venerdì 9 maggio 2014

I libri di cucina ai tempi della crisi. Comici dai grandi ricordi, pomodori verdi fritti citati a caso, cucina gay, cuochi stellati, papaveri e Sophia Loren: aridatece i maccheroni!

Aridatece i maccheroni provocatori!!
Avrete notato che raramente scrivo post sui libri di cucina. Non è perché non abbia materiale al riguardo, ma perché, al contrario ce ne ho fin troppo. Praticamente i fornelli e il Papa si spartiscono in parti uguali e titaniche le attuali tirature dell'editoria italiana.
 Mò, ho capito che quando c'è la crisi l'essere umano torna ai bisogni primari e principalmente vuole essere rassicurato sul fatto che mangerà un gustoso pollo arrosto pure domani (e a quanto pare veder spadellare chef stellati lo aiuta in tal senso), ma stiamo decisamente trascendendo. Si diceva che in Italia esistevano più scrittori che lettori, di sicuro attualmente esistono più chef che camerieri. Prim,a il cuoco rimaneva una mitologica figura che nasceva per partenogenesi dopo l'istituto alberghiero e qualche anno di gavetta. Ora, per essere chef, basta un diploma di quattro mesi o l'attenta rimembranza di ricordi di infanzia e gioventù dietro le mani esperte della nonna (che sì la sfoglia sapeva farla sul serio perché ai suoi tempi non c'era la Barilla e allora sì che se non ti davi da fare non mangiavi).
 Tornerò in futuro su questo argomento discretamente complesso che è l'antropologica cucina in Italia ai tempi della recessione, intanto, di seguito, vi propongo un pallido ordine.

CUCINA FIGHETTA/STELLATA
 Prima il chef stellati vivevano dietro le quinte del loro mondo fatato. Di tanto in tanto qualcuno veniva timidamente fuori a farci sentire dei primitivi fermi all'età della pietra che si limitavano a lanciare una bistecca su un fuoco acceso per sbaglio da un fulmine. Loro, invece, gli dei del fois gras conoscevano i segreti della civiltà e si guardavano bene dal dirceli (ma non dal venderli ai fruitori dei loro ristoranti a caro prezzo). Ora gli stellati sono scesi sulla terra e ci informano che marcia indietro: tutti possiamo cucinare come loro, basta impegnarsi! Ecco Cracco che ci svela l'esistenza dello scalogno e marina tuorli d'uovo, Barbieri che anche lui ricorda la sua infanzia emiliana, Montersino che stende sfoglie d'oro sulla gelatina e invita orde di casalinghe a fare dolci al cucchiaio sani e deliziosi. 
 Essi sono i pastori del nuovo millennio: il pizzaiolo più famoso di Roma, Sal di Riso e i suoi dolci campani, la cucina molecolare del (pentito) Adrìa Ferran. Se conosciamo infiniti metodi di cottura, abbiamo a disposizioni decinaia di pentole diverse, possibilmente un bimby tuttofare e una sfilza di introvabili ingredienti, forse con tre ore di lavoro potremmo partorire qualcosa che dovrebbe somigliare vagamente a quello che loro consigliamo. Ed è solo a quel punto che ci chiederemo: ma di cosa saprà 'sta cosa?

CUCINA FAMOSO CHE SI IMPROVVISA: 
 Quando qualcuno ha successo in un campo della vita ecco che spera di diventar tuttologo, è uno dei mali del mondo.
 Uno magari è ottimo giornalista, ma questo non fa di lui un buon attore né tanto meno un buon cuoco. Tuttavia, vuoi la megalomania, vuoi che insomma si raccatta sempre qualcosa, ecco anche le star cadere vittima del ricettario. Oltremare è pratica molto diffusa: Gwyneth Paltrow qualche anno fa pubblicò il classico libro di cucina ispirato alla sua famiglia che, si calcolò, prevedesse enormi dispendi economici per ogni singolo piatto. Eva Longoria, la casalinga disperata la seguì a ruota.  Sophia Loren fu precursora del genere con lo storico "In cucina con amore" che fece sfracelli nel lontano 1971.
 Il momento della perplessità definitiva arriva però davanti alla sorella sfigata della stilista Stella McCartney: Mary
Nata fotografa, ha pubblicato "Le mie ricette vegetariane" svelandoci le pappe preferite di madre Linda e padre Paul. Finalmente un discutibile campo in cui non primeggiamo (anche se la scoperta del libro di Serena Autieri mi ha fatto tentennare...)


CUCINA FAMOSO CHE TENTA DI RILANCIARE LA PROPRIA CARRIERA: 
 Quando un famoso è in crisi di popolarità oppure non è mai stato realmente un famoso e cerca il colpaccio che fa? Scrive un libro di ricette.
 Non avendo costoro un passato da chef nè un diploma al riguardo, sono i più grandi pescatori di ricordi. Mitologiche madri e nonne vengono citate a piè sospinto in quello che diventa un amarcord molto autoreferenziale. Perché, se è vero che una può appassionarsi ai ricordi  di Sophia Loren, mi sfugge quale arricchimento potremmo trarre da "Max quanto basta" di Max Pisu e l'imperdibile "Non si butta via gnente" di Gabriele Cirilli. Il secondo, che può vantare attenzione, una prefazione del sòr Federico Moccia, mette le mani avanti dicendo che all'epoca della sua infanzia non c'erano pesini, ma si andava ad occhio (e come recita il titolo non si buttava gnente). Probabilmente già non c'erano più le mezze stagioni e Venezia era bella, ma non ci avrebbe vissuto.
 Un pensiero speciale, oltre a Marisa Laurito con il suo "Ricette di casa Laurito" va a Tessa Gelisio. A 'sta donna non gliene va bene una: tenta la carta ecologista e nessuno se la fila, eredita "Cotto e mangiato" e si prepara a diventare la nuova sciura d'Italia, ma niente. Il mio sospetto (oltre che la Parodi abbia fatto un patto col diavolo) è che Tessa, non hai la faccia da sciura, c'è qualcosa che non va (sotto il naso e prima del mento).

CUCINA ALTERNATIVA: 
Ho già diffusamente parlato della cucina alternativa: vegani, adoratori della pasta madre, coltivatori di papaveri e dei loro semi, amanti della farina macinata a pietra e via dicendo. In questo grande mondo però rientrano anche altri, non fricchettoni, ma ugualmente alternativi: i macrobiotici che vissero tempi di gloria (e non me ne vogliate, ma la cucina macrobiotica è per me tremenda), i pescetariani, i crudisti, i sacerdoti della griglia e quelli del vapore. I fissati con un solo cibo con cui fanno tutto, colazione-pranzo-merenda-cena-spuntino (tipo la crusca o il riso), quelli che mangiano senza glutine o latte o uova anche se potrebbero tranquillamente farlo. Per tutti costoro c'è una scelta infinita. Tuttavia mi pongono da tempo un dubbio amletico: sono stati loro a creare tutte queste varianti o sono state le varianti a creare loro? E' venuto prima il crudista o la cruditè?

LE FOOD BLOGGER:
Il titolo del suo ultimo libro è:
"Pomodori verdi fritti e sentimenti
al vapore". Io dico: se non sapete di
cosa parla il libro della Flagg, evitate
di parafrasarlo.
I libri di cucina dei blogger non mi piacciono. 
 Io, che sono una fervente seguace di Mysia (la donna che ha impedito il mio denutrimento completo quando sono andata a vivere da sola, insegnandomi a cucinare via etere) e adesso mi addentro persino nelle terre oscure e piene di cipollotto di GialloZafferano, trovo discretamente complicato seguirli su carta. C'è qualcosa nei blog di cucina che funziona e che perde la sua magia sulla carta. Le fate madrine delle food blogger sono le sorelle Maci che io in realtà ho conosciuto tramite tv (quando ancora la guardavo) essendo una delle due una giurata di "Cuochi e fiamme". Forse averla vista muoversi e parlare nella totale incompetenza e trasformare tutto in una metaforica cheesecake mi hanno impedito di trovare grazioso il suo blog (e di conseguenza il libro che ne è stato tratto) che trovo alla stregua di millanta identici pieni di foto di cibo in primissimo piano, colori pastellati, profumo di pane fragrante, tanto amore, tanto bianco, tanto ma che vita fai? 

CUCINA GAY: 
 Ebbene sì, pare che i gay (uomini beninteso) amino scribacchiare ricette e gliele pubblichino pure. L'altra metà del liceo gayo (le lesbiche, ho controllato, non scrivono di cucina, ma si sa noi si preferisce passare il tempo a riparare sifoni con una camicia a quadri e i capelli tagliati a spazzola), adora spadellare con cibi dai nomi impronunciabili per prendere l'uomo di turno per la gola. Ok, benissimo. 
 Peccato che questi ricettari di cucina gay che mi sono passati finora per le mani come, "Gnocco di mamma" di Davide della Rondella e Antonio Lapipa o "Pomodori sull'orlo di una crisi di nervi. La vera cucina gay italiana" del comico Alessandro Fullin (ma come mai i comici, peraltro c'hanno il fornello facile?) siano pieni di doppi sensi. Specifichiamo il secondo è praticamente una presa in giro del primo (ma essendo il primo precedente al secondo ci troviamo davanti ad una prefigurazione dell'Auerbach).
 Ossia Fullin prende in giro il fatto che si insinui possa esistere una cucina gay parlando dei cosci di pollo come delle "Coscette di pollo alle Kessler", mentre l'altro dà fuoco alle polveri pregiudiziali proponendoci i Fusilli del militare in libera uscita. 
Poi oh, magari sono bacchettona io e devo tornare ad aggiustare sifoni...

 Ho dimenticato qualcuno di imperdibile? Sicuro! Segnalatelo nei commenti, nessuno deve restare impunito!

4 commenti:

  1. La cucina gay mi mancava :P
    e io che credevo che la cucina fosse cucina e basta, con l'unica distinzione tra quella buona e quella pessima :)

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    Risposte
    1. Mancava pure a me. Peraltro il libro di Fullin parla proprio di questo: non esiste una cucina gay e ironicamente mette ricette di tutti i giorni con titoli assurdi che avrebbero in un'ipotetica cucina gay. La cosa incredibile è che "Gnocco di mamma" è successivo al libro di Fullin. Praticamente è venuta prima le presa in giro del libro che il libro.

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  2. Bel post e molto divertente! Sono completamente d'accordo con te! Hai analizzato l'invasione dei cuochi moderni molto bene!

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  3. I prodotti di qualità sono sempre al primo posto, quando si parla di scelta giusta. Scegli anche tu il vino primitivo. Vai su http://www.vitalbios.com/A/MTQ3MTg1NDI0OCwwMTAwMDA1OSxhbnRpcXV1cy1wcmltaXRpdm8tc2FsZW50by1pZ3QuaHRtbCwyMDE2MDkxOSxvaw==

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