E così, dopo quasi due mesi, siamo arrivati alla fine della quarantena.
Due mesi fa Maggio mi sembrava una data lontanissima, irreale ("Chiusi fino a Maggio??"), ora che le nostre speranze si sono spostate praticamente a settembre non ho neanche più un reale senso del tempo.
Ho letto in questi giorni vari articoli vagamente profondi sulla scoperta dell'acqua calda: il peso del virus nella quotidianità impatta meno nei posti che sono a misura d'uomo, ergo si vive meglio in paese che in città. Ma no?
Che si vivesse con meno ansia e problematiche in paese era evidente anche prima, ma la città, al contrario di prima offriva tutto quello che adesso ci è negato: grande vita sociale, enorme offerta culturale, interscambio continuo con persone diverse e, ovviamente, maggiori opportunità lavorative.
Insomma, si pagava un prezzo tutto sommato equo per quello che si riceveva in cambio.
Adesso la città non restituisce nulla e offre solo enormi problemi che all'apparenza appaiono insormontabili: primo tra tutti la mobilità.
Come muoversi in sicurezza in città con milioni di persone?
Io non mi faccio eccessive illusioni, sarà difficile, se non impossibile, anche con tutte le accortezze del caso. Lo sappiamo tutti, come tutti sappiamo che il sistema dal punto di vista economico non potrà reggere ancora a lungo.
Allora usciamo e ce la rischiamo, ma le ansie rimangono e permangono. Così, a me capita di essere più lucida e ottimista nei miei sogni che nella realtà, in un curioso processo al contrario.
Come sarà il mondo nuovo lo sapremo da domani, intanto un po' di paura mi sembra normale averla e continuerò a fumettare nel tentativo disperato di distrarmi e di trovare soluzioni lì dove mi sembra di non vederne.
Buon fine quarantena a tutt*!
Non so da voi, ma da noi ora ci sono incentivi per l'acquisto di biciclette (di cui potresti per forza di cose vincere la fobia) e monopattini elettrici (che non so se ti fanno paura allo stesso modo.
RispondiEliminaCi sono, lo so sembra assurdo ma ormai la vita va ridisegnata, i pattini e le scarpe con le ruote retrattili.
Poi c'è il car sharing, sia privato che a noleggio, anche per tragitti brevi.
Ci sono gli autobus sfigati, quelli che fanno il giro inutile e che prende meno gente, possono tornare utili per alcuni tragitti.
Ci sono i cappellini con la ventola... per camminare sotto il sole ricoperti di lattice saranno una manna dal cielo!
Queste sono le idee che finora sono venute in mente a me, visto che ero anch'io una fedelissima del tram e almeno fino a settembre non intendo prenderne uno.
La mia soluzione temporanea - quando ci saranno 30/40 gradi andrà rivista - è parcheggiare al margine esterno del centro città. Sono comunque 2 km per arrivare in centro, ma sono 8 km in meno da casa mia. E la macchina sarà un forno. Ma o così o Pomì :/
Devo ammettere che coronavirus o non coronavirus, non vorrei mai vivere in una città grande come Milano. Comunque spero che troverai una soluzione al momento opportuno!
RispondiEliminaPer anni, abitando in provincia di Roma, ho desiderato desperadamente vivere in città: pendolare era un incubo, qualsiasi cosa si facesse oltre una certa ora proibitivo senza una macchina (o senza tornare in paese a prendere la macchina). Poi sentivo il paese starmi un po' stretto. Quindi io ho scientemente deciso di abitare in città, ma devo dire che probabilmente perché col passare degli anni si valutano cose diverse o anche solo perché davvero farsi il Covid in città (poi in Lombardia) si è rivelato un incubo per i miei nervi, in questo ultimo anno ho iniziato a cambiare radicalmente idea (però sarebbe proprio da cambiar posto perché nella provincia lombarda non vivrei mai)
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