Creamy simbolo della rubrica stellata |
Dopo qualche giorno di colpevole assenza, in cui si sono sovraffollati decine di eventi e casini vari ed eventuali che mi hanno tenuto lontana dalla mia amata e quieta scrivania, torno a trasmettere regolari post.
Ritorno con un "Piccole recensioni tra amici", l'unica rubrica che riesco a tenere con vaga regolarità, forse perché l'unica con un senso, ma bando agli indugi e alla stanchezza, ecco a voi le mie divaghevoli recensioni!
"NESSUN DIO IN VISTA" di Altaf Tyrewala ed. Feltrinelli:
Un espediente narrativo molto particolare, secondo me davvero avvincente eppure (sempre secondo me) non abbastanza usato, è quello per cui i singoli capitoli appartengono a personaggi diversi che si passano la palla della narrazione in modo casuale.
Mi spiego meglio: A parla e casualmente incontra B, il punto di vista allora diventa di B che incontra C e allora il punto di vista scala a C che poi incontra D e via così fino alla fine.
Generalmente il filo conduttore che lega i capitoli è così lieve che dopo un po' si stenta a ricordare dove e perché avevamo cominciato a leggere, ma se lo scrittore è davvero bravo si scopre che non è poi così importante. "Nessun dio in vista" è in parte così.
Breve il giusto, incalzante il giustissimo, molto veloce e vivido, descrive un'India moderna e inedita ed è opera di un giovane scrittore un po' bohemienne che riversa tra le righe una certa dirompente freschezza.
Ci sono i soliti mendicanti, la miseria lungamente raccontata da numerosi film e la ricchezza opulenta, ma ci sono anche medici abortisti con madri credenti molto addolorate, storiche (e incomprensibili per molti cittadini) rivalità tra hindu e islamici, coppie che sperano in un futuro migliore, attacchi terroristici, misteri familiari e macellai.
Ognuno di noi possiede un mondo, non esiste persona che non abbia una storia da raccontare, splendida o terribile che sia, e questo libro saltabeccando per una ventina di gradi di separazione che chiudono infine un'enorme cerchio, cerca di dimostrarlo con bozzetti di personalità, tutte ben riuscite. Come se fosse uno speed date letterario e ogni cinque minuti suonasse la campanella. Quante altre cose avrebbe potuto dirci il macellaio dal cuore tenero? E l'insegnante di poesia tossicodipendente? Meno male che ci siamo liberati del serial killer! Chi è il porssimo?
Unica grossissima pecca: sarebbe servito un piccolo apparato di note. Molti riferimenti storici e culturali sono incomprensibili se non si è amanti del subcontinente indiano, anzi oserei dire alcuni capitoli (follia non spiegare neanche perché il nome di un personaggio dovrebbe suscitare cotanta ilarità o sgomento in tutti gli altri, ce voleva tanto?).
Consigliatissimo agli amanti dei racconti e degli scrittori indiani, per tutti gli altri, se vi capita, non disdegnate.
"FIGLI DELL'ARCOBALENO" di SAMUELE CAFASSO ed. Donzelli:
In Italia, poiché siamo indietro anni luce dalla civiltà, oltre a non esserci leggi a tutela dei diritti delle persone omosessuali, c'è e tocca dirlo, un'enorme confusione sulla tematica.
In particolare, e ciò è tanto più assurdo e colpevole visto che si parla anche della vita di infanti e pargoli, si ha una grandissima confusione sulle famiglie omogenitoriali, trattate dai reazionari come una catastrofe che non dovrà mai avvenire, quando è una realtà che esiste già da anni e sta aumentando esponenzialmente.
Samuele Cafasso ha scritto su di loro questo delizioso reportage composto da singole storie che gettano luce su un fatto tanto misterioso quanto semplice: numerose coppie gay, in mancanza di una normativa italiana, si rivolgono all'estero per avere un figlio. Le testimonianze raccolte, senza bisogno di molti filtri, rispondono a tante domande: come decide una coppia gay di avere un bambino? Cosa succede al genitore non biologico in caso di separazione o morte del compagno/a? Come reagiscono le persone quando vengono a contatto con una famiglia arcobaleno? A tutto c'è una risposta e non sempre è terribile. Gli italiani sono molto più evoluti di quanto non vogliano far credere, peccato che riescano a nasconderlo tanto bene.
Tra le storie raccolte, due hanno un legame particolare con i libri e il loro potere. La prima è quella Francesca Pardi e della sua compagna che volevano spiegare ai loro quattro pargoli come fosse nata la loro famiglia, peccato che in Italia non esistessero libri per bambini figli di coppie gay. Dopo aver scritto una storia, rifiutata all'ultimo da una grande casa editrice, hanno fondato la loro casa editrice, Lo Stampatello, soggetta a ripetuti tentativi di censura nelle biblioteche comunali a opera di consiglieri estremisti. Stessa storia di censura bibliotecaria (su cui al Bologna Children Bookfair l'Aib ha organizzato un incontro apposito) le accomuna alla storia di Camilla Seibezzi, consigliera comunale a Venezia dove gettò scompiglio per aver acquistato presso la piccola libreria "Il libro con gli stivali" una serie di libri per bambini per le biblioteche scolastiche, il cui tema comune era insegnare ai bambini la lotta agli stereotipi e alla discriminazione. Un progetto che in Olanda sarebbe acqua fresca, qua momenti veniva giù il Veneto.
Parafrasando il buon Tolstoj che incipitava "Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro" e questo libro dimostra che non c'è niente di più vero.
Consigliatissimo a chiunque senta di volerne sapere più di Salvini sul tema (cioè a tutti, pure al vostro cane).
"UN GIORNO QUESTO DOLORE TI SARA' UTILE" di Peter Cameron ed. Adelphi:
Io ce l'ho con questa misteriosa copertina |
Ve lo dico, un giorno questa lettura non vi sarà molto utile.
Di Cameron non ho letto nulla, ma mi riprometto di farlo, intanto vi dico che questo molto celebrato libro, a cui è seguito uno strambo e non molto celebrato film americano di Faenza in cui bivacca persino Lucy Liu, a mio parere non vale questo granché. E' grazioso come romanzo di formazione da dare in pasto agli adolescenti, ecco anzi un tomo che varrebbe la pena di propinare ai ragazzini invece di quelle porcherie amorose o alle finte fanfiction di Amici by Chicco Sfondrini.
E' la storia di un adolescente afflitto da un'inspiegabile mal di vivere che potrebbe essere attribuito a diversi fattori: una famiglia ricchissima in cui tutti sono concentrati (male) su loro stessi, un'eccessiva sensibilità che gli impedisce di avere rapporti di amicizia con i propri coetanei e quell'ansia per il futuro che, quando è nei limiti della sopportazione è normale, quando causa crisi di panico rischia di sfondare nel patologico. Tutta la storia corre sui binari del: questo ragazzino ha davvero qualcosa che non va o come diceva Calvino, "alle volte uno si crede incompleto ed è soltanto giovane"?
La sua storia, breve e senza particolari sussulti, si svolge in una Manhattan iperprotetta, tra padre avvocato, madre gallerista che si sposa in modo seriale, sorella aspirante scrittrice e maldestri tentativi di attirare l'attenzione (e anche punizioni un po' troppo eccessive) mentre su tutto aleggia una piccola grande debacle personale di recente memoria.
Carina l'idea, agrodolce la conduzione, splendida la scena del ricordo finale che, a mio parere, è l'unica che ha un vero valore letterario, come se in un film un po' televisivo, di colpo, ci fosse la scena da vero autore (scena ovviamente omessa nel film di Faenza).
Quattro stelle se avete diciassette anni, tre meno meno se ne avete di più.
Da leggere in un viaggio in treno.
E voi ne avete letto qualcuno? Vi incuriosisce qualcosa? Testimoniate!
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