venerdì 6 febbraio 2015

4 regole semplici semplici (eppure inapplicate nel 90% dei casi) per una presentazione libresca di sicuro successo: passione, musica, buon gusto, pochi amici e un po' di verve che non state a messa!

 Ieri, mentre scrivevo il preambolo al fumetto sulle mie disavventure alla presentazione di un libro lunedì scorso, mi stavo un po' dilungando su cosa a mio modesto parere, si dovrebbe fare e non fare quando si porta in tour un amico libro.
Attensciòn!
 Non sono consigli del tipo: proponetevi così e cosà al libraio, ma consigli più su come rendere gradevole e appassionante una presentazione degna di questo nome.
 Non dico che sia facile e non mi permetto nemmeno di insinuare che i miei consigli siano dogmi assoluti (alla papità bookblogghesca non sono ancora giunta), tuttavia da fruitrice di molte presentazioni a cui ho assistito spesso per obbligo lavorativo (leggi: mi trovavo a lavoro durante l'evento), mi permetto di dare qualche consiglio.
 Non fosse altro che magari riesco ad evitare a qualcuno quelle presentazioni più noiose della messa di Pasqua a mezzanotte.
 Insomma, se vi interessa qui di cui sotto ci sono i miei 4 ingredienti per una presentazione di sicuro successo! Pronti a far faville?

L'AUTORE:
 Voi direte, che consiglio è?
L'autore è il punto focale di ogni buona presentazione che si rispetti: ci siamo trascinati fin lì per vederlo e ci aspettiamo qualcosa che ovviamente non può essere uno spettacolo, ma un minimo deve destare la nostra attenzione.
 C'è un solo problema: l'autore, bene che va, sa scrivere, non è certo detto che sappia anche intrattenere o rendersi simpatico al pubblico. 
 Un po' c'ha ragione: il suo compito è scrivere cristianamente e con competenza (se si tratta di saggistica in particolare), non istrioneggiare, tuttavia, sempre ricordandosi che il magggico mondo dell'editoria ha comunque a che spartire col commercio, tra i suoi compiti c'è anche, aiutare a vendere il suo libro. Può piacere o non piacere, ma nella vita soprattutto lavorativa, si fanno tante cose a noi odiose, gli scrittori (a meno che non si stia parlando di qualche divinità letteraria), non fanno eccezione. Perciò caro autore mio il tuo compito è:
1) Essere presente a te stesso e mostrarti interessato. Non esiste che sei scocciato o con la faccia del "cosa mi tocca fare".
2) Essere vagamente partecipativo. Non sei l'anima della festa? Va benissimo, ma sforzati di dirci perché hai scritto il libro e perché tra mille milioni dovremo comprarlo. Ho capito che te l'hanno pubblicato e hanno creduto in te, ma non basta. Devi convincermi che ci può essere qualcosa per cui valga la pena metterti in coda tra le mie letture al posto degli altri millanta libri che teoricamente avrebbero la precedenza.
3) Fai il santo piacere di non dire che sei lì perché ti hanno obbligato e te ne staresti volentieri dietro la tua santa scrivania. Non ti hanno mandato a spalare carbone in miniera.

I CO-PRESENTATORI:
  Pare 'na stupidaggine, ma come ha dimostrato il fumetto di ieri, i co-presentatori sono FONDAMENTALI. Magari hai l'autore meglio predisposto del mondo, ma le persone che lo accompagnano riescono a rovinare tutto. L'one man show non se lo permette manco Umberto Eco, quindi almeno una (secondo me meglio due) controparti, dovrebbero essere presenti a fare domande e magari a fare considerazioni intelligenti su un libro che si spera abbiano letto.
Invece spesso i co-presentatori: 
A) Non hanno letto il libro.
B) Si dimenticano di non essere loro i protagonisti della serata e sproloquiano a tutto andare su cose che non c'entrano niente e/o lasciano poco spazio all'autore, l'unica persona di cui ci dovrebbe teoricamente fregar qualcosa.
 C) In realtà, seppur pieni di buona volontà, sono stati scelti senza un criterio logico e finiscono per fare la figura di Raffaella Carrà che cerca di fare la simpatica in un programma che è una copia di X factor: sì, ok tanta buona volontà, sei bravo, ma perchè stai qui?
 Diverse le cause che portano una pessima scelta dei copresentatori, prime tra tutte: portare un amico e non una persona vagamente esperta in nome del "lui mi conosce meglio di chiunque altro" o invitare randomicamente l'unica persona con qualche appeal mediatico che potrebbe accendere un interesse tra le masse. Per persona con mediatico appeal parlo di chiunque, dall'attore al sindaco, al direttore della sagra paesana dove ci si appresta a diffondere il verbo libresco.
  Io punterei più che altro su qualcuno che sappia quello che fa e possa sopperire alle mancanze dell'autore: es. se lo scrittore diventa un peperone ogni volta che apre bocca, che il copresentatore lo metta a suo agio e riesca a parlare in sua vece in caso di crisi di panico.

INTRATTENIMENTO:
 Ovviamente se siete Franzen non avete bisogno di fare qualcosa di complementare alla vostra presentazione, tuttavia, soprattutto se siete esordienti, secondo me prevedere, nei limiti del possibile (se il posto dove presentate è d'accordo e attrezzato ecc.), una parte che vada oltre lo schema: blablabla-autore-blablabla-dibattito/domande (oh per favore fatela 'sta parte che l'autore che si nega è out da quel dì).
 Per qualcosa di complementare non intendo danzatrici del ventre o clown che fanno palloncini per i bimbi, ma un qualcosa che possa essere inerente.
  Se state presentando un libro di astronomia, magari prevedete due slide interattive, se è un romanzo coinvolgete un attore capace che legga il pezzo in un modo un po' più passionale (pure qui, autori scegliete bene i pezzi da leggere, che facciano capire qualcosa del romanzo!!), se si tratta di racconti romantici portatevi un chitarrista che faccia il sottofondo musicale senza che incappiate nei drammi della Siae. Sono cose che sembrano piccole e invece colpiscono l'immaginario e se fatte bene non solo incuriosiscono, ma danno anche l'idea che l'evento sia stato particolarmente pensato e curato.
 Unico vero problema: il buon gusto. In questo caso si svelerà la vaga idea estetica dell'autore o dell'editore e si rischia con facilità di cadere nel trash. Perciò misura e lasciate il corpo di ballo piumato a casa, non serve dispiegare tutta la vostra potenza, serve dispiegare quel minimo di potenza che aiuti a far risaltare il libro.

LA PASSIONE:
 Pare 'na caxxata e invece alla maggior parte delle presentazioni a cui sono andata io, sembrava di essere a messa in attesa dell'amen. 
 Quello che più manca ad una presentazione è spesso la passione. Scrivere, se lo si fa sul serio, è un atto molto passionale, in tutti i sensi: passionale perché nel libro si riversano tutte le proprie aspettative, il proprio amore, i ricordi, una visione del mondo, una storia che si ha, per qualche motivo, l'ansia di raccontare (se si tratta di saggistica di un argomento che è al centro dei nostri pensieri per mesi o anni), e passionale in "passione di Cristo" style.
 A quante presentazioni avete sentito scorrere effettivamente amore lacrime e sangue? Io gran poche.
Quando qualcuno vi dice che scrivere è un'attività tanto carina e sollevante sappiate che o mente o non scrive sul serio: scrivere come diceva il buon Capote è una frusta, che ti viene consegnata da dio unicamente per l'autoflagellazione.
 Quest'autunno ho assistito (a lavoro) a quella di Recalcati per il suo libro "L'ora di lezione", dedicato alla passione che serve nell'insegnamento per crescere buoni figlioli e cittadini. Ora, mai avuta la minima fascinazione per Recalcati, la didattica e la pedagogia (inoltre lo avevo già sentito altre volte e avevo pseudodormito), ma in quell'occasione, vuoi che fosse particolarmente ispirato, vuoi che l'argomento lo toccasse molto da vicino, fece una perorazione davvero fantastica. Mescolò ricordi di infanzia milanese, alla politica, ad una maestra straordinaria, a rimembranze generazionali e a molto altro. Non sembrava neanche lui. Alla fine sentivi di voler leggere il libro per sapere se fosse in grado di colpirti allo stesso modo.
 E' questo quello a cui serve una presentazione: ispirare alla lettura.

E voi siete d'accordo? Mettereste altre regole? Pensate che le mie siano farlocche? Testimoniate!

1 commento:

  1. Ottimi consigli! Però ci sono anche altri rischi. Io di solito proietto delle foto o sull'ambientazione o su altri aspetti del romanzo. Così a volte si finisce per parlare di tutt'altro perché c'è qualcosa nelle foto che porta il pubblico a partire per la tangente (oh, gli svassi! Ma ci sono sul lago d'Orta? Qual è la stagiona migliore per avvistarli? Svasso maggiore e svasso minore, come li riconosco? Qual è il più comune? Ah... Ma il romanzo è un giallo? Non parla di svassi? No, sono solo nominati per tre righe? Però, visto che te ne intendi...).
    Invece mi piacciano le presentazioni doppie/triple, un po' a dibattito, con autori che presentino libri che abbiano qualcosa in comune. È un buon modo per alleggerire la presentazione e magari aiutare gli autore più timidi ad aprirsi, se chi presenta è bravo a dare lo stesso spazio a tutti.

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