Padre l’altro giorno mi ha rimproverata perché non curavo più il blog.
Ma come, ce l’hai da tutti questi anni e adesso lo lasci andare così.
A prescindere dal suo sempiterno ruolo genitoriale, in fondo ha ragione, quest’anno è stato proprio un anno di magra scrittoria e il prossimo, da un certo punto di vista non sarà, temo, migliore perché (poi vi racconterò quando avrò fatto almeno la metà degli esami e la fine mi sembrerà meno lontana e io sarò meno infuriata) ho dovuto iscrivermi ad una scuola di specializzazione universitaria (no, non faccio l’insegnante, è sempre per archivisti).
Quindi insomma il tempo è quello che è, e tra lavoro principale, lavoretti collaterali, perché ormai la vita costa talmente tanto che il lavoro principale non basta più da solo, e università, i momenti da dedicare al diletto sono davvero molto pochi.
Ma sogno sempre che le cose migliorino, che questo periodo geopolitico ed economico orrendo prima o poi finisca e che si riesca a passare il tempo a fare qualcosa che piace, come scrivere, leggere e disegnare, senza che il lavoro e le ansie fagocitino ogni pezzetto delle nostre non sempiterne vite.
Comunque, ho voluto, quale atto di riappropriazione rivoluzionaria del proprio tempo, riuscire a scrivere un post di consigli natalizi.
Come ogni anno mi sembra di non avere nulla da consigliare e come ogni anno ho titoli per almeno due post. Intanto godiamoci questo, magari riesco a trovare il tempo per il secondo prima della vigilia di Natale (altrimenti, comunque, c’è sempre la Befana).
Buona lettura!
LYDIA, L’ULTIMA DEGLI ESCHER di Lukas Hartmann, Armando Dado ed.:
Quest’anno la palma spetta a “Lydia, l’ultima degli Escher” la biografia di una ricca ereditiera ottocentesca che, agli occhi di una donna contemporanea, grida vendetta.
Cosa spinge la donna più ricca della svizzera, unica erede di un impero ferroviario, a non sfruttare la propria libertà, ma a sposare il tipico tizio che tuo padre non voleva sposassi e hai invece sposato letteralmente pochi giorni dopo la sua morte?
La risposta dovrebbe essere: un grande amore. Ma non sembra essere così visto che poco dopo si è perdutamente innamorata di un pittore. Quindi boh, autosabotaggio? Di sicuro questo libro potrebbe contenere la risposta.
“Ritratto di signora”, ma reale. Una biografia per tornare a quel periodo storico al limitare tra due mondi, come il nostro.
ROMA PITTRICE. Artiste al lavoro tra XVI e XIX secolo, a cura di Ilaria Marielli Mariani, Raffaella Morselli, Officina Libraria ed.:
Avete presente il tipico “regalo per un medico” che immancabile arriva come richiesta in libreria tutti gli anni?
Ebbene, per quest’anno ho finalmente un consiglio convincente!
Ovviamente non è solo per un medico, è un regalo un po’ più importante per una persona “con cui fare bella figura” che, per inciso, potrebbe anche essere vostra madre.
Si tratta del catalogo della mostra “Roma pittrice” attualmente in svolgimento al Museo di Roma a, sì, Roma.
Non è “una mostra sulle pittrici donne” come se stessimo parlando di rarità floreali della Papua Nuova Guinea, ma una mostra estremamente ricca sulle artiste attive nella capitale tra ‘500 e ‘800.
Sono TANTISSIME. E dove stavano?
Principalmente in collezioni private e nei magazzini delle opere non esposte di musei, pinacoteche e quant’altro. Quindi, insomma, come al solito non è che le donne prima del 1968 stavano chiuse in casa, semplicemente la memoria le ha occultate, perché ricordiamocelo car* miei, da un certo punto di vista la memoria è sempre un esercizio di potere.
Nel catalogo, bello corposo, troverete un interessante saggio introduttivo, le opere esposte e anche le biografie delle autrici, una vera chicca perché di molte allo stato attuale si sa molto poco e si è dovuto scartabellare negli archivi (suggerimento: storic* scartabellate un po’ di più) per trovare delle informazioni.
Regalatevelo, o fatevelo regalare. Ah, ovviamente non dimenticatevi dei medici, apprezzeranno.
OPS!ABBIAMO UN PROBLEMA di Jacob Grant, Lapis Edizioni:
Chiaro segno del mio invecchiamento: alcuni libri per bambin* mi commuovono.
Io non ho nessun particolare trasporto per i libri per bambin* (neanche per i bambin* devo dire), ma ultimamente, vuoi che sto invecchiando un po’ pure io, vuoi che i figli e le figlie delle mie amiche mi stanno facendo riavvicinare involontariamente al mondo degli infanti, qualcosa sta cambiando.
Questo illustrato ne è la prova.
Si tratta della storia di un orso molto pignolo (che mi ricorda caratterialmente un po’ Dolcemetà) fissato con ordine e pulizia.
Un giorno si trasferisce in una nuova casa con la sua fida orsetta di pezza MA qualcosa non va e l’orso inizia a rovistare ovunque finché diventa chiaro che l’inflessibilità alla lunga può fare seri danni, anche alle persone a cui vogliamo più bene.
Un libro che forse dovrebbero leggere molti adulti.
SONTAG. UNA VITA di Moser Benjamin ed. Bur:
Per troppi anni Susan Sontag è stata messa da parte. Ricordo che quando Dolcemetà scriveva la tesi, ci mettemmo davvero troppo a recuperare da qualche parte le sue “Note sul camp” e che dei suoi testi in generale, in circolo, non si trovava davvero nulla.Finalmente, in nome dei corsi e ricorsi storici, Sontag sta tornando in libreria e questo Natale è uscita anche questa sua corposa biografia che attinge anche ai suoi archivi personali.
Il prezzo, come quello dei libri in generale, è veramente alto (32 euro), ma almeno sono 700 pagine quindi ciccia da leggere ce n’è.
Sì lo so: la carta, i diritti, i traduttori, i distributori. So benissimo che costa tutto. Ma non è che siccome lo so, il mio stipendio e quello di tutti gli altri sì alza, quindi se qua non si fa qualcosa i libri rimarranno sugli scaffali, pure quelli belli.
Intanto approfittate della tredicesima, vostra e degli altri, e fatevelo regalare.
QUANTO LONTANO SIAMO GIUNTI. Lettere alla madre di Sylvia Plath ed. Guanda:
Lessi questo libro una quindicina di anni fa, in una vecchissima edizione posseduta dalla biblioteca di Bergamo e all’epoca mi piacque tantissimo.
Sono le lettere che Plath scrisse alla madre e che restituiscono assai più dei diari un’immagine reale della poetessa. I diari infatti sono stati manipolati, tagliati, aggiustati e dio solo sa che altro dal marito, Ted Hughes, che usò la scusa del “non voglio turbare i miei figli”. Il sospetto, visto il suicidio di Plath e della successiva compagna di Hughes, è che lui non facesse questa grandissima figura.
Com’è e come non è, almeno queste lettere tra le sue grinfie non sono finite e sono vive, vivaci, dubbiose, arrabbiate, entusiaste, tristi.
Sono lo spaccato di vita di una ragazza ricca di talento, con poche risorse economiche, tante aspirazioni e molte ansie per il futuro. Lettere personali nel senso più completo del termine, che restituiscono un ritratto di persona reale e senza filtri.
Regalo idealissimo per grandi lettrici e grandi lettori.
IL CAPANNO DI ASH di Suzy Wang, Bao Publishing:
Suzy Wang è un’autrice che amo moltissimo. Ha quella capacità, estremamente difficile da coltivare e secondo me frutto di un talento naturale (con buona pace di chi pensa che la propensione naturale non esiste perché secondo me, invece, esiste eccome) per le sfumature.
Le sue graphic novel, dal tratto che ricorda i fumetti giapponesi old style e si rileggono con piacere più e più volte di seguito e ogni volta si scoprono particolari nuovi, considerazioni nuove, dettagli che a una prima occhiata erano sfuggiti.
“Ash” è un libro bellissimo che racconta tante cose insieme senza nominarne esplicitamente nessuna.
È una cosa che apprezzo particolarmente nell’epoca dei “romanzi a tesi”: devo dimostrare una cosa e te la devo dimostrare così esplicitamente che devo dirtela a lettere cubitale e ripetertela 50 volte senza lasciarti immaginare o ragionare. La morte, insomma, dell’astrazione.
In questo libro invece si mescolano tante cose: riflessioni sull’identità di genere, ambientalismo, solitudine, interdipendenza dell’umanità con la natura e interdipendenza del singolo con la collettività. Ho amato in particolar modo quest’ultimo tema perché se c’è una cosa che sto iniziando a non sopportare più è la gente che inneggia allo starsene soli in casa con loro stessi perché tutti gli altri sono una delusione.
Posto che anche io evito volentieri tanta gente, è abbastanza ovvio che il rapporto con l’altro necessiti di fatica, impegno, gestione del conflitto e opinioni divergenti. Avere un rapporto con gli altri è faticoso, ma è anche indispensabile per vivere in modo più ricco la propria vita.
(E no, le esperienze di vita negative che abbiamo tutt* non mi faranno cambiare idea).
È questo un po’ il cuore di questo romanzo, dove un* ragazzin* che si sente poco compreso dai genitori che derubricano a “una fase” il suo bisogno di affermare la propria identità di genere, il suo ambientalismo e il rifiuto di alcune consuetudini viste come segno di maturità (la patente) decide di partire alla ricerca del capanno nel bosco del nonno defunto.
Lui sa che questo mitico capanno esiste tra le montagne boscose attorno al vecchio ranch di famiglia e si attrezza per ritrovarlo durante le vacanze estive dagli zii. Riuscirà nel suo intento e partirà per lui un periodo di solitudine selvaggia assieme al suo amato cane, in una profonda connessione con la natura.
Sembrerebbe il paradiso, invece con sua enorme sorpresa scoprirà che l’essere umano è, fino in fondo, un animale sociale e l’isolamento non salva noi stess* e neanche il pianeta.
Bellissimo. Consigliato dai 10 ai 110 anni.
IL RICETTARIO DEI FRATELLI GRIMM di Robert Tuesley Anderson, Guido Tommasi Editore:
In un mondo in cui è sempre estate, mi sono appassionata a un trend di Instagram in cui si propongono le ricette dei romanzi fantasy d’impianto medievale.
Dato che nell’idea del medioevo è sempre inverno, è tutto un tripudio di salse, stinchi di maiale grassi che più grassi non si può, contorni di mele bagnate nella sugna, alcolici ricolmi di erbe aromatiche e torte frollose che possono essere ripiene di mele speziate o maiale frollato chi lo sa.
Ho il sospetto che siano piatti più belli a vedersi che buoni a mangiarsi, ma quando se non a Natale è bello navigare nell’eccesso alimentare?
“Il ricettario dei fratelli Grimm” propone ricette ispirate e nominate nelle fiabe dei fratelli tedeschi che, andando a memoria, non pasteggiavano a pasta con le vongole.
Sì, certo, nelle fiabe si mangiavano anche bambini, ma ho idea che ci troveremo davanti a una versione woke. Maledetto politicamente corretto che occulta il sano cannibalismo.
LA MINACCIA COLOR LAVANDA di Irene Villa ed. Ets:
Quanti libri Lgbt ci sono in giro (finalmente) da qualche anno a questa parte? Tanti davvero tanti.
Quanti di questi libri, effettivamente si occupano della prima lettera dell’acronimo alias la L alias le lesbiche e il lesbismo in generale? Pochi davvero pochi.
È ancora, se non difficile sicuramente più raro, trovare fumetti, romanzi e saggi che raccontino e parlino del lesbismo, di fatto confermando uno dei più grossi problemi della comunità che noi lesbiche letteralmente ci portiamo in ogni dove: l’invisibilità.
Questo libro di Irene Villa, frutto della sua ricerca di dottorato a Verona, parla del lesbismo nella teoria femminista e nel mondo queer. Finalmente un contributo teorico serio, ragionato, contemporaneo e, posso assicurarvi, molto scorrevole da leggere sul lesbismo.
Se infatti prima avevamo solo il problema dell’invisibilità, adesso abbiamo anche il problema della sineddoche, quella simpatica forma retorica per cui si nomina una parte e si intende il tutto.
Ossia si pensa che alcune derive terf appartengano a tutte e non solo ad alcune.
Quindi bene che finalmente vengano pubblicati nuovi studi che portino aria fresca, nuove voci, un più variegato pensiero critico e mostrino che siamo esattamente come tutti gli esseri umani: pensiamo e ragioniamo in modo diverso anche condividendo uno stesso orientamento sessuale.
STORIE FALSE di Michel Pretalli e Giovanni Zagni, Mimesis ed.:
La storia è maestra?
Mica tanto. Come ci insegna essa stessa, in un’interessante contraddizione, come umanità abbiamo una certa coazione a ripetere gli stessi errori.
Le fake news, le bufale, le truffe, la ciarlataneria e qualsiasi declinazione possibile del tema e del termine ci inseguono sin dagli albori della storia e ciclicamente, con una facilità impressionante, ci cadiamo. O almeno ci cade una buona parte della popolazione con rischi che vanno da una personale perdita di denaro a una guerra mondiale con milioni di morti.
“Storie false” mette insieme alcune delle bufale più conosciute, alcune in grado di cambiare (sempre in peggio, non vi preoccupate) il corso della storia.
Del resto, a giudicare dalle immagini AI che girano su fb in cui teneri agricoltori, bambini con torte e vecchine adorabili chiedono di essere solo salutati perché “nessuno lo fa”, scatenando selve di commenti entusiasti, è già un miracolo che la società non sia ancora collassata.
Pare sia un libro divertente. Immagino che potremmo rientrare nel black humor.
Da regalare al parente complottaro, per non vederlo mai più a pranzo di Natale.
Nessun commento:
Posta un commento