sabato 29 febbraio 2020

Il mio carattere non è fatto per il matrimonio. Cristina di Svezia e le biografie eteronormate. Una calamità di cui non ci rendiamo conto.

 E’ un mystero abbastanza insoluto cosa abbia spinto Veronica Buckley a scrivere la biografia di Cristina di Svezia, un personaggio storico che evidentemente detesta, ma questo libro dedicato a una delle sovrane (ma direi proprio dei sovrani in generale) europee più particolari della storia lascia comunque due interessanti spunti di osservazione per chi ama il genere.

 Spunto 1: Perché si leggono e si scrivono le biografie?

A me personalmente non piacciono in toto i libri di storia. 

 Li trovo, salvo rarissimi casi, abbastanza noiosi, probabilmente perché li ricollego ad altrettante abbastanza noiose lezioni universitarie dove si oscillava pericolosamente tra parti generali che si proponevano di riassumere gli accadimenti di svariati secoli in un solo esame e parti monografiche cercavano il pelo del pelo nell’uovo di questioni note solo a qualche dottorando per ogni continente.

 Le biografie però sono un’eccezione. 
 Qui, al contrario dei soliti libri di storia, gli autori sembrano più propensi a scrivere di questioni accademiche in un sapido modo divulgativo (senza però scadere nel divulgativo for dummies che presuppone si sia tutti una massa di idioti).
Cristina di Svezia

 Insidie diverse però attanagliano il biografo: il desiderio di dare giudizi personali sui personaggi storici di cui stanno parlando, cosa ben diversa da ipotesi su determinati comportamenti. 

 Il biografo deve tenere a bada le sue simpatie e antipatie, i suoi anacronismi, e ricordarsi di tenere la mente bene aperta, soprattutto nel caso in cui il soggetto dello studio non sia a sé vicino nel tempo e nello spazio.

 Di chiunque stiamo parlando, ci dobbiamo ricordare che viveva in taluna epoca, con determinati condizionamenti e che non era una marionetta, ma una persona in carne ed ossa, con pregi e difetti anche assai distanti da noi.

 Sembra scontato, ma posso assicurarvi che se leggerete questo libro, scoprirete che non lo è per nulla visto che la Buckley prova un’evidente antipatia per Cristina di Svezia della quale non fa che sottolineare l’infantilismo e l’immaturità, ponendo in ombra i successi personali (in campo politico nei suoi primi anni da regina, e in campo artistico come collezionista e amante delle arti a Roma) e mettendo in risalto i suoi difetti (una propensione a iniziare con entusiasmo molte cose senza riuscire a portarle a termine e una certa volubilità).

 La Cristina di cui ci parla la Buckley è quasi una macchietta. 

 Una regina per caso, come lo furono per caso tutte le regine dell’età moderna, uniche e ultime eredi donne in dinastie senza maschi, che gettò via questa grande occasione dopo pochi anni di regno effettivo per inseguire personali farneticazioni di una vita da ricca nobildonna nella splendente Europa del sud.

 Ci presenta una donna perennemente alle prese con numerosi debiti (peccato che non le sia mai stato corrisposto quanto pattuito al momento dell’abdicazione, come lo fu invece ai sovrani austro-ungarici che precedettero Francesco Giuseppe) e circondata da personaggi ambigui dei bassifondi e della piccola nobiltà romana.

 Ci sono dei momenti in cui sembra di leggere la storia di una donna con problemi borderline della personalità, derive narcisistiche, della quale chiunque si approfittava, ma grazie al cielo aveva una serie di amici fidati tra i quali un presunto “grande amore” ossia un cardinale che le fu sempre accanto e che per questo si è meritato il bollino di passione, MA senza sesso.

 Se volete sapere come fu che Cristina di Svezia divenne il personaggio vulcanico che ancora adesso Roma ricorda, scordatevi di apprenderlo da questo libro

Saprete in compenso com’era vestita, quanti soldi non le versavano e numerose questioni sull’affitto delle sue case e i suoi domestici.

Spunto 2: Cosa rende un biografo un buon biografo?

 Questa biografia dimostra in modo accecante quali enormi travisamenti possono nascere dal voler ostinatamente leggere le vite altrui secondo i nostri personali codici morali.

 Ragazzi, non ce n’è, Cristina di Svezia era, se non lesbica tout court, almeno bisessuale con una spiccata tendenza lesbica.


Ebba Sparre
 Il suo grande amore fu una nobildonna svedese, la bellissima Ebba Sparre che presentava pubblicamente come "La mia amata compagna di letto" e che non dimenticò mai, neanche quando si trasferì a Roma e alla quale inviò numerose lettere appassionate. Faceva battute senza peli sulla lingua in tutte le corti in cui bazzicò, compresa quella del Papa.


 Più di un testimone dell’epoca che la conobbe parlò di atti contro natura alla sua corte.
  Lei stessa disse che si sarebbe mai sposata perché non poteva accettare che un uomo facesse a lei quello che l’aratro fa con la terra.

  Una delle cause della sua abdicazione fu proprio la sua avversione per il matrimonio un problema non da poco per una regnante che aveva tra i suoi compiti principale generare dei figlioli.

 Ebbene. Nonostante tutto questo sia riportato dalla Buckley, le uniche volte in cui si legge la parola “lesbica” è per elencare gli insulti che Cristina riceveva.

 Non solo, ma la Buckley si ostina in modo assolutamente insensato a negare le inclinazioni evidenti e delle quali Cristina di Svezia non faceva mistero neanche davanti a vescovi e cardinali e persino un giovanissimo re Sole, tacciandole come esagerazioni, provocazioni, e una necessaria conseguenza della sua voglia di essere al centro dell’attenzione oltre che al suo infantilismo.

 Tutte accuse, ve lo dico, che spessissimo, nella propria esistenza, una donna lesbica si sente prima o poi rivolgere, come se il non essere eterosessuale ponesse in una condizione di minorità e di immaturità perenne. 

Cristina di Svezia 
 Per cercare di costruire un'improbabile vita eterosessuale alla sovrana, prima la Buckley insiste su una giovanile storia d'amore col cugino Carlo Gustavo che lei designò successivamente suo erede (e che la Buckley vede come una sorta di principe azzurro vessato dalla volubile cugina, suo eterno rimpianto), poi la vuole innamorata per decenni del cardinal Azzolino, col quale però probabilmente non consumò mai.

 Ora. Cerchiamo di immaginare se il cardinal Azzolino fosse stato una donna: avremmo mai ipotizzato un coinvolgimento amoroso per il solo fatto di essere state grandissime amiche per trent'anni? Ovviamente no.

 Ci troviamo quindi davanti a uno strano ragionamento per il quale avere storie d'amore con componente anche fisica con una donna non rendeva Cristina lesbica, ma avere un amico di lunga data maschio la rendeva di certo eterosessuale.

 Questo strano ottenebramento della Buckley però non appartiene solo a lei.

 Dovete sapere che la povera Cristina di Svezia, una delle due donne che ha il privilegio di essere sepolta nella basilica di san Pietro (l'altra è Matilde di Canossa), è stata riesumata nel 1965 da un gruppo di studiosi svedesi che volevano capire se la regina fosse un ermafrodito (una curiosità per la quale onestamente non credo ci sia bisogno di scomodare un morto).

 La loro idea non si basava come nel caso di altri sovrani, ad esempio Carlo d'Asburgo detto lo stregato, da dubbi fondati su descrizioni fisiche dell'epoca, autopsie o sterilità, ma da prove indiziarie degne del peggior pregiudizio patriarcale.

La tomba di Cristina di Svezia a San Pietro
 Innanzitutto sembra che, quando Cristina nacque, le levatrici annunciarono al re la nascita di un maschio e solo dopo qualche ora ci si accorse che era una femmina, cosa che non dispiacque affatto suo padre, il grande re Gustavo II.

 Si è ipotizzato, ai giorni nostri a un'ipertrofia clitoridea, ma i famosi svedesi che ne disturbarono il sogno eterno erano convinti della loro ipotesi da molti altri comportamenti: la regina amava vestirsi da uomo, detestava passare il tempo ad acconciarsi (anzi, si rasava spesso a zero) e rimirarsi, non sembrava provare particolare attaccamento a vestiti e leziosità varie, adorava andare a cavallo e l'esercizio fisico.

 Inoltre non si sposò mai e non ebbe figli provando nei confronti del matrimonio e della gravidanza un fastidio malcelatissimo.

 Ovviamente, quando scoperchiarono i resti della regina ,scoprirono che era una donna e assolutamente niente avallava la loro ipotesi.

 Ci troviamo quindi davanti a un'esumazione dettata dal pregiudizio: pur di non credere che possa essere esistita una donna diversa dalla norma imposta che, grazie al suo ruolo e al suo potere, ha potuto vivere come voleva lei e non come volevano gli altri si è aperta una tomba.

Ritratto di Cristina di Svezia conservato nel
castello di Bracciano dove fu ospite
 Il libro della Buckley dovrebbe, a mio parere, essere letto da tutti coloro che vorrebbero scrivere la biografia di un personaggio lontano dal proprio sentire.

 E' il caso da manuale di un'interpretazione completamente fraintesa di un'esistenza, in cui niente può tornare se non si capisce la chiave per leggere i comportamenti, le scelte di vita, il pensiero fondante stesso di una vita.

 E' ovvio che sembra inspiegabile l'abdicazione di una regina se la si vuole leggere per forza da un punto di vista che non può tornare.

 Sì, abdicò perché si era convertita al cattolicesimo (ma la sconcertata Buckley non si spiega perché allora non si mostrò mai così devota, anzi), perché Stoccolma era un luogo intellettualmente povero (Cristina di Svezia tentò di migliorare le cose e fece venire a corte persino Cartesio che, infatti, morì a Stoccolma, ma anche qui la cosa viene derubricata a capriccio del momento), perché era una giovane donna vulnerabile alle bellezze del sud Europa (immagino che se fosse stata un uomo si sarebbe lodato invece il suo desiderio di ribellione interiore), ma non si pensa a quanto pesò per lei il desiderio ostinato del non volersi sposare.

 Prima di abdicare, per essere certa che mai l'avrebbero costretta a sposarsi, ci tenne a designare come erede il cugino, ma probabilmente sapeva che non sempre e non per forza avrebbe potuto rifiutarsi, per ragion di stato.
 Disse chiaramente:

"Vi dico ora che mi è impossibile sposarmi. Ne sono assolutamente certa. Non intendo spiegarvene i motivi. Il mio carattere non è fatto per il matrimonio. Ho pregato con fervore Dio affinché la mia inclinazione potesse mutare, ma mi è semplicemente impossibile sposarmi."

 Se si cerca di vedere l'orientamento sessuale di Cristina di Svezia come una cosa seria e non come una pruderie o uno strascico fastidioso d'infantilismo, ecco che le sue decisioni appaiono più chiare: l'abdicazione per sfuggire a un matrimonio col cugino o chi per lui, ma, al contempo, la voglia mai sopita di riprendere il potere durante tutta la sua esistenza (fece un tentativo sia per Napoli che per la Polonia). 

Si comprende il comportamento "eccentrico": il desiderio di non avere una corte di dame laccate, l'insofferenza verso l'unico modo di essere donna del suo tempo. 

 Aveva un carattere probabilmente particolare di suo la regina, a prescindere dalle sue inclinazioni, ma questa cecità irritante, questa sottovalutazione di una componente fondamentale della sua esistenza, lascia basiti e pone un serio problema storiografico.

 Uno dei più famosi adagi sul lesbismo è: "le lesbiche non esistono".

 Nascoste nelle pieghe della storia, mai prese sul serio, derise, ridimensionate, infantilizzate, sono state sapientemente cancellate dalla memoria. Solo qui e lì, qualcuna spunta, in modo quasi casuale, come se ci si fosse dimenticati di passare un colpo di spugna.

 Cristina di Svezia fu un personaggio importante della sua epoca, pieno di pregi e pieno di difetti, come tanti grandi personaggi. 

 Di certo meriterebbe letteratura migliore di questa biografia intrisa di giudizio morale e pregiudizio, di sospiri insensati per il cugino che tanto voleva sposarla e il cardinale che stava dietro ai suoi capricci. 

 Meriterebbe non un'agiografia, ma almeno una biografia non eteronormata, meriterebbe di essere vista per quel che ha dimostrato di essere: una donna che ha avuto il coraggio di vivere la vita che voleva e che nessuno è mai riuscito a costringere a compiere qualcosa contro la sua volontà.

 Non ci riescono molte persone nel 2020, immaginiamo la forza di volontà che le è servita nel 1600.

 A meglio rileggerci, cara sorella!

(Un capitolo contenuto in "Regine per caso" le rende più giustizia e parla anche di questa difficoltà da parte degli storici nel leggere la vita di Cristina di Svezia senza pregiudizio).

4 commenti:

  1. Bellissimo articolo grazie, condivido anche su pianeta viola e Lista Lesbica 😉😘

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  2. Davvero sconvolta dal fatto che il libro sia del 2004 (ho cercato) e che quindi questa cecità e pruderia non si possa neanche giustificare con la scusa del "è stato scritto molto tempo fa".
    Bellissimo post.

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    Risposte
    1. Peraltro sono andata su Anobii per capire se altri fossero stati irritati dal trattamento della biografa e invece tutte le recensioni insistono su quanto odiosa fosse la regina.
      E assicuro che è davvero difficile non rendersi conto di quanto la biografa sia stata pregiudizialmente invasiva.

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