giovedì 14 novembre 2013

E per la neonata rubrica "Piccoli libri per piccoli tragitti": "Lettera a D." di André Gorz, quando l'amore va oltre il tempo.

André Gorz con sua moglie Dorine
Ogni tanto consiglio dei libri piccoli, ma comodi da portare in giro, quando per qualche motivo si deve saltabeccare tra i mezzi pubblici e/o percorrere piccole tratte e tutto serve tranne che portarsi un tomo di 2000 pagine in giro. Se per alcuni la soluzione è l'e-reader, per me può anche essere scegliere dei libri piccoli, eppur gustosi, che spesso sopiscono tra gli scaffali nascosti da tomi ben più corposi. A questo punto ho deciso di dar corso ad una rubrica senza precisa cadenza nominata "Piccoli libri per piccoli tragitti".
 La inauguro oggi con un consiglio che da tempo viaggia nella mia mente "Lettera a D." di André Gorz.

Come avrete notato nel mio blog, per motivi di gusto personale e perché francamente mi capita di trovare raramente belle opere sul tema, consiglio pochi libri che hanno anche vedere con l'amore che siano saggi, fumetti, romanzi o altro.
  "Lettera a D." è uno dei rari libri sull'amore che mi ha davvero colpito, probabilmente perché va a colpire uno dei miei punti deboli: l'illusione che un amore, pur tra mille traversie, difficoltà, litigi e tutto quello che l'amabile vita ama riservarci senza esclusione di colpi, possa durare per sempre.
 Andrè Gorz era un intellettuale e filosofo austriaco vicino a Sartre che in gioventù conobbe una splendida attrice inglese di nome Dorine dalla pelle di madreperla e i capelli rossi. La corteggiò malgrado lei avesse un promesso sposo ad attenderla a Londra e nonostante lui fosse ancora un signor nessuno che si barcamenava tra mille lavoretti tentando di terminare i suoi primi studi filosofici. Lei, straordinariamente, ricambiò.
 "Lettera a D." è un libretto di appena 68 pagine che ha varie particolarità. Si tratta infatti di un'appassionata dichiarazione d'amore che Gorz, ormai ottantenne scrisse a sua moglie, afflitta da una malattia degenerativa che l'aveva spinto a ritirarsi per poterle stare accanto. In esso ripercorre la loro storia d'amore con una passione insolita, ricordando tutte le minuzie, dal momento in cui l'aveva vista per la prima volta a quando per ragioni varie ed eventuali non voleva sposarla (si va dal filosofico "Non credo nel matrimonio" al prosaico "Non so essere fedele") e lei gli disse "Ok cercati un'altra".  Quando infine cedette (nonostante le resistenze di sua madre che arrivò a spedirgli un esame grafologico per dimostrare quanto fossero incompatibili) non se ne pentì mai, perché come scrive:
 "Prima di conoscerti non avevo mai trascorso due ore con una ragazza senza annoiarmi e farglielo sentire. Quello che mi appassionava di te era che tu facevi accedere a un altro noi. I valori che avevano dominato la mia infanzia non vi avevano corso. Quel mondo mi incantava."
 Il mondo di Dorine era insolito per una ragazza degli anni '50. Figlia di una splendida donna che la ebbe da un marito presto invalido di guerra, fu allevata da un uomo che lei chiamava "il padrino", secondo compagno della madre, presso il quale fu abbandonata.
Cresciuta senza un posto nel mondo, proprio come Gorz, figlio di ebrei vittime dell'antisemitismo di un'Europa in guerra, aveva reagito cercando di imporsi con tutte le sue energie, facendosi decine di amici, recitando, lavorando, non scoraggiandosi mai. 
 "Amavo la tua fragilità dominata dalla tua fragile forza. Noi eravamo entrambi figli della precarietà e del conflitto. Eravamo fatti per proteggerci reciprocamente l'una dall'altro. Avevamo bisogno di creare insieme, l'uno attraverso l'altra, il posto nel mondo che ci era stato negato in origine"
 Con grande sincerità Gorz fa autocritica per tutte quelle volte in cui l'aveva lasciata sola invidiandole la sua capacità di far fronte alle cose della vita, di quando nel suo libro "Il traditore" fece di lei un terribile ritratto di cui le chiese poi perdono, non capacitandosi della sua crudeltà. Ammette i suoi errori e la magnifica ricordando il suo corpo di madreperla, il suo amore senza sosta, incondizionato.
 E infine,  spaventato dalla malattia e dall'oscurità, conclude l'incessante accavallarsi dei loro ricordi felici con un'inquietante profezia,
 "La notte vedo talvolta la figura di un uomo che, su una strada vuota e in un paesaggio deserti, cammina dietro a un carro funebre. Sono io. Sei tu che il carro funebre trasporta. Non voglio assistere alla tua cremazione, non voglio ricevere un vaso con le tue ceneri."
 Ed era una promessa la sua. Nell'autunno del 2007 Gorz si suicidò insieme alla moglie amatissima nella loro casa in Svizzera. Il giorno dopo aveva un appuntamento per parlare alla tv tedesca di "Lettera a D.".
 Il sottotitolo del libro è "Storia di un amore" e ve lo consiglio, consiglio e consiglio ancora.

5 commenti:

  1. "una splendida attrice inglese di nome Dorine dalla **perla** di madreperla e i capelli rossi."

    Sto pensando ad una battuta, ma non mi viene.

    (giuro che stasera ti posto quel link corretto su FB)

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    1. ahahah lapsus grazie per avermelo scritto :) (sai che ricorda qualcosa anche a me?)

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  2. Uuuuuh... mi commuovo... reduce da poco dalla Vita di Adele, mi commuovo facilmente per le storie d'ammòre (sarà colpa del ciclo)...( e anche grazie alla tua recensione, credo che mi comprerò pure la graphic novel, se la trovo nelle librerie superstiti di questa città.)

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  3. Cara giovane libraia,

    grazie per avermi fatto scoprire questa piccola perla. Era da molto tempo che un libro non mi arrivava così direttamente al cuore, che non riusciva a rispecchiare così fedelmente la mia esperienza di vita, pur con tutte le differenze di tempo e di spazio. E mi fermo qui perché il miele mi piace solo a tavola.

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    1. Caro Tano_grasa, scusa se rispondo praticamente un mese dopo. Sono felice di aver contribuito anche pochissimo a far conoscere questo libro. A me commosse molto. Grazie per l'assaggio di miele.

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