mercoledì 13 novembre 2013

Intervista a Hugues Barthe, autore delle bellissime graphic novel "L'estate ''79" e "L'autunno '79"! (Nonché la mia prima intervista ad un autore straniero)!

Qualche tempo fa, ho recensito due graphic novel di Hugues Barthe, "L'estate '79" e "L'autunno '79".
 Questo autore francese, raccontava con durezza e un'insolita poesia che mi era capitato di trovare solo nel secondo me a lui molto affine Craig Thompson, la storia della sua infanzia/adolescenza. Cresciuto in una di quelle famiglie che al giorno d'oggi si direbbero disfunzionali, era vittima di un clima di violenza creato dal padre alcolista e da una madre che, incapace di reagire, cercava aiuto, sostegno e vendetta nei tre figli. Descritta così, questa graphic novel sembra la porta dell'inferno e invece Barthe è riuscito a raccontare questi fatti con distacco e persino dolcezza verso il ragazzino che era e il ragazzo che riuscì a ribellarsi a un destino già scritto e abbandonare il suo paese di provincia.

 Il primo lavoro che trovò per scappare dalla casa natia fu....il libraio. Anche per lui, come per tanti, i libri erano stati un rifugio e un porto sicuro in anni terribili.

Hugues Barthe
Dunque, perché questa infinita introduzione?Perché in un attimo di follia ho contattato Barthe per chiedergli se fosse disponibile ad un'intervista per il mio blog. Ebbene lui si è dichiarato addirittura onorato e ha risposto con estrema velocità e precisione, cosa che mi ha lasciato stupefatta e felicissima. 
 Quella di seguito è l'intervista che mi ha concesso!

Quando ha deciso che sarebbe diventato un fumettista?


Ho cominciato molto presto, disegnavo storie ancor prima di imparare a scrivere. Era il mio mezzo d'espressione. Ero molto timido e parlavo pochissimo, mi esprimevo soprattutto con i fumetti. Non è cambiato molto da allora, anche se ora parlo un po' di più. Ho l'impressione di avere sempre disegnato. Non potevo fare altro.

Qual è il suo metodo di lavoro?

Lavoro a casa mia: alla mattina scrivo le sceneggiature e al pomeriggio le disegno. Ho degli orari molto cadenzati, come in un ufficio. Lavoro tutti i giorni. E' l'unico modo per proseguire dato che un libro a fumetti è molto lungo da realizzare. Ogni volta che finisco 50 pagine le mando al mio correttore di bozze, che mi fa dei commenti. Al di là di questo lavoro in completa autonomia, devo gestire bene il mio tempo. Tengo anche alcuni corsi di scrittura nelle scuole, che mi permettono di mantenere un contatto sociale.


Cosa leggeva da bambino? E c'è un libro che ha cambiato la sua vita?

Leggevo la contessa di Ségur, un'autrice forse non famosa in Italia. 
Oggigiorno viene considerata come una scrittrice rivoluzionaria, eppure sapeva raccontare delle storie molto avvincenti per i bambini. 
 Altrimenti avevo una passione per Pinocchio che rileggevo molto spesso. Inoltre leggevo di frequente anche Tin Tin. Penso che la mia vocazione per i fumetti venga da là.

Lei è stato anche un libraio, quali erano gli aspetti più positivi e quali i più negativi del suo lavoro?


Prima di lavorare in libreria pensavo che i librai passassero le loro giornate a legger i libri. Nella realtà, fanno molta manutenzione, trasportano tonnellate di scatoloni, è molto fisico. E' un bel mestiere grazie al contatto con la gente, ma io non ero tagliato. Non sopportavo di vedere dei libri mediocri essere in cima alle classifiche e altri, di qualità superiore, rimanere nell'angolo.

Uno scrittore e/o un libro che vuole assolutamente consigliare?

Uno scrittore austriaco: Thomas Bernhard, tutti i suoi libri in particolare l'ultimo “Extinction”. Dostoevskij soprattutto “L'idiota” e “Delitto e castigo”. E Proust. 
Per i fumetti "Jimmy Corrigan" di Chris Ware è IL gran capolavoro degli ultimi anni. Ogni volta che lo rileggo mi commuovo fino alle lacrime. E' stato tradotto in italiano?
(ndcs. Sì, è stato tradotto da Mondadori, Strade blu).


Ne "L'estate '79" e "Autunno '79" lei parla della storia della sua famiglia, molto dura. Quali sono state le reazioni dei suoi lettori?

Molti lettori si sono identificati nel mio personaggio, anche se non hanno vissuto lo stesso tipo di storia. Credo che questi due libri parlino dell'adolescenza in generale e vadano oltre la mia storia personale, ma è ugualmente vero che altri lettori sono stati disturbati dal mio racconto definendolo impudico, cosa in cui io non mi ritrovo affatto. Ho cercato di mantenere una certa distanza nel mio modo di narrare.

Cosa l'ha spinta a raccontare una storia così personale?

E' il progetto che mi ha scelto. Quando mi è venuta quest'idea, mi è stato impossibile scrivere d'altro. Dovevo sbarazzarmi di questa storia per riuscire ad andare oltre. Era necessario. Da quel momento, in quanto lettore, amo i libri-confessione, gli autori che non si nascondono e liberano la loro verità.

Ha un autore italiano preferito?

Ho letto Dino Buzzati. Più recentemente “Caos calmo” di Veronesi, che mi è piaciuto molto. E “Il romanzo di Ferrara” di Bassani. Ho anche una grande passione per il cinema italiano. 

E-reader o carta stampata?

Sono molto affezionato al libro tradizionale. Amo sentire l'odore della carta, l'e-reader non ha odore! 

Verrà prossimamente in Italia a presentare la sua graphic novel?

Non ho in previsione un viaggio in Italia prossimamente, ma può darsi che venga tra qualche mese. E' un paese che adoro e che conosco molto bene, soprattutto Firenze e Roma.

Ringrazio ancora tantissimo il signor Barthe per la sua intervista e la disponibilità, le sue due graphic novel citate sono edite in Italia dalla casa editrice Clichy.
 Inoltre, poiché questa intervista si è svolta completamente in francese (lingua da me studiata solo alle medie), ringrazio Giulia per aver tradotto con velocità e precisione le mail e Federica per aver tradotto l'intervista di Barthe.
So che pare una cosa da serata degli Oscar, ma senza di loro quest'intervista non sarebbe mai stata possibile!

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