mercoledì 26 giugno 2013

Il dramma della saggistica

Ci sono dei particolari giorni in cui la clientela mi indispone per conclamata stupidità.
 E' più forte di me.
 Per stupidità non intendo il non sapere che "L'arte di amare" l'ha scritta Fromm, ma il chiedermi "Non capisco come tornare al piano terra" e la risposta è "Prendi le scale", oppure l'ostinarsi a non capire che l'ascensore è rotto quando c'è davanti un cartello grosso come una capanna.
 Tititillano il mio odio anche i clienti che cercano libri di cui non sanno neanche loro il titolo, l'autore e finanche l'argomento (e mi chiedo sempre perché li cerchino) e si arrabbiano perché oso non saperlo neanche io. Come mai non posseggo il dono della telepatia? E' indecente!
 Ma i migliori sono coloro che si atteggiano a grandi intellettuali e vanno nel panico alla parola SAGGISTICA.
La temibile parola manda in confusione chiunque.
 Trovi gente che vaga spaesata da tre ore ripetendo "Non trovo la saggistica non la trovo!" ed è nel mezzo della sezione di filosofia.
 O quei geni che ti chiedono come mai la sezione di saggistica non è in ordine alfabetico (in che modo potrebbe esserlo? Mettiamo Cracco vicino a Cartesio?).
 Meritano una menzione anche coloro i quali ti chiedono saggi complicatissimi e quando apprendono sconcertati che devono andare nell'angolo di antropologia continuano a ripetere "Sono sicuro che siano in saggistica non in antropologia!"
 Quando un tempo l'Istat o chi per lui faceva quelle amene statistiche sull'analfabetismo degli italiani, pensavo sinceramente esagerasse in negativo. Ora, davanti a chi mi chiede un libro sull'interpretazione dei sogni dicendomi spaesato che Freud o la Smorfia va bene uguale, mi chiedo come questo paese si regga ancora in piedi.

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