sabato 5 dicembre 2015

Storie di tombe, morti ed epitaffi. Cosa rimane di famosi e sconosciuti dopo la loro morte? Quattro libri che raccontano storie di uomini e donne eminenti, poeti illustri, paesani americani oscuri e oscuri nobili inglesi, perché tutte le vite hanno qualcosa che merita di essere ricordato.

Una grandissima parte dei romanzi che si vendono in libreria (e anche dei saggi con una buona componente autobiografica), ha come protagonisti persone o storie eccezionali.
Ovvio, in generale, perché è lo STRAordinario che attira, non l'ordinario. Che mi importa di sapere che vita fa o faceva il mio vicino di casa o un ignoto contadino del '300?
 Traumatizzata dalla fissazione della mia professoressa di storia e filosofia del primo classico, grande appassionata della piatta vita di una coppia di allodieri medievali, i mai dimenticati Bodo ed Ermentrude, sarei tentata di darvi ragione. Essi, e scommetto che molti altri se ne ricorderanno, erano una coppietta intenta ad aiutare la moglie del vassallo, a zappare la terra, a impegnarsi in altre mille incombenze più o meno faticose delle loro epoca. La vita normale di migliaia e migliaia di persone nel medioevo. Posto che la cosa che mi è rimasta più impressa è loro tranquillità e poca ansia nel dover sbrigare mille commissioni, il loro ricordo sarebbe bastato in eterno a ottenebrare la voglia di sapere cosa accade in quelle che non crediamo le comunissime vite degli altri.
 Tuttavia, ben altri capolavori erano dietro l'angolo a ricordarci che ogni persona nasconde un mondo, non necessariamente composto solo da galline da allevare e sacchi di semi da scaricare.
 Ciò che ha, a mio parere, salvato gran parte della memorialistica delle masse agli occhi delle masse stesse di lettori, è quel meraviglioso capolavoro di cui ancora non ho mai parlato su questi schermi: "L'Antologia di Spoon River" di E. L. Masters.
  Generalmente in adolescenza o post-adolescenza arriva sempre il momento in cui qualcuno ti regala il libro di Masters (in alternativa vedi qualcuno che lo legge o arriva l'amico che ti dice "Non lo hai ancora letto??"). E' uno di quei classici libri di passaggio, interessante perché non parla di formazione, ma di morte, ed è forse, oltre ai vari suicidi romantici del nostro Jacopo Ortis o del povero Werther, uno dei primi modi in cui un ragazzo medio, a scanso di tragedie, viene in contatto con il mondo del lutto.
 "L'antologia di Spoon River" come sapranno anche i sassi è composta da una geniale serie di epitaffi posti in calce sulle tombe di un paese americano. Molte delle storie narrate nelle poesie funebri sono legate tra di loro, scatenando una magia composta da vari fattori potentissimi:
1) Il cosiddetto effetto Rashomon, è pronto a ribaltare le verità di epitaffi che raccontano la stessa storia da diversi punti di vista.
2) Avendo Masters scelto un microcosmo umano è possibile anche dopo un secolo e mezzo e dall'altra parte del mondo riconoscere una serie di personaggi che popolano anche le nostre vite (e di cui generalmente non ci curiamo e non ci chiediamo mai cosa pensino).
3) Ha dimostrato che dietro ogni singolo, anche il più insignificante c'è una vita che è un mondo, composto di piccole e grandi tragedie, enormi sofferenze, rimpianti, rimorsi, amori, assenza di amori. Anche i bambini vissuti pochissimo, anche le donne più irrilevanti avevano una vita degna di nota, anche se non sempre di essere vissuta.
 Questo capolavoro ha il merito di accendere la curiosità verso le vite degli altri comuni mortali che ci circondano. E' da questa fiamma di curiosità che nascono una serie di libri, tra cui i due che hanno dato vita a questo post, usciti da poco e molto interessanti. 
Il primo è "Vite brevi di uomini eminenti" ed. Adelphi (di cui in realtà è appena uscita l'edizione economica) di John Aubrey. Aubrey era un curioso intellettuale e fisico del '600, una sorta di Piero Angela del suo tempo, che passò la sua vita a dissipare le nebbie in svariati argomenti mai affrontati con sistematicità. Tra le sue opere ci sono alcune raccolte biografiche di notabili del suo tempo, un po' in stile Vasari. Quello che lo distingue dal buon Vasari è la scelta delle vite e il tono. 
 Innanzitutto i notabili non sono poi così notabili, ovvero si tratta di una serie di nobili o appartenenti all'upper class inglese, che per la maggior parte non compiono imprese memorabili. 
 Ciò che rende davvero notevole questi notabili è il tono ironico e quasi satirico con cui Aubrey descrive le loro vite: ci sono i due nobili celibi che mangiano,  vivono, viaggiano e alfin dormono insieme di cui si intuisce la velatissima omosessualità, la rampolla pronta a gettarsi dalla finestra per poter sposare il suo amato (unico contrattempo: atterra direttamente sull'amato e quasi lo ammazza). C'è la moglie del nobile uccisa con una cioccolata avvelenata e l'iperattivo ragazzetto di buona famiglia spedito nelle colonie e lì rapito dai selvaggi assieme ai suoi compagni: compagni pappato e lui risparmiato dalla popputa regina che però lo rilascia solo dopo molti anni permettendogli di tornare in Inghilterra dove nessuno lo riconosce più. C'è il bellissimo nobile inglese che fa letteralmente strage di donne virtuose: ben due si uccidono per il suo amore (tra cui una contessa italiana) e i loro fantasmi lo perseguitano notte dopo notte conducendolo all'esaurimento. Ci sono stupidi di successo, talentuosi in rovina, nobili scialacquatori e splendide donne che amano uomini dal fisico stupendo, ma butterati dal vaiolo. Altro che novella 2000, altro che giornali scandalistici dei nostri giorni, leggete Aubrey vi divertirà il decuplo e soddisferà la naturale predisposizione umana a farsi i cavoli degli altri.
 Il secondo libro è "Tumbas" di Cees Nooteboom ed. Iperborea. Questo autore olandese si è dedicato ad una pratica che nel nostro paese ancora molto superstizioso può inquietare i più, ma ha comunque un suo nutrito gruppo di fan (e interessanti guide dedicate): la visita al cimitero a scopo no crisantemo. Ci sono appassionati infatti che girano per cimiteri, solitamente monumentali a contemplar statue, leggere epitaffi degni di nota e vedere dove sono seppelliti i "famosi" del passato. Nooteboom si è concentrato in particolar modo sull'osservazione delle tombe di poeti e filosofi del passato. Cosa ci racconta il riposo eterno scelto da o per costoro?
Nooteboom ce lo racconta in modo molto (secondo me troppo, ma sono gusti) personale. Le tombe dei grandi raccontano fin troppe cose della loro vita, a partire dal luogo. Susan Sontag, morì in America e scelse di farsi tumulare nel cimitero dei grandi a Montparnass dove riposano Sartre, Simone de Beauvoir e Wilde (la cui statua in stile egizio troneggia eccentrica), Giacomo Leopardi invece riposa alle pendici del Vesuvio a Piedigrotta, ove ebbe la fortuna di finire dopo che le sue spoglie mortali furono fortunosamente salvate dalla fossa comune dal suo amico Antonio Ranieri. Il Giacomo nazionale morì infatti durante un'epidemia di colera e mai più toccò le sacre sponde marchigiane, rimanendo in terra di Campania, non solitario comunque, visto che condivide il cimitero con Virgilio.
Dopo il luogo vengono le statue, alcune semplicissime, altre condivise, come quella di Kleist e della sua compagna Henriette Vogel che si uccisero insieme. Le loro tombe si trovano nel punto, pare dove si diedero la morte, quella di lui ben più grande di quella, modesta e piccolina di lei. Ed è un letto d'erba, condiviso assieme alla moglie, volto verso il mare, quello del poeta Pablo Neruda, mentre Shelley dorme nel cimitero più romantico d'Italia, quello acattolico di Roma.
 E' un bel viaggio letterario quello che ci regala Nooteboom, eccentrico e curioso. Di alcuni però avrei voluto sapere di più, e un po' meno quel che ne pensava o ricordava o filosofava il caro Cees (ma nun se pò avè tutto).
 Per concludere, ricordo tra gli altri, un corposissimo volume di Giacomo di Girolamo, "Dormono sulla collina" ed. Il Saggiatore. 
 Uscito l'anno scorso aveva l'ambizione di raccontare la storia italiana attraverso una serie di epitaffi in stile "Antologia di Spoon River" su personaggi e gente comune entrati a far parte della storia e dell'immaginario della nostra Italia repubblicana. Lodevole l'intenzione, ma il risultato è a mio parere forse troppo gigantesco perdendo molta immediatezza (oltre a mancare i rimandi tra gli epitaffi).
 Mi scuso per questo post funereo! Avete letto alcuni di questi libri? Vi interessano? Fate parte degli appassionati che vagano a contemplar statue per cimiteri?

(Per concludere in allegria non posso non postare questo pezzo di "Bianco rosso e verdone" a cui, confesso, ho pensato tutto il tempo).


  

2 commenti:

  1. scoprii Spoon River all'università e molto l'ho amato; per non parlare della bella versione musica+parole di De Andre' (Non al denaro ne' all'amore ne' al cielo): la conosci? quanto ad Aubrey, lo ordino subito alla libreria di fiducia a Oristano!

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  2. Non ho letto questi libri, ma ho una certa passione per i cimiteri monumentali e la prossima volta che passo da Roma, devo necessariamente visitare il Cimitero Acattolico, dove ci sono anche le tombe di Keats e di Gramsci.

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