domenica 28 luglio 2013

Il cliente delle otto meno due.

 Come ho già scritto in precedenza odio lavorare la domenica.
 La domenica è quel magico giorno in cui gente solitamente rinchiusa in ufficio per il resto della settimana, esce allo scoperto terrorizzando l'umanità. Un tragico esemplare di quest'orda funesta è: il cliente delle otto meno due.
 Costui appare alle otto meno due invocando un libro di cui ha assolutamente bisogno, ma di cui, non si sa perché, non ha sentito la necessità verso le cinque. 
 Quando gli fai notare che si sta per chiudere (e che una è in piedi da una decina di ore e vorrebbe prendere il treno prima che le ferrovie dello stato ti appiedino per tre ore perché è domenica) egli ti risponde provocatorio che sono le otto meno due, non le otto. 
 A quel punto, tentando di reprimere gli insulti, si tenta di scovare il libro senza il quale il cliente non può dormire quella sera, e puntualmente o non si trova o è da ordinare o è in magazzino. Quando il prezioso tomo è tra le mani del cliente sicuramente dalle otto meno due si è passati alle otto e cinque minimo. Il cliente ovviamente non sarà pago e vorrà qualcos'altro, in genere una confezione regalo perché è di corsa e non può farsela con le sue sante mani e poi oh, è un servizio e lui lo vuole.
 A quel punto gli si fa notare, ormai con il sangue al cervello e le mani che tremano, che è un servizio sì, ma per chi si degna di venire ad un'ora decente.
 E' allora il cliente delle otto meno due se ne esce con quella che crede essere la sua frase vincente: 
"Eh, ma io spendo."
 Figliolo, figlioli, io so che l'economia tracolla, so che spendendo cinquanta euro voi crediate di risollevare le sorti dell'economia italiana e di far abbassare lo spread in modo decisivo, ma non solo non è così, ma voi, nella vostra tracotanza, mi state facendo perdere il treno per tornare a casa.
 Quando si cerca delicatamente di far notare che dei cinquanta euro non ce ne frega niente, il cliente impazzisce e monta un casino agitando il bancomat che però non molla alla cassiera, la quale non può chiudere lo scontrino. Ormai si veleggia verso le otto e dieci e il treno è partito.
 Nel mentre, altri clienti delle otto meno due e delle otto e due si accalcano alla porta insistendo per entrare che loro devono proprio prendere una cosa solo un secondo, il bambino piange, la nonna sviene, solo un attimo! Giurano che spenderanno non entreranno a vuoto!
 Tentando di non farsi partire un embolo, si cerca quindi di stanare il cliente meno due, prima che lui e i suoi simili abbiano la meglio e l'unica è tacere e incassare qualsiasi insulto.
 All'alba delle otto e un quarto, tra le proteste, la porta viene finalmente serrata e a quel punto non è che uno se ne torna a casa. No, è allora che inizia tutta la procedura per chiudere il negozio, che, caro cliente delle otto meno due, non è che in libreria viene la fata madrina a serrare e contare il dinero.

 Poiché comprendo che questo post è scritto sull'onda di un astio profondo, vorrei lasciare una nota di dolcezza a tutti quei bravi clienti che sono gentili, disponibili e non si presentano alle otto meno due, ma in orari civili. In loro onore vi consiglio questo libro che una gentile signora oggi mi ha chiesto tra mille premure: "I biscotti di Baudelaire" di Alice B. Toklas. Un libro di ricette e aneddoti scritto dalla compagna di vita di Gertrude Stein, grazioso, leggero e interessante. Per colte pause the.

3 commenti:

  1. Molto simpatico. Il brano, non i clienti ritardatari.
    Mmhm! quella specie di madelaine ai pistacchi sembrano buonissimi! Magari cerco il libro.

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  2. Hahahahahaah. Spero che "la nonna sviene" tu l'abbia detto tanto per dire perché non voglio crederci che esista davvero gente simile

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  3. Delizioso e molto arguto, questo blog- come il libro di Alice Toklas.
    C'era una volta che anche mio marito aveva un negozio, e di clienti delle otto meno due (che uscivano regolarmente non prima delle otto trenta) ne ho visti più di quanto avrei voluto. Se ci penso mi ritorna l'ulcera.
    Un saluto ;-)

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