venerdì 4 settembre 2015

Il viaggio non è una diapositiva. I libri e le vite di cinque appassionate esploratrici del secolo scorso tra stati nascenti, navi in balia delle onde, città proibite e scommesse sessiste (vinte).

 La narrativa di viaggio non gode delle mie particolari simpatie ed è uno dei motivi per cui raramente recensisco qualcosa del settore.
 La sensazione di guardare le diapositive del viaggio in Thailandia del mio vicino di casa, per quanto appassionante e rivelatore esso possa essere stato, non mi abbandona mai.
So che ha i suoi appassionati estimatori, ma io trovo difficile appassionarmi alle avventure vere di qualcun'altro.
 Sicuramente è un mio limite, di certo non ho ancora trovato il libro che mi aiuterà a superarlo. Gli unici libri che mi ispirano vaghe eccezioni, sono quelli che contengono, volenti o nolenti una storia particolare a monte.
 Per carità è particolare anche attraversare l'Asia in motocicletta, ma rimane secondo me, sempre un racconto con un carattere eccessivamente personale e assai poco universale.
 I racconti di viaggio che mi appassionano, i rari, sono quelli che fotografano qualcosa che travalica l'esperienza del singolo e si estendono volenti o nolenti verso qualcosa di più grande. Raccontare un viaggio per capire un continente (come ad esempio erano anche "I diari della motocicletta" di Che Guevara), descrivere un luogo per capire la storia (la Storia vera non la nostra). 
 Non so se mi sono spiegata perciò bando alle ciance, ho selezionato una serie di libri di esploratrici donne, vissute quasi tutte tra la metà dell'800 e l'inizio del '900 epoca in cui viaggiare era assai più complicato e per le appartenenti al gentil sesso, un'impresa doppia!

FREYA STARK:
 Esploratrice inglese, cresciuta (e morta) in Italia, ad Asolo, fu una viaggiatrice instancabile del medio oriente, i cui scritti, soprattutto il cicciuto "Lettere dalla Siria" (ed. La Vita Felice) sono assai interessanti per comprendere un po' meglio i travagli, i problemi, gli scontri di religione e civiltà, ma anche le meraviglie e la diversa imponente cultura, di una regione attualmente così sconvolta dalla guerra. 
 Nacque in Francia nel 1893 e durante la sua infanzia, trascorsa in Liguria si appassionò all'Oriente grazie a "Le mille e una notte" che una zia le regalò per i nove anni e ad un vicino di casa siriano che rinfocolò la sua fantasia. A sedici anni ebbe un brutto incidente che le deturpò parte del viso, i mesi d'infermità la convinsero che la sua vita non sarebbe mai stata tra quattro mura, perciò, dopo gli studi in Inghilterra, imparò l'arabo e iniziò a viaggiare per il nordafrica, attraversando la valle degli assassini, visitando approfonditamente la Siria e giungendo in luoghi impervi e pericolosi anche per corpulenti esploratori uomini (era un metro e sessanta la nostra Freya). 
 Durante la seconda guerra mondiale contribuì, su ordine dell'impero britannico, a costruire in Oriente quella che veniva chiamata "fratellanza", una rete di persone che contribuivano in loco a diffondere propaganda filobritannica. I suoi libri, reportage appassionati delle sue imprese, la resero celebre in patria e non solo ed ebbero il merito di gettare una luce più chiara sulla cultura dei paesi che visitò (specialmente sulla molto oscura condizione femminile). E' morta ad Asolo nel 1993, il suo ultimo viaggio era stato ad 88 anni, in Tibet.

ALEXANDRA DAVID-NEEL:
 Figura discretamente folle, ma davvero incredibile, Alexandra David-Neel è stata l'emblema estremo del volere è potere. Nata in Francia da una famiglia benestante, sin da piccola mostrò segni di chiara inquietudine migratoria: da ragazza scappò dall'Olanda all'Inghilterra e ne fece ritorno quando si presentò quello che fu il suo problema più pressante, i denari.
  Scappava e tornava non appena essi finivano, appassionandosi nel frattempo a pratiche e discipline teosofiche ed esoteriche e cercando di mantenersi tramite la sua voce che la portò in a vagare per l'Oriente come cantante lirica. Irresistibilmente attratta dall'Oriente fu la prima donna occidentale ad entrare nella città proibita a Lhasa, travestita da pellegrina. Si sposò con un sant'uomo che la sostenne sempre, spiritualmente ed economicamente, un ingegnere ferroviario che forse non poteva essere la persona più adatta ad un'anima inquieta come la sua.
 Non persero mai i rapporti, ma si persero di vista a lungo in giro per il mondo, finché Alexandra non conobbe il monaco tibetano Aphur Yongden che la aiutò nell'impresa di Lhasa e divenne suo compagno (e figlio adottivo). Tra un viaggio e l'altro e dopo, una volta che con Yongden si stabili a Digne, scrisse numerosi libri su buddhismo, testi sacri tibetani e memorie di viaggio. Morì a 101 anni nel 1969, Yongden, più giovane di lei, se n'era andato nel 1955.
 Per conoscere i retroscena della sua impresa più famosa potete rivolgervi a "Viaggio di una parigina a Lhasa" di Alexandra David-Neel ed, Voland.

EMILY CAROLINE CREAGHE:
 Si potrebbe dire che la Creaghe fu una predestinata del viaggio.
 Figlia di un ufficiale inglese, nacque nel 1860 a bordo di una nave nel golfo del Bengala. Cresciuta in Inghilterra, si trasferì a 16 anni con la famiglia in Australia dove sposò l'irlandese Harry Creaghe col quale ad appena 22 anni compì l'impresa di visitare una lunga, misteriosa e impervia zona della parte nord del continente, in gran parte abitata da aborigeni alquanto comprensibilmente incattiviti dalla loro presenza (e dalle violenze subite). Fu l'unica donna a partecipare alla spedizione, durante la quale, oltre a rimanere incinta, scrisse un diario personale nel quale descrisse con dovizia di particolari i paesaggi, i luoghi, ma soprattutto le relazioni con gli aborigeni, non sempre, appunto, amichevoli.
  Pochi anni dopo la spedizione il marito morì in un incidente e si risposò con tale Joseph Barnett da cui ebbe altri sei figli. Curiosamente, anni dopo visse una perigliosa involontaria avventura: la nave su cui si era imbarcata con alcuni dei suoi figli per la Nuova Zelanda ebbe un guasto e vagò in balia dei flutti per ben sette settimane, finché non venne recuperata. Morì nel 1944 in quel di Sidney, la Vita Felice ha pubblicato il diario della sua prima spedizione.

GERTRUDE BELL:
Tutti ricordano Lawrence d'Arabia (principalmente con le fattezze di Peter O'Toole, quasi nessuno sa che una donna giocò nella creazione dell'Iraq contemporaneo e nella creazione geopolitica del medio oriente, un ruolo altrettanto importante.
 Si trattava dell'archeologa, orientalista, diplomatica e spia britannica, Gertrude Bell. 
 Figlia di industriali inglesi, si diplomò ad Oxford mostrando una spiccata propensione per le lingue e un grande interesse per le materie storiche e l'oriente. La sua ostinazione, ai frequenti viaggi in medio oriente e alla sua profonda conoscenza delle lingue e della cultura locali le valsero un ruolo strategico nella creazione dello stato iracheno, ottenuto dalla fusione di tre ex provincie ottomane. 
 Grazie alla sua influenza contribuì a delimitare i confini dell'Iraq, a insediare sul trono iracheno re Faysal (che ne ebbe sempre grandissima considerazione) e a stendere la costituzione dello stato nascente.
 La sua storia diverge ampiamente dalle altre esploratrici dell'elenco per il peso non solo culturale, ma politico che ebbe la sua figura indubbiamente eccezionale e meritevole di ben altra considerazione. Morì, probabilmente suicida, tormentata da problemi di salute e circondata da una profonda solitudine.
 Molti i suoi scritti, si consiglia di iniziare da "Ritratti persiani" ed. Elliot lungo reportage sociale, antropologico e politico della sua permanenza in Persia.

ANNIE KOPCHOSKY:
 Un tempo c'erano primati che andavano abbattuti per molti motivi, e quello sportivo era solo l'ultimo di essi.
Annie Kopchosky, americana di origine lettone è stata un'eroina dell'emancipazione femminile e la prima donna a fare il giro del mondo in bicicletta, fatto notevole oltre che dal punto di vista atletico, soprattutto da quello sociale: era il 1894 e per le donne erano considerate sconvenienti e proibite molte cose, bicicletta inclusa.
 Tutto iniziò quando due gentiluomini danarosi di Boston non avendo evidentemente molto da fare se non sparare divertissement sessisti, dichiararono che nessuna donna sarebbe riuscita ad eguagliare Thomas Stevens, il primo uomo a percorrere il globo in bicicletta una decina di anni prima. 
 Misero a disposizione una somma di denaro per la signora che avesse compiuto l'impresa (immaginando che nessuna avrebbe neanche raccolto la sfida) e si fece avanti questa ragazza ebrea, già madre di tre figli. Partì leggera, con una pistola, un solo cambio di biancheria e una bicicletta da uomo. Attraversò Europa, medio oriente e oriente usando vestiario considerato sconvenientissimo per l'epoca (mutande e persino pantaloni a sbuffo), si guadagnò da mangiare e da dormire per l'intera durata del viaggio (come previsto dai termini della sfida) e al suo ritorno, 15 mesi dopo, venne festeggiata come un'eroina. Per qualche anno il suo mito crebbe procurandole notorietà e denaro, poi l'oblio. 
 Suo nipote, Peter Zheutlin, ha scritto una bella biografia su di lei e sulla sua incredibile impresa: "Il giro del mondo in bicicletta" Elliot editore.
 Ps. Consiglio aggiuntivo. Se siete appassionate di donne cicliste, sempre della Elliot esiste un romanzo basato sulla storia vera di due missionarie che percorsero la Cina e l'Asia centrale interamente in bicicletta tra il 1900 e il 1940: "Guida per signore in bicicletta sulla via della seta" by Suzanne Joinson.

Ne avete già letto qualcuno? Conoscete altre esploratrici degne di nota (immagino di sì, la sezione dei viaggi ne è colma!)? Testimoniate!


8 commenti:

  1. "Tutti ricordano Lawrence d'Arabia (principalmente con le fattezze di Omar Sharif", ahem, tocca sempre a me fare il pignolo, ma Lawrence d'Arabia mi sembra l'abbia interpretato Peter O'Toole...
    Grazie per aver ricordato la mia "compaesana" Freya Stark (sono nato ad Asolo)

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    1. Touchè, sono andata a memoria e ho toppato! Correggo subito ;)

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  2. Quando avevo dodici anni lessi "I sette pilastri della saggezza", e il testo suscitò su di me una così profonda impressione che decisi - non appena ne avessi avuto la possibilità economica - di partire per uno di quei viaggi organizzati che attraversano un po' in jeep un po' in cammello l'Iraq, la Siria, la Transgiordania, la Giordania e il Sinai (una mia zia aveva già fatto lo stesso viaggio una ventina d'anni addietro), alla ricerca presumibilmente di quella sorta di fascinazione interiore e di quello spazio pulito e vuoto che a loro volta avevano trascinato un inglese biondo in un luogo così lontano dalla propria cultura d'origine e da sé (non riesco ad immaginare niente di più diverso dall'Inghilterra che il deserto, sassoso, sabbioso, roccioso che dir si voglia). Dal momento che nella mia famiglia gira l'uso di pagare ai laureandi viaggi ipercostosi di durata imprecisata, programmai inconsciamente questo favoloso progetto per dopo la mia laurea; purtroppo, ora che tra un mese il giorno fatidico arriverà, andare a fare il tour di cui sopra sarebbe pericolosissimo, incosciente e a dir poco inutile, dal momento che già solo Palmira e Nimrud quegli stronzi dell'ISIS li stanno facendo a pezzetti.
    Ignoravo l'esistenza di Gertrude Bell e andrò celermente a procurarmi "Ritratti persiani", chissà che non mi compensi della perdita.

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. I libri sembrano interessanti ma li hai effettivamente letti o li consigli per via dell'argomento? Riguardo l'ultimo, gli unici due giudizi su amazon sono negativi; entrambi dicono che il libro è scritto male.

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    1. I giudizi di Amazon per quel che mi riguarda valgono come il due di picche quando regna bastoni (porcherie rosa di vario genere osannate come fossero uscite dalle mani di premi nobel e via dicendo). Detto ciò, è indubbio che il valore letterario di questi libri non sia, per me, ottimale, ma del resto alcuni di loro (come le lettere della Stark o il diario della Creaghe) non avevano neanche intenzioni di questo genere, erano scritti appunto di carattere personale. Ciò che rende meritevoli, secondo me, di segnalazione questi libri, soprattutto per gli appassionati del genere, è la peculiarità delle storie raccontate più che il modo in cui sono scritte. Non so se leggi spesso il blog, ma quando un libro o un autore mi colpiscono in particolar modo, scrivo post molto più dettagliati e specifici, altrimenti scrivo post più vaghi e generali per consigliare testi che magari meritano di essere menzionati soprattutto per rendere partecipi della loro esistenza alcune categorie di lettori appassionati (vd. ad esempio la lettrice del commento di cui sopra :) )

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  5. Manca Annemarie Schwarzenbach che nel '39, assieme a Ella Maillart, passa tutto il Medioriente in auto! Personalmente ho un debole per lei :)

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  6. Grazie per la risposta. Leggo spesso il blog perché mi piace come scrivi e spesso i libri di cui parli mi incuriosiscono. A volte però mi viene il dubbio che alle volte i tuoi post siano meglio dei libri in questione!

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