martedì 6 maggio 2014

Una piccola selezione di libri per bambine e bambini contro gli stereotipi. Principesse che vogliono uccidere draghi, extraterrestri asessuati, ovetti curiosi e bambole agognate per pargolanza libera di scegliere.

 Qualche anno fa, tra i miei compiti, c'era quello di destreggiarmi in mezzo alla
Non sapete le scene  dei genitori se un bimbo maschio osa avvicinarsi ai libri
su queste amabili donzelle piene di stoffa addosso.
cartoleria di cui ormai ogni libreria non può più fare a meno (un giorno le coserie meriteranno un post a loro). Uno degli articoli di maggior successo era ed è ancora ovviamente, il biglietto d'auguri per ogni occasione (voi non ci crederete ma adesso esistono anche biglietti d'auguri per le rotture amorose). Giunse tra le mie sante mani una serie per bambini, divisi per maschietti e femminucce. Mi spiego: per ogni anno a partire dal primo fino al dodicesimo, c'era un biglietto per festeggiare il pargolo maschio e il pargolo femmina. Nel corso dei vari anni i maschietti si dedicavano alla pirateria, al calcio, ai cowboy e persino ai computer, le femmine invece danzavano, mettevano precoci tacchetti della mamma e persino si imbellettavano.
 Erano praticamente un corso accelerato di stereotipi sull'infanzia.
 Qualche tempo fa scrissi un post su questa induzione alla principessitudine di cui sono vittime le bambine intortate a suon di tutù, ballerine, principesse, sfilate di moda e top model. Certo, come ha detto Bianca Pitzorno alla fiera del libro per ragazzi di Bologna, una bambina magari è tutta fiocchi e principesse fino a dodici anni e poi di colpo butta tutto nel cestino, ma diciamo che vedersi circondata da libri e oggetti che la invitano a coprirsi di pizzi rosa e a fantasticare su principi azzurri e matrimoni non aiuta. Anzi, mi ricorda sempre quel nefasto pezzo della monaca di Monza in cui lei ricordava come venisse vezzeggiata in ogni modo a suon di "Che bella suorina", e intonacata già all'età di tre anni per convincerla che nun is better.
 Ma esistono (oltre ai classici) amene letture per bambini e bambine che non degradino nello sterotipo assoluto? Ebbene sì! Andiamo a scoprire quali case editrice e titoli possono convincere pargolanza ambosessi che l'unica cosa giusta è quella che lor si sentono e non che si sentono raccontare.

LO STAMPATELLO:
 E' una giovane casa editrice il cui catalogo rispecchia la sua storia peculiare. Le fondatrici, Francesca Pardi e Maria Silvia Fiengo sono una coppia che negli anni ha avuto quattro bambini. Quando la primogenita è cresciuta, si sono rese conto che in italiano non esistevano libri che potessero aiutare la bambina a comprendere la loro storia (o anche semplicemente a riconoscersi), così Francesca Pardi ha scritto "Piccola storia di una famiglia" non trovando però nessun editore disposto a pubblicarlo e non per ragioni strettamente editoriali.
 Non sapendo cosa fare hanno direttamente fondato una nuova casa editrice: "Lo Stampatello" il cui catalogo comprende principalmente titoli che propongano ai bambini una visioni su realtà alternative e normalmente esistenti. Come "Qual è il segreto di papà?" in cui due fratellini conoscono il nuovo compagno del padre post divorzio o "Perché hai due mamme?" che cerca di rispondere ai quesiti dei bambini che capitano in classe con bimbe e bimbi di famiglie arcobaleno. Che piaccia o meno a Giovanardi si calcola che in Italia esistano ben 100.000 bambini figli di coppie omosessuali che non solo la legge non tutela, ma si cerca in ogni modo di ignorare. Lo Stampatello ha vinto il Premio Andersen 2012 con "Piccolo uovo" illustrato da Altan eletto miglior libro per la fascia 0/6 anni. Ne ho già parlato: narra di un piccolo uovo che prima di nascere vaga alla ricerca della famiglia migliore e ne incontra decine, tutte differenti.
 Faccio notare come i libri di questa casa editrice siano spesso vittima di violenti attacchi da parte di fanatici e conservatori.

UNA BAMBOLA PER ALBERTO: 

Una delle cose che mi avevano spinto a scrivere il post su Peppa Pig era il fatto che la realtà lì proposta era di certo la più comune, ma non per questo necessariamente la sola o la più giusta. Certo mamma Pig lavora da casa e papà Pig sbriga qualche faccenda domestica, ma perché non era possibile che papà Pig se ne stesse a casa coi pargoli e usasse il telelavoro e mamma Pig lavorasse in ufficio?
  Il sovvertimento degli stereotipi o almeno l'alternativa ad essi, è il tema della collana Giralangolo-Sottosopra della casa editrice Edt. Di essa fanno parte titoli come "La principessa e il drago" in cui una principessa parte a cercarsi e sconfiggere il drago da sola, "Il trattore della nonna", con una nonna che guida tutto il giorno un trattore mentre il nonno sforna crostate e skyppa con gli amici. E soprattutto c'è questo bel titolo "Una bambola per Alberto". Qui, un bambino, Alberto, desidera a tutti i costi una bambola e sua nonna finisce per comprargliela. Il padre però non è per niente d'accordo e la nonna dovrà passare molte pagine a convincerlo che il suo è solo uno stupido preconcetto.
 La nonna apertissima col figlio conservatore è una specie diffusa. Una volta entrò in libreria una signora furiosa alla ricerca di "Extraterrestre alla pari" di Bianca Pitzorno: voleva farlo leggere al figlio, reo di averle fatto una scenata per aver osato regalare una polo rosa al nipote.
 "Io non lo so come ho fatto a crescere un cretino del genere!", ripeteva.

MI PIACE SPIDERMAN E ALLORA?:
 L'autrice, Giorgia Vezzoli, tiene da vari anni il blog "Vita da streghe" . Sarò molto sincera, io non ho particolare passione per i blog come il suo perché ho sempre la sensazione (ma questo è un difetto che condivide con la stragrande maggioranza dei siti/blog femministi) che l'intento pedagogico, conscio o meno,  sia devastante. Una inizia a leggere un post e o si trova perso in una di quelle cantate mistiche sulle meraviglie interiori dell'essere donna o si sfracassa le ovaie persa in un elenco di ovvietà un po' maestrine. Mi rendo conto che trattare certi temi, spesso delicati, porti a questo, tuttavia un po' di verve o ironia di tanto in tanto non guasterebbe. Anche per questo motivo sono rimasta stupita, quando invece ho letto questo libretto "Mi piace Spiderman e allora?" ed. Settenove adatto ad un target di bambini delle elementari (prime classi), nel quale una sveglissima bambina, per il primo giorno di scuola desidera uno zainetto di Spiderman. Tutti, dal cartolaio alla zia, dai compagni di classe alle maestre, tentano di distoglierla dall'intento dicendole che forse è un po' troppo da maschio, ma i genitori (entrambi) la sostengono: ognuno è libero di giocare con quello che vuole, non esistono giochi da maschi e da femmine! Lo zainetto diventerà il casus belli della classe portando la bambina a scontrarsi per la prima volta con gli stereotipi, e non immaginate cosa accade quando scriverà una poesia per il matrimonio di una coppia di amiche lesbiche dei genitori....


EDITORIALE SCIENZA:
Santa Ada aiutaci tu
Vige ancora lo stereotipo che le donne siano inadatte alla scienza. Certo, bisogna dire che sin dall'infanzia ce la mettono tutta a convincerci che le ragazze sono portate per le materie umanistiche e i maschi per le scientifiche, pur tuttavia ormai, esclusa ingegneria, tutte le facoltà sono a maggioranza femminile (inclusa matematica). L'editoriale scienza ha una collana dedicata alle biografie di grandi donne della scienza per ragazzi delle scuole medie.
  C'è "Numeri e poesia" su Ada Lovelace, la prima programmatrice della storia, "Alla ricerca del primo uomo" di Mary Lackey e "Radioattività in famiglia" su Marie Curie. Dell'Editoriale scienza mi aveva fatto cadere le braccia tempo fa "La fisica del tacco 12" in cui un'autrice (per carità illustre fisica) cercava di spiegare alle ragazzine le magie della scienza tramite i loro interessi presunti: ovviamente trucco, parrucco e ballo. Capisco l'intento pedagogico di voler avvicinare la masse, ma anche basta. 

BIANCA PITZORNO:
 Bianca Pitzorno scrive sempre storie in cui le ragazzine sono astute, irriverenti, per niente principesse, spesso e volentieri pestifere. Da ragazzina la amavo molto perché le sue erano tra le rare storie in cui mi riconoscevo (peraltro qualcuno si ricorda la serie Gaia Junior? Dio santo era un coacervo di disgrazie: divorzi traumatici, droghe, sorellastre che si odiavano, razzismo, bombe atomiche, la Pitzorno era acqua fresca). In particolare mi piacque moltissimo "La ragazza col falcone", la storia immaginaria delle cinque figlie tutte femmine del falconiere di Federico II. Si concentrava in particolare sulle prima due: Costanza e Melisenda. La prima, più posata, ma non per questo meno forte, è di sostegno alla madre spesso incinta e sempre in viaggio per seguire il marito, mentre la seconda, scatenata, sogna di partire per le crociate assieme all'amatissimo re.
 Altro piccolo capolavoro è il famoso "Extraterrestre alla pari", la significativa storia di un alien*, Mo, incluso in un programma di scambio didattico tra la terra e il suo pianeta d'origine. C'è un grande problema però: la sua razza, sebbene umanoide, sviluppa un sesso preciso solo dopo molti anni, quindi i terrestri non possono sapere se Mo sia maschio o femmina e vanno in palla. Prima decidono arbitrariamente che Mo debba essere indubbiamente maschio e impostano tutta la sua vita, hobby, scuola e amicizie per un ometto. Quando giungono dei complessi esami specifici che svelano come Mo in verità diventerà femmina ecco che zum, la famiglia terrestre cambia tutto lasciando la povera Mo sconvolta al punto da tornarsene sul suo pianeta, un posto dove a nessuno vengono imposti stupidi stereotipi sessuali.


Anche altri libri cercano di abbattere gli stereotipi, ma sembra quasi con timore. Nella serie "Gol!" ci sono ben tre ragazze nella squadra di calcio, ma nelle biografie ci viene spiegato come due di loro (la coppia di gemelle) abbiano in realtà il sogno di diventare stiliste (fosse mai che una vuole fare l'ingegnere).
 Comunque se al contrario proponete alle vostre bambine palloni da calcio e macchinine per mostrare loro le infinite possibilità del mondo e quelle ve le tirano invocando le Barbie, provate loro a leggere "C'è qualcosa di più noioso che essere una principessa rosa?" di Raquel Diaz Ravera ed. Settenove. E se anche dopo questo continueranno a chiedervi "Barbie principessa Sissi" oh, potete sempre sperare che la Pitzorno abbia ragione, ma poi va bene qualsiasi cosa si desideri, purché si sia davvero liberi di scegliere.



6 commenti:

  1. Bellissimo post e soprattutto molto interessante: mi segno tutti i titoli!

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  2. Ci sarebbe anche Ettore, il forzuto che fa la maglia :) http://espresso.repubblica.it/visioni/2014/04/09/news/se-il-maschio-piu-forte-lavora-a-maglia-libri-per-bambini-contro-gli-stereotipi-1.160481

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  3. si l'importante è avere libertà di scelta e per averla bisogna avere più scelte disponibili! E' bello sapere che esistono libri per bambini che danno questa possibilità :)

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  4. Io, da ragazzina, ero innamorata sia di Bianca Pitzorno che della collana Junior Gaia... ;)

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  5. Penso che per mia cugina, nascere dopo un maschietto, sia stato un bene. Si è ritrovata circondata da giochi "da maschio" e da giochi "da femmina". Questi ultimi sono finiti abbandonati subito e non è mai stata interessata alle bambole, tanto che non le sono più state regalate, con disappunto delle nonne e della zia.
    Ovviamente sono caduti nei vestitini rosa, questo sì, però lo zaino per la scuola è blu, "da femmina", ma blu.
    Bisogna essere motivati all'inizio come genitore per non cadere nello stereotipo, a partire dal fiocco che in ospedale piazzano sulla porta nel reparto maternità. Non parliamo dei corredini, perché quella è la fossa dei leoni, ma, forse per una questione economica magari qualcuno, intenzionato ad avere più di un figlio, opterà per qualcosa di unisex per poterlo utilizzare di nuovo.

    Mi sono commossa leggendo la trama di "Una bambola per Alberto". Ho visto con i miei occhi certe scene tristi e credo che nulla sia più brutto che considerare il desiderio di un bambino come sbagliato. Si sentirà sbagliato come persona. Uno dei più eclatanti era un figlio di genitori divorziati. Disegnava abiti da donna, realizzava figurini a 8 anni. Il padre odiava questa cosa, lo bollava dicendogli che "queste sono cose da ricchione" e lo mandava a pugilato. La madre invece lo lasciava fare, solo che a un certo punto il bambino ha smesso, dicendo che "non poteva disegnare".

    Io ho avuto momenti nella vita in cui ho rifiutato perentoriamente le gonne e mia madre e mia nonna cercavano di convincermi quanto fossero belle!
    A me il rosa piace, ho passato l'infanzia a disegnare abiti da sposa, ma avrei voluto essere un cavaliere! Adoravo le storie dei Cavalieri della Tavola Rotonda, il mio idolo era Parcival e Federico II di Svevia, pensa te!

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  6. Questo post me l'ero perso.
    Da ex-bambina appassionata di Zorro, dei dinosauri e degli animali di peluches in sfavore delle bambole mi dispiace un pochino non aver potuto leggere "C'è qualcosa di più noioso che essere una principessa rosa?" durante la mia infanzia. Probabilmente lo avrei amato. Non mi rimane che sfogarmi su i miei quattro nipotini con i titoli da te consigliati. Grazie mille.

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