domenica 12 novembre 2017

Piccole (gotiche) recensioni tra amici! Quattro classici gotici da leggere tra le inquietanti nebbie di novembre tra ragni, castelli, fantasmi dell'opera e hommes fatali.

Ed ecco che finalmente ritorno con un piccole recensioni tra amici.


Magari ultimamente non vi sembra più, ma i post scritti sono i miei preferiti e mi sta davvero spiacendo non riuscire a dedicarmici quanto vorrei (peraltro per una novità prossima ventura farò ancora più fatica, ma terrò duro).

 E' talmente tanto tempo che non mi applico che, come potrete notare, le quattro recensioni di seguito riguardano tutti libri ancora in clima halloweenoso. 

 Sono infatti storie gotiche, tutte però accomunate dall'essere dei grandi classici del passato (alcuni noti, altri riscoperti).

 Non ho ancora un preciso mood novembrino, per ora molti fumetti anche perché rosico ancora un po' per non aver potuto andare a Lucca neanche un giorno (a causa di una cosa che vedrete in un fumetto spero la prossima settimana). L'anno prossimo ci andrò dovesse cascare il mondo.

 Vabbeh, bando alle ciance, ecco a voi le recensioni! Olè!


"IL RAGNO" di Hanns Heinz Ewers ed. Meridiano Zero:

 Se potessi avere un euro per ogni volta che trovo scritto su una fascetta o una quarta di copertina "E' il nuovo Poe" et simili, sarei ricca (se contassimo anche gli euro dei novelli Bukovski sarei direttamente miliardaria).

 Il problema di queste iperboliche fascette, frutto di necessario, ma fuorviante marketing, è che poi finisci per non fidarti più, anzi, per provare un mix letale di repulsione e incredulità verso i tomi che se ne fregiano.

 Quando per All Hallow's Read mi è capitato in sorte "Il ragno" di Hanns H. Ewers descritto appunto come "l'erede tedesco di Poe" ero perplessa, nonostante l'invitante copertina vintage con femme fatale e ragno sullo sfondo.

 Diciamolo subito, di erotico questi racconti hanno poco e niente (a parte uno, molto molto disturbante su un anziano truffatore che si trova implicato in una torbida storia di Vudù ad Haiti), ma la promessa di mantenere le atmosfere alla Poe è pienamente mantenuta, anche perché Ewers, vissuto a cavallo tra '800 e '900 pescava dal suo stesso immaginario.

 Il pezzo forte è il racconto che dà il titolo al libro: "Il ragno".

 In mezzo a Parigi c'è la stanza di una pensione in cui gli inquilini iniziano misteriosamente a impiccarsi. Perché lo fanno? Uno studente accetta di abitarvi per indagare e scoprirà che dall'altra parte della strada abita una strana, misteriosa ragazza.

 La figura della donna alla finestra madre di ogni guaio sovrannaturale è curiosamente simile a "L'uomo della sabbia" di Hoffmann, ma l'uso che ne fa Ewers è completamente diverso.

 Anche gli altri sono piacevoli e possiedono una certa vena vagamente perversa che non si ravvisa spesso in Poe, se non in rari racconti, come in quell'autentico capolavoro che è "I cari estinti".
 Da leggere.


"ROMANZO SICILIANO" di Ann Radcliffe:

 Traumatizzata da "Il castello di Otranto", ho sempre guardato con sospetto questi feuileton gotici inglesi ambientati in una fantasmagorica Italia che per loro faceva tanto esotico, ma per noi è casa.

 Ho però voluto infine dare una possibilità ad Ann Radcliffe, se non altro per dovere di lettrice e l'ho trovata graziosa (lo so, gli amanti della letteratura inglese, dopo questo sono lì con un randello), ma non entusiasmante.

 La storia è una faccenda di amore, morte e famiglia che ovviamente non poteva aver luogo, nell'immaginario inglese, che in Sicilia.

 La famiglia Mazzini è composta da padre vedovo, seconda moglie (bella e altezzosa e amante dei toy boy), figlio maggiore e due figlie minori, tutti nati dalla prima dolcissima moglie. I figli sono tutti belli e buoni, i due conti invece perfidi e dediti solo ai propri interessi.

 Mazzini vive a Napoli per anni con figlio e moglie, mentre le due ragazze se ne stanno nel loro castello siciliano a leggere e filare con la governante, la signora Menon.

 Un giorno però, una festa data dal conte, di ritorno nel castello siculo, stravolge le loro vite e prende il via una storia d'ammmmore (tra una delle figlie e un nobile con pochi denari), tra inseguimenti, preti malvagi, rivali vecchi e a dir poco malvagissimi e un riferimento copiato da Charlotte Bronte in Jane Eyre grosso come una capanna (che non posso spoilerare).

 La storia è scorrevole, ma ho la conferma che questo filone non fa per me.
 Di gotico c'è ben poco, mentre abbondano amori, amorini, amorazzi, svenimenti e altre leziosità che non mi appassionano particolarmente, ma fanno probabilmente la felicità di tutti quei lettori che adorano le sorelle Bronte, la Austen e simili.
 Amanti della letteratura inglese, perdonatemi.


"GOTICO AMERICANO" di Robert Bloch ed. Bompiani:

 E' curiosissimo questo romanzo di Bloch perfettissimo per Halloween (sì lo so, è passato, anche se non ho ancora smontato le decorazioni, ma va benissimo anche per le inquietanti nebbie di novembre).
 Curiosissimo perché i ruoli dei protagonisti di questa lugubre storia, più gialla che horror, sono ribaltati, ma andiamo con ordine.

 Siamo a Chicago, durante l'expo del 1893, e Crystal è una giornalista brillante che sogna di competere coi migliori reporter uomini. Ovviamente c'è il solito fidanzato non all'altezza e l'ansia che le mettono tutti per sposarsi, ma lei non vuole cedere e continua a lavorare in un giornale locale, finché un giorno fiuta il colpaccio.

 In città infatti, un avvenente farmacista ha fatto costruire una sorta di castello coi soldi della sua defunta moglie (defunta in un misterioso incendio) e vende rimedi che piacerebbero tanto a molta gente che attualmente si fa infinocchiare da chiunque faccia un video e lo posti su altercaxxate.it.

 Mentre il farmacista truffa gente boccalona, nel frattempo, alcune donzelle, tutte accomunate dall'essere passate per il suo castello, spariscono misteriosamente e Crystal è certa che l'affascinante ciarlatano c'entri qualcosa.

 La storia è concisa, senza eccessivi fronzoli, inquietante e divertente al tempo stesso.

 La situazione a ruoli rovesciati con la presenza di un Homme Fatale invece di una Femme Fatale credo sia il tocco di genio dell'intera trama.

 Al posto di stuoli di uomini che si rovinano per una donna dalla pelle di seta e gli occhi da pantera, qui abbiamo donzelle che per un uomo sexy farebbero qualsiasi cosa.
 Un'intuizione così poco usata (purtroppo) da risultare geniale.
 Fabolous.


"IL FANTASMA DELL'OPERA" di Gaston Leroux:

 Vale qui lo stesso discorso che vale per la Radcliffe: mi sento un po' cretina a recensire un classico, ma voglio farlo per aiutare tutti coloro che magari, come me, sono sempre indecisi se tentare la sorte o meno.

 "Il fantasma dell'opera" è uno di quelle storie di fantasmi che non mi ero mai decisa a leggere per colpa dei film. Non capivo bene perché dovesse interessarmi la tragiromantica storia di un tizio rinchiuso in un teatro e di una cantante d'opera ossia un miscuglio di gran parte delle cose che trovo abbastanza noiose ever.

 Ho poi trovato il romanzo, in realtà una sorta di racconto lungo, sempre all'interno di quella miniera che è "A cinema con il mostro" e ho scoperto che i vari film che hanno ritratto il fantasma dell'opera come un gran figo lievemente sfregiato, in realtà hanno tradito in tal modo l'essenza stessa del libro.

 La storia vede la giovane cantante d'opera Christine Daaè alle prese col sordido mistero che aleggia nel teatro dell'opera dove canta.

 Pare infatti che abiti in misteriosi cunicoli, spesso celati da giochi di specchi (favolosamente descritti nel libro e che lo rendono, in effetti, molto cinematografico), un uomo che dovrebbe anche essere il padrone stesso del teatro.

 Chi sia e perché si nasconda, nessuno lo sa.

 In ogni caso Christine inizia a essere preda di quest'uomo, il cui volto è sempre nascosto da una maschera e che sembra avere un perverso potere su di lei che neanche Raoul, il giovane conte innamorato della ragazza, riesce a spezzare.

 La storia gioca tutto sull'identità del fantasma che non si comprende se esista davvero o sia uno spettro che infesta il luogo, cosa che rende la trama sospesa tra una ghost story e un melodramma romantico (rendendola peraltro un'ottima trama per un'eventuale opera).

 Il finale non posso svelarvelo, ma rende chiaro perché gran parte della trama non ha senso se a interpretare l'uomo del mistero è un figone.

 Straconsigliatissimo per vari motivi, primo tra tutti l'estrema originalità della variazione sul tema. Lui ama lei che ama un'altro, ma se tutto avviene mettendo in mezzo i fantasmi, inseguimenti tra labirinti e trabocchetti, e nel bel mezzo di arie d'opera in un teatro perfettamente descritto, beh il livello sale e di parecchio.
 Lasciate stare i film e prendete il libro.

 Voi ne avete letto qualcuno? Continuerete le vostre gotiche letture anche in questo novembre che pare dicembre visto che ci sono già decorazioni di natale pure sui tombini? Testimoniate!



5 commenti:

  1. Oggi è la giornata giusta per certe letture, da queste parti nebbia e freddo, da restarsene sotto le coperte con un bel libro, magari "dracula".
    Ciao, aspetto i nuovi dolori della giovane libraia

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  2. Del Fantasma dell'opera ricordo solo che mi era piaciuto, ma è una lettura di molti anni fa... dopo questa recensione, penso che dovrò rileggerlo!

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  3. una precisazione pignola: per ragioni temporali, è Jane Eyre che prende un riferimento da Romanzo Siciliano

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    1. :O hai ragione! Mi domando comunque da cosa nasca questo terrore delle autrici inglesi.

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  4. Io ho letto un paio di anni fa "Il fantasma dell'opera", e globalmente l'ho trovato molto interessante, anche se in alcuni passaggi un po' forzato.
    Ho preferito tutta la parte in cui costruisce il personaggio del "fantasma", il suo immenso potere, il rapporto con il teatro, lo strano legame con la cantante, ecc. La seconda parte era un po' troppo "superuomo della malvagità e della follia" per i miei gusti.
    Comunque una lettura stimolante ^^

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