martedì 2 giugno 2015

Quando i non lettori si fingono lettori sui social network. Quattro orrori e mezzo a cui ci tocca assistere, tra tramonti, gatti, troll, prefiche e massime anacronistiche.

 Qualche giorno fa una mia amica storica, che ahimè vive a Londra e non vedo quasi mai (aò non me la sto a tirà, ormai con tutti gli italiani all'estero che ci sono, sfido chiunque a non avere l'amico a Londra, Parigi, Kyoto o Santiago del Cile), ha riesumato delle foto inquietanti della nostra ggggiovinezza ggggiovane, quando pensavamo che avremmo vissuto nei nostri paesi boschivi foreva.
O.o
 A quel punto anche io mi sono sentita in dovere di riesumare delle orride foto di un nostro vecchio viaggio a Barcellona, delle foto in cui sembravo un cotechino ammaestrato e sorridevo giuliva in vestiti discutibili. Meno male, le ho scritto, che non c'era fb.
 I social network, specialmente se vivi lontano, sono una gran cosa
 Pur tuttavia ci hanno svelato del prossimo molte cose che avremmo preferito ignorare, dalle foto alla data di nascita. In particolar modo hanno dato orrendamente ragione all'Istat che accusa gli italiani di essere un popolo di analfabeti.
 Una prima poteva ribattere che una dozzina di anni di scuola dell'obbligo non potevano essere passati invano, ma ora davanti ad errori d'ortografia che dovevano essere stati debellati in terza elementare, possiamo renderci conto dell'amara verità.
 Ciononostante alle persone rimane quella sorta di patina d'orgoglio vetusta (non stento a credere che tra qualche anno sparità pure questa) che impone loro di fingersi acculturati. Ed è qui che si spalanca il vaso di Pandora composto da frasi, tramonti, gattini e altre infinite nefandezze.
 Di seguito analizzerò alcuni comportamenti da non lettori che si fingono lettori sui social network.
 Dite la verità, ne sentivate il bisogno eh?

CONDIVIDERE FRASI A CASO CON TRAMONTI: 
Questa delle frasi a caso con sfondo di tramonti è una piaga che ha colpito i migliori.
 Anche la Repubblica ormai ci dà un caloroso buongiorno con la faccia di un autore o un paesaggio x e la frase da bacio perugina preso da wikiquote. Generalmente i lettori veri, a meno che non appartengano a quella gloriosa categoria che è "il cliente che non smette mai di sognare", evitano di spammare sull'homepage del prossimo Tolstoj e l'incipit di "Anna Karenina" sulle famiglie felici e infelici. Un po' evitano per snobismo (il vero lettore non si piega alla condivisione modaiola), un po' perché le frasi sono generalmente davvero da Bacio Perugina.
 A meno che non sia il 25 aprile o il primo Maggio raramente si trova qualcosa che vada oltre il sole, cuore, amore o, nel caso di impegno, qualcosa che non inciti a ribellarci perché l'uomo libbbbero si ribella.
 Perché la frase a caso con i tramonti è roba nazionalpopolare che usano solitamente i non lettori. Ciò spiega perché o siano citazioni inutili che potrebbe aver detto chiunque, anche il nostro vicino di casa "Ciao", ella disse. E sorrise col sorriso più dolce del mondo") o perché raramente si trova Majakovski e più generalmente finiamo in balia di Gramellini.
 E' superfluo dire che il principe delle maree citazionistiche rimane lui, Fabio Volo. Tanto da aver generato anche una pagina fake su fb: "Fabio Bolo" con tanto di citazioni assurde e fasulle sui Tramonti. Il vero lettore quando cita non cita gente a caso, ne va del suo orgoglio e del suo pavone interiore. 

LA SINDROME DELLA PREFICA:
 Alla morte di uno scrittore le vendite dei suoi libri si impennano. Ultimo caso in ordine di tempo, la ristampa random delle varie opere delle vittime della strage di Charlie Hebdo. Quante probabilità avevamo di veder ristampata l'opera anticapitalista dell'economista morto nell'attentato? Quante di vedere qualcosa di Charb anche in Italia? Non molte. Ma il morto, storicamente, tira in tutti i campi artistici.
 Ciò che i social network insegnano è che nulla è più virale di una commemorazione. 
 Nel momento in cui muore una personalità di qualsiasi settore si sparge per il web "la sindrome della prefica", ossia  cordoglio drammatico, vesti stracciate, gara a chi si finge più disperato.
  Il vero lettore generalmente vive il suo dolore in modo muto, abbracciando i propri libri, cari resti di chi se n'è andato, ma ci ha lasciato almeno qualcosa su cui piangere.
  Il non lettore o lettore vagamente occasionale piange invece tutte le sue lacrime, rammenta episodi improbabili di parenti anch'essi defunti che leggevano con ardore opere dell'autore, ricordano momenti dell'infanzia in cui astronomi di fama mondiale avrebbero influenzato le loro scelte in modo fatale (trascurabilissimo il fatto che essi lavorino in banca). Twitter diventa peggio di Spoon River, Facebook et simili una gara a chi è più affranto.
 Se n'è andato un grande uomo, una grande donna, piangiamo, deliriamo, prefichiamo. Modo infallibile per smascherare il falso condogliante internettiano è la domanda, "Qual è il tuo libro preferito?". Se risponde, "Un po' tutti" sapete con chi avete a che fare.

ATTRIBUIRE FOTO E MASSIME CASUALI AD AUTORI CASUALI:
Qualche tempo fa mi postarono su fb una foto in cui dovevano aggirarsi insieme, abbracciate su una spiaggia,  tre divine: Tina Modotti, Simone de Beauvoir e mi pare Dolores Ibarruri. Che esse non avessero mai potuto incrociarsi per ragioni spazio-temporali non sembrava un problema per l'entusiasta che aveva lanciato la foto cuorando cuori in onore di queste tre grandi donne.
  Idem l'altro giorno ho scoperto che tra i conoscenti fb di mia madre girava una presunta tirata attribuita a Paulo Coelho ma assai più probabilmente farina del sacco di Carlo Conti o di un suo epigono. 
 Era tutto un "Noi che giocavamo in cortile e i nostri genitori non ci controllavano ogni due secondi, noi che mangiavamo tutto o a letto senza cena, noi che le merendine buone". Di seguito venivano elencati dei ricordi di chi era stato indubbiamente infante negli anni '50-60, ma in Italia, non in Sudamerica.
Non importa, il non lettore non guarda queste sottigliezze. Condividere foto e frasi di gente a caso, senza curarsi dell'evidente anacronismo nell'attribuire considerazioni sulla tv ad Aristotele, ritiene faccia fare loro una figura acculturata. Probabilmente nessuno si prenderà il disturbo di fargli notare che così rendono solo  palese non sapere di cosa parlano.

PARTECIPARE A POLEMICHE SENZA COGNIZIONE DI CAUSA;
 Una delle cose peggiori dei social network è la possibilità di leggere le opinioni degli altri. Tu pensi di vivere in un paese civile e scopri che persone con cui chiacchieri in armonia ed educazione, sono in realtà preda dei più oscuri demoni moderni: razzismo, sessismo, ignoranza, invidia, idiozia molesta. 

 Qualunque polemica ormai deve avere i toni dell'esagitazione, con qualche tocco di violenza, una pennellata di komplottismo, un pizzico di signoraggio bancario. Anche i libri non sono immuni da questo incubo postmoderno.
 Se un libro non ha successo o peggio ancora parla di politica o economia, la discussione prende delle tinte da bar sport, ma peggio. Almeno nel bar sport uno conosce le regole del calcio, in questi casi si rifà solo a sentito dire, di solito da amici o blog che ne sanno di più (giornali no, anche i giornali son servi del potere). Ogni tanto un povero cristo che ne capisce, se ne esce con un'opinione intelligente, ma viene sommerso da tanti di quegli "Sveglia!!1!!" che alla fine desiste.
 Il livello di trollaggio nei blog e nelle discussioni sui libri è in realtà mediamente più basso perché i libri non sono tra gli argomenti considerati hot.
 Tuttavia altri sono i pericolosi dissennatori che si agitano attorno ai nostri amici cartacei e digitali:
1) I finti intellettuali.
2) Quelli che leggono un libro l'anno, ma vale centuplo perché è il più importante di tutti.
3) Quelle che ricalcano la propria opinione su quella delle persone ke kontano.
4) Quelli che leggono per tirarsela.
 Dicono che un tempo non era così. Dicono. Ma forse era solo un periodo in cui non esisteva facebook e allora potevamo pensarci tutti più intelligenti.

Variabile.
Il vero non lettore spesso è anche un vero non scrittore che ammorba quelli che dovrebbero essere i gruppi in cui ci si scambiano informazioni sui concorsi letterari. 
Generalmente esordiscono con: "I miei amici dicono che ho tanta fantasia e dovrei diventare uno scrittore" oppure "Ho in mente una storia, potete dirmi come pubblicarla?". 
 Mi ricordo che una volta ebbi un memorabile scambio di battute con una tizia che sosteneva di non poter partecipare ai concorsi letterari perché "viveva in Sardegna". Alla mia domanda: "Che c'entra?", mi venne risposto, " Ci sono un sacco di problemi. Ad esempio se vinco un concorso, come ritiro il premio?". Non aveva manco cominciato e già aveva vinto. Sono comunque memorabili anche le loro facce quando si autopubblicano e vengono in libreria cercando di convincerti a ordinare ed esporre il loro libro. Solo a quel punto scoprono che il mondo editoriale è molto complicato e non li sta aspettando a braccia aperte. Magari se leggessero lo saprebbero.

 E voi quali altre inquietanti social-networkate da non lettori conoscete? A quali nefandezze avete assistito?? Testimoniate!

9 commenti:

  1. Ancora peggio è quando gente della strada crede che basti guardarsi un programma pseudodivulgativo (e non parlo di "Quark", parlo de "Le Iene") per convincersi di essere informatissima su argomenti scientifici e medici estremamente complessi, e di poter dall'alto delle due interviste a Vannoni lette su "L'espresso", ergersi a supremo censore delle pratiche di sperimentazione animale/alimentazione vegana crudista fruttariana che cura ogni malattia dal cancro alla sindrome di Weissmuller/abbasso BigPharma!1!/i vaccini causano autismo.
    Ho moderato per un periodo biennale un forum di divulgazione scientifica, e devo constatare che la tragica tendenza dominante è quella così riassumibile: "Non importa quanti studi giuridici/medici/biologici tu possa aver fatto, la mia opinione vale quanto la tua, perché io HO LETTO SU INTERNET CHE".
    No. No. No. Porca Pupazza, no.
    La cosa meravigliosa della scienza è che chiunque sia normodotato di cervello può farsi una cultura e assorbire le conoscenze di base e poi via via più complesse su una pletora di argomenti che spaziano dall'attrazione gravitazionale dei buchi neri all'uso della tomografia assiale computerizzata: basta applicarsi e soprattutto scegliere accuratamente le fonti a cui attingere il sapere, organizzarle in modo organico e cominciare dalle basi.
    Se uno ignora il meccanismo della teoria evoluzionistica, come diavolo può venire a dirmi che un topo da laboratorio AMA e ha dei SENTIMENTI, e quindi vale quanto un essere umano?
    A parte la follia etica, è un discorso che l'evoluzionismo stesso smentisce abbondantemente, in quanto ogni specie in natura si adatta ed è selezionata al fine della propagazione e conservazione della propria specie.
    Inoltre, non ho capito come mai, ma questa gente si raggruppa su facebook per darsi manforte e confermarsi nella propria ignoranza. Dev'essere che esser certi della comunanza con un gruppo vasto di imbecilli trasforma l'agnello in leone, un po' il meccanismo alla base della Hitlerjugend.
    Spiegare pacificamente che la scienza non dà diritto a un'opinione, perché qualsiasi argomentazione si basa su fatti certi, sperimentati e verificabili non ha senso.
    In Italia manca una cultura umanistica. Ma anche quanto a quella scientifica, viviamo in un deserto di aridità.

    E dal basso delle mie due ore di discussione con un antivaccinista che vuol vietare a sua figlia di fare il vaccino contro il Papillomavirus umano perché ha letto su un articolo di "GreenMe" scopiazzato e tradotto male da un articolo del Daily Mail che può causare reazioni avverse gravi (cioè... febbre alta?!), mi sento veramente esasperata.
    Il Daily Mail. Che è come tutti sanno una pubblicazione scientifica riconosciuta dalla comunità internazionale: orde di scienziati fanno a pugni per divulgare le proprie pubblicazioni accanto ai commenti sull'ultimo outfit di Kate Middleton; la Barré-Sinoussi sarà più che lieta di rendere note le sue ultime ricerche nella colonna accanto alle indiscrezioni su cosa ha fatto il principe Harry a una festa dopo la quarta vodka.
    Aiuto.

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    1. No, ma infatti questa dei non lettori almeno è una follia apparentemente innocua (anche se l'analfabetismo è la madre di tutte le tragedie). Quella scientifica sta raggiungendo livelli da medioevo, tra un po' vedremo i cerusici tornare nelle piazze.
      L'altro giorno un mio conoscente sosteneva con certezza che si può comprendere se un bambino è autistico dalla "forma della testa del feto". Certo come no. Non so dove abbia pescato un'idiozia del genere, ma è solo la prima di una pletore infinita di cialtronerie pseudoscientifiche. Come avere la possibilità di acculturarsi e buttarla nel cesso.

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    2. di questo passo finiremo per rivalutare Lombroso... oddio, se diamo un'occhiata alla capoccia di Salvini & Co, in effetti.... :-o

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    3. Spezzerei una lancia a favore di Lombroso: le sue teorie fisiognomiche sull'Uomo Delinquente erano prive di fondamento, ma almeno in tutto questo ha dato inizio alla moderna scienza criminologica, la qual cosa ha delle conseguenze positive sulle indagini di polizia in tutto il mondo.
      Il problema che Nathan Ranga (semper fidelis: ho appena scoperto il tuo secondo blog e lo adoro) è molto, molto peggiore.
      Non ho capito perché ultimamente i laureati all'università della vita si permettono di sentenziare e di dire cosa devono fare medici, infermieri, farmacisti, fisici, biologi e chi più ne ha più ne metta. La cosa interessante è che il contrario non succede: non so se avete mai visto qualcuno che, davanti al campionato del mondo di Formula 1, sostiene di saper cambiare le gomme meglio degli ingegneri ai box.
      Nella corsa automobilistica, fiore all'occhiello della nazione, nessuno si permette di credere di saperne più dei tecnici; nella ricerca e nella scienza, invece, noto ventre molle del sistema Italia, avanti tutta!
      Ecco qui, giusto come petit cadeau, il copincollaggio di un intervento su un forum di autoproduzione cosmetica (posto popolato da dottori, chimici e biologi con la passione di spignattarsi in casa creme per i piedi e tonici viso) di uno di questi gloriosi individui. Gli insulti erano rivolti a me medesima che - forte del mio esame di Medicina legale appena sostenuto e superato con Trenta - ho avuto il coraggio di buttarla sul ridere dicendo che non è corretto dare agli onnivori dei "mangiacadaveri", dal momento che, secondo la medicina legale, il cadavere è il corpo umano morto (quello animale è detto carcassa). Leggete e piangete con me!

      "Ah beh, se una fonte e' rifiutata dalla comunita' scientifica, notoriamente connivente con le multinazionali farmaceutiche che vogliono solo speculare sulle malattie altrui allora stai a vedere che e' robaccia..Ma ascolta, quanti anni hai tu? Vivi in questo pianeta o no? Perche' dovresti pensare con molto piu' senso critico mia cara, e non prendere per oro colato tutte le stupidaggini fintamente provate in laboratorio della cosiddetta "comunita' scientifica internazionale". Basta dire che curano il cancro con la chemio, che ne ammazza piu' del cancro stesso, per avere una chiara idea della comunita' scientifica. [...] Mi pare di capire che studi medicina, o l'hai studiata e ti stai specializzando in medicina legale? A maggior ragione non abbiamo proprio piu' nulla da dirci cara, mi vanto di non frequentare i tuoi colleghi da un bel po' di tempo, ovvero da quando ho eliminato dalla mia alimentazione e dalla mia vita tutti i veleni di cui la medicina allopatica non sa o finge di non sapere nulla al fine di speculare sulle malattie prescrivendo medicinali veleno che mi vanto altrettanto di non assumere, perche' essere vegani significa essere sani, e questo lo so, fa preoccupare non poco i dottori allopatici. Ah... qualunque corpo morto e' un cadavere, lo sanno anche le pietre quindi vedi tu. Pero' un consiglio vorrei dartelo, e come a te a tutti gli studenti di medicina o laureati: chiedete alle vostre facolta' di includere alimentazione tra le materie primarie, e il suo ruolo nell'insorgenza dei tumori, che e' vergognoso che in Italia il nutrizionista debba essere un laureato in biologia e il medico di base non capisca la differenza tra una bistecca proveniente da un cadavere animale e una zucchina...Saluti."

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    4. L'università della vita, un'università che non augurerei al mio peggior nemico: tanta saccezza, orgoglio per la propria ignoranza e se qualcuno si dimostra più preparato o intelligente di te, c'è sempre il mitico "E' tutto un komplotto sveglia!".
      In realtà quello che sai non lo sai davvero, è quello che qualcuno ha voluto che tu sapessi.
      Sono molto più affidabili le loro fonti ciarlatane.

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    5. Salvo poi correre piagnucolando al Pronto Soccorso alla minima unghia incarnita/ginocchio sbucciato/eruzione cutanea.

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  2. Quello che a me stupisce sempre è come, in una società che tiene la cultura in una posizione da meno-che-Cenerentola (con la cultura non si mangia, i professori sono dei poveri sfigati, ecc.), tutti si affannino a voler sembrare colti, lettori o, peggio, a voler scrivere libri a tutti i costi (tipico di certuni: "Voglio davvero scrivere un libro, ma non so su cosa. Mi aiutate?"). Non è un po' come dannarsi l'anima per sembrare l'ultimo dei falliti? Boh...

    @Ilaria Villa
    non ho capito come mai, ma questa gente si raggruppa su facebook per darsi manforte e confermarsi nella propria ignoranza.

    Bias di conferma?
    Comunque la tendenza a 'fare comunella' con chi la pensa come noi e ci sostiene nelle nostre convinzioni, per quanto errate, contro il resto del mondo nemico credo che sia innata nell'uomo. A me non sorprende per nulla.

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  3. E non dimentichiamoci di citare il classico inziccamento sul Tomo delle Facce di Merda (e anche su altri socialcosi, ci mancherebbe) di tonnellate di frasi pseudo-famose, pseudo-profonde, pseudo-qualunque altra cosa, accompagnate dal famigerato (cit.), come se si vergognassero di mettere il nome del personaggio che le ha ideate - o più probabilmente come se avessero paura che il personaggio in questione li sbugiardasse.

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    1. Secondo me semplicemente non sanno chi c'è dopo il cit.

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