mercoledì 10 luglio 2013

Malessere da libro. Il caso Némirovsky.

Non so se questa sia solo una mia personale fissazione, ma ho la convinzione che alcuni libri mi comportino un malessere finché non me ne sono liberata.
 Mi spiego meglio. Il caso più eclatante è avvenuto verso Febbraio, quando, presa dalla nuova fissazione nazionalpopolare per Irene Némirovsky ho deciso di leggere un suo libro. Dopo aver dato un'occhiata un po'  a tutte le trame e non averne trovata attraente neanche una, ho deciso di scegliere un po' a caso e mi sono lanciata su "Il calore del sangue" - "Il malinteso" ed. Newton Compton.


 Mi accingo a leggere l'opera di questa maestra del '900 riscoperta e ne esco con una sensazione di malessere profonda. Un malessere non dovuto ad una qualche emozione suscitata dalla storia, ma da un certo inspiegabile disgusto generale. Mi chiedo cosa si possa trovare di profondo in una storia di amorazzi campestri. Davvero questo è un fine indagare l'animo umano?
 Lì per lì, terminata anche la seconda storia, un melodramma tra un tizio che non si rassegna ad essere retrocesso di posizione sociale e una ricca ragazzina annoiata, mi sento solo un po' tradita. Sento di aver buttato soldi (fortunatamente pochi) e tempo (fortunatamente poco pure quello).
 Col passare dei giorni però inizio a provare un senso di irritazione protratta. Mi è successo raramente in passato, ma ultimamente, sarà che sto invecchiando noto che accade di frequente (altro caso, una raccolta di racconti di M. R. James, che ho trovato davvero noiosissimi).
 Il fatto è che finché non allontano anche fisicamente il libro da me, il fastidio permane. Non che ci voglia molto visto che li spedisco a mia madre o li porto in biblioteca, ma rimango perplessa da questa influenza quasi medianica che il libro in quanto oggetto ha su di me.
 Mah, magari è un periodo, vedremo.
 (Io comunque un altro tentativo con la Némirovsky l'ho fatto leggendo il raccontino "Il ballo", storia ben costruita, lei brava a scrivere, ma trovo le sue storie talmente inutili e fatue che continuo a non capirne il senso. Abbandono l'autrice senza nessun rimpianto).

1 commento:

  1. A me è successo con la Austen,ma più che di malessere profondo,potrei parlare di fastidio.La trovo noiosa e spocchiosa.

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