mercoledì 7 novembre 2018

Piccole recensioni tra amici! Due inquietanti romanzi per novembre: "Quella strana ragazza che abita in fondo al viale" di Laird Koenig e "L'assassinio del commendatore" di Haruki Murakami.

 Nel mese di ottobre, oltre a tornare dal Giappone, lavorare e andare a Lucca e opprimervi con Halloween, ho anche letto un bel po', quasi tutti libri a tema halloweenoso.

 Credo continuerò sulla via anche per l'ultimo mese scarso d'autunno (povero autunno, preso tra l'estate e natale, dura sempre pochissimo) ed è giunto il momento che condivida il mio sapere con voi.

 Eccovi dunque due piccole recensioni tra amici accomunate dall'inquietudine autunnale con venature horror: il primo "Quella strana ragazza che abita in fondo al viale" è fuori commercio dal 1977, ma si trova in biblioteca in qualche modo (io l'ho preso lì), il secondo, "L'assassinio del commendatore" è invece l'attesa novità di Murakami che però ha il grave difetto di essere spezzettata in due parti (cioè 'sta mania de fà "Kill Bill" coi libri deve finire).

 Bando alle ciance! Ecco a voi due nuove piccole recensioni! Tode per voi! 


QUELLA STRANA RAGAZZA CHE ABITA IN FONDO AL VIALE di Laird Koenig:

 Consigliatomi un paio di anni fa durante un All Hallow's read, si tratta di un'introvabile libro la cui ultima edizione risale al 1977, ma da cui hanno tratto un fortunato film con Jodie Foster ragazzina.
 La storia è davvero strana, una sorta di favola nera che stride in più punti, ma che, in qualche modo oscuro, funziona.

 In una casa in fondo a un viale di un piccolo paese americano molto razzista e molto bigotto, vive Rynn, una ragazzina inglese, con suo padre, un noto poeta che esce pochissimo, anzi nulla.

 La sera di Halloween un uomo con una zucca in braccio, molto alcol in corpo e una certa infausta propensione verso le ragazze troppo giovani, fa letteralmente irruzione in casa sua: è il figlio della padrona di casa, una sorta di suprematista che crede di avere il diritto di vita e morte sugli abitanti della zona in quanto fu la sua famiglia a mettere piedino per la prima volta in tal luogo.

 Da quel momento in poi per Rynn non c'è più pace: la madre del maniaco cerca ripetutamente scuse per entrare in casa sua, il poliziotto di zona, un uomo di origini italiane, Ron Miglioriti, anche (ma con scopi più benevoli) e l'unica ancora di salvezza diventa, casualmente, il nipote dell'uomo, Mario, un ragazzo con la passione per la prestidigitazione.

 Potrebbe essere uno strambo dramma in cui la domanda principale è quale fine abbia fatto il padre di Rynn, ma diventa quasi subito una storia di tè avvelenati, morti a catena, oscuri segreti e mandorle.

 Con un lieve tocco d'ingenuità, nella casa di Rynn continuano ad accadere le cose più terribili in nome di una sola parola: sopravvivenza.

 Libro strano, difficile da classificare, ideale per Halloween viste le atmosfere, ma forse troppo surreale per essere un horror vero e proprio.
 Sono molto curiosa di vedere il film. 
Consigliato se e solo se siete appassionati del genere.


L'ASSASSINIO DEL COMMENDATORE di Haruki Murakami ed. Einaudi:

 Negli ultimi anni, per motivi difficili da interpretare, il nostro Haruki si è concentrato su trame contortamente contorte che però, in un modo o nell'altro, finivano per non sfociare da nessuna parte ( "1Q84") o in finali alla Banana Yoshimoto ("L'incolore Tazaki ecc ecc"), inoltre per colpa in parte sua, in parte degli editori, ora è presa la moda di spezzettare i libri e la lettura diventa difficoltosa (ha senso farlo se c'è un motivo logico, negli altri, tipo questo, è solo fastidioso).

 "L'assassinio del commendatore" o almeno questa prima parte che s'interrompe, sembra e dico sembra, più o meno a metà, ha quasi tutti gli elementi murakamosi: ragazzine intelligenti, sesso strano con donne strane, momenti weird con esseri provenienti da universi alternativi, ma mancano i gatti, incredibilmente.

 La storia comincia con quello che ormai credo sia un incubo ricorrente di Murakami: giovane uomo con talento inesploso, in questo caso pittore ritrattista quotato, viene mollato di colpo dall'amata moglie per un altro (io ho pure il dubbio di sapere chi sia quest'altro, ma lo scoprirò nel secondo volume).

 Preso dal dramma, l'innominato pittore comincia a vagare in macchina per il Giappone, ad un certo punto fa strano sesso con una strana sconosciuta e, infine, riceve un'insperata offerta d'aiuto: un suo caro amico ex compagno di studi, figlio di un famoso pittore, gli presta la villa del padre, ormai in clinica affetto da demenza senile.

 Qui inizia il momento film Dario Argento. 

Anche ne "L'uccello dalle piume di cristallo" c'era un quadro con un vivido
e inquietante omicidio
 L'uomo infatti s'installa in questa splendida villa isolata sui monti, vicina a un paesello dove scende solo per insegnare in una scuola d'arte locale, e il suo unico amico diventa, di colpo e abbastanza rocambolescamente, un ambiguo vicino di casa ricchissimo e con un piano fisso in testa (che non posso svelarvi). 

 Mentre lì si trova solitario, accadono due cose: un giorno ritrova un quadro del precedente padrone di casa, l'anziano ormai in clinica, che rappresenta un terribile omicidio, intitolato "L'assassinio del commendatore".

  L'immagine sembrerebbe una rielaborazione giapponese di una scena del don Giovanni di Mozart (l'assassinio del commendatore appunto), ma ci sono alcuni elementi che non collimano, inoltre è completamente diverso dal resto della produzione del pittore e, come se non bastasse, era accuratamente occultato in una soffitta. 

 Perché?

 Mentre tenta di venire a capo della faccenda, inizia a sentire di notte in notte, il suono di una campanella provenire da un piccolo tempietto in pietra nascosto in una parte del giardino, come se qualcuno vi fosse rimasto sepolto sotto.
 Ma chi? E' possibile che qualcuno stia chiedendo aiuto?

 L'atmosfera generale è incredibilmente piacevole, tinte fosche ben gestite e il classico clima surreale generale reso un po' più fantasmagorico del solito.

 Inoltre, dopo libri particolarmente ridondanti, è molto apprezzabile questa atmosfera quasi minimalista: pochi personaggi e pochi, ma precisi fili che li legano misteriosamente tra loro.
 La domanda, per la seconda parte è una: il pittore è come una grassa mosca finita al centro di una ragnatela che sta contribuendo a tessere oppure, al centro, ci finirà qualcun altro? 

 Attendo la seconda parte con trepidazione (MA BASTA SPEZZETTARE I LIBRI!).

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