mercoledì 6 novembre 2013

Indagine su Fabio Volo e le sue 28.000 copie vendute in una settimana. Di chi è la colpa? Delle librerie, della sovraesposizione, del popolo italiano o del degrado completo? "Murder" she wrote.

La pietra dello scandalo:
Fabio Volo
Come ho scritto nel post sui miti e le leggende della libreria, molti clienti pensano che le classifiche vengano manipolate in favore di alcuni autori per aiutarli a vendere di più. Non ci si capacita che primo in classifica ci sia Fabio Volo e non Pietro Citati (per quanto anche costui grazie a Fazio abbia vissuto una settimana di gloria col suo libro su Leopardi). 
 In questi giorni, il nuovo imperdibile libro di Fabio Volo sta creando sconquassi un po' ovunque. Quest'uomo, recitano le statistiche (e a vedere il venduto della mia sola libreria ci credo) ha venduto 28.000 copie in una settimana. Cioè, solitamente 28.000 copie totali per un libro sono già un megatraguardo e lui le ha vendute in una settimana. Perché?
 L'ipotesi più accreditata da chi si rifiuta di vedere la verità è che: la sovraesposizione mediatica unita alle pile di libri davanti agli scaffali ai cartonati alle vetrine a lui dedicate, abbiano indotto la popolazione italiana ad un delirio Fabio Voliano, come sotto ipnosi. Beh, se così fosse allora perché non abbiamo un nuovo talento da milioni di copie ogni mese? Come mai le case editrici incappano in flop straclamorosi?
La primavera scorsa eravamo inondati di copie di un libro di una novella penna italiana che grazie a dio è colata a picco prima ancora di esistere. Si trattava di un'opera dal titolo anche pretenzioso "Le affinità alchemiche" e narrava la mai sentita storia di due gemelli cresciuti separati che si incontrano di nuovo adolescenti e sbam scoppia la passione. La copertina di Johnny e Selvaggia (questi i loro nomi) campeggiava copiosa in vetrina, i cartonati con frasi sensazionali stazionavano davanti alle porte e ce n'erano arrivate un numero di copie assurdo. Ha venduto pochissimo. Mi direte, ma questa era una ventenne con la fissa dell'incesto, non una che sta sempre in tv o in radio.
 E allora vi propongo il caso Melissa P. che è emblematico per il boom iniziale e per lo schianto finale. Questa sedicenne siciliana non la conosceva nessuno, aveva pubblicato i famosi "100 colpi di spazzola" con la Fazi che allora non era una casa editrice particolarmente blasonata e sì, narrava delle pornoavventure ma come tanti altri, anzi, in un momento editoriale in cui (non come adesso) l'erotico non era da prima pagina. Vendette se non ricordo male 2 milioni di copie, e non parliamo di  Henry Miller.
Due anni fa è uscito l'ultimo libro di Melissa P. ora astrologa, opinionista, personaggio televisivo, si intitolava "Tre" e narrava l'altrettanto originale storia di un menage a trois edito da Einaudi (di cui non posso fare a meno di far notare che astutamente la protagonista si chiama Larissa). Ricordo pile di questo libro, interviste su ogni rivista femminile e non. Fu un flop colossale, tanto che l'unico libro della cara Melissa che si trova ancora facilmente in commercio è appunto i famosi "100 colpi di spazzola" di quando era ancora miss nessuno.
 Cos'è allora che decreta un successo? Non lo sappiamo, non lo sa nessuno.
 Un mio insegnante di sceneggiatura ci parlava di complesse circonvoluzioni della trama, archi narrativi dei personaggi, climax, colpi di scena, ma diceva che se manca quel più, quella magia impalpabile, irraggiungibile il successo non viene, neanche se è studiato a tavolino.
 Fabio Volo ha questa magia?
 No, Fabio Volo non ce l'ha. E' il contesto culturale-storico che conferisce alle storie di Fabio Volo (posso assicurare scritte meglio di tante altre) la magia che gli fa vendere 28.000 copie. 
Il mio discorso si può facilmente tradurre
in questa pubblicità che ho visto personalmente.
 Il livello culturale del nostro paese è straordinariamente basso, le biblioteche chiudono, i lettori forti sono una percentuale ignobile, chi si è laureato deve quasi vergognarsi per aver studiato invece di essersi messo a lavorare prima di subito. Malgrado uno dei tassi di laureati più basso dell'Europa senti continuamente dire in giro che ci sono troppi specializzati, troppi qualificati, troppa gente con un pezzo di carta e nessuna esperienza. Un ministro in Italia ha chiaramente detto che con la cultura non si mangia, Pompei cade a pezzi, si vendono isole in Sardegna, la Bignardi è un'intellettuale di peso, Fabio Fazio fa oscillare le vendite, la De Filippi è la mamma di tanti aspiranti cantanti e ballerini e l'amica fidata di decinaia di casalinghe e anziani. 
 In un contesto che condanna da anni la cultura e getta l'eccellenza sotto una cattiva luce per quale motivo in  classifica dovrebbe essere prima la raccolta di racconti di Cheever o l'ultimo Pulitzer? 
Le stesse persone che fanno l'audience di "Uomini e donne" entrano in libreria e leggono la trama del libro medio di Fabio Volo: uomo con qualche problema esistenziale di poco conto (non è mai una grave malattia, quella di un figlio, lo sfratto, la depressione ecc.) va in crash alla soglia di qualche fatidico momento della vita, conosce una donna bellissima con cui fa tanto sesso, ma con cui le riesce faticoso impegnarsi e poi finisce tutto a tarallucci e vino. 
 Ordine esistenziale momentaneamente perso subito ristabilito. In mezzo tante frasi da baci perugina che circolano per il web come un virus. 
 Voi direte che in tanti scrivono robe alla Fabio Volo e invece no, è un'alchimia (per citare la tizia dei gemelli incestuosi di cui sopra), che non è così semplice. In Italia l'unico altro suo degno epigono è il vicedirettore di buon cuore de La Stampa, Massimo Gramellini. Anche lui scrive in modo scolastico e scorrevole, ama i buoni sentimenti, tocca il cuore delle madri e delle casalinghe, fa pensare ad un mondo più giusto senza mai diventare (né manco aspirare) ad essere pesante (e mi verrebbe da dire pensante). Il suo "L'ultima riga delle favole" vendette tantissimo, il secondo che parla della sua infanzia travagliata da un pesante lutto famigliare ha sfondato il muro del milione di copie. Qui il dramma esistenziale serio c'è, ma è tutto scritto in modo talmente elementare, semplice, immediatamente commovente che la casalinga che il pomeriggio stira e la sciura che legge "Donne che amano troppo" non può rimanervi indifferente.
 La magia sta nel beccare l'argomento giusto (e per questo un talento ci vuole lo assicuro, non scrittorio, ma almeno pubblicitario e nell'epoca della comunicazione è TUTTO) e riproporlo a oltranza. Fabio Volo ha capito quali sono i tasti giusti, è uno con la terza media che è venuto dal niente, ha lavorato, si è divertito, nell'intervista che Pif gli ha fatto ne "Il testimone" si vede che lui crede a quello che dice e scrive. Lui sogna, pensa, vede così.
 Fabio Volo sogna, pensa, vede quello che sognano, pensano e vedono tanti tanti troppi italiani. Per questa settimana almeno 28.000 accertati. Che diventeranno e sono milioni.
 E non è colpa delle vetrine e delle librerie malvagie che propongono solo quelli che vendono (e per la cronaca è quello che deve fare una libreria: vendere), ma perchè è quello che il pubblico si beve e neanche in modo passivo come in tv. La lettura ha una parte attiva, di responsabilità: cercare un libro, leggerlo, interpretarlo. Non ti scivola addosso come tre deficienti che strillano in tv.
 La responsabilità delle classifiche italiane è tutta nostra. Di questo nostro paese che affonda.

148 commenti:

  1. hai ragionissima, bel pezzo. A proposito delle dinamiche di vendita, non posso fare a meno di notare come di alcuni autori famosi ci siano dei libri pressochè introvabili: ho letto con molto piacere L'inattesa piega degli eventi di Enrico Brizzi, uno che dopo Jack Frusciante (mio amore letterario di gioventù) è uscito dal gruppo aveva prodotto solo roba tra il pessimo e l'appena accettabile. Ebbene, è il primo volume di una trilogia ucronica abbastanza acclamata su anobii, ma di questa trilogia oggi si trova solo il terzo volume - e su anobii leggo che bisogna aver letto il secondo per apprezzarlo. Ora mi chiedo: perchè? Perchè di un autore famoso ci sono dei libri che, puff!, spariscono? Ristampateli, cribbio!

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    1. Nel caso di Brizzi c'è un problema particolare. Qualche mese fa la Dalai è fallita o qualcosa del genere e tutto il catalogo è sparito dal commercio. Ora pian piano sta uscendo di nuovo tutto (o quasi).

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    2. mi hai appena allietato la giornata :)

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    3. Già che ci siamo: un altro autore che adoro e che è sparito è Mike Gayle: in inghilterra continua a pubblicare i suoi romanzi di, uh, "chick-lit meets nick hornby", qui in italia dopo i primi 5 non è arrivato più niente - e dire che vendeva pure. Ri-cribbio!!!

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    4. io non so chi tu sia, ma nei pochi minuti che ho perso sul tuo blog (non intendo sprecarne altri) ho capito alcune cose:
      - lavori in una libreria, quindi non è nemmeno tua, e ti permetti si sputare sul piatto in cui mangi criticando gratuitamente i clienti che ti pagano lo stipendio. e menomale che non è tua...
      - critichi Fabio Volo, ed è lecito, come è lecito criticare chiunque. Ma vogliamo parlare della pluri-premiata M.Mazzantini? I suoi romanzi possono anche non piacere, ma lei è una Scrittrice con la S maiuscola, e dietro ai suoi libri, soprattutto dietro a "Venuto al mondo" c'è un gran lavoro di ricerca, non è certo una storiellina butatta là in cinque minuti... Anche M.Gramellini può non piacere, ma la TV è piena di ben peggiori mostri, che raccontano un Paese molto peggiore...

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    5. Ti risponderò come rispose Luttazzi "Mi pagano non mi hanno comprato".
      Tutti i lavoratori possono avere un'opinione sacrosanta e non solo anche tutti i lettori, persino io. Se non ti piace il blog basta che non lo leggi.

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    6. esci e guarda il sole, goditi la vita per Dio! apri le finestre e fa entrare un po di vita..

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    7. Trovo che gli autori citati a più riprese su questa pagina, alla quale avete attribuito connotazioni decisamente negative, siano in realtà da rivalutare sotto un altro aspetto. Il simpatico Stephen King (mi sembra nel suo autobiografico "On writing", ma non ci giurerei), fa notare che spesso agli aspiranti scrittori sono più utili queste letture di serie B, rispetto alle blasonate letture di serie A. Il motivo è semplice: mentre le letture di serie A sono "inarrivabili", e possono far deprimere una giovane penna, le letture di serie B sono assai rassicuranti. Puoi addirittura permetterti di pensare: "io so fare meglio di così". Un balsamo per affrontare con fiducia il futuro!

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    8. Un bellissimo pezzo! Come te, anche io ritengo che autori comeFabio Volo, Moccia e Gramellini possiedao, se non il talento letterario, la capacità di toccare le corde dell'animo umano, sfruttando magari i tempi non proprio sfavillati i cui viviamo. Tuttavia mi sento di dissentire su un punto toccato nell'articolo: è vero che lo scopo delle librerie è quello di vendere, ma il dovere di un libraio è anche quello di consigliare il lettore, cosa che capita sempre più raramente. A me personalmente è capitato che, alcuni librai di cui mi fido ciecamente, mi sconsigliassero sull'acquisto di qualche libro fortemente pubblicizzato e m'indirizzassero su altri meno conosciuti e, con mio gaudio, ho scoperto autori straordinari che altrimenti avrei continuato a ignorare. Ecco, questo dovrebbe fare il libraio: consigliare il buon libro senza rovinarsi l'incasso, perché il guadagno che si ottiene da un libro di Grazia Deledda è lo stesso che dà il libro delle barzellette di Totti ...

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    9. Hai ragione, il libraio ti deve consigliare, ergo deve leggere!!
      Quanti ne trovi così?
      le grandi catene sono diventate supermercati e i commessi ti vendono libri come potrebbero venderti scarpe, mutande o che so io...
      Il mio vuole essere un appello a sostenere le piccole librerie, indipendenti e impegnate davvero a far cultura.
      E poi un'altra cosa: Moccia non solo non ha talento letterario, ma proprio non sa cosa significhi scrivere, e per giunta è borioso e burino....e pure brutto.

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    10. è straordinario come risbuchi fuori anche qui un meccanismo perniciosissimo: tu fai un'analisi perfetta, lucidissima, dolorosa; qualcuno (presumibilmente perché legge e apprezza [solo?] fabio volo), si sente chiamato in causa e si picca. subito ti accusano, nell'ordine:
      1) di non avere una vita
      2) di non vedere che "c'è di molto peggio!"
      3) di essere invidiosa del successo dell'autore criticato/ di sputare nel piatto in cui mangi.

      quanta prevedibilità! a me successe esattamente lo stesso quando anni fa provai a criticare l'allora fenomeno pulsatilla sul suo blog.
      io consiglio questo a chi non ha apprezzato il pezzo: di prendersi la responsabilità (come dici tu) di fare una critica personale e argomentata, e di evitare la protesta stizzosa e fatta con lo stampino. altrimenti come potremo credere che oltre a protestare non legge anche con lo stampino?

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    11. @Barbara. Le tre critiche a cui fai riferimento tu infatti poco mi toccano perché lievemente insensate. Della prima non riesco a vedere il nesso col post (inoltre so benissimo di avercela una vita), della seconda, ok, c'è di peggio ma che vuol dire? Della terza, io sono invidiosa della Gordimer, tantissimo della Sontag e di tutta quella gente che è nata col genio. Di loro lo ammetto non è che sono invidiosa, sono invidiosissima. Certo non di Fabio Volo.
      Ho presente chi è Pulsatilla e non conosco il tuo pezzo, ma se la critichi di sicuro lo condivido. I suoi libri (che ho letto perché continuo a scrivere che per criticare bene bisogna conoscere bene) sono tremendi e me ne sfuggono le motivazioni del successo pure in questo caso.

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    12. @ricciola Le grandi catene sono piene di laureati in materie umanistiche (come me) che in altro modo non potrebbero lavorare in libreria. Il rispetto del lavoratore, anche di catena, dovrebbe prescindere dalla questione catene/librerie indipendenti. Non si capisce nel dibattito, il povero cristo che si smazza code di clienti dietro ad un bancone cosa c'entri. Ne ho parlato in un vecchio post: "Il libraio e il commesso di libreria"
      http://idoloridellagiovanelibraia.blogspot.it/2013/09/il-libraio-e-il-commesso-di-libreria.html
      Il libraio dovrà pure leggere, ma è impossibile che legga anche solo tutte le quarte di copertina di tutti i libri che escono. Forse non ci si rende conto della mole spropositata.

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    13. Grazie per questa analisi. Interessante e soprattutto senza rabbia, sincera.

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  2. Odio chi spara a zero su Volo perché spesso sento puzza di snobismo e superiorità che non tollero in alcun essere umano. E tu non l'hai fatto. Ho molto apprezzato la tua analisi lucida sulla questione. Se vende tutti questi libri qualche pregio dovrà pure averlo, anche se io non lo vedo come non lo vedo in Gramellini e lo dico dopo averli letti.

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    1. Questo post mi è venuto in mente proprio per questo motivo: Fabio Volo fa schifo punto. Ripeto che secondo me gira molto di peggio. Ciò che è preoccupante di Fabio Volo è il numero di copie che vende e soprattutto lo sono i motivi per cui avviene.

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    2. Per criticare Fabio Volo non serve neanche leggerlo, ecco la prova: http://cercandoblivia.wordpress.com/2013/10/21/fabio-volo-e-le-sinossi-del-nulla/

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    3. @impossiball. Si ma questo Pippo Russo riesce a fare di peggio. Riesce a scrivere un libro e fiumi di parole su un blog basato sul 'nulla' di Fabio Volo. A me sa di parassita.

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    4. E' un libro di critica letteraria, che può piacere o meno, ma mettendola così allora tutta la critica letteraria dovrebbe essere parassitaria...

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    5. e cmq scrive di tantissime cose, su Fabio Volo avrà fatto al max un paio di post. Tratta molto peggio Faletto, per dirla tutta :D

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    6. Nathan, la critica E' parassitaria, sia che sia positiva che negativa. Non crea nulla, dice solo ciò che chiunque può tranquillamente partorire con la propria mente.

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    7. Forse "parassitaria" ha dei connotati troppo negativi. Senz'altro si "nutre" di qualcos'altro, ma come succede con qualsiasi altra cosa. Nulla si basa su se stesso.
      Penso sia falso dire che non crea nulla. Una critica puo' essere propositiva, puo' ispirare chi la legge/sente, puo' disilludere, puo' avere uno spessore maggiore dell'oggetto stesso della critica.

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    8. Soprattutto una critica può essere qualcosa che, pensa un po', si avvicina in modo impressionante alla realtà oggettiva. Un giorno o l'altro sarebbe bello andare a fondo alla questione Volo, e smantellare uno a uno tutti i pilastri di qualunquismo con cui viene sistematicamente perorata la sua causa. Solitamente non si fa perché il suo lettore medio non ha letto granché, non ha strumenti culturali forti, perché è cresciuto con l'eco di una frase abusata che nella sua implicita ammissione di ignoranza, ti lascia inerme: "Perché a me arriva". In sostanza, mi si perdoni il cinismo, la questione Volo è manichea: persone che sanno a malapena cos'è un libro e persone che hanno il palato fino perché hanno letto, studiato, analizzato e vissuto e possono asserire a pieno diritto che Fabio Volo è puro nulla. Vai di linciaggio.

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    9. La critica crea interpretazioni, e così facendo crea e ricrea i libri. Che la tua testa sia così elevata da pensare da sola tutto il pensabile su ogni libro di ogni argomento, mi è difficile da credere.

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  3. Annovererei anche Moccia agli autori italiani pessimi che vendono TROPPO

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    1. Devo dirti che tra Moccia e Volo, mille volte meglio Fabio Volo che almeno scrive in un italiano intellegibile (o lo fanno i suoi editor). Di Moccia ho provato a leggere il primo perché secondo me si deve criticare solo con piena cognizione di causa. Non sono riuscita a capire le costruzioni sintattiche di quale lingua indoeuropea usasse.

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    2. Io sono arrivata alla conclusione che la lingua usata da Moccia non faccia nemmeno parte del ceppo indoeuropeo. P.s Quando scoppiò la Moccia-mania avevo 13 anni, un giorno mi ritrovai a sfogliare la tanto acclamata opera per poi richiuderla dopo poche pagine pensando "Le lettere della posta del cuore di Cioè sono scritte meglio". Ergo, mentre le mie compagne leggevano le mirabolanti avventure di Step e Babi, io rimanevo nel mio angolino con i classici della letteratura per ragazzi tra le mani. Oggi, alla "veneranda" età di 22 anni, ho provato a dare una seconda chance a questo libro...l'ho abbandonato dopo il primo capitolo. Oltre ad essere fiera di me per non aver speso un euro per il libro, lo sono anche per non aver sborsato quei 7 euro di biglietto del cinema per il film (visto su Italia 1 e ovviamente bocciato)

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    3. Concordo: Moccia decisamente non appartiene al ceppo indoeuropeo. Forse viene addirittura da un altro pianeta, che ignora l'uso delle proposizioni principali. Da evitare.

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    4. Da insegnante ho letto il primo per un misto di dovere e curiosità, ed è stato un vero supplizio.
      Il secondo me lo regalò un ammiratore scrivendomi " Solo il titolo ispirò l'aquisto - "Ho voglia di te".
      Non ne ho letta neppure una riga e mai lo farò. però l'ho tenuto per la dedica...

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  4. Faccio il "Libraio" pure io ...... Tra Fabio Volo le sue opere e i suoi "Accoliti" e i mezzi finti letterati che ne parlano come se fosse un analfabeta e poi comprano i libri di Ammaniti o De Carlo inizio a preferire la prima schiera...... La promozione culturale non è compito delle librerie ne tantomeno degli editori o degli scrittori...... La promozione culturale pesa sulle spalle dei singoli....... Senza contare che la mia triste visione della realtà mi spinge a sostenere senza paura che per 10 libri venduti di veramente letti ce ne saranno forse 7......... Quido con l'incipit dell'ultimo libro di Ligabue ( Poi la gente se la prende con Volo che almeno non fa musica di merda) ...... I Bisogni sono solo sogni sognati 2 volte.....

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    1. Era un "Quindi Chiudo" ma dal telefono scrivo cose a caso! Chiedo Venia!

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    2. Mi ero persa l'incipit di Ligabue. Dopo "Lettere d'amore nel frigo" non ho più avuto il coraggio di toccare niente. Concordo su De Carlo, anche lui mito della sciura coi suoi intensi maglioni. Meno su Ammaniti che secondo me sa scrivere, ma come ho scritto in un post, scrive spesso di cose inutili e/o false.

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    3. sono stato libraio piccolo, competente, indipendente. Ho chiuso nel 2008 una libreria nata nel 1962. Credo che i libri ( e le canzoni ) di personaggi come quelli che avete citato e la cui lista annovera decine di apprezzate stelle del mid-cult, da Capossela a Jovanotti, da Faletti alla Mazzantini, abbiano tanto successo perchè sono stati spinti e dipinti come prodotti culturali "alti", di elevata qualità, da chi gestisce e produce la promozione culturale in Italia,e, in primis, le varie forme di talk show presenti in tutti i palinsesti televisivi e dagli inserti settimanali dei due quotidiani maggiori e i relativi spin-off. Quante interviste osannanti a questi ed altri italici geni delle arti, della musica e delle lettere abbiamo letto e visto in tv in questi ultimi 20 anni ? E così Benigni diventa un maestro dell'arte cinematografica (e però ha un Oscar...proprio come Tornatore e Salvatores, altri due irripetibili ed eccelsi geni), Allevi e Einaudi i nuovi Satie e Chopin e così via...Il guaio è che della "qualità culturale" di questi e di altri simili "artisti" sono convinti assertori non solo e non tanto quelle persone con bassi livello di istruzione e reddito e, di conseguenza,con un più difficile accesso ai segmenti di cultura "alta", quanto, invece, coloro che appartengono, per ceto, livello d'istruzione e reddito, alle fasce più alte della popolazione. Un effetto della esposizione ai media forse non molto conosciuto ma molto ben descritto da Dwight Macdonald in "Masscult e Midcult" , pubblicato da Rizzoli alla fine degli anni sessanta e, più di recente, da E/O

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    4. Ok, l'arte interessa ancora a qualcuno. Ci facciamo in quattro per stabilire se si tratti di arte colta, o se ci si debba riferire ai cassonetti della discarica comunale. L'arte è prima di tutto amore per ciò che fai e per chi ti segue. Senza l'amore, sarebbe una regola sterile, sarebbe compassione dl Cristo, non libero arbitrio! Facciamo questa distinzione, senza ritornare al problema della "qualità culturale" L'arte "discarica" è sempre di fronte ai nostri occhi,insegnamo ai nostri figli a osannarla, per essere sicuri che leggano almeno un libro nella vita. La verità è che siamo persi dietro alle mode, ci auto-osanniamo, per essere vendibili, ma ciò che apportiamo all'arte è un manico di scopa, una vecchia ciabatta, uno zero, che si somma a tanti zeri.

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  5. Ho appena scoperto il tuo blog e ti faccio i complimenti per questo bellissimo progetto e per le bellissime leggi della Biblioteconomia.

    Tantissimi complimenti per questo articolo su Volo che ha trasformato in parole quello che penso sul personaggio in questione.
    Io ho 25 anni, quando ne avevo 16-17 più o meno iniziai a leggere i primi libri di Volo, che all'epoca era blasonato anche come sex symbol italiano (chissà perchè). Mi piacquero molto, sognavo il principe azzurro, quello che è un po' bastardo, che commette errori ma sempre in buona fede, etc... insomma sognavo uno dei protagonisti dei libri di Volo.
    Un paio di anni fa, all'uscita dell'ennesimo libro di Volo, decisi di comprarlo e dopo neanche un capitolo ritrovo quelle dinamiche melense che per fortuna non mi piacevano più.
    Credo che, come dici tu in più parti, se la persona si ferma a quel livello culturale e non si sforza di migliorarlo continueranno a piacerle i vari Volo e compagnia.

    Scusate se mi dilungo ma è molto piacevole poter finalmente scambiare opinioni con voi che siete dei Lettori (L maiuscola), non ne conosco molti.
    Vedo e percepisco, Nathan correggimi se sbaglio, che il mercato editoriale stia puntando molto su questa tipologia di libri.
    Non so se seguite per un pugno di libri su rai tre, l'anno scorso mi capitò di vedere un ragazzo che portò come libro "preferito" quello di Totti.

    Ogni volta che entro in libreria ecco che spunta l'ennessima biografia del calciatore con la vita difficile o dell'attore a cui nessuno dava credito. Non credete che questi libri facciano pensare che leggere è solo ingurgitare gossip? Soprattutto ai giovani che invece dovrebbero essere istruiti a leggere ben altro?
    Secondo me si e in fondo la colpa, come dici tu, è di chi li legge e chi li sostiene in tv e alla radio.

    Buona giornata a tutti.

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    1. Beh le leggi della biblioteconomia sono frutto della mette del sommo Ranganathan, una sorta di mito dei bibliotecari moderni, da cui ho anche creato il nick.
      Il discorso su libro-ragazzi che leggono solo libri indegni-funzione pedagogica della libreria è lungo et complesso. Visti i numerosi commenti a questo post probabilmente ne parlerò! Concordo comunque pienamente con la tua analisi! :)

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    2. Ti ringrazio per questa risposta e anche per il bellissimo post di oggi.
      Io purtroppo sto portando avanti (che ci devo fare, sono rompiscatole) la lotta contro le biografie che "non abbiamo mai chiesto", cioè questi simpatici calciatori, presentatori, attori, dj e compagnia... Mi riesce proprio difficile chiamarli libri, sono prodotti commerciali, giusto o sbagliato che sia. Bè dai alla fin dei conti Volo è solo la punta dell'iceberg!

      Buona giornata!

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    3. Pensavo già di scrivere un post sul fenomeno delle perdibilissime memorie. Ho avuto l'illuminazione quando ci è arrivato un libro dal titolo "Io, l'ingegner terrone"...

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  6. Ho trovato il tuo blog attraverso il tweet di un mio contatto e devo dire che trovo la tua opinione equilibrata o, se preferisci, consapevole.

    Mentre il Volo radiofonico non mi dispiace, lo scrittore lo considero di una banalità esasperante - forse perché va preso a piccole dosi o quasi inesistenti, non saprei - e lo considero leggibile giusto per la grammatica; non che dia contro ai connazionali che vogliono leggerselo e reputarlo interessante, ma mi stupisco solo di come persista con successo la solita minestra trita e ritrita, là dove il lettore medio se non è cresciuto culturalmente, per lo meno dovrebbe essere diventato più grande anagraficamente parlando (un po' come scritto nel commento sopra al mio).

    Poi per carità: immagino anche che in molti casi c'entri il "panem et circenses", in tutti gli aspetti mediatici/culturali possibili, però penso dipenda anche dal fatto che si legge poco e quel poco non si abbia voglia di sfruttarlo per sperimentare altri autori o dedicarsi a qualcosa di tale da richiedere cervello (non come pesantezza, ma come esperienza esterna alla propria e quindi da decifrare/comprendere/analizzare).

    Detto ciò, buon lavoro libraia!

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  7. Sono decenni che è in corso questo processo di abbrutimento culturale e di ghettizzazione dello studio. Il guaio è che in Italia il terreno è fertilissimo, l'estremo sviluppo dell'arte di arrangiarsi ci porta alla rassegnazione, alla stasi, e quindi al sospetto ed al disprezzo nei confronti di chi usa il cervello per migliorarsi ed investe tempo ed energie nello studio invece che in altre attività ad immediato rendimento (maledetto per sempre sia il proverbio "meglio un uovo oggi che una gallina domani"). Una società abituata al disimpegno ed alle emozioni "tascabili" (in tutti i sensi, sia piccole che a buon mercato) preferirà letture che non richiedono impegno, non è avvezza ai sapori forti. Oltretutto, dopo anni ed anni che si batte sul tasto "i giovani leggono poco o non leggono" molti genitori sono rincuorati nel vedere i propri rampolli con un libro in mano, senza indagare su quale libro. "Vabbè, almeno leggono". Ma se uno si abitua a mangiare la pasta scotta col ketchup, poi non è detto che gradisca un piatto cucinato a modo. Ed allora la colpa di chi è? Del cuoco incapace? Del cliente che continua a mangiare schifezze? O di chi glielo lascia fare?

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    1. "O di chi glielo lascia fare". Cioè, non capisco se tu ti riferisci a chi permette a Volo di scrivere o a chi permette agli altri di leggerlo. In ogni caso è un concetto raccapricciante. Per quanto Fabio Volo possa essere considerato una "bruttura", ancora più brutto è colui che cerca di impedire di leggere o scrivere ciò che vuole.

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  8. Non capisco a che cosa possa condurre una deprecatio temporum del genere. I numeri alti li hanno sempre fatti i libri peggiori, a parte pochissime eccezioni. Certo, se continuiamo a guardare dall'alto in basso i fenomeni pop, non capiremo mai come vendere libri di una qualità anche solo leggermente migliore.

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    1. Gentile Pier,

      forse lei ha qualche suggerimento per farci capire come vendere questi libri di una qualità anche solo leggermente migliore?

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    2. Forse pier voleva dire che le leggi del mercato (anche di quello editoriale) mal si conciliano con la qualità; e men che meno con l'arte.

      Sta di fatto che I Malavoglia di Verga vendettero sempre pochissimo, così come Mastro-don Gesualdo; mentre il banale Storia di una capinera, dello stesso autore, fu un long seller per decenni

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  9. Ciao, complimenti per il blogghe e per questo post in particolare, equilibrato, pertinente e foriero sia di argomentazioni concrete che di una conclusione effettiva, questa troppo spesso assente dalle invettive medie contro la mediocrità del nostro tempo.

    La mia riflessione è appunto la medesima: in un epoca dove il nostro paese tocca il minimo storico per amore della cultura e struggimento dovuto alle medesima, bastano davvero quattro elementi messi in croce per riempire la vita di un individuo. Volo, vuoi pure in buona fede, prende tali quattro cazzate, le condisce con due scopate e due consigli da santone, ed ecco che lo spettalettore medio entra in empatia con la storiella.

    Contando che non si leggono più i classici, la gente non è abituata a lessico e sintassi degne di un libro, e si accontenta di un testo da ultim'ora, semplice e piatto - e dire che poi ci fregiamo di aver avuto tanti letterati, la maggior parte dei pontificatori dei quali avranno si e no letto due poesie alle medie.

    Ciò detto, ammetto con tristezza che da oltre un decennio le librerie [almeno quelle grandi] hanno perso totalmente il proprio ruolo, e sono dei supermercati: gente che compra libri inutili per fare un regalo di circostanza [quando la scelta di un testo è in assoluto il dono più intimo e ponderato che ci sia], pile di materiale che riflettono gli argomenti imposti dalla televisione [vi ricordate il boom di pedissequi libri sull'Islam post 11 settembre, che prima non se lo filava nessuno manco per sbaglio?].

    Ricordo tempi in cui potevo entrare, sedermi mezz'ora a leggere un capitolo di un libro a caso e poi comprarlo qualora mi fosse piaciuto, addirittura chiedere consiglio a qualcuno; ci sono ancora piccole realtà interessanti, ma devono lottare contro leggi di mercato più forti di loro stesse, e devono comunque scendere a compromessi.

    La colpa non è di nessuno: questi sono i nostri tempi e non potremo combatterne l'inerzia; l'unica cosa che possiamo fare per sentirci meglio è sensibilizzare i vicini in maniera diretta.

    A presto!

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  10. Cara libraia, hai proprio ragione. E notare che il Volo radiofonico lo considero òieve e abbastanza spiritoso, mezz'oretta da apericena va bene, ma dopo diventa un soufflé, che lo mangi e dopo hai più fame di prima... I libri e la narrativa (e la vita) sono un'altra cosa... O meglio, lui stesso dice che sa di non essere Dostoevskij (bontà sua) ma che per iniziare va bene. Il problema è quando una lettura per adolescenti spopola tra la gente cosiddetta "matura".. Anyway, viviamo tempi di narcisi e immaturi, siamo tutti nel frullatore... come mi disse Ceronetti, i libri servono a niente, speriamo che almeno dio riconosca i suoi ;-)

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  11. Articolo che avrei sempre voluto scrivere, ma non l'ho mai fatto per paura delle ritorsioni che gli editori possono mettere in atto contro un blogger con tutte le leggi anti blogger che esistono oggi.
    Complimenti, bel coraggio. Penso tutte le cose che hai scritte dalla prima all'ultima e quando sento 28'000 copie vendute in una settimana dico: "è marketing, ne avranno vendute 500 al massimo, basta convincere gli altri che siano 28'000 così diventeranno 1000 o 2000."
    Per fortuna che mi tengo ben lontano da queste schifezze colossali.

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    1. Oddio, spero che nessuno se la prenda in particolare... Non mi sembra di aver offeso nessuno, anzi, volevo fare un'analisi equilibrata. In fondo dico che la colpa, fondamentalmente, è del lettore.

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    2. Sì, la tua analisi è chiara e infatti se poi si vende quello che si vende è colpa di chi acquista. Il tuo blog è interessante.

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  12. Analisi molto lucida del dramma culturale italiano. Complimenti.

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  13. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. Messaggio corretto :) : non l'ho mai letto, ma un amico mi ha detto "leggendolo ci si riconosce". Ecco, questa interpretazione mi fa pensare che sia quindi un'esperienza totalmente inutile, meglio impiegare tempo per leggere qualcosa nel quale non ti riconosci affatto. comunque l'articolo della blogger mi sembra onesto: Fabio Volo è il riferimento, da come l'autrice descrive i suoi libri, di un pubblico di lettori ossessionati dallo psicologismo banalizzato e quotidiano, dalla necessità di riconoscersi e sognare la botta di vita che difficilmente avranno. Prima irretire con la mediocrità diffusa dell'esistenza poi lasciare sperare in un colpo di culo tanto eclatante quanto fragile. Interessante e tristemente consolante per chi ne è appassionato lettore

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    2. In verità il pubblico di Fabio Volo è molto più complesso e variegato. Quello che volevo dire è: perché ha successo. Ci sono molti lettori, anche forti, che leggono sull'onda emotiva del successo. Anche io ho letto porcherie e persino ben 3 libri di Fabio Volo per non sembrare, davanti ad alcuni miei conoscenti che si vantavano come degli esegeti, la scema rimasta fuori. Inoltre, secondo me, non puoi combattere o criticare una cosa se non ne hai una vera conoscenza, almeno in campo letterario. Io dico che i libri di Fabio Volo hanno terreno fertile a diventare dei best seller perché è a questi libri che può mirare il vasto pubblico in Italia, un paese dove si legge pochissimo. Il tam tam poi, coinvolge anche quelli che non ti aspetti, non solo le sciure innamorate di Morelli e De Carlo. Son leggi del marketing e, che piaccia o no, l'industria del libro è sempre qualcosa di base capitalista, anzi, forse è stata la prima miccia del capitalismo stesso.

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    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    4. modificato :) : Ma allora perché hai scritto questo articolo? bastavano due righe "leggetelo e fatevi un'idea". "Non l'ho letto, non mi piace", è il motto che ritengo da sempre legittimo, anche per criticare quello che appare come fenomeno di costume. Di certo se esiste qualche esegeta di Fabio Volo se la vede con un collega appassionato. A me interessa, punto. Peccato, sulla scorta delle tue affermazioni, che sembri quasi ricalibrare, mi ero fatto un'idea di stampo sociologico. Probabilmente avrò sbagliato, ma mi sembra a lume di naso che i libri di Volo non siano poi così distanti dalla celebrazione della mediocrità della vita quotidiana e della sua riproduzione letteraria con qualche entusiasmo in più. Marketing: un libro con questa ricetta e buoni editor si vende da solo.

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    5. a me NON interessa, errata corrige :D

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    6. L'articolo, come tutti quelli del blog, l'ho scritto perché ci tenevo a parlare di una cosa. Nella fattispecie del perché i libri di Fabio Volo hanno successo. Vedevo in varie discussioni su internet che si diceva: son porcherie hanno successo perché le librerie li espongono e va in tv ed è conosciuto. Siccome sto in una libreria e vedo quali sono le tipologie che comprano i libri di Volo e che non basta essere famosi o avere una sovraesposizione per vendere tanto (se no appunto ecco il segreto del successo), ho scritto il mio pensiero in proposito. I due libri che citavo prima di Volo servivano appunto per dire che non bastano due leggi del marketing per avere successo, serve qualcosa di più. E io volevo analizzare, secondo la mia opinione, quel qualcosa.su un blog che peraltro Alessandro di cui sopra legge e commenta da un bel po' (con mio onore :) )

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  14. Fabio Volo attira proprio: non solo lettori ai suoi romanzi, ma anche commentatori ai tuoi post! Bisogna sfruttarlo più spesso...

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    1. Devo dire che non me lo aspettavo, anzi...credevo anzi che un post su Fabio Volo fosse un po' rivisto O.o

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    2. Mi spiace deluderti, Alessandro, ma mi è piaciuto l'articolo. Dei libri di Fabio Volo, di cui non ho esperienza diretta, e del personaggio m'importa sega

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    3. Mi raccomando siam quieti por favor.

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    4. L'articolo è piaciuto anche a me, mr Mascagni, quindi temo che lei non mi deluda affatto. Per quale motivo poi si senta chiamato in causa dal mio commento - e in quei termini - proprio non riesco a capire: non l'ho nemmeno nominato.

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    5. e che non ho forse commentato? per questo motivo gradirei non essere considerato uno "attratto" da Fabio Volo, non perché cosa infamante, ma perché non vera.

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    6. Benedetti dèi, si rilassi un po', le farà bene.

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  15. Cara libraia, mi ritrovo assolutamente in tutto quello che hai scritto. E sono felice di avere in parte contribuito nel mio piccolo a non foraggiare il successo delle "Affinità alchemiche" (a marzo ho scritto sul sito per cui collaboro una recensione in stile "barocco", scimmiottando lo stile del libro e ne è scaturita una polemica da 90 commenti).
    Mi ritrovo anche nel tuo denotare che in Italia è sempre la mediocrità a trionfare.
    E notizia di poco tempo fa è che io, laureata e disoccupata, sono stata contattata dal mio ateneo universitario per un colloquio informativo che doveva servire ad aiutarmi a capire come mai non trovo lavoro; la responsabile si è così espressa: "lei non trova lavoro perché è troppo qualificata, il suo curriculum troppo ricco mette ansia ai selezionatori, che non cercano gente eccellente per posti di prestigio, ma gente di basso profilo, che non accampi pretese, per lavori mediocri".
    That's Italy.

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    1. L'altra faccia della medaglia della mediocrità: reclamare un concetto astratto di "meritocrazia" basato su titoli universitari spesso irrilevanti. Come se fosse un'autostrada privilegiata. Provare nei momenti di crisi del lavoro che non c'è a inventarsi qualche mestiere o progetto no? That's Italy

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    2. Mi sa allora che il mio articolo non lo hai letto sul serio.

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    3. Concordo con federicomascagni.
      Suggerisco un'ulteriore strada: quella dell'emigrazione.
      Così che rimanga più lavoro mediocre per noi poveracci di basso profilo e meno eccellenza snob tra le scatole. Just a suggestion.

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    4. Hai capito male, io non ho nulla contro chi studia.
      Lo snobismo di cui parlo non si riferisce al percorso scolastico di un universitario, ma al fatto che quest'ultimo si permetta di definire ignorante e mediocre chi non ha voluto/potuto proseguire gli studi.
      Io non giudico le persone che scelgono di continuare a studiare, ma purtroppo spesso noto in loro un atteggiamento di superiorità e arroganza nei confronti di chi (per un motivo o per l'altro) l'università non l'ha fatta.
      Il tuo commento ("scusate se non siamo rimasti ignoranti") e quello di Ossimoro ("in Italia è sempre la mediocrità a trionfare") confermano il mio pensiero.
      Chi vi dice che noi lavoratori non laureati siamo mediocri e ignoranti? Chi vi dice che la cultura che ci siamo fatti per conto nostro non valga quanto la vostra? Chi vi dice che la nostra esperienza sul campo non abbia contribuito a renderci degli individui validi e preziosi quanto voi?
      E, tra parentesi, il mazzo ce lo facciamo anche noi lavoratori, fidati ;)

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    5. Valido e prezioso quanto te non nello stesso modo, ma per lo meno nella stessa misura. Del resto ogni mestiere riveste la medesima importanza, dallo spazzino al dirigente, dalla cassiera del supermercato all'impiegato di banca, dal panettiere all'architetto. Navighiamo tutti sulla stessa barca, e ciascuno di noi fa del suo meglio per far sì che navighi fluida e sicura.

      Forse non hai colto il senso della mia critica: io non discuto sulla fatica e sulle opportunità riservate ai laureati; le mie osservazioni riguardano solo e unicamente l'atteggiamento di superiorità dimostrato da alcuni di essi, convinti che "il resto del mondo" sia fatto di gente mediocre destinata ad accontentarsi e a raccogliere i loro avanzi.

      Io non sono laureata, non ho proseguito gli studi perché non ne ho avuta la possibilita, ma non per questo mi sento ignorante o mediocre, né tanto meno inferiore a chi ha studiato. In più, faccio un lavoro che amo molto e che mi sono guadagnata grazie alle precedenti esperienze lavorative e a un colloquio interamente in inglese, lingua che ho imparato vivendo e lavorando all'estero. Alla faccia dei laureati che si sono presentati per il posto e che a mala pena spiaccicavano un inglese scolastico con accento penoso (parole del mio capo, non mie).
      Come vedi, una laurea non è tutto.

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  16. Niente di nuovo mi pare... Lo stesso articolo sarebbe stato valido anche per il libro precedente di Volo. E per quello prima. E per quello prima.

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  17. Buongiorno,

    ottimo intervento.
    Vorremmo pubblicarlo sul prossimo numero di Ellin Selae, la nostra rivista
    letteraria (vera! di carta e inchiostro, che esce da 25 anni...), che stiamo
    redigendo in questi giorni.
    Se le fa piacere e non ha nulla in contrario ce la può inviare per email?
    Complimenti ancora.

    La Redazione
    -------------------------
    ELLIN SELAE, rivista e libri
    Fz. Cornati, 27
    12060 Murazzano (Cn)
    tel/fax: 0173-791133
    www.ellinselae.org

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  18. Articolo interessante però secondo me il fenomeno di cui parli può essere interpretato in maniera ancora più appropriata se si ampia l'analisi ad altri campi. Prendiamo ad esempio la musica. Ci sono cantanti/gruppi che vendono milioni di dischi (o decine/centinaia di copie se nazionali) nonostante il loro prodotto sia oggettivamente povero da un punto di vista musicale. E non parlo necessariamente di testi, in questo momento penso soprattutto alla musica. I più son convinti che sia tutto frutto di strategie di marketing molto aggressive e sovraesposizione mediatica, ma io non credo. Per me é tutto legato al concetto di ready-made, sono prodotti che spesso non nascondono nulla, palesi e manifesti senza sforzo alcuno da parte del fruitore e che non hanno la pretesa di veicolare messaggi più complessi. Fabio Volo per me é l'equivalente "letterario" di questo fenomeno. Io personalmente l'ho sempre trovato insipido sia radiofonicamente che televisamente o in ogni altra sua manifestazione (sebbene come attore gli riconosca qualche dote...), ma so di non fare testo da un punto di vista statistico, ho in genere gusti un po' particolari. Riassumendo per me il fenomeno Volo é assolutamente coerente con tutto quello che accade nella nostra società sempre di corsa, vogliamo prodotti pronti all'uso, profondità preferibilmente nulla e quantità smisurato di qualunquismo a buon mercato. Tutto questo senza includere elementi psicologici relativi al bisogno di identificazione, il quale meriterebbe un commento a sé stante.

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  19. Libri come quelli di Fabio Volo stanno salvando l'editoria italiana... Senza quelle cifre i libri (dai più complessi ai più semplici) in Italia sarebbero spariti completamente da molti anni.

    Gaetano

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  20. Articolo interessante. Sono in accordo con il pensiero di Marco Maso. Se dovessimo fare una fotografia degli italiani da ciò che ha successo in tutti i campi (musica, letteratura, arte, politica, ecc.) ne uscirebbe qualcosa di mediocre. In ogni caso io la vedo in modo diverso: Volo riesce a portare alla lettura migliaia di persone che altrimenti non leggerebbe un solo libro all'anno; ben venga. Tra di loro molti affineranno i loro gusti letterari, e sceglieranno in seguito autori e libri migliori. E di per sé, già questo è un successo. A suo tempo, io ho dovuto innamorarmi di 8 romanzi di Wilbur Smith per scoprire che come lui ce ne potevano essere di altri, di scrittori bravi. É grazie a lui che ho cominciato ad amare la lettura. La capacità di comprendere e capire ciò che è mediocre da ciò che è eccellente va affinata con il tempo, in tutti i campi. Perciò lascerei stare Volo, lo ringrazierei come fa Gaetano perché perlomeno permette il salvataggio all'editoria italiana, e lascerei stare anche i lettori stessi di Volo: sono molto di più che semplici lettori di un autore magari sopravvalutato. Rimane un atteggiamento snob, antipatico, tipico della cultura alta e intellettualoide, spesso sterile.
    L'articolo naturalmente mirava ad altro, mi par di capire: valutare il segreto di un successo editoriale. Beh, il segreto rimane segreto... e questo è un bene; significa che c'è una libertà del lettore nel scegliere cosa leggere, libertà che non può essere imprigionata da logiche di marketing.
    Buone letture a tutti!
    Gianluca Antoni

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    1. Io ci vedo dell'ingenuità in questa visione. Se Volo fungesse solo o principalmente da trampolino di lancio per poi affinare i propri gusti e "passare al livello successivo", non farebbe le cifre che fa. Tutte quelle copie si giustificano solo col fatto che esiste una batteria di lettori ventenni, trentenni, quarantenni e forse pure cinquantenni che legge Volo per tutto il corso della loro vita o quasi. Se Volo fosse principalmente quello che dici tu, avrebbe conosciuto la parabola di Federico Moccia, e invece no. Questo perché superata la giovinezza il lettore non dico che cristallizzi i suoi gusti, ma fissa l'asticella delle sue esigenze letterarie, no? Quindi se a 25/30 anni legge SOLO Volo, non passerà più a altro. E i lettori di Volo sono principalmente adulti, quindi no, questa funzione sociale alla Valerio Massimo Manfredi, Fabio Volo non ce l'ha. Poi certo, qualcuno che lo legge e lo rinnega c'è, ma Fabio Volo è un autore affermato con un suo (vastissimo) pubblico consapevole, è la realtà. Poi io non ho nulla contro Volo, che non fa nulla di male, e suoi i lettori, presi singolarmente: sono le evangeliche persone semplici, che hanno i loro pregi e la loro intelligenza. Capisci che di sicuro non guardo dall'alto in basso un chirurgo perché legge Volo, o un onesto padre di famiglia che ha sputato sangue nella vita, come non guardo dall'alto in basso nessuno perché non va alle mostre di Picasso, per esempio. È il fenomeno sociale (lettori presi come massa) che mi intristisce perché fotografa con buona approssimazione il livello culturale letterario. Esattamente come le classifiche musicali fotografano un gusto misicale "sottosviluppato", e non parlo di testi ma di musica, come un lettore sopra ha sottolineato. Con la differenza che la musica italiana mainstream è quasi sempre stata "un giro di DO con un bel testo", con la letteratura abbiamo una tradizione un pochino diversa.

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  21. Per approfondire il fenomeno " Volo" proporrei: "Volo Basso" di Kaos edizioni http://www.kaosedizioni.com/index.php?option=com_k2&view=item&id=2:volo-basso&Itemid=10
    "Fabio Volo è un divo multimediale. È una presenza fissa in tv, con suoi programmi oppure ospite. Da anni conduce una trasmissione radiofonica quotidiana per un’importante emittente. Come attore ha interpretato una decina di film. E soprattutto, è uno straordinario fenomeno editoriale: ha scritto 6 libri di narrativa, con milioni di lettori.Volo è il più eclatante fenomeno socioculturale dell’Italia berlusconizzata, e può essere ritenuto il più influente intellettuale italiano di oggi. Per questo gode di una particolare benevolenza da parte di tutti i media, pronti solo a celebrarne il successo. E chi si permette di criticare il merito dei suoi best seller viene accusato di snobismo e invidia.In queste pagine si tratteggiano il personaggio Fabio Voloe le tappe del suo straordinario successo fatto di niente.Ma soprattutto si raccontano le sue opere librarie: fumettoni rosa con tanto sesso, operazioni commerciali di livello imbarazzante. Unico nutrimento culturale per milioni di lettrici teledipendenti"
    Concordo con l'analisi della giovane libraia e come spesso accade anche per musica e film i più alti incassi vengono fatti con "prodotti" di media qualità "godibili" dalla maggior parte delle persone che magari anche solo per svago preferiscono rilassarsi con il Checco Zalone o Volo di turno rispetto ad opere più impegnative...

    Samuel

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  22. beh, mi sembra che accada lo stesso che in teatro, dove a riempire le poltrone è la prosa con Marco Columbro, Eleonora Brigliadori e Massimo Ghini. Non è che la gente si vada a cercare la "mediocrità", ma piuttosto la "familiarità". Ed ecco perché Ligabue, già citato da qualcuno, venderà milioni di copie anche quando farà un libro di ricette (o l'ha già fatto?): perché è familiare, perché è il bravo-ragazzo-un-po'-ribelle che tutte vorrebbero per figlio (come Fabio Volo, no?, che anche se è ricco rievoca sempre nostalgicamente la panetteria...).
    E lo stesso accade nella musica: i live delle cover band sono strapieni di pubblico, mentre magari gruppi tosti, interessanti, piacevoli, pop o di qualunque tipo se non vanno a X-Factor non interessano a nessuno.
    Perché non cerchiamo libri, testi o canzoni che ci cambino la vita. Ne cerchiamo che ci confermino quella che abbiamo. Che poi sia mediocre, questo è un altro discorso...

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    1. In verità il post intendeva dire che non dipende solo dalla celebrità di scrive. Tanti celebri scrivono (credo che tutti, chiunque abbia scritto almeno un libro, ti dico solo che uno dei fratelli Vanzina ora è giallista), ma nessuno coi picchi di Fabio Volo. Ligabue grazie a dio non vende milioni di copie (mi spiace per lui, ma "Lettere d'amore nel frigo" mi ha traumatizzata.

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    2. Caro sconosciuto hai ragione le persone cercano le sicurezze anche nella letteratura. Per fortuna comunque ci sono persone che invece sono coraggiose e cercano nuovi mondi da esplorare per mettere sempre in dubbio il loro modo di pensare.

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  23. Ho apprezzato molto la tua analisi in questo post... Io non escludo Fabio Volo come non escludo Moccia come possibili letture... Scrivono in italiano e le loro storie possono non piacere a tutti e di sicuro non hanno un valore letterario in senso stretto ma possono essere lette e l'esperienza può essere addirittura piacevole... Detto questo la responsabilità di questa società a un successo del genere per un libro come quello di Volo è palese e condivido ciò che hai detto... Quella pubblicità è vera? Mi fa male il cuore...

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    1. E' vera, la vidi di persona su un bus ormai quasi due anni fa credo. L'ho ricordata e ritrovata su google in occasione di questo post.

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  24. Da bibliotecaria di una biblioteca di provincia operante nella sezione ragazzi dico: leggere, avvicinarsi alla lettura in qualsiasi modo non è mai sbagliato, che sia Moccia o Volo (che non considero letterati). In Italia si legge poco, pochissimo. Ben vengano le ragazzine o le casalinghe disperate che leggono almeno un libro all'anno. Sinceramente trovo fastidioso dover sempre mettersi al di sopra di alcune categorie perché ci si sente "letterati". Ogni persona ha degli interessi diversi, la letteratura femminile di genere nasce nell'Ottocento e fino a quel momento le donne erano escluse dalla lettura, quindi leggere Volo è forse l'unica cosa che avvicina una persona con questi interessi alla lettura. Trovo molto ma molto meno edificante e molto più distruttivo guardare la De Filippi. Volo ha trovato la formula magica dell'inadeguatezza pseudo-giovanile dei tempi moderni che trova largo consenso in una società che si sente sempre e costantemente inadeguata. Almeno con un libro in mano la tv starà spenta!

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  25. Ho letto con molto interesse il pezzo, segnalatomi su FB, e ho apprezzato l'analisi, cui però, se posso, vorrei aggiungere uno spunto di riflessione che mi pare non sia stato ancora posto.
    Il punto è che, secondo me, il pubblico che legge Fabio Volo non leggerebbe altro, perché si tratta in massima parte di persone che non amano la lettura "alta" e solo a pena affronterebbero Dostoevskij o Maupassant. Si tratta, secondo me, soprattutto di quelle persone che fino a cinquanta o sessanta anni fa non avrebbero letto nulla perché a fatica sarebbero state in grado di decodificare una pagina scritta. Non dovremmo dimenticare che in Italia un tasso di alfabetizzazione accettabile si è avuto solo nel dopoguerra e molti che adesso hanno un titolo di studio e leggiucchiano qualche libro qua e là non sarebbero nemmeno stati alfabetizzati, fino a qualche decennio fa.
    Immaginare un mondo in cui la casalinga di Voghera entra in libreria ed esce con Tolstoj e Proust sottobraccio è utopistico e anche insensato, proprio antistorico. Quando mai, nella storia della letteratura mondiale, i grandi classici sono stati bestsellers? Quando si scrivevano solo libri di alta letteratura. Cioè quando? Quando sapevano leggere due persone su cento!
    I Fabio Volo di turno sono il prezzo da pagare per l'alfabetizzazione totale della popolazione, una conquista comunque fondamentale della storia: essa ha procurato capacità di lettura e quindi anche bisogno di lettura; tuttavia, non si può pretendere che la totalità della popolazione si allinei all'élite che si nutre di pane e Henry James.
    Una curiosità, visto che se ne parla. A qualcuno risulta che in altri paesi d'Europa, quelli dove tutto pare andare benissimo, dove dai crinali dei monti sgorga latte misto a miele, dove la scuola è la prima al mondo per qualità eccetera, si leggano libri davvero migliori di quelli di Volo? Che ne so, in Finlandia (che pare essere un paradiso della cultura, a detta di molti) leggono tutti, dal salumiere al professore universitario, grandi classici di alta letteratura?
    Un cordiale saluto e complimenti per il bel blog.
    Al

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    1. Sono daccordo, hai espresso appieno quello che penso anch'io e sei anche riuscito a non essere polemico!

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    3. Ciao Alfa, sicuramente hai ragione riguardo ai lettori di Volo ma, secondo me, il confronto con i classici non regge. Il successo di un'opera, nel tempo che fu, non era dettata dalle vendite, quindi, no, non erano dei best-sellers in senso stretto. Ma, per quanto ne so io, nonostante la letteratura fosse privilegio di pochi, in proporzione i romanzi di Tolstoj e Dosteovskij (giusto un esempio) avevano un successo fortissimo! Erano popolarissimi in patria e discussi febbrilmente nei circoli che contavano. Come dire, lasciavano profondamente il segno nell'élite intellettuale e determinavano spesso grandi stravolgimenti culturali. (Se pensiamo poi alla folla oceanica di tutto il popolo russo che accorreva ai funerali di questi romanzieri, si capisce quanto non fossero affatto relegati ad una cultura di nicchia - ma vabbè questa forse è un'altra storia ed ha a più che fare col fortissimo patriottismo russo). Ciò che è veramente cambiato da allora, invece, è che oggi la nostra intellighenzia non ha niente di così interessante su cui discutere! Non dico che non vi siano scrittori significativi, ma non è di loro che si discute, oggi. Il che li rende, in un certo senso, intellettuali senza portafoglio. Ciao!

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  26. La tua analisi è interessante, però la condivido soltanto a metà. Sono daccordo con te quando, analizzando l'autore Fabio Volo, dici che è un autore che ha compreso quello che la stragrande maggioranza delle persone ha piacere di leggere e lo sa anche esprimere nel modo che la maggioranza delle persone vuole. In realtà non comprendo appieno il tuo giudizio "scrive in modo scolastico e scorrevole". Io ci vedo un leggero giudizio negativo, come se il fatto di riuscire a comunicare a tutti e non utilizzare un linguaggio inutilmente accademico fosse una cosa negativa. Non sono invece daccordo sulla tua visione del popolo italiano, o meglio di come tu pensi che debba essere. Di sicuro la percentuale di alfabetizzazione e di gente che si avvicina alla cultura è più alta di 100 anni fa, quando le azioni della maggior parte delle persone erano atte al soddisfacimento dei bisogni primari, cioè sfamarsi. Quindi non penso che 100 anni fa, un autore che tu definiresti di livello superiore, avrebbe venduto più di quanto venda oggi. Inoltre la pubblicità che tu critichi io la trovo invece di alto senso civico. Il mondo non ha bisogno soltanto di Ingegneri, avvocati, architetti e letterati ed è giusto che questo venga detto anzi urlato. Il mito dell'università per tutti è appunto un falso "mito" che deve essere sfatato.

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    1. In realtà la pubblicità che io cito mi pare una tragedia e una grande ingiustizia, oltre che molto sessista.
      L'università per tutti non è un mito, è una questione di uguaglianza sociale.

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    2. Scrivere in modo scolastico è sempre un demerito, e non è affatto l'alternativa al linguaggio accademico o ciceroniano. L'alternativa allo stile "pesante" è la prosa di calvino, maupassant, voltaire. La prosa scolastica è quella senza arte né parte che usiamo tutti noi (che non siamo scrittori), è il motivo per cui è immediatamente comprensibile e familiare, ma è un po' come la fiat duna: ti porta al lavoro, alle poste e dal medico, ma è brutta e non va bene per i grandi viaggi.

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  27. Quoto e sottoscrivo ogni singola parola, lettera, virgola e punto e virgola di questo articolo.

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  28. Un'analisi spettacolare, scritta con brio e molto equilibrio.
    Posso quotarla in toto con permalink a questo articolo e assoluta dovuta citazione dell'autore sul mio blog? ^^

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  29. Scritto bene, per carità e sottoscrivo tutto. Però, se devo dire la verità, anche i librai ci mettono del loro. Non c'è più nessuno che scommette su un libro, su una casa editrice piccola, aspettano solo grandi infornate di Fabio Volo e Melissa P. l'ho provato sulla mia pelle. E' un sistema completamente decentrato rispetto al valore delle opere, tutto mercato e numeri. Tristezza acuta.

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    1. E' che molto spesso sfugge un'ovvia amarissima verità: la libreria prima di tutto è un negozio, se va in perdita fallisce.

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    2. Sì, ma se la libreria/libraio è capace di propormi solo la classifica dei bestseller e i soliti titoli beceri, che senso ha comprare in una libreria?

      Tanto vale comprare i libri online. Un software è in grado di farmi le stesse proposte, o di migliori, confrontando i miei acquisti con quelli di altri clienti.

      Invece di coltivare una base di lettori forti da 10+ libri/l'anno, si è preferito sbolognare libri insulsi a lettori occasionali da 1 libro/l'anno. Di conseguenza i lettori forti cercano altrove (acquisti online, eBook), e i lettori occasionali difficilmente si appassioneranno alla lettura diventando lettori forti.

      Applicando la stessa mediocrità, di cui si parla tanto in questa pagina, alla vendita dei libri, poi ci si stupisce che le librerie navigano in cattive acque o chiudono?

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  30. > la sciura che legge "Donne che amano troppo"

    non conosco la tipologia di lettrice ma il libro e' stato una pietra miliare sul fenomeno di co-alcolismo e co-dipendenza.

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    1. E' una tipologia di cui parlerò a breve visto che è una delle principali protagoniste dei miei post...

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  31. Grazie per la tua analisi, che in questo periodo si associa bene al successo del film con Zalone.
    Ti riporto il link di una puntata di una web series che con umorismo e intelligenza sul fenomeno Volo si erà così espressa...

    http://www.youtube.com/watch?v=Bi8Cs_YOTlE

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  32. Una splendida analisi... del resto, Volo sta alle librerie come i cinepanettoni stanno al cinema. Facciamoci due conti...

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  33. Mah! Interrogarsi sulla qualità di un libro e sul perchè vende molto o poco mi sembra una questione vecchia come il mondo e neanche troppo importante. Credo siano verissime le cose che dici sul contesto culturale e storico, sugli italiani e la lettura ecc... Credo però anche che i libri vadano bene tutti. E non solo i libri, anche i giornali, le riviste, i fumetti e persino i fotoromanzi. A mio avviso è come per la musica. Se ti emoziona e/o ti regala qualcosa va bene tutta. Anche il liscio (che non sopporto) e Lady Gaga (che conosco pochissimo). Io ad esempio amo molto Dumas che ai suoi tempi era considerato un imbrattacarte. Mi piacciono molto alcune cose di Stephen King che considero un bravo raccontatore di storie e che molti invece considerano merda pura. Mi piace Ammaniti anche se i sui libri non sono molto il mio genere. Secondo me sa scrivere ed è anche lui un bravo raccontatore di storie. Ho provato a leggere De Carlo ma ho smesso subito : non mi piace. Non mi è mai venuto in mente di leggere Fabio Volo. Non so perchè.
    Forse sarà perchè sono figlio di una professoressa di lettere che mi ha sempre rotto le scatole sui libri di serie A, B, Z ecc.. e sui fumetti che leggevo da piccolo. Forse sarà perchè faccio il maestro di scuola e vedo i miei bimbi così lontani dalla lettura e la scuola così brava a fargliela odiare. Fatto sta che penso che ognuno possa e debba leggere tutto quello che gli pare. L' importante è che legga. Chi non legge non sa cosa si perde e mi dispiace molto per lei/lui. E se poi certe cose fanno schifo basta non leggerle o abbandonarle dopo le prime pagine. Credo che questo riguardi ogni tipo di "arte" e i suoi fruitori.

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  34. Come ho appena scritto citandoti in un tweet:

    Post da leggere assolutamente. Volo in libreria e Zalone al cinema. Alé, questo ci meritiamo! #tifiamoasteroide

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  35. Bel post interessante. Non ho letto tutti i commenti per cui non so se qualcuno l'abbia già detto ma il problema non è leggere Volo, il problema è leggere SOLO Volo pensando che sia letteratura. Oppure solo Volo e fermandosi a Volo, pensando di aver già raggiunto il massimo. Ma se un parte da Volo, poi passa a Ammaniti, poi magari si legge uno di quei thriller scandinavi in cui gli uomini son tutti fessi e le donne tutte fantastiche, poi magari gli cade un occhio su un Italo Calvino magari gli piace e poi via verso la letteratura russa, allora ben venga Volo!
    Aspetta, in effetti c'è un altro problema. Sono abbastanza vecchio per ricordarmi le carrettate di copie che all'epoca vendettero "Il Nome della Rosa" o "Sostiene Pereira" o "Io non ho paura". Io di libri così non ne vedo più ma da mo'. E allora non è che magari oltre ad essere colpa dell'italiota medio in fase di rincoglionimento barbarico è anche un problema di offerta e cioè che i nostri scrittori contemporanei facciano, per farla breve, tutti pettare?
    Baci, sei in gamba.

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  36. nessun mistero. siamo una specie sociale, parliamo di chi conosciamo. Per esempio questo post ha 90 commenti, gli altri al massimo 10... se fabio volo fa fare il salto anche al tuo blog, ancora ti chiedi perchè gli si dia visibilità anche in libreria?

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    1. Esatto!!!
      E come dice il buon vecchio Oscar Wilde:
      "...basta che se ne parli..."

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  37. magistrale! analisi approfondita e tragicamente " azzeccata" per questo paese alla deriva, che tristezza!

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  38. Ottimo, purtroppo!!!

    Ho linkato l'articolo sul mio Blog, grazie

    Max

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  39. Ma smetterla col cliché della casalinga-madre-sciura anello principale della catena alimentare dell'anticultura, no? Se si vuole essere presi sul serio, quando si scrive, almeno avere la raffinatezza di non cadere in stereotipi stufosi come questi. (che poi, stando ad una mia personalissima statistica, non è neanche uno stereotipo in senso stretto: 5 a 1 se la battono madri e casalinghe che leggono molto e "bene" contro imprenditori, laureati - qualsiasi sia la categoria che nella vostra testa fa loro da contraltare - che non leggono affatto, neanche le etichette delle olive sott'olio). Scusate la polemica, è che torno adesso dal lavoro. E il lavoro denobilita, a volte.

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    1. Ahimè non è stereotipo, ma esperienza diretta. Forse dietro alcune sciure si nasconde un giardino incantato, ma nella stragrande maggioranza dei casi no. Sono proprio come te le immagini.

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    2. Poverette. Cmq, secondo me, ricalcare la cosa, alimenta il pregiudizio che l'intelletto e la cultura raffinata sia prerogativamente cosa maschia. E a me, che sono una donna, la cosa ha un po' stufato. Ma non dubito della tua esperienza. Fortunatamente, a questo punto, devo dire di saper scegliermi le amicizie ;)

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    3. No no, che prerogativa maschia! Tra i miei vecchi post ce n'è anche uno sui libri da "VERI UOMINI" che dimostra come anche l'uomo legga robe discutibili. In verità gli uomini (statistiche alla mano) semplicemente leggono di meno. Il gruppo dei "buoni lettori" è asessuato. In questo caso inveivo in particolare contro di loro perché Fabio Volo e Gramellini fanno parte dei libri da "VERE SCIURE" (malgrado lo leggano tantissimi maschi che tendono a sbandierarlo di meno).

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  40. Complimenti, questo post è triste quanto geniale. Italiani medi... ecco cosa siamo

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  41. I commenti negativi a questo post hanno la stessa valenza della presenza di Fabio Volo a un Festival della Filosofia.
    Ma non voglio infierire. In fondo Volo asseconda un mercato malato, non è colpa sua.

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  42. Non commento spesso. Lo faccio ora per complimentarmi con te per questo bel post, acuto e ben scritto. Volo ha azzeccato negli anni '00 e '10 la formula magica che azzeccò quell'altra sciacquatrippe di Susanna Tamaro nei '90: storielle di una medietà e genericità imbarazzante intervallate da perline di filosofia inghiottita e defecata almeno un paio di volte per eliminare ogni particella solida che possa dare fastidio. Non è una formula facilissima da riprodurre, ma gli editor italiani hanno saputo imparare con il tempo.
    Quanto al trito e patetico assioma "lo scrittore X deve pure valere qualcosa altrimenti non venderebbe", che è un topos costantemente riproposto dal lettore-medio di Volo, c'è poco da dire.

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    1. Oddio, chi hai riportato alla mia memoria: Susanna Tamaro!

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  43. la risposta più semplice non la si riesce a vedere vero?
    non si riesce proprio ad accettare che una persona come lui, senza titoli, possa scrivere grandi romanzi e vendere così tanto eh?
    ma sì, continuate a credere che chi legge Volo abbia un livello culturale basso, se vi aiuta a spiegare il suo successo...... e continuate a leggere autori più 'degni'.
    ma intanto perdete il punto: lui piace, al di là di tutte queste speculazioni mentali, perchè sa emozionare, va a smuovere in profondità utilizzando la semplicità.... cosa che riesce a pochi, a chi è umile e mette il cuore in quello che fa.

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    1. Con tutto rispetto credo che il gusto non sia un dato di fatto, ma una cosa che si raffina, o che si possiede già, o che si esercita. Ovviamente chi legge Volo prova un gran piacere nel farlo, ma questo non dimostra niente. Io inviterei tutti a leggere quegli scrittori "degni", come dici tu, e ad affermare, se ci riescono, che mentre Volo emoziona, loro, i "degni" (che sono MOLTI) non "arrivano", non "smuovono" in profondità o non "usano la semplicità". Mille volte di più. Mio Dio. Pacifico che ognuno legge quel che gli pare e non se ne debba vergognare, ma per piacere, non tiriamo fuori i classici nel confronto, perché vendere e segnare l'umanità sono due cose differenti e l'ago della bilancia non lo spostano i lettori. Chi usa di queste dicotomie, tra gli scrittori che vendono e i romanzieri "degni", quest'ultimi non li ha mai letti, perché ha deciso, col peggiore dei pregiudizi, che sono difficili e noiosi. Un giorno ho conosciuto un ragazzo che mi disse di non aver mai letto Dostoevskij e di non volerlo leggere perché "pesante". Rimasi con tanto d'occhi. Lo scrittore più teso e appassionante che possa capitare di incontrare nella propria vita. Fortunatamente un giorno quel ragazzo prese in mano un raccontino di quel russo e, sbalordito, si ricredette. Se uno ha bisogno di leggere Volo per emozionarsi, secondo il mio snob parere, è perché non ha mai provato altro e crede che la letteratura sia tutta lì. O perché ha provato altro e non è stato in grado di sostenere tutta quella bellezza. Perché, per ritornare al concetto di gusto: no, le opere d'arte non sono tutte uguali, e per gustarle ci vuole pure cuore, ingegno, anima e gusto. E alcuni di noi ne hanno meno.

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  44. L'editoria è un fenomeno di massa alla pari di tv, cinema etc., inutile stupirsi che ne segua le stesse leggi, inutile illudersi che i libri siano "migliori". C'è purtroppo tanta porcheria come c'è in tv, come c'è al cinema... Desiderare che vengano pubblicati, venduti e letti soltanto libri di qualità significherebbe considerare il libro come un mezzo mediatico elitario, cosa che purtroppo (o per fortuna!) non è vera.

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  45. Fabio Volo è la conseguenza della ventennale aggressione alla scuola pubblica. Silvio presidente, Nunzia al ministero, Volo ai Meridiani e domani Platinette ai Pink Floyd.

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    1. Hai gran parte della ragione. Qualche mese fa ho ritrovato un libro di Guareschi su Don Camillo e Peppone in edizione scolastica risalente ad almeno una ventina di anni fa. Le note erano stupefacenti, una roba che ora non potrebbe mai girare tra riferimenti storici e politici.

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    2. ..potresti darci qualche riferimento bibliografico su questa edizione di Guareschi e/o sulla casa editrice che lo pubblicò? Grazie, se ti riesce - altrimenti amen :)

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  46. È un articolo che stamperei e appenderei ovunque, come denuncia, o avvertimento. Molto ben scritto. Da una rapida scorsa ad alcuni commenti qui sopra noto che ci si appella a tutto pur di giustificare la propria mediocrità. Sì, chi legge i libri di Fabio Volo & co. con cognizione di causa, e ancor più chi lo difende come un nuovo don Chisciotte che combatte contro i mulini a vento, non può essere definito altrimenti.

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  47. Un'ottima analisi. Complimenti. Il tuo articolo fa il giro del web. Speriamo non sia una voce dimenticata in due giorni nell'imperante grigio dei cervelli italioti.

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  48. Il tuo pezzo mi trova d'accordo su ogni singola riga... come ha già detto uno dei commentatori, è da stampare e appendere in ogni dove. E nell'impulso che ti ha spinto a scriverlo mi ci riconosco.
    Complimenti, sia per l'articolo che per il blog. :)

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  49. Rappresento un piccolo gruppo editoriale. Oggi questo articolo mi ha infuso nuova forza e nuovo coraggio. Perché, vedete, è difficile confrontarsi tutti i giorni con questo abbrutimento culturale specialmente per chi, come me (e come tanti altri picocli editori come me), cerca sempre di proporre qualità e talento sul mercato e poi si scontra con il Fabio Volo di turno. È una lotta impari che ci annienta e che ci tiene in vita solo con la passione e la voglia di cambiare, quella battaglia che combattiamo contro il lettore medio, il libraio medio, la mega-iper casa editrice. Purtroppo quest'ultime dalla loro hanno tutto: potenzialità economiche, copertura mediatica e un glorioso passato disciolto in ricerche di marketing. Si perché il libro non è più un compagno di viaggio, un tappeto magico per la fatasia, un arricchimento culturale, no, il libro è un volgare prodotto da dare in pasto alla massa. Se poi è in grado di addormentare i neuroni, ancora meglio, la prossima uscita inciderà ancora meno sui costi tipografici dacché conterrà solo una parola (che per decenza tengo per me).
    Quando andrete in libreria chiedete anche qualche libro di qualche piccolo editore. Riceverete in cambio la certezza di avere un libro vero tra le mani.
    Grazie per questo articolo, grazie davvero.

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    1. Grazie a te per averlo letto! Resistere resistere resistere! :)

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  50. Si legge per passione, per amore, per il solo gusto di farlo; per se stessi e per l'autore; per noia, per cultura, per assuefazione o semplice goduria. Il bello e il brutto capita di incontrarli dovunque. Leggiamo per conciliare il sonno o per restare svegli fino all'alba con gli occhi rossi e la gola secca. Gli euro che sborsiamo per un libro (o per un film visto che si parla anche di Zalone) pagano l'autore per il lavoro che ha fatto ; non sono il nostro personale premio della critica. Avete tutti studiato molto su come si scrive un libro. Vi siete scordati come si legge...

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  51. In parte concordo con te, però voglio ricordare una cosa: quando morì Mozart non era considerato il genio musicale che è, e Salieri era il maggiore musicista dell'epoca, ora diciamo che Salieri, pur essendo un bravo musicista, non è paragonabile a Mozart. Morale della favola: forse siamo un po' supponenti e pontifichiamo su chissà quale base. Con questo non voglio dire che Moccia sia un genio della letteratura ma scendiamo su cosa sentiamo quando leggiamo, e se ci sentiamo migliori dopo avere letto un libro, allora questo serve, altrimenti è stata un'occasione perduta

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  52. Analisi semplice e assolutamente Perfetta.
    Tornando a Melissa P.iattola, pare che avremo presto un altro suo libro nelle librerie ...
    della serie "la ragazza non vuole proprio darsi per vinta" -.- spero in un altro flop.

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  53. togli fabio volo e mettici il nome di qualche politico, uno qualsiasi ma proprio qualsiasi di quelli che girano e si capisce da dove nasce tutto ciò. l'istruzione ed il suo sistema sono deplorati perchè da sempre il concetto di cultura spinto in italia è prettamente classico-umanistico (e di utilità economica sempre decrescente visto che ahimè nel sistema economico c'è un esubero di chi si inoltra in questi studi) screditando di fatto lo studio in tutti i suoi campi, il laureato non è l'ingegnere, ma quello che fa filosofia nell'immaginario delle generazioni vecchie e temo anche odierne, col risultato che viene svalorizzato tutto l'apparato della conoscenza in generale perchè rievoca delle scelte economicamente sconvenienti. essere un pozzo di conoscenza non paga perchè con la cultura non si vive, l'errore è proprio nel ristretto concetto di culutra che ci permea tutti, col risultato che nessuno gliene frega na pigna di acculturarsi, di cercare cose di valore. chi legge fabio volo ha la sensazione di leggere un capolavoro di shakespear per il smeplice fatto di non aver mai preso in mano altro di meglio!

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  54. Se posso permettermi...dopo aver letto l'articolo ed i commenti ho l'ulteriore conferma di come l'opinione su di un qualsiasi tema possa essere manipolata da chi lo sa fare per il proprio interesse...basta un articolo che mostra sorpresa per come sia possibile vendere tanto e subito si scatenano i commenti, chi supporta e chi disprezza, ognuno con rispettabili motivazioni ma tutti stimolati senza sapere realmente di cosa si tratta. Perchè la realtà è un'altra: in Italia tutto ciò che riguarda il mondo "artistico" (e non solo...) parlando di tv, cinema, muscia, ed anche libri è manipolato ad arte da chi lo fa e produce -conflitto d'interesse- ed è lui stesso a decretare il successo "dichiarando i numeri" influenzando così ogni fruitore. Perchè ogni rendicondazione è fasulla, stilata opportunamente, lo share tv sapete come è calcolato? ma soprattutto: qualcuno sa quanto vale (in euro derivati dalla pubblicità) 1 punto in più o uno in meno si share? ed il cinema: qualcuno crede veramente che gli incassi ufficiali dei film corrispondono ai biglietti strappati all'ingresso? non è così, credetemi, il modo di calcolare è molto complesso nonchè furbetto oppurtunamente sfruttato da alcuni (scommettiamo che Checco Zalone sfonderà i 50 milioni per l'ultimo film? è ovvio che sarà così perchè quello è il sistema ed è questo che gli spettatori devono credere). E per i libri funziona alla stessa maniera, sono numeri taroccati grossolanamente, so quel che dico perchè è il mio lavoro. Le case editrici in Italia sono morte, puntano -economicamente- di tanto in tanto su personaggi tipo Fabio Volo e fanno di tutto -correttamente o no- per rientrare poi del loro investimento. Tutto qui. Di nuovi autori da lanciare, bravi o meno che possano essere, "non gli può frager di meno"...non leggono da anni niente di nuovo. La prova sta nei numeri (quelli si reali) della vendita di e-book. E' il nuovo mercato: tanto per capire. In italia se vendi in un mese 400-500 copie di un libro sei nei primi tre posti di vendita (best-sellers di Amazon per esempio) e le case editrici vengono a cercarti...lo assicuro. Se Fabio Volo avesse venduto 28.000 copie in una settimana, che significa più di 100.000 in un mese, chi lo costringe a pubblicare in quel modo e con quell'editore. Certo un contratto editoriale (probabilmente un pò di soldini a libro...ipotizziamo 50.000€?). Ma se facesse un e-book della sua prossima opera, a zero costo di produzione con guadagni diretti ed esclusivi (che ne so, sempre con Amazon per esempio), con quei numeri in un mese guadagnerebbe cifre ben diverse, non credete? Siccome Fabio Volo lo conosco personalmente, non mi è simpatico lo dico subito per tutta una serie di motivi, ma di lui tutto posso dire tranne che sia stupido. Lui sa di essere un miracolato (parole sue), furbetto e capace di scopiazzare da altri, che è riuscito a fare libri, cinema, tv guadagnando milioni di euro senza avere talento. E lui lo sa perfettamente e vive nel terrore che tutto finisca...dalla sua ha un sistema guidato da una lobby di potere (televisivo/cinematografico...) che lo spinge perchè ormai è come fosse un marchio (basta sapere chi è il suo manager/produttore e quanto conta....)
    E pensare che lui desiderava solo fare il cantante cosa che professionalmente ha fatto solo quando era l'animatore all'inizio degli anni '90 di una Karaoke a Brescia...io lo ricordo bene anche se lui dimentica sempre di raccontarlo quando parla di se, di quando faceva il fornaio, ecc...
    Ma io lo ammiro: è riuscito -per caso- a sfruttare un sistema che approfitta di un odiens talmente narcotizzata ed ammaestrata da levarsi dalla testa ogni opinione che non sia qualle che gli viene indotta.
    Questo è quanto, mi scuso con chi mi ha letto fin qua.
    P.L.

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    1. Quindi i clienti che giornalmente vengono a chiedermi Fabio Volo sono frutto di una grande kospirazione della Mondadori. E la libreria dove lavoro a tuo dire fa praticamente da sola il venduto del libro primo in classifica del mese in tre giorni. Interessante. E il grande mercato editoriale degli e-book fa parte della grande kospirazione? Perché se il buon Fabio Volo (che dice ovunque di vivere nel terrore che tutto finisca non serve essere suoi cari amici) pubblicasse in e-book vorrei vedere quanta gente lo leggerebbe. O non mi sono accorta che in questo momento tutti gli italiani hanno un e-reader a casa. Quando leggo cose che SO essere palesemente false sul venduto, perché quello è il mio lavoro, allora non posso che ritenere un commento del genere una bufala colossale.

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    2. Grazie per la tua risposta...alcune precisazioni perchè credo tu abbia frainteso, confuso o forse letto in fretta alcune mie parole.
      L'impressione che tu hai del venduto rispetto alle richieste dei tuoi clienti è appunto un'impressione, io non ho detto che Volo non venda copie. Anzi. Ma i numeri dichiarati sono palesemente falsi e non servono altro che a confondere i possibili lettori e solo ad indurre verso quel libro (è una nota strategia di marketing).
      Fabio Volo non è certo mio amico, sia chiaro e mi pare pure d'averlo detto, non pubblica e-book perchè è blindato in una situazione contrattuale dove lui non può decidere niente. Il mio riferirmi agli e-book era per farti capire il paradosso di quei numeri dichiarati dal suo editore. Ti assicuro che le mie osservazioni non sono frutto della convinzione che dietro ad ogni cosa ci sia una cospirazione e nemmeno per invidia o astio. Il mio osservare e commentare (in questo caso) è derivato da una conoscenza diretta dell'argomento e del personaggio coinvolto. Tutto qui. Se Fabio Volo vende mi fa piacere per lui, se tu compri e leggi i suoi libri, lo guardi in tv o al cinema e sei contenta, io sono felice per te.
      Ma credere a tutto quello che viene detto come fosse una verità assoluta è sbagliato. Soprattutto se ne conosci i motivi.
      Purtroppo siamo stati così abituati a non pensare più con la nostra testa che quando siamo obbligati a farlo (o qualcuno ci invita a farlo) diventiamo nervosi, astiosi, e tutto viene riassunto come nelle migliori discussioni da bar: non si sa ad un certo punto più come spiegare o cosa dire, quindi, è tutta una cospirazione e che gli altri siano dei raccontatori di bufale.
      La mia non pretende d'essere la verità assoluta, è la mia opinione basata su ciò che conosco, tu hai la tua e va bene così.
      Ma pensare di conoscere perfettamente il mercato editoriale italiano solo perchè si lavora in una libreria, accusando di cialtroneria chi spiega che la realtà è forse un'altra, mi sembra pura presunzione.
      P.L.

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  55. Sono d'accordo solo in parte con questo articolo. Il linguaggio 'semplice' può essere la vera forma di cultura, avvicinare la gente alla lettura. Abituarla ad andare anche oltre. Da Volo 'in su'...Ho letto di tutto, persino di qualcuno che avete menzionato, autori dell'intellighenzia italiana. Autentici capolavori del nulla. Un'esposizione di belle frasi studiate a tavolino,più nevrosi personali. Allora ben venga Fabio Volo. Io non mi porrei la questione solo in questi termini. Molti comprano libri solo perchè fa figo e neanche li leggono, alla pari di snoccialare ogni giorno in giro le frasi fatte di Paulo Coelho. Ce ne fosse uno che mette in pratica i consigli di Coelho. Il libro è diventato un prodotto da esibire, al pari di un telefonino o di in Suv. C'è altro che non funziona in realtà, ma ora vado di fretta...

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  56. E' piacevole leggere il tuo pensiero comunicato con efficacia. Oggi il libro è un business e non, purtroppo, un "comunicatore" di pensiero ed è chiaro che molti usufruiscono di tale strumento non per arricchimento culturale, ma a mo' di tv. Il libro, pur essendo uno strumento da usufruire attivamente, in realtà diviene mezzo di svago passivo quasi ludico e deve poter togliere tensione alla giornata nel modo più frivolo possibile, come la tv. Non importa quali siano gli argomenti trattati, drammatici o banali, ma quanto questo insieme di pagine siano capaci o no, di togliere i malori accumulati durante la giornata. Oggi si legge un libro con la stesso inconscio desiderio di dimenticare la giornata o il particolare problema del periodo. Leggere Fabio Volo è come, semplifico, vedere (non guardare) le Iene in tv, è come ascoltare la storia "drammatica" di Amici e l'oracolo Maria De Filippi. Non a caso Fabio Volo viene dalla tv e da un certo tipo di tv. Lo scrittore Fabio Volo è un anestetico sparato nella corteccia cerebrale è la nicotina di molti, che non vogliono pensare e si infastidiscono se vengono stimolati nella coscienza. I molti che non vogliono assaggiare, per assaporare, degustare ed esprimere....NO, vogliono che il cibo intellettuale venga loro propinato già masticato e ridotto in poltiglioso ed insapore nutrimento perché sembra facile da digerire e non crea dolori alla pancia.Fabio Volo conosce il mondo dove vive..! Sinceramente andrei in vacanza con lui, a cena con due amiche, ma non acquisterei il suo pensiero.

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  57. Manzoni scrisse un solo romanzo e impiegò due decenni per rifinirlo dopo la prima edizione. Perché oggi tanti imbrattacarte che non passeranno di cero alla storia della letteratura?

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  58. Arrivo ora, dopo vari mesi dalla pubblicazione, a leggere questo bellissimo blog. Mi permetto di dire la mia su Volo (non sono l'unica, visto il numero di commenti più su!).
    Sono una lettrice "forte", o sarebbe meglio dire "compulsivo-ossessiva": appena vedo qualcosa di scritto lo leggo immediatamente, che siano cartelloni, volantini, libri, etichette degli shampoo etc.. Negli anni ho imparato a scremare un po'.
    Vengo al punto: ho letto almeno un paio dei libri di Volo. Ho letto anche i classici; ho letto di tutto. Io Volo non l'ho trovato terribile né schifoso (però ripeto: leggo con piacere anche tutte le etichette dei saponi, per dire). Come qualcuno ha già azzardato sopra, faccio una similitudine culinaria: ci sono giorni in cui hai voglia di filetto al pepe verde cottura media con un buon vino e te lo gusti appieno, e ci sono giorni in cui hai voglia di andare da McDonalds e ti gusti il tuo hamburger. Nessuno dice che sia alta cucina, non lo è, però nessuno ti dice che non ne puoi ricavare piacere comunque, per millanta ragioni che solo tu sai. Il risultato è lo stesso.
    Secondo me, cara libraia, ciò che non funziona nella tua disamina è che c'è sottesa la convinzione che si debba leggere per un fine ultimo: pensare, imparare, elevarsi o altro. Sì, può darsi. Ma non solo. Si può leggere solo per piacere: i libri di Volo rispondono al piacere di potersi riconoscere: ci si guarda allo specchio, ma lo specchio di Volo parla con parole che forse noi non avremmo saputo trovare. Tutto qui. Non c'è altro, ma è per forza così sbagliato o così schifoso che le persone ora abbiano questa esigenza?
    Insomma, credo che anche tu cada nello stesso errore di cui hai parlato nel post successivo: così come una libreria deve vendere e poi -forse- portare cultura, allo stesso modo i libri devono apportare piacere e poi -forse- insegnare qualcosa.

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  59. Una persona è libera di leggere Fabio Volo e non Tolstoj ma non per questo è giusto che venga tacciata di essere un lettore di serie B.
    Io li leggo entrambi e quindi?

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  60. Perché si, sono libri leggeri e redatti con una scrittura semplice e che parlano del medesimo argomento (o meglio, il protagonista sembra essere sempre lo stesso anche le situazioni cambiano). Ma è vero anche che l'autore è sempre lo stesso ed esprime il medesimo punto di vista in ogni romanzo ed è questo il segreto di ogni del suo successo: lo conosci e ti affezioni. Come ti affezioni ai valori e al sarcasmo di Jane Austen, perché leggendone uno hai capito l'autore e se ti piace l'autore come persona sai già che per ‘rincontrarlo’ dovrai leggere un altro suo libro. Il concetto che vi sfugge è che alla gente non piace solamente il libro in se ma chi lo ha scritto. E’ indubbio infatti che attraverso le pagine di un libro riesci ad individuare le caratteristiche della persona che lo ha scritto. Lui piace perché è vero, comune. Si capisce che scrive di getto, mettendo nero su bianco ciò che gli passa per la testa che è anche ciò che pensa la maggior parte della gente. Riesce a farti sentire meno solo. Nessuno dei suoi libri sarà mai il miglior libro della letteratura ma è anche chiaro che non ci sta nemmeno provando. Da esperire i propri gusti a tacciare casalinghe di poca intelligenza, e dare dell'ignorante a chiunque abbia fatto solo la terza media è da persone superficiali, ignoranti, bigotte, chiuse, presuntuose poco capaci di comprendere l'animo umano, di andare affondo alle cose, tutte caratteristiche che non possono appartenere ad uno scrittore. Pardon.
    Avrei altri concetti da comunicarvi e che super felice di condividere con voi ma purtroppo devo tornare a lavorare. E’ che non la sopporto proprio presunzione.

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  61. concordo con l'articolo e m chiedo come certi autori possano vendere.
    l'unica risposta che mi do è che il mondo dei gusti è vario e che magari al lettore occasionale interessa di più l'autore (sopratutto se è un personaggio mediatico) del contenuto.
    Ben vengano gli e-book allora,che permettono di prendere libri su libri senza spendere e invadere la libreria di casa ma solo quella del pc

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  62. Bello e interessante avere una riflessione sugli autori contemporanei dal punto di vista di "una giovane libraia", perché ritengo che questo ruolo sia l'anello di raccordo tra le case editrici, con i loro obbiettivi, e i lettori, con le proprie esigenze. In questo caso non ci si limita a una considerazione di mercato, nel quale il successo qualitativo pare sia analogo al quantitativo, ma c'è una valutazione della sostanza letteraria - disattesa - rispetto agli appagamenti immediati tipici della società contemporanea. Mi permetto di adottare sia l'articolo sia il blog, che offre diversi spunti interessanti per chi ama leggere, cartaceo o virtuale che possa essere.

    #adotta1blogger

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  63. Bella riflessione... ma cosa chiedi al mercato ? Comprare solo testi ermetici o di una complessità letteraria che il 10% della popolazione è in grado di comprendere senza dizionario? Il successo di Volo? A mio avviso la semplicità e naturalezza con la quale scrive e si pone in pubblico.
    Ti scontri contro le casalinghe come se non fosse un lavoro a tempo pieno crescere dei figli, occuparsi della casa ,del marito e creare quel calore che migliora l'ambiente di casa e forma gli adulti di domani...
    Poi senza offesa ma tu che critichi aspramente Volo perché incapace di scrivere come si deve... quanti libri hai scritto ? Di questi, quanti hanno avuto "successo"?

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  64. Complimento per questo bellissimo post!
    http://www.maldivesit.com/

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