venerdì 28 febbraio 2014

Tra moglie e marito non mettere il dito. Le tre tipologie più diffuse di coppie di scrittori: chi vive nell'ombra, chi si fa la sua vita e chi precipita nell'autodistruzione (perché tutti uccidono l'oggetto del proprio amore, ma non tutti ne muoiono).

Ieri, ero presa da una delle mie attività favorite e principali, ossia vagavo per una libreria (non quella dove lavoro che non ce la faccio, mi prendono le crisi d'ansia a vedere i miei colleghi che lavorano mentre io bivacco felice). Mi son fermata alla ricerca di sugose novità nelle graphic novel e mi è piovuta tra le mani "Superzelda" di Tiziana Lo Porto e Daniele Marotta, ed. Minimum Fax, sulla vita di colei che è principalmente ricordata come la moglie affascinante e molto instabile di Scott Fitzgerald.
 Mi è dunque venuta l'idea per questo post sulle coppie famose di scrittori. Cosa accade quando due grandi talenti si incontrano?
  Poche le possibilità:
- Amore e rispetto (rara ipotesi).
- Annientamento da parte della personalità più forte dell'altra (più o meno intenzionalmente).
- Ok, stiamo insieme, ma ognuno si fa gli affari suoi.
 Delle tre la terza è secondo me quella che ha presentato le maggiori garanzie di sopravvivenza. Un talento ha bisogno di tempo per scrivere, aria per respirare, esperienze solitarie da fare. Tuttavia avere un punto fermo può essere utile alla propria stabilità ed ecco il motivo della coppia a monte.
 Una mediazione che è difficile per noi comuni mortali, figurarsi per le eccelse menti. Ma andiamo a vedere i casi più comuni di coppie di scrittori famosi.

UNO E' FAMOSO L'ALTRO ROSICA NELL'OMBRA:

SCOTT FITZGERALD/ZELDA SAYRE:
 Ricordata tutt'ora per essere stata la moglie instabile, invidiosa e visivamente non bellissima del sommo Fitzgerald, la povera Zelda sta finalmente avendo una sua rivalutazione. Lui insisté tantissimo per sposarla, lei che aveva un carattere eccentrico già da bambina, accettò. Lui divenne un grande scrittore, lei ebbe un esaurimento nervoso per aver cercato di dimostrare che oltre le gambe c'era di più.
 Scrisse un libro complementare a "Tenera è la notte" (per la cui scrittura il marito aveva saccheggiato i suoi diari), "Lasciami l'ultimo walzer", tentò di diventare ballerina fuori ogni tempo massimo, scriveva racconti con il perenne confronto del consorte ormai eletto a Grande scrittore americano (e pagato cifre abnormi per l'epoca). Persino Woody Allen ha continuato a dare credito alla leggenda nera della moglie vampiro in "Midnight in Paris". Morì bruciata nell'ospedale psichiatrico dove era rimasta per dodici anni, mentre suo marito era in altre relazioni affaccendato.

LEV TOLSTOJ/SOFIA BERS: 
Tolstoj si sposò con una bella ragazza di origine tedesca di nome Sofia. Ebbero un numero assurdo di figli e lei oltre a pascerli, doveva compiacerlo, ma soprattutto ricopiare e ricopiare le infinite pagine dei suoi lavori, in un'epoca in cui la macchina da scrivere era ben lungi dal divenire. Se pure voi foste costrette ad accudire una dozzina di pargoli, perennemente incinte e col vago desiderio di ritagliarvi del tempo per scrivere un pochino (cosa che riuscivate a fare prima del frettolosissimo matrimonio), non portereste un pochino di rancore a vostro marito? Passata alla storia come una rompipalle di epica grandezza che non faceva campare in pace il marito talentuosissimo, diseredata da egli stesso che non la volle accanto neanche nel momento in cui spirò, passò gli ultimi anni della sua vita a litigare con la figlia Aleksandra (che non essendo stata per niente voluta dalla madre adorava il padre). Costei ci ha lasciato dei bellissimi diari, in cui riversò tutto il suo talento, le sue speranze, i suoi dolori e il suo odio. Avrebbe meritato molto di più.
 Ugualmente russo, meno travagliato (ma forse perché ben più corto) fu il matrimonio tra DOSTOEVSKIJ e la sua seconda moglie Anna, anch'essa aspirante scrittrice, anch'essa ridotta a badante del genio, ma con meno astio. Di lei ci rimane la biografia che scrisse sul consorte "Dostpevskij mio narito".

GERTRUDE STEIN/ALICE TOKLAS: 
Conoscete quel particolare fenomeno che è la simbiosi lesbica? E' abbastanza frequente e finisce per sincronizzare così bene una coppia formata da due donne da renderle psicologicamente indispensabili l'una all'altra, spesso molto simili nel vestiario e nei movimenti, identici gli interessi e le amicizie.
  Gertrude Stein e Alice Toklas rappresentano uno di questi casi, al punto che la Stein scrisse la propria autobiografia sotto il titolo di "Autobiografia di Alice Toklas", attribuendo fittiziamente il racconto alla compagna di una vita. Geniale per niente modesta, la Stein fu talent scout, amica e mecenate dei più grandi artisti della sua epoca, mentre Alice Toklas, aspirante scrittrice, rimase nell'ombra. Alla morte della Stein, la Toklas pubblicò un libro di memorie sottoforma di ricettario e nel frattempo venne depredata dagli eredi della Stein. I problemi per le coppie di fatto erano gli stessi anche all'epoca.


OGNUN PER SE' DIO PER TUTTI:

SIMONE DE BEAUVOIR/JEAN-PAUL SARTRE: 
Un grande classico per chi crede al mito della coppia aperta. Conosciutisi a vent'anni, non si sposarono mai, rimanendo fedeli alla loro totale contrarietà alla borghese istituzione matrimoniale. Simone non cadde mai nella trappola della vestale né ci volle mai cadere, ammirava Sartre, il quale, nell'unico momento in cui prima dei trent'anni la de Beauvoir rischiò di appiattirsi su se stessa, la rimproverò dicendo di trovarla poco interessante "Un tempo pensavate un sacco di cosette, Castoro".
 Entrambi ebbero avventure amorose, Sartre, nonostante i suoi occhi da pesce molte di più, persino poco prima di morire, cosa che mandava su tutte le furie la de Beauvoir perché le sue conquiste lo stancavano e lo riempivano degli alcolici che gli erano assolutamente negati. Per lui, lei rinunciò ad un'appassionata storia d'amore con lo scrittore americano Nelson Algren. Quando morì, lei gli dedicò "La cerimonia degli addii" in cui affermava che la morte di Sartre li aveva divisi e la sua, in quanto non credenti, non li avrebbe riuniti.

MARY SHELLEY/PERCY SHELLEY:
 Figlia di una femminista ante litteram che morì nel darla alla luce, Mary fece tesoro degli insegnamenti della madre vivendo una vita, per l'epoca, sui generis. Iniziò una relazione con Percy Shelley mentre lui era ancora sposato con la prima moglie (la quale non era per niente convinta dei suoi tentativi di fare di loro una coppia aperta). Morta costei, si sposarono ed ebbero quattro figli, ma lei continuò a scrivere inventando "Frankenstein". Quando lui morì annegato, si dedicò alla scrittura come mezzo di sostentamento per l'ultimo figlio, l'unico sopravvissuto.

ELSA MORANTE/ ALBERTO MORAVIA:
 Sono una coppia che potrebbe racchiudere un po' tutti e tre i casi, ma per profondo rispetto all'animo inquieto della Morante, li metto in questa sezione. Si conobbero giovani, lei povera, affamata e ambiziosissima, lui già scrittore affermato grazie a "Gli indifferenti". I biografi ci raccontano di un lui quieto e posato e una lei ambiziosa, chiusa, rivaleggiante. Forse era vero, ma forse i biografi dimenticano le radici di entrambi: lui ben nato e imparentato con mezzo mondo che contava, lei figlia naturale riconosciuta da un padre non suo e vissuta in povertà fino all'arrivo di lui. Se un grande orgoglio è spinto tutti i giorni alla gratitudine verso qualcuno, i risultati possono essere devastanti. Finì nel 1962, lei si era innamorata dell'ennesimo omosessuale che si suicidò, lui stava da un po' con Dacia Maraini. Morirono l'una in solitudine, l'altro accanto a una donna che poteva essere la nipote.

ERNEST HEMINGWAY/MARTHA GELLHORN:
 Non si può dire che Erne st non le abbia tentate tutte, dalla ragazzotta con cinquant'anni di meno sposata in tarda età, alla mogliettina standard, fino a lei, Martha Gellhorn, terza moglie che durò in carica solo quattro anni perché in altre faccende affaccendata. Era infatti costei una delle più famose reporter di guerra della sua generazione e non aveva né tempo né voglia di starsene ferma in un posto a vezzeggiare o seguire il grand'uomo. Dopo aver litigato per quattro anni divorziarono.

TI AMERO' FINO AD AMMAZZARTI:

TED HUGHES /SYLVIA PLATH: 
Caso in cui lui andrebbe percosso con un bastone e in certi momenti pure lei (ovviamente un bastone metaforico).
 Sylvia Plath si suicidò mettendo la testa nel forno a 31 anni. Lasciava due figli avuti con Ted Hughes, poi poeta laureato, che l'aveva appena abbandonata per una donna che fece la stessa identica fine. Perfezionista, talentuosa e probabilmente bipolare, la Plath voleva tutto e fingeva di desiderare solo un piatto di panna e mirtilli: voleva essere pubblicata, essere famosa, avere un buon lavoro, avere una splendida famiglia e via dicendo. Ted era bello, traditore e rompipalle (leggetevi le lettere che la Plath mandava tutta felice alla madre dall'ospedale: "Oh, sono qui che ho avuto un aborto e Ted viene a trovarmi con la nostra prima figlia per chiedermi quando torno che non ne può più di cambiare pannolini"). Caso perfetto di maschilismo da parte di lui e poca lucidità e consapevolezza sul fronte dell'autonomia da parte di lei. 
Quando la Plath si suicidò, Hughes tornò in pompa magna, bruciò i suoi ultimi diari (in cui parlava dell'ultimo anno passato insieme), si affrettò nel tentativo di farla passare alla storia come Sylvia Plath Hughes (non riuscito per fortuna), rimaneggiò abbondantemente i suoi diari pubblicati e praticamente fagocitò la Sylvia post matrimonio. Se leggete la sua prosa dopo il fatidico sì non si capisce praticamente niente e non perché fosse instabile.
 La critica femminista dell'epoca disse che il modo di comportarsi di Hughes l'aveva indotta al suicidio e poi aveva cercato di cancellarla come poetessa. Visto il comportamento, darei ragione alla critica.

SIBILLA ALERAMO/DINO CAMPANA: 
 Caso di reciproca distruzione portato agli onori del vasto pubblico da quel terribile film che è "Un viaggio chiamato amore" di Michele Placido (perché fa il regista io mi chiedo, perché?). Una vita colma di qualsiasi disgrazia lei (stupro, figlio tolto dal marito al momento dell'abbandono, storie lesbiche finite male, madre folle), una vita inquietissima lui (viaggiò ovunque spostandosi in continuazione, persino le sue spoglie non ebbero pace, fatte saltare in aria dai tedeschi con la cappella che li custodiva). 
 Si conobbero alla maniera facebook dell'epoca: scrivendosi lettere su quanto fossero belli i reciproci manoscritti. Per tre anni se le diedero di santa ragione, poi lei lo convinse ad andare da uno psichiatra e lui troncò ogni rapporto.

PAUL VERLAINE/ARTHUR RIMBAUD: 
Secondo il mio libro di letteratura delle superiori Pascoli aveva una relazione incestuosa tra le sue sorelle, tuttavia Verlaine e Rimbaud erano solo amici: incesto batte omosessualità 1-0. 
 La conosciutissima storia vede Verlaine poeta lanciato e con moglie rompipalle e sfornalattanti al seguito che invita questo sedicenne sconosciuto ad albergare da lui. 
 Solo che Rimbaud è un sedicenne come ne nascono uno per secolo: bello, bizzoso, ma soprattutto talentuosissimo. Tra i due inizia una storia d'amore che produce qualsiasi sconquasso, riducendo Verlaine ad un crash mentale totale. Prima molla Rimbaud dicendo che vuole tornare dalla moglie, poi quando Rimbaud lo segue per annunciargli che vuole lasciarlo, per la disperazione gli spara. Ne seguono: per Verlaine il processo per sodomia e la prigione, per Rimbaud  la decisione di partire per l'Africa, dove non scrisse più e divenne un mercante d'armi. Finirono uno alcolizzato, l'altro morto con una gamba amputata.

IL CASO: E' STATO SOLO UN GIOCO, UN AFFARE DA POCO, MA MI SONO INNAMORATA DI TE.

VIRGINIA WOOLF/VITA SACKVILLE-WEST: 
Virginia Woolf era una donna molto particolare che ebbe la grande fortuna di sposare (ma riconosciamogli anche il merito di aver scelto bene) un uomo che le fu devotissimo fino alla fine e si prese cura di lei.
 Purtroppo per lui, la relazione di Virginia passata alla storia fu quella che lei ebbe con Vita Sackville-West nobildonna piuttosto eccentrica, amante ed esperta di giardini, già presa da un'altra relazione lesbica principale, quella con la scrittrice Violet Trefusis. Virginia le scriveva lettere appassionate e le dedicò il romanzo "Orlando" ispirandosi, per il/la protagonista alla sua figura. La Sackville-West la tenne sulla corda per un po', poi, come ben spiega Nadia Fusini, nella biografia dedicata alla Woolf, la scaricò gettandola nell'assoluta disperazione. Sappiamo tutti come si è suicidata Virginia, mentre Vita è morta, con mio sconcerto, l'anno in cui è nata una delle mie zie (1962 ossia l'altroieri).

 Di sicuro ho dimenticato millanta coppie, quali sono i matrimoni/relazioni tra scrittori che ricordate e io ho vergognosamente omesso?

2 commenti:

  1. Articolo particolarmente interessante! Anche il mio libro delle superiori accennava in un paragrafo a Verlaine e Rimbaud solo come amici, dedicando poi più spazio alla licenziosità di Baudelaire con le attrici...
    Da ragazzo mi chiedo come abbia fatto la moglie di Tolstoj a non prenderlo a padellate sulla testa come non ci fosse un domani, stesso dicasi per la Plath!

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  2. che bel post divertente! Della serie gli intellettuali, soprattutto se maschi, nel tinello di casa spesso sono solo maschi e non intellettuali... ma quando si ama un/una intellettuale, si ama il corpo, l'anima, la genialità oppure... la/lo si ama come un/una qualsiasi donna/uomo...?

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