Estate, tempo di gialli e di gigaofferte in libreria.
Poiché, quando sono molto stressata dagli eventi della vita, una delle poche cose che riescono a farmi staccare il cervello sono i gialli, quando ho scoperto che nella promozione due libri a 9,90 della Feltrinelli c'erano anche alcune serie della Marsilio, io e il mio portafoglio siamo stati molto felici.
Ho potuto finalmente provare alcuni autori nordici di cui avevo sempre sentito parlare e capire se valesse la pena avventurarsi anche nei libri successivi delle varie serie.
L'esperimento è andato a buon fine e mi ha preservato da successive delusioni o acquisti errati.
Questo il mio resoconto a cui manca ancora il libro di Farinetti, "Un delitto fatto in casa" che non riesco a finire (il che, da un certo punto di vista, è comunque una recensione).
Let's go!
"TEMPESTA SOLARE" di Asa Larsson:
Lapponia. Buio, Stelle. Una chiesa nel buio, una volta di stelle, il cielo. Buio. Freddo. Buio. Freddo. Lapponia.
Sostanzialmente metà libro parla di quanto è buia, fredda, inospitale e isolata dal mondo la Lapponia.
Ogni tre per due quando il libro accenna ad avere un ritmo vago nella trama confusa, ci viene ricordato che fa freddo ed è buio in Lapponia. Tanto buio.
Rebecka Martinsson, giovane avvocatessa che vive nella capitale dove lavora in uno studio fighissimo tipo "Suits", si trova costretta a tornare nella sua città natale, Kiruna, nella fredda, inospitale e buia Lapponia, luogo che sperava di non rivedere mai più.
Una gloria religiosa locale, Viktor, fondatore di una sorta di setta cristiana simile a un gruppo di invasati di PNL e coaching, è stato trovato morto nella lussuosa chiesa che aveva fatto costruire grazie ai proventi degli invasati seguaci. Un omicidio inquietante, rituale e splatter: occhi cavati e mani tagliate.
Rebecka torna per aiutare la sorella di Viktor, Sanna, una donna a cui, per tutto il tempo del libro, pensi che i servizi sociali dovrebbero aver tolto le figlie da tempo: è assente, va in catalessi per settimane, non ricorda quello che fa, ha le visioni, le allucinazioni, le premonizioni, non ricorda come si veste e perché si veste e in più, come il fratello, è religiosissima (che non c'entra coi servizi sociali, ma il fanatismo non ha di certo contribuito a renderla stabile mentalmente).
Sanna è accusata dell'omicidio del fratello perché:
A) Non ricorda nulla della sera dell'omicidio.
B) Ha scoperto il cadavere del fratello dopo che il suo fantasma le sarebbe apparso in sogno per dirle di seguirlo (circostanza sospetta per ogni poliziotto sano di mente).
C) Ha un coltello insanguinato in casa, anche se fondamentalmente lei non la chiude mai a chiave (perchè si dimentica) quindi potrebbe essere entrato chiunque.
Rebecka si ritrova a scandagliare il suo passato in Lapponia.
Cosa può fare un'adolescente nella sterminata, buia, fredda e inospitale Lapponia? Ma farsi sedurre dalla religione, ovvio!
Così apprendiamo una storia d'amore, tradimento, sesso e sensi di colpa che dovrebbe essere sostanzialmente la normalità, ma in mano a dei giovani fanatici diventa la madre di tutte le tragedie.
Il libro procede faticosamente tra le inesistenti indagini di una poliziotta la cui caratterizzazione principale è essere incinta all'ottavo mese di gravidanza, i sensi di colpa di Rebecka e una totale mancanza di suspance che ti porta solo a domandarti dove andrà a parare tutto ciò.
Il finale, assurdo, riesce nella rara impresa di essere ancor più deludente del libro.
Uno dei peggiori gialli che abbia letto da un bel po' di anni a questa parte.
"LA DONNA IN GABBIA" di Jossi Adler-Olsen:
Si potrebbe definire un giallo nordico stranamente americano.
La trovata di fondo, quella di una donna che viene rapita e rinchiusa per anni in un misterioso bunker per motivi tutti da scoprire (anche se più o meno a metà libro diventano evidentissimi) fa molto film con Bruce Willis, disincantato detective in disgrazia, che indaga su un torbido delitto del passato.
Il materiale è altamente infiammabile e altamente pericoloso da maneggiare, ma Adler-Olsen in qualche modo ci riesce.
Il qualche modo non è dovuto tanto al mistero che già da metà libro non è più tale, quanto dalla capacità di saper tratteggiare dei personaggi con una loro profondità.
Tanto la Rebecka di Asa Larsson è evanescente e noiosa, tanto il detective Carl Mork e il suo fido assistente siriano Assad sono ben delineati, curiosi, vivi.
Carl Mork è il neocapo di una neosezione della polizia danese che sostanzialmente dovrebbe occuparsi di importanti cold case.
Il governo ha insistito per la sua creazione e la polizia ha deciso di rifilare il compito a lui dopo una storiaccia: durante un'irruzione Carl e i suoi erano rimasti vittime di un agguato da parte di imprecisati e spietati delinquenti.
Il risultato aveva visto: un poliziotto morto, uno paralizzato e lui, Carl, sotto shock e carico di sensi di colpa, ormai giudicato inadatto al mestiere.
Invece l'indagine che Carl si ritrova ad affrontare, quella della scomparsa di una giovane, avvenente e capace politica danese, Merete Lynggaard, scomparsa su una nave anni cinque anni prima, dimostra a tutti e allo stesso Carl che ha ancora molto da dare alla causa.
L'indagine è appassionante, gli intermezzi di Merete in gabbia un po' troppo splatter per i miei gusti, il finale all'altezza. Promosso!
"IN NOME DEL PADRE" di Viveca Sten:
Il problema di Viveca Sten non è la scrittura, molto scorrevole, il problema di Viveca Sten che per alcuni potrebbe essere un pregio, è che una copia identica di Camilla Lackberg.
C'è la protagonista, Nora Linde, con una storia privata un po' diversa, non una single come Erika Falck, ma una giovane madre in via di divorzio da un riccone viziato che l'ha cornificata con trecento infermiere, ma ciccia è la stessa.
La storia comincia quando Nora, scoperto il tradimento del marito, prende i figli per rifugiarsi nella casa di famiglia a Sandhamn, località turistica svedese dove ha una casa di famiglia.
Su questa isoletta da qualche mese sono un po' inquieti a causa della scomparsa di una ragazza del posto il cui cadavere viene rinvenuto da un gruppo di ragazzini (anzi, un pezzo del cadavere).
La storia procede come la più classica delle indagini, ma a capitoli alternati precipitiamo in una piccola storia ignobile di una famiglia accaduta circa 70 anni prima.
Esattamente come nelle storie della Lackberg le colpe dei padri e dei nonni ricadono sui figli e omicidi all'apparenza senza senso lo assumono solo scavando in colpe antiche che tutti hanno tentato di dimenticare (o insabbiare).
Il ritmo è scorrevole, purtroppo la perenne sensazione di trovarsi davanti a un clone della Lackberg non aiuta molto, ma si fa leggere e credo ne prenderò almeno un altro della serie.
Mezzo promosso mezzo bocciato.
Attendo numerose opinioni!! Avete gusti simili? Non avete nulla a che spartire? Testimoniate!
Normalmente non leggo gialli nordici (ho odiato ferocemente il primo della serie Millennium; poi ho provato Indridason, con cui è andata un po' meglio, ma che mi ha comunque annoiato; ho qualcos'altro in coda da provare, ma di base 'sta moda dei detective stoccafissi tende a insospettirmi, più che intrigarmi...), ma mi accorgo che di due di queste serie su tre sono stati realizzate delle serie Tv che in Italia sono state (e sono ancora) trasmesse dal canale Giallo (38 del ddt). Essendo mia madre grande spettatrice di Giallo e Top Crime, ho visto - o provato a vedere - qualche episodio di entrambe.
RispondiElimina- Rebecka Martinsson. Se i libri sono come dici tu, i produttori sono stati bravissimi, perché di sicuro il telefilm ti restituisce intero il senso di buio, di silenzio, di oppressione dei luoghi. Il ritmo delle storie è talmente vispo che ho dovuto iniziare tre volte il primo episodio (Giallo dà un sacco di repliche nell'arco della settimana/stagione) per riuscire a vederlo tutto, perché regolarmente a metà mi addormentavo. La storia poi aveva risvolti crudelissimi e finiva di mer*a, umanamente. Diciamo che non ho avuto voglia di vedere altro.
- Omicidi a Sandhamn. Questo lo danno da anni. Non so a che stagione siamo arrivati, mi pare che proprio in 'sti giorni passino episodi nuovi. Non l'avevo mai guardato fino a qualche settimana fa, ma a mia mamma piace. Complice l'estate e gli orari molto ritardati per la cena, ora ho visto anche io un paio di puntate. Pure qui ritmi laschi, ma l'ambientazione è decisamente meno deprimente, c'è qualche personaggio di supporto un po' vivace (i poliziotti sono dei morti di sonno, comunque) e si arriva a fine episodio senza troppo rimpiangerlo. Niente di che, ma decisamente meglio dell'altro.
Se sei curiosa, puoi provare a darci un'occhiata, nel caso tu non li conosca già.
Giallo è specializzata in serie tv poliziesche tratte da cicli letterari*, peraltro. A me, per dire, piacciono molto quelle realizzate dai libri di Ann Cleeves. Anche perché gli attori principali sono a prova di bomba - Brenda Blethyn per "Vera" e Douglas Henshall per "Shetland".
Ho visto anche vari episodi della serie su Wallander, per tornare agli svedesi - quella con Krister Henriksson, non con Branagh -, ma pure lì, i ritmi sono davvero "assonnati". Non so, non ho proprio feeling con 'sta roba che viene dal freddo, io XD
* il che mi ha risolto un bel dilemma: quando non so cosa regalare a mia madre, compro uno o due libri da cui sono state tratte le sue serie tv preferite, e vado via liscia XD Peccato da noi abbiano pubblicato poco sulle serie tv inglesi o irlandesi. Prima o poi ripiegherò sugli scandinavi...