teoria del complotto, nessun fantasioso saggio su alieni precipitati, per capire cosa si avverte nel sentirsi su un altro pianeta, basta che gli altri smettano di essere come te, che i paesaggi mutino, che l'invasione diventi quella più incontenibile perché non esterna, ma interna.
Non sono gli altri sopraffarci per inglobarci, siamo noi stessi a mutare e a uccidere ciò che eravamo.
Gipi ne ha tratto qualche anno fa un film.
BATTEZZERESTI UN EXTRATERRESTRE? di Guy Consolmagno e Paul Mueller ed. Rizzoli:
Uno dei racconti che compongono le "Cronache marziane" di Bradbury parla di un prete missionario che decide di convertire degli alieni la cui forma è quella di una sfera di fuoco.
Il prete si pone tutta una serie di dubbi sulla liceità della cosa: si possono considerare forme di vita? Sono esseri senzienti? Sono figli del Signore? Sono passibili dell'intero apparato morale della Chiesa e del concetto manicheo di bene e male? Possono peccare?
Il racconto era bellissimo e le domande non oziose.
Il Vaticano che sembra lontano anni luce da temi che sembrano più "semplici" o sui quali comunque oppone visioni passate come fosse incapace di leggere la società contemporanea e le sue complessità, in realtà ha alcuni aspetti inaspettatamente moderni, come due osservatori spaziali, uno a Castel Gandolgo e uno a Tucson, Arizona.
Qui vengono condotte delle ricerche spaziali e da due gesuiti che fanno parte del team di ricerca, Guy Consolmagno e Paul Mueller, viene un curioso libro dal titolo "Battezzeresti un extraterrestre?" nel qiale vengono sviscerate quelle spesso eluse domande sul complicato e millenario rapporto tra scienza e chiesa.
Per la serie, se affronti con maggior complessità le problematiche morali con ipotetici alieni che con altri esseri umani, un problema c'è.
Quanti di noi non si sentono incredibilmente spaesati nell'accorgersi dell'inquietante mutazione dei nostri connazionali dopo le elezioni?
RispondiEliminaQuanti di voi noi si sentono spaesati nell'apprendere il rancore che covava nelle persone accanto a noi e la velocità con la quale, come un morbo, quel furore estatico di distruzione e odio si è propagato attorno a noi?
Io non sono spaesata. Parto da un fondamentale pessimismo a proposito della buona volontà del mio prossimo, e che tanto e tale populismo, odio, meschinità, ignoranza covasse sotto la cenere (ma pure sopra) lo credevo anche prima.
Quello che disturba me è che una volta almeno certe cose si aveva vergogna di esporle. Invece il nuovo andazzo ai vertici nazionali è stato come un tana libera tutti dei peggiori istinti e ora certe umane miserie vengono sbandierate con orgoglio, e chi osa non provare lo stesso carico d'odio e ignoranza è colui che deve, invece, vergognarsi (secondo loro). Questo sì, mi destabilizza non poco, ma vabbè...
Io invece ho scoperto che quasi tutte le persone che mi circondano, gente a cui voglio bene e che ho sempre ritenuto di una certa intelligenza, erano razziste/solidali ma "a casa loro"/pressappochiste/unovaleuniste/complottare di diverso grado e forma, solo che non avevano modo di ostentarlo.
EliminaOra che hanno tolto le catene ai pazzi non le riconosco più e sì, sono parecchio spaesata!