venerdì 27 maggio 2016

La distopia non è un genere per signorine. Davvero? Il mondo inquietante di "Solo per sempre tua" di Louise O'Neill, un incubo fantascientifico che a sprazzi esiste già.

Anni fa, molti lo ricorderanno, andò di moda una sorta di minidocumentario di Lorella Zanardo: "Il corpo delle donne".

La giornalista aveva fatto una sorta di collage di immagini prese da vari programmi della tv generalista e ne era risultato un coacervo di sederi al vento, ninfette ammiccanti, capelli svolazzanti, sguardi cucciolosi associati a labbra procaci di diciottenni.

 Devo dire che quando lo vidi ebbi un moto di: "Tutto qui?" (ritenendo non che fosse normale, ma che insomma era l'immaginario che mi avevano proposto più o meno dalla nascita quindi non capivo l'improvviso sconcerto), ma a quanto pare l'opinione pubblica italiana aveva bisogno del proverbiale bambino che dice al re che è nudo, così giustificai in qualche modo lo sconcerto generale.

 Tuttavia le mie perplessità aumentarono quando lessi entrambi i libri della Zanardo (e la intervistai persino per la tesi): c'erano tante buone intenzioni, una base teorica molto vaga e un esercito di testimonianze che volevano essere il grido di dolore di una generazione di ragazze costrette in canoni di bellezza estetici impossibili e in convenzioni sociali da suicidio.

 Ok, tutto giusto, tutto vero, ma c'era qualcosa che proprio non mi tornava. Pensa che ti ripensa la risposta era sempre la stessa: perché queste ragazze frignano e non si ribellano? Di cosa hanno paura?
 La faccenda che subiamo delle grandi pressioni sociali per me ha senso fino a un certo punto. Per me, una volta appurato che neanche mio padre riesce a convincermi di certe cose, non esiste altra autorità morale sulla terra che possa farlo.

 La risposta, perciò, tuttora, non riesco a darmela.

 Quando ero adolescente, le tappe della ragazzina considerata non proprio avvenente le ho passate tutte: vessazioni al suono di "sembri un maschio, sei un maschio, sembri un maschio", amiche che tentano di propinarti orrori ambulanti al suono di "se non ti accontenti rimarrai sola" (a 15 anni, mah), appuntamenti forzati nel tentativo di trovare una persona random che metta a posto il tuo stato sociale (non è bene essere single neanche a 16 anni).
 Non oso pensare cosa sarebbe stata la mia vita adolescenziale se ci fossero già stati i social network.
 In ogni caso, ho sempre pensato, se sopravvivi alle superiori, poi è fatta. Dai diciotto anni in poi chi ha il diritto di romperti le scatole? E se pure qualcuno se lo arroga, quanto ci vuole a mandarlo a spasso?

 Così devo dire è accaduto a me e così ho sempre fatto. 
 Considerando che non mi reputo una persona particolarmente coraggiosa, mi riesce sempre difficile cogliere il motivo per cui molte non riescono a uscire da uno stato di sudditanza che le costringe a un terrore perenne: sarò abbastanza magra? Amata? A posto? Si vedrà che sono una brava fidanzata, moglie, madre?
 Penso che in generale la carica rivoluzionaria e ribelle di cui dovremmo essere portatrici sia stata silenziata sin troppo in questi anni.
Non so come hanno convinte molti e soprattutto molte che è il caso di stare zitte, fido che un giorno una scossa generale ci permetterà di non frignare più sui libri della Zanardo o chi per lei, ma ci darà quella forza di riprendere in mano un discorso interrotto.
 Quel discorso che è: nessuno deve potermi dire cosa posso o non posso essere e fare.

 Un buon inizio potrebbe essere dare una chance a "Solo per sempre tua", una distopia femminista (genere ampiamente praticato in passato, adesso sfortunatamente caduto in disuso) che, sono certa, sin troppi hanno bistrattato per via della copertina (che non ci crederete ha un senso).

 La storia è ambientata in un futuro in cui lo scioglimento dei ghiacciai ha causato una tale catastrofe climatica da uccidere la maggior parte della popolazione mondiale per poi costringere la restante a raggrupparsi nella poca terra risparmiata. 
 Lungi dall'essere vittima di una sorta di retrocessione tecnologica, di certo lo sono di una morale: lo spazio è poco, quello che serve per saperlo gestire davvero sono (o più esattamente si ritiene siano) principalmente maschi e grazie all'inseminazione selettiva si possono concepire solo le femmine che si giudica  possano soddisfare un adeguato fabbisogno per il genere maschile.

 Il fabbisogno viene stimato di anno in anno a seconda dei maschi nati e solitamente ci sono un tot di coetanee tra cui i ragazzi potranno scegliere. Le rimanenti, scartate, possono diventare concubine (prostitute sostanzialmente), rarissimamente "caste" ossia donne che svolgono funzioni di supporto, mentre le rimanenti vengono spedite "sottoterra" dove sostanzialmente saranno vittime di esperimenti medici nazisti in nome dell'eugenetica.
 Ovviamente le ragazze sono selezionate geneticamente per essere tutte bellissime (chi vuole una moglie brutta?) e vivono dalla nascita fino ai diciotto anni in una sorta di collegio dove il loro unico compito è essere belle, fare ginnastica, rimanere il più possibile magre, vestirsi benissimo, imparare a essere graziose, controllate, remissive e tranquille (chi vuole una moglie che non sa stare al suo posto?).
 Così giorno dopo giorno, imparano ad essere belle,  dolci, disponibili e soprattutto in vetta alla classifica: i loro profili e movimenti sono infatti visibili all'esterno, ai ragazzi che un giorno potranno scegliere tra di loro e che, nel frattempo, sono ampiamente occupati a votarle. Essere in vetta alla classifica è letteralmente una questione di vita o di morte: chi si adagia verso il basso è infatti destinata a finire "sottoterra".

 La storia comincia a pochi mesi dalla fine dell'ultimo anno: i giochi sono quasi fatti, i ragazzi che le sceglieranno stanno per arrivare e la tensione è alle stelle. Tutte vogliono il loro posto in paradiso e sono pronte a usare ogni mezzo per ottenerlo.
 La protagonista Freida, in verità, ha sin da subito l'aria di una che finirà male: la sua migliore amica, la spettacolare Isabel, è improvvisamente precipitata in uno stato di abulia/bulimia/isteria/anoressia (tutto di seguito non tutto insieme) incomprensibile e non le rivolge più la parola, riceve telefonate terrorizzanti (le ragazze hanno cellulare e pc connesso a internet con tutti i social in cui rendersi più appetitose e appetibili) e, una volta chiaro che potrebbe avere delle chance, diventa vittima di una sorta di reginetta della scuola che inizia con lei un pericoloso gioco di sudditanza psicologica.

 Noi tifiamo per la povera Frieda, ma sappiamo che è letteralmente un vitello destinato al macello: non dorme per il nervoso, si pone troppe domande e, soprattutto si innamora sin da subito del più avvenente dei ragazzi in attesa di sceglierle. Un ragazzo che sembra a posto persino a noi che leggiamo, eppure..

La O'Neill ha chiaramente saccheggiato
"Il racconto dell'ancella" senza se e senza ma.
Ve lo straconsiglio.
 La cosa inquietante di questo libro è che leggendolo non sentiamo di trovarci all'interno di un sistema che potrebbe avverarsi, ma di un sistema che esiste già.
 Certo, non siamo ancora ritirati in un piccolo appezzamento di terreno, ma l'incubo claustrofobico in cui Freida e le sue coetanee sono immerse è quello che possono tranquillamente vivere molte adolescenti senza attendere lo scioglimento dei ghiacciai

 Viviamo in un'epoca in cui tutto è amplificato all'inverosimile, se qualcuno ti prende di mira alle superiori può renderti la vita sociale un inferno, non hai sistemi veri di difesa, internet è sempre lì, i cellulari sono lì, le persone sono presenti anche quando non sono presenti a ricordarti che non sei all'altezza e tra l'altro la faccenda le rende ancora più subdole.

 Questo libro, sospeso a metà tra la fantascienza e la cosiddetta misteriosa narrativa per giovani adulti (cosa che ha creato più di una perplessità sullo scaffale in cui inserirlo). Potrebbe sembrare un malus, in realtà è un plus.
 In uno scenario tanto apocalittico, la O'Neill ha deciso di raccontare la storia di una pressione sociale sostenuta da una ragnatela di rapporti virtuali con gigantesche conseguenze reali.
 Il punto è: come possiamo dire che i social network e internet siano la via della libertà se non siamo mai stati socialmente controllati come adesso?
 Forse noi adulti (e non tutti visto l'analfabetismo funzionale in giro) abbiamo qualche arma di difesa in più, ma cosa accade a un'adolescente più fragile, esattamente come potrebbe essere Freida, quando sente di vivere circondata da aspettative che non può sostenere?
 E soprattutto, come possiamo desiderare un mondo, in cui un'adolescente non si chiede neanche se vuole sostenerle? 

 Ci sono libri che mostrano realtà di cui tutti abbiamo un vago sentore e ne percepiamo un'ideale gravità.
 Il loro merito è sbattercele per la prima volta seriamente in faccia. Quindi è così, pensiamo.
 Quindi è così. E abbiamo paura.

10 commenti:

  1. Pensavo fosse una cagatona,ed ora invece ho voglia di leggerlo!!!!
    Cmq le medie e le superiori erano già dure socialmente ai miei tempi,non voglio pensare adesso!!!

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    1. Guarda, io non vorrei mai essere un'adolescente adesso, sai l'ansia? -.-

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  2. Titolo e copertina non invitano per nulla, ma hai fatto venire voglia di leggerlo anche a me :)
    Sempre "in tema", ero rimasta molto colpita da "La fabbrica delle mogli" di Ira Levin, davvero agghiacciante.
    Conosci qualche altro titolo del genere?
    (Di solito non commento ma ti seguo sempre e trovo i tuoi consigli molto interessanti)

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  3. Sì, in effetti "Solo per sempre tua" sembra anche a me (e per questo infilo il mio commento qui sotto) una variazione rispetto a "La fabbrica delle mogli" di Levin, che è il vero classico del genere (oltre ai due film tratti da quel libro, c'era anche un episodio di Dylan Dog, "Lama di rasoio", che vi si riallacciava). Comunque, sul tema era interessante il pamphlet di Laurie Penny, "Meat Market", in cui, se non ricordo male, si mostrava come il punto non sia un'autorità morale identificabile, ma un discorso che permea la società e la orienta in un senso specifico.

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    1. Diciamo che la cosa più interessante di questo libro è che a differenza del libro di Levin e della Atwood è rivolto idealmente a un pubblico di ragazze molto giovani e riesce, secondo me, a fotografare molto bene la pressione sociale di una vita sempre in vetrina. Però bollarlo solo come YA non mi sembra giusto per un fatto principale: fa molto bene agli adulti sapere cosa succede adesso. Non perché internet sia necessariamente il male, ma perché aiuta gli over 38 a capire cosa succede tra quelle che sembrano le tranquille stanze dei ragazzini di oggi (non tutti che generalizzare è stupido, ma di sicuro molti). Cercherò il pamphlet della Penny!

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  4. Riguardo a questo punto, voglio introdurre una riflessione che mi ha molto colpita in questi giorni e che non c'entra molto, ma che fotografa una situazione molto chiara.
    La questione è che la massificazione culturale imposta dai social network ha messo in luce, perlomeno nel mio giro di amicizie, realtà che ignoravo fino a poco tempo fa: tutto è nato da una folle discussione avuta con il mio amico Rajesh (che studia in seminario), che l'altro giorno mi ha rivelato che tutti i suoi cugini in India (tra cui uno con dieci servitori e due Bentley, pare con intenzioni matrimoniali) lo assediano, chiedendogli ossessivamente il mio contatto Facebook.
    Motivo? La misera io, alta appena un metro e sessanta, incapace di abbronzarsi, con un imponente naso lungo e aquilino, un po' rotondetta, e che per questo ha subito prese per i fondelli per tutta l'adolescenza (che ho iniziato a ignorare a partire dai quindici anni) e che, come te, veniva spinta a fidanzarsi con individui apocalittici (sia per modi che per scarsa intelligenza), in India è considerata una favolosa bellezza. Ho scoperto con stupore di corrispondere a tutti i loro canoni estetici, principale tra i quali sono gli occhi chiari e la pelle chiarissima. Ho scoperto che le ragazze si fanno rifare il naso per averlo come il mio (simile a un becco lungo e sottile), e che sia le donne che gli uomini spendono in media più soldi in lozioni schiarenti per la pelle che in bevande analcoliche: e che i social network come Facebook e Twitter sono in prima fila a pretendere risultati ancora più irrealistici di quelli che le ragazze italiane si aspettano relativamente al peso, perché se con diete e palestra (anche se difficile) è possibile cambiare la propria forma fisica, è impossibile cambiare la pigmentazione naturale della pelle.
    Una cugina di Rajesh è stata ricoverata perché, a causa della fisima della pelle scura, non si è esposta al sole per mesi, e ha pare sviluppato una forma di rachitismo (cosa insolita in una famiglia molto abbiente).
    La questione è che le pressioni sociali sui giovani sono sempre esistite: ma se una volta tuttalpiù ti rimproverava la madre se mettevi una gonna troppo corta, adesso i ragazzi e le ragazze sono prigionieri di una overcultura cibernetica che li segue dappertutto imponendo certi diktat.
    E questo è valido non solo per gli occidentali, ma per tutti.

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  5. Frieda alisa Difredi di Atwood :-D !non so se ce la farò, anche se Il racconto dell'ancella mi è piaciuto assaissimo (c'ho perfino scritto una rece)!

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  6. http://donnafumetto.altervista.org/bitch-planet-limportanza-di-essere-non-compiacenti/

    Segnalo anche questo fumetto, ben descritto in questo articolo. Visto che le grafic novel hanno sempre il loro perchè

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