martedì 3 giugno 2014

Il cliente hipster! Fotografia, insopportabile design, kitsch a piovere e narrativa indie, ecco come si comporta in libreria e cosa legge la sottocultura più invadente d'Europa.

Sono in mezzo a noi, intorno a noi, in molti casi siamo noi ad essere hipster senza volerlo ammetter mai (Frankie Hi Nrg non leggerai mai questo post, ma perdonami comunque per l'indegna parafrasi).
Baffi, abbigliamento vintage, fotografia stramba
e totale inconsapevolezza kitsch. Nietzsche con
questa foto aveva precorso gli hipster tempi.
 Gli hipster, questa amata, ma soprattutto odiata, categoria di umani personaggi che sollazzano le case di tutte le persone tra i 20 i 40 (max) anni, oltre ai negozi indiani, i bistrot alla francese, i mercati a km 0 (grandi incontri tra hipster e fricchettoni in bicicletta, rari gli incroci tra le due etnie), hanno tra i loro negozi favoriti anche le librerie.
 Leggere non solo fa bene, ma è anche molto cool. Lo era ai tempi di Guccini che cantava di girar con l'Unità sotto il braccio, lo è persino ora che sembrare una persona acculturata pare un crimine.
 L'hipster in libreria è un cliente devo dire raramente molesto. Egli sa quello che cerca e se non  lo sa certo non è che lo viene a chiedere a te: di sicuro ne sai meno di lui e ammettere di non conoscere qualcosa è come fare harakiri. Raggiunge i suoi rari picchi di molestitudine quando frequenta una qualche accademia d'arte, architettura o lo ied (o simili): giunge infatti con papiri di libri da leggere e studiare di cui i tre quarti o sono fuori commercio o sono in inglese e mai importati in Italia.
 Lo sconvolgimento nei suoi occhi diventa allora grande: "Quant' è provinciale il nostro paese!" suole esclamare invocando Berlino o la Scandinavia (ma preferibilmente Berlino), luoghi dove i libri vengono tradotti a frotte.
 Tolti questi attimi di scompenso si aggirano inguainati in magliette fantastiche che non capisco mai dove comprano e persino silenziosi, tutti intenti a scovare il nutrimento intellettuale e sociale a loro necessario.
 Ma cos'è che legge e cerca un hipster in libreria? 

FOTOGRAFIA: 
 Non sei un vero hipster se non possiedi almeno una reflex o una canon e un account instagram. 
 Oltre alle foto di cibo artisticamente disposto e di paesaggi fintamente suburbani (mai un hipster che proponga foto di Centocelle o di Quarto Oggiaro), dove palazzi si fondono con piante e tramonti, non può mancare la foto con boccaccia e occhiale in cui ci si autodice "Oh, ma quanto sono brutto" o qualche altra frase denigratoria simile.
  Ciò che infatti differenzia il selfie hipster da quello adolescenziale è che il primo si denigra e il secondo si pavoneggia, per il resto è tutto identico. L'hipster perciò saccheggia la sezione di fotografia alla ricerca delle novità in fatto di fotografia digitale, autori simbolo o stranezze in cui specializzarsi (come le inquietantissime "fotografie post-mortem"). Molto amati i cataloghi di foto con polaroid ed effetti vintage, nonché di singoli oggetti messi ad caxxum in una cornice preferibilmente neutra.


NARRATIVA INDIE:
Validissimo esempio
L'hipster legge bbbbene. Nel senso che nel suo caso ciò che legge è fondamentale per la sua vita sociale. Non sentirete mai un hipster confessare che ha letto un libro di Fabio Volo. Egli ha delle case editrici favorite da cui generalmente attinge, il must è indubbiamente la Minimum Fax non ho mai capito se per il catalogo ggggiovane, indie e alternativo o per le copertine graficamente yeah, molto apprezzata per credo gli stessi motivi anche la Fazi (ma meno perché, pur avendo pubblicato "Stoner" ha osato mettere in circolo il vairus di "Twilight").
  In genere hanno tra i favoriti una serie di autori stranieri ignoti tradotti una volta sei miliardi di anni fa o case editrici piccolissime e disperse di cui preferibilmente conoscono l'editore, loro carissimo amico dell'università, compagno di classe o cognato. 
 Se ha debolezze (e le avrà di sicuro) certo non le metterà mai su anobii o le maschererà abilmente imputandole al suo spiccatissimo gusto per il kitsch.


GRAPHIC NOVEL/DESIGN/ARTE: 
 Poichè appunto la maggioranza degli hipster ha una spiccata propensione artistica, non possono mai mancare nella sua libreria: cataloghi di mostre, robe varie sull'arte contemporanea preferibilmente performativa e un po' di graphic novel. 
Il mio odio con le copertine con tanti piccoli
oggetti ordinati vicini è infinito.
 Quello dell'arte è credo un campo per loro ostico perché il rischio di cadere nel mainstream è sempre in agguato. Magari una fino a ieri è stata una super fan di Frida Kahl, ma, ora che è diventata peggio del Che sulle magliette, è costretta, per difendere la sua reputazione, a nasconderne la bibliografia in attesa che il mondo torni a disinteressarsi del Messico. Si potrebbe dire che l'arte è il vero mondo in cui si gioca l'appartenenza alla categoria, quindi, nel dubbio, è sempre meglio scegliere la cosa più difficile. Più l'artista è ignoto, da più lontano nel globo viene, più in alto saliranno le quotazioni. Da non dimenticare mai che il libro va preferibilmente acquistato in inglese o in altra lingua originale.
 Per le graphic novel il discorso è complesso, probabilmente perché è una di quelle zone in cui il loro campo di azione si incrocia con quello dell'etnia nerd. In linea di massima, considerandoli i loro fratelli sfortunati e meno esteticamente e socialmente dotati (ma comunque senzienti), se non si scade nel pornazzo da otaku, si infilano comodamente nella scia tracciata già da loro.
Discorso a parte merita il design, secondo me la vera piaga biblica appartenente a questa sottocultura. Essi non mancano mai un salone internazionale (o almeno vorrebbero) e sono dei veri esperti in materia, grazie anche a continui spulciamenti nel reparto di libri ad esso dedicato. L'odio verso la categoria si scatena nel momento in cui ti sorrisettano perplessi davanti alla tua ignoranza sulla nuova sedia a cinque piedi inventata in Germania o all'innovativo accendino a forma di elefante che ingoia un fungo dell'ultimo enfant prodige di Tokyo. Roba che faresti un falò di tutta la sezione (appiccandolo direttamente col feltro, materiale da loro amatissimo).

IL KITSCH:
Altri libri della saga "Caccia al lardo" e
"Diavoli e cavoli"
  E' probabilmente l'atteggiamento che più condivido con il mondo hipster, ma posso imputarlo alla mia appartenenza al mondo Glbt, luogo immaginario da cui proviene il camp teorizzato da Susan Sontag di cui il Kitsch è una delle assi portanti. Che cos'è? E' l'amore per quelle cose talmente tanto di cattivo gusto, orrende, incomprensibili da fare il giro e diventare meravigliose. Una cosa brutta rimane brutta, una cosa Kitsch sublima il pessimo gusto in modo tale da suscitare ammirazione. 
In verità io amavo il kitsch già alle superiori, ma ho sviiluppato una propensione particolare durante l'università.
 E' un campo in cui i soli veri hipster e le persone portatrici sane di kitsch e perciò totalmente inconsapevoli, sanno muoversi con disinvoltura. Gli esempi sono tanti, dall'autobiografia di Loretta Goggi coi capelli da Marylin platinata a settanta e passa anni, all'ardore con cui si leggono le riviste come "Cronaca nera". Un esempio di assoluta classe? La serie gialla di Lucio Nocentini con protagonista Wilma de Angelis, un tripudio di meraviglie sin dal titolo e dalla copertina. E' vero, l'effetto Kitsch funziona solo se il protagonista è inconsapevole e Nocentini sa benissimo quello che fa. C'è però una persona sorridente e inconsapevole coinvolta: la signora Wilma, è lei infatti la star.

LA SOCIOLOGIA:
Fondamentale sin dalla copertina:
"Il kit del 21° secolo"
Per quanto ultimamente tenti di passare per un nerd più cool, l'hipster non è nerd manco per niente. Forse smanetta un po' con l'informatica, ma sa stare benissimo al mondo, conosce i posti giusti, le tendenze della sua amata cerchia e soprattutto sa dove sta andando il mondo (non per nulla hipsterizza nelle capitali europee e affini, non chiuso in casa sua dentro magliette informi). La sociologia è perciò una sua grande passione. Non è ammissibile che non conosca l'ultima controcultura di grido della Papua Nuova Guinea, o le ultime tendenze in fatto di critical mass, senza contare che magari non scende in piazza a rivendicare i propri diritti manco pagato, ma vuoi che non sappia la cronologia della protesta a Gezi Park o le radici fondanti di Anonymous?  Essere sempre sul pezzo è un duro lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare.


LA MUSICA:
Fa parte delle arti favorite dell'hipster, il quale o suona in una band indie o ci ha suonato o ci vorrebbe suonare o ci suona un suo conoscente o (ed è la cosa più hipster di tutti) è direttamente il produttore di una casa discografica che incide preferibilmente in vinile o su cassetta. 
 Non può perciò non corteggiare la sezione alla ricerca di chicche di altri tempi, biografie e autobiografie di leggende del rock o artisti riscoperti quarant'anni dopo la loro morte prematura nell'oblio. Molto apprezzate anche in questo caso le ristampe anastatiche di documenti o le raccolte inedite. 
Un buon esempio: "Gli altri ottanta" di Livia Satriano ed. Agenzia X.


 E voi vi sentite un po' hipster? Ho dimenticato qualcosa di fondamentale? Testimoniate!

10 commenti:

  1. Beh, ma per la musica hanno ragione loro!;)
    http://quasi.rockit.it/2014/05/14/gli-altri-ottanta-15-canzoni-italiane-seminali-tra-post-punk-e-new-wave/

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  2. Da appassionato di fotografia, i cataloghi di foto non mi attirano per niente e neppure i vari manuali, ne basta uno valido quando si deve cominciare e poi serve solo una cosa: fare tanta esperienza fotografando e sperimentando.

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  3. Non credevo che questi rompicoglioni avessero un lato buono: la passione per il kitsch! Io ne vado pazzo, ho una mia piccola collezione: da un profumo cinese "Men's" con bottiglia a forma di torso muscoloso e foto di Schwarzenegger che fuma un sigaro sulla scatola, a un set di apribottiglie a forma di donnine nude, fino a un portapenne con un ghepardo d'argento abbarbicato sopra. Due oggetti popolano le mie fantasie morbose, ma non riesco a trovarli da nessuna parte: una bottiglia da liquore con tappo a forma di Manneken-Pis e un portarotolo di carta igienica con radio incorporata. Anche la radio a forma di tette, con i capezzoli come manopole per la sintonizzazione, mi garberebbe.
    Comunque viva i nerd, abbasso gli hipster :D

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    1. A me piacciono anche le loro meravigliose magliette, se qualcuno sa dove le prendono mi faccia sapere!

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    2. Prova a vedere Nudie Jeans (http://www.nudiejeans.com/) oppure Iron & Resin (http://www.ironandresin.com/) oppure Deus Ex Machina/Deus Motorcycles (http://shop.au.deuscustoms.com/).
      Altro sito guarda Etsy (https://www.etsy.com/it/?ref=si_home)

      Ci sarebbe anche threadless - https://www.threadless.com/ ma magari è più nerd.

      Alla tua sicura e spontanea domanda dopo aver letto questo ti rispondo: no, non sono hipster o per lo meno lo credevo prima di leggere il tuo post! :D

      Sicuramente i libri con Wilma de Angelis li devo assolutamente avere, sai se sono tipo hard boiled???? Ammetto di non conoscere Lucio Nocentini.

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    3. Ahahaha grazie per le indicazioni! Come scrivevo all'inizio, "Sono in mezzo a noi, intorno a noi, in molti casi siamo noi". Comunque se non ti costruisci ancora gilet di feltro, sei al sicuro.

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  4. Riflettendoci, forse la cosa più hipster che ho avuto in vita mia è stata la mia compagna di banco al liceo (poi laureata in architettura e molto presa dal design)... XD
    Io temo di appartenere più alla sottocultura nerd. E ho dovuto gugolare per scoprire cosa sia lo 'ied'.
    Comunque secondo me gli hipster non sono 'sta cosa così nuova, probabilmente sono solo un'evoluzione di quei finti alternativi-post-sessantottini-supertrendy-ma-controcorrente che già mi agghiacciavano da bambina °_°

    La vena kitsch però è interessante, dai! La scoperta dei gialli con protagonista Wilma De Angelis mi ha mandato in sollucchero! *__*

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    1. No, credo che di post-sessantottino non abbiano nulla. Gli hipster non hanno tendenze politiche di nessun genere, non rivendicano nulla, non chiedono niente, non leggono neanche Marx.
      Ti invidio perché ignoravi lo Ied.
      Se leggi davvero i libri con la signora Wilma fammi sapere come sono!!

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    2. Tranquilla. I post-sessantottini cui pensavo io l'abito politico lo indossavano giusto solo per sembrare trendy e fighi, e non per altro, dato che il '68 non l'avevano visto manco col binocolo (se non altro per limiti anagrafici).

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  5. Io ancora non ho capito se maschero le mie debolezze imputandole a amore per il kitsch, o è il kitsch la mia debolezza. QUesto post letto oggi capita a fagiolo, oggi sono stata da Tezenis, e ho visto cose... ho visto un reggiseno a triangolo (modello bimbe) trasparente con una "toppa" a forma di unicorno felice rosa e azzurro appiccicata sopra a mo'di copricapezzolo. Cioè, io lo voglio, ma non mi sento affatto a mio agio con questa parte di me. Con i libri è tutto più semplice.

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