Natale, tempo non solo di libri, ma anche di cenoni e riunioni di famiglia.
Nel paese familista per eccellenza, scampare a questa pratica crudele che è il rivedere parenti sparsi in ogni parte d'Italia, solitamente a fortunata e debita distanza dalla nostra sanità mentale, è impossibile ai più. Specialmente, se fate parte di quella schiera fortunella che vuole la vostra famiglia dedita al motto: "tanti parenti tanto onore".
Poiché, come dico ogni tanto, la mia famiglia è probabilmente una delle meno campaniliste d'Italia ed è riuscita nell'impresa di creare un albero genealogico che ricomprende metà stato, ho passato le mie festività natalizie presa tra due fuochi: Roma e Napoli. Napoli vinceva perché a Natale, a quanto pare, i parenti più lontani hanno diritto di prelazione sulle tue vacanze. Perciò, nonostante le rimostranze di mia madre, ci caricavamo di doni e passavamo una serie di infinite giornate a mangiare come tacchini circondati da un caos perpetuo.
Chi ha passato un Natale da quelle parti può concordare sul fatto che alcune pratiche andrebbero abolite:
1) Il fatto che per l'intero 24 non si mangi, manco se hai due anni, per tutto il giorno, per prepararsi psicologicamente e stomacosamente alla cena a base di tutto il pesce del mondo (solitamente comprato la notte precedente al mercato del pesce, che ha una densità di persone per metro superiore a quella del concerto del primo Maggio).
Avete presente "Il mio grosso grasso matrimonio greco"? La mia parte di famiglia paterna è così |
2) L'anguilla (o meglio, il capitone, come fatto notare a furor di popolo). Questo animale che continua a muoversi anche dopo morto tingendo di horror i sogni dei bambini inseguiti da improvvidi zii che si divertono a percularli in un dialetto che non possono capire,
3) I cugini. Persone che ti sono parenti abbastanza stretti, ma tu ti chiedi sempre com'è possibile che abbiate dei nonni in comune.
Se sono grandi ti torturano, se sono più piccoli ti torturano, se sei l'unico non del luogo ti fanno sentire un estraneo da vessare in un dialetto che non puoi capire. Quando cresci, la cosa non migliora perché generalmente sono sempre più sposati di te, con più figli o con un lavoro migliore, quindi la tortura, almeno verbale, continua.
Dulcis in fundo, se credi romanamente alla romana befana, sei l'unica della famiglia che il 25 by night non apre regali perché noi a quel falso ciccionazzo creato dalla Coca Cola non crediamo.
Questo ampio preambolo è per dire che io collego e probabilmente sempre collegherò in Natale alla Campania, Napoli, struffoli, alberi di natale di tre metri, botti che non ti fanno respirare, insalata russa e via dicendo. Probabilmente è per questo che c'è un autore, che a me piace moltissimo, che per me è natalizio per eccellenza: Luciano De Crescenzo.
In molti storceranno il naso, perché De Crescenzo per gli amanti della filosofia, è quell'ingegnere che riduce tutto a storielle. In realtà, De Crescenzo è secondo me da rivalutare per vari motivi:
Tra l'altro, in una delle gallerie di Repubblica.itte qualche tempo fa, c'erano le foto di molti autori in gioventù, e De Crescenzo giovinastro era davvero considerevole |
1) E' un ingegnere, appunto, che al contrario dei suoi simili considera la cultura umanistica un valore da proteggere, divulgare e sostenere.
2) Ha la faccia da filosofo greco come te lo immagini (ditemi voi se mettendogli una toga addosso non lo vedete passeggiare nell'agorà).
3) Ok, scriverà robe divulgative, ma affatto male. Il mio primo approccio alla filosofia lo ebbi a una dozzina di anni, con una storia della filosofia a fumetti da lui scritta e curata, che possedeva una mia amica. Graziosa, comprensibile e molto ben fatta.
4) A me i suoi libri piacciono, specialmente i romanzi di Bellavista (di cui mi piacciono anche i film).
De Crescenzo è un unicum nel suo genere. E' un napoletano che è riuscito a parlare di Napoli con un ironia composta che contiene l'incontenibile carattere di una città e di un popolo che davvero, più di ogni altro, e senza stereotipi, fa stato a sé.
Gli scrittori napoletani infatti, non posseggono quell'autoironia propria dei romani (probabilmente perché i napoletani in generale non sono autoironici), e si destreggiano sempre tra la tregenda imperante, ovviamente con picchi di altissimo livello, o il surreale totale.
De Crescenzo è un raro caso di napoletano, autoironico, e in grado di osservare con surreale distacco e affettuoso compiacimento, i suoi concittadini, presentandoli poi al resto del mondo da un punto di vista quasi antropologico.
"Così parlò Bellavista" e i suoi seguiti, hanno trame semplici semplici, (un ingegnere circondato da una serie di coprimari dediti a tutto ciò a cui ci si aspetterebbe siano dediti i napoletani) eppure ogni capitolo spiega in modo ammirevole l'antropologia e il folklore di una città che di facciata è anche i suoi stereotipi, ma ha un'anima difficile da cogliere.
In molti pensano di capire Napoli, ma nulla è mutevole e sfuggente come lo spirito di questa città che forse, più di ogni altra, ha conservato nel tempo, l'anima folle dei suoi antenati greci, un popolo enorme dal punto di vista culturale, che sapeva già tutto e condiva la sua onniscenza con bizzarrie che rimangono geniali a millenni di distanza.
Di De Crescenzo, mi piacciono anche i suoi tomi di storia della filosofia e mitologia, che comunque sono graziosi e io consiglio sempre ai clienti che arrivano, con sguardo vagamente bovino, chiedendomi all'alba dei cinquant'anni, qualcosa sui miti greci, trovando troppo ostico tutto quello che gli propongo e arrendendosi solo al buon De Crescenzo. Che forse ricorderanno per il suo periodo d'oro, quando comparsava in tv, o forse per i suoi film, ma quale che sia il chiavistello con cui scardina i firewall presenti nel cervello di costoro, a me non interessa, basta che lo faccia.
Che sia un autore natalizio comunque non devo pensarlo solo io visto che i suoi ultimi libri si sono sempre palesati all'alba di Natale (e io ho provveduto, tra mille proteste, a comprare a mio padre, dolce vendetta per i natali passati). Sempre più anziano e ormai malato di una strana malattia (la prosoagnosia, non riconosce i volti delle persone conosciute), continua imperterrito a scrivere col suo tono aggraziato e seppur divulgativo, molto raffinato.
Padre preparati |
E soprattutto è uno di quegli autori che nonostante tutto ha continuato a professare urbi et orbi il lato migliore della sua città e delle sue origini, come dimostra il suo ultimissimo libro, "Ti porterà fortuna. Guida insolita di Napoli", un itinerario della sua città costruito assieme ad una studentessa che lo aveva contattato per scrivere una tesi su di lui. Forse non sarà un capolavoro, forse si insinuerà nel filone a cui accennavo ieri, i libri di viaggio che si fondono con quelli di critica letteraria, ora molto di moda, ma mi fa comunque tenerezza. E Natale. E regalo da rifilare a mio padre. Che tanto non legge il mio blog e non saprà che cosa gli aspetta anche quest'anno sotto l'albero.
Lui si aspetta un gadget della sua adorata Moto Guzzi, io ho 18 natali con cugini aguzzini e napoletano ablanti da vendicare.
Natale è anche...vendetta a scoppio ritardato.
E voi? Avete degli autori che per voi sono particolarmente natalizi per qualche motivo?
Non so bene come succeda, ma io, con tutti i parenti tenacemente radicati in Romagna e sui suoi Appennini, ho sempre ricevuto regali sia a Natale che per la Befana. Questi ultimi meno importanti, più bagatelle per addolcire il fine feste, ma comunque ho sempre avuto qualcosa da aprire in entrambe le date. Fortunella! :D
RispondiEliminaNon credo di avere un autore tipicamente natalizio, quelli che mi creano più l'atmosfera di solito sono i film. Però per le feste spesso scelgo di leggere qualcosa a tema, se riesco. Quest'anno mi ero preparata "Uno stupido angelo" di Christopher Moore, ma sono ancora impelagata (e molto indietro) con il libro precedente, e non credo di farcela a iniziarlo per il 25... ^^;
Lo sto leggendo, è fantastico!! E molto natalizio! Devi leggerlo prima del 25 (o almeno iniziarlo), fidati! ;)
Eliminaps. No, beh, a casa mia erano molto fiscali: regali solo alla befana (anche perché era l'unico essere fatato di cui era attestata l'esistenza, Babbo Natale mi hanno sempre detto che era un falso).
EliminaA me De Crescenzo piace, studio filosofia e ho trovato carino qualche suo testo in merito. Autori particolarmente natalizi non ne ho, anche se in cuor mio, nel mio cuore da bambina, sento particolarmente "natalizie" tutte le fiabe... :)
RispondiEliminaSiiiiiiiiiiiiiiiii ! Finalmente, è da più di un anno che aspettavo questa recensione. Non so se già ne hai parlato, ma seguo il tuo blog da appena un anno. Concordo sia sulle abitudini culinarie dei napoletani in procinto del Natale (che già mi vedono protagonista) sia sull'autore. Credo siano tre anni, che puntualmente trovo in libreria un volume scritto da Luciano De Crescenzo. Anche se devo dire che gli ultimi pubblicati non sono al livello di "Bellavista" o "Socrate e compagnia bella", però li trovo ugualmente appassionanti.
RispondiEliminaWow! No, non avevo mai parlato di De Crescenzo. Sì, concordo gli ultimi non sono ai livelli, ma è pure vero che ormai è molto anziano, è ammirevole la sua iperproduzione e il tocco, seppure sottotono, rimane sempre :)
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