giovedì 31 luglio 2014

"Il cliente svizzero", un pomeriggio in compagnia di questa simpatica creatura elvetica.

Tempo fa feci un post sui clienti stranieri. 
 Alcune nazioni hanno simpatiche peculiarità, altre non sono pervenute, altre rimangono anonime. I clienti svizzeri in genere si palesano sempre. Provengono ovviamente in larghissima parte dal Canton Ticino e parlano un italiano colmo di vocaboli un po' strani (un mio ex coinquilino che andava spesso in Svizzera per lavoro era sconcertato dal loro italiano e citava sempre il sacro ammonimento stradale: "Moderare la sveltezza"). 
Oltre a ciò, le loro qualità più significative sono: 
1) Pretendere di trovare un'infinita lista di libri prima di tornare in mezzo alle alpi in tipo due giorni e conseguentemente arrabbiarsi se ciò non accade. 
2) Avere quella strana aria di sufficienza da "So che sei italiana e perciò imprecisa perciò sarò diffidente nei tuoi confronti". 
 Lo ammetto, può essere che la seconda istanza sia una mia suggestione dovuta alla non proverbiale simpatia che provo per questo amabile popolo, ma andiamo avanti.
 Ieri un cliente particolarmente molesto e svizzero ha hackerato il mio pomeriggio con una serie di illazioni, domande e domandone finale. Volevo semplicemente trascrivere le nostre infinite conversazioni su fb, ma era davvero troppo lungo, così ho pensato di fumettare l'evento.
 Ecco perciò a voi "Il cliente svizzero". Colleghi elvetici vi sono vicina.




martedì 29 luglio 2014

Libri e autori "Catfish". Quando la realtà è troppo assurda per essere vera e infatti non lo è. Bardi, baccanti, bambini in fuga con lupi e la madre di tutte le kospirazioni

 Uno dei pochissimi programmi tv che guardo (tramite pc) è "Catfish".
I conduttori di "Catfish"
 Per chi non lo conoscesse è uno dei pochi format di Mtv in cui non è comtemplato un tamarro che picchia un coatto mentre tre cretine sono impegnate a olearsi i seni rifatti, la sfigata di turno si ritocca le labbra con un improbabile rossetto fragola e lo sfigato li incita nella speranza di limonarsi la solita tipa che è chiusa in bagno perchè gli altri "Non la kapiskono".
 I due conduttori vengono contattati da una persona X che chatta da mesi, spesso anni, talvolta tanti anni, con un essere misterioso che si è mai palesato, non ha il telefono, skype e soprattutto tempo e modo di incontrare quello che via sms è l'amore della vita.
 Il bello del programma, che si regge su delle indagini praticamente ridicole, sono le storie assurde che vengono svelate. Qualche rara volta si tratta di gente che davvero non ha il cellulare nel 2014 o tempo di prendere un aereo, altre c'è uno psicopatico (generalmente uomini), altre ancora storie drammaticissime, talvolta qualcuno che si spaccia del sesso opposto e via dicendo.
 Il fascino di "Catfish" sta nel meccanismo mentale che porta una persona a mentire e non solo una volta, ma in modo continuativo, arrivando a comporre una complessa architettura difficile da gestire e a tratti diabolica. Cosa spinge le persone a fingersi ciò che non sono?
 Visto che non è un blog di psicologia o per adolescenti in crisi la domanda rimarrà senza risposta, tuttavia posso carrellarvi una serie di libri e autori catfish apparsi nei secoli.
 Pronti, partenza via!

FALSI LIBRI DI NUMA POMPILIO:
Numa e la sua seconda moglie: la ninfa
Egeria. Hai capito il vecchio?
Numa Pompilio fu uno dei sette re di Roma, talmente mitico che riuscì persino a sposare una ninfa, probabilmente l'unico re/console/imperatore di Roma a non guerreggiare.
 Pose le basi per i mos maiorum e soprattutto le riforme religiose (sempre che sia esistito). Qualche secolo dopo la sua morte, nel 181 a. C., alcuni contadini, arando felicemente, ritrovarono in un campo due arche di pietra. Sulla prima c'erano le indicazioni per scovare la tomba del mitico Numa (ma si rivelarono sbagliate), nella seconda una serie di rotoli di papiro stranamente nuovissimi che avrebbero dovuto apportare grandi novità alle istituzioni religiose romane.
Alcuni li lessero e decretarono, visti i contenuti, che per il bene di tutti andavano bruciati. Li bruciarono, non ci furono strane guerre religiose ante litteram e tutti vissero felici e contenti.
   Ma chi aveva astutamente seppellito i falsi rotoli sotto un terreno casualmente appartenente a un senatore romano? L'ipotesi più credibile li attribuisce ad alcuni tarantini dediti al culto del dio bacco che negli anni precedenti aveva vissuto un radicale sradicamento con tanto di uccisioni in pubblico, stragi, suicidi e via dicendo. Ciò che aveva scatenato il caos è una storia se possibile ancora più assurda e la racconta Tito Livio. Sostanzialmente una madre degenere e il suo nuovo marito volevano rendere il figlio, erede di una fortuna dal padre defunto, un imbelle. Come? Alcolizzandolo. Lo spinsero perciò verso i culti di bacco, ma lui aveva come amante un'arguta prostituta che lo mise in guardia. Egli si rivolse perciò al console che non trovò nulla di meglio da fare che interrogare, torturandola, la povera prostituta che parlò dei baccanali come della perversione assoluta. Risultato: un culto distrutto e migliaia di morti.

I CANTI DI OSSIAN: 
La tendenza dei cantanti anziani ad accompagnarsi
a giovani groupies è una costante della storia
Nel 1760 apparve in Inghilterra, pubblicata in forma anonima, una raccolta di canti attribuite al mitico Ossian.
 Ossian era una sorta di Omero del nord Europa, bardo misterioso la cui esistenza è controversa e le cui ballate pervenute sono da attribuire alla cultura orale (proprio come Omy). Quando il libro apparve ci fu grandissimo entusiasmo. Gli appartenenti allo Sturm und Drang furono particolarmente influenzati da questi mitici canti, tuttavia qualcuno dubitava. Il dott. Samuel Johnson, svolse molte indagini a proposito di Macpherson, il presunto curatore dell'opera, venuto allo scoperto dopo il grande successo. Quest'ultimo affermava infatti di aver pubblicato le opere di Ossian dopo averle casualmente rinvenute. Johnson indagò e scoprì che Macpherson, semplicemente studioso di gaelico, aveva rimaneggiato degli antichi canti di sana pianta, inventandone alcuni, aggiungendo strofe ad altri. Macpherson tentò di difendersi affermando di aver inventato sì, ma sulla base di autentici frammenti di Ossian. Rimase comunque grande lo sconvolgimento in chi li aveva creduti autentici basti pensare a Goethe che li cita significativamente ne "I dolori del giovane Werther".

FALSI PROTOCOLLI DEI SAVI DI SION:
Facciamo felici i nostri cari amici kospirazionisti e parliamo della madre di tutti i libri kospirativi. Altro che Estulin, altro che club Bilderberg, altro che Tavistock e luna abitata dai rettiliani, i Protocolli dei Savi di Sion furono davvero in grado di cambiare il mondo. In peggio. Frutto di un mix di dicerie, libelli, satira, credenze popolari, calunnie e chissà che altro, furono assemblati ad hoc dalla polizia zarista all'inizio del 1900. Confutati immediatamente e ripetutamente con tanto di critica e indizi da fonti autorevoli, sconfessati come falsi persino dallo Zar, godettero invece di grandissima fortuna (e ne godono ancora soprattutto in Medioriente, grazie Russia), dimostrano come non sia il nostro tempo popolato da un particolare numero di cretini, semplicemente la quantità di imbecilli è una costante della storia.
 Secondo la calunnia, sostanzialmente i protocolli di Sion erano il resoconto di un machiavellico piano messo su da una sorta di élite ebraica (molto danarosa) per impossessarsi del mondo (ovviamente con l'amichevole partecipazione, tra gli altri, della massoneria). Strumenti per ottenere il risultato sperato: libertà di parola e stampa, sfruttamento degli operai, sovvertimento dei costumi ecc. ecc. Vi ricorda qualcosa? Di sicuro. Era tutto ciò che i conservatori, nella fattispecie russi, temevano dalla modernità e condannavano senza appello. Hitler e il nazismo li riesumarono con grande successo portandoli quale prova inconfutabile della malvagità ebraica e del pericolo corso dal mondo per colpa dei perfidi ebrei. C'è ancora gente che li crede veri, ma considerando che abitiamo in un mondo dove vendono i libri di David Icke, non possiamo stupirci di niente.

LAURA ALBERT-J. T. LEROY:
Grandioso caso di autore catfish. In molti rimasero sconvolti e commossi davanti alle memorie romanzate del misconosciuto J. T, Leroy, "Ingannevole è il cuore sopra ogni cosa" (preceduto da "Sarah", un libro che definire palloso è riduttivo). Giovane nato da madre adolescente, padre fanatico religioso, dato in affidamento qui e lì, molestato a più riprese da vari compagni della madre e per questo in tragica crisi di identità sessuale, infine raccolto da due musicisti, Laura Albert e Geoffrey Knoop. J. T. Leroy, spinto dalla tenera coppia a scrivere per liberarsi dai fantasmi del passato, si mostrava in pubblico piccolo, efebico e coperto da copricapi e occhiali. Asia Argento panzanò di esserci andata a letto durante le riprese del film tratto dalla sua triste storia e si trovò un po' impreparata quando venne fuori la verità.
 J. T. Leroy non era mai esistito, fisicamente il suo corpo apparteneva alla sorella di Geoffrey Knoop, intellettualmente alla stessa Laura Albert che aveva inventato la storia per uscire dall'anonimato, farsi notare e avere una possibilità.
 Devo dire che in un universo editoriale dove più la tua vita è stramba, maggiori sono le possibilità di pubblicare, non mi sento di giudicarla. Condannata per frode, non ha fatto del male a nessuno, se non, forse all'orgoglio di Asia Argento.

MISHA DEFONSECA - MONIQUE DE WAEL:
Caso eclatante di sciacallaggio di altrui lutti, è il libro che più ha in comune con "Catfish".
 L'autrice, vero nome Monique De Wael, ha commosso il mondo per una decina di anni grazie alle sue memorie di bambina ebrea scampata ai nazisti e alla disperata ricerca dei propri genitori in fuga tra le foreste dell'Europa grazie all'aiuto dei lupi, "Sopravvivere con i lupi" appunto. Il quotidiano belga "Le Soir" stranamente incaponito nelle indagini, nel 2008 l'ha smascherata. Eppure la signora poteva scrivere tranquillamente la sua vera storia, altrettanto romanzesca. Nata cattolica, rimase orfana a 4 anni dopo che i suoi genitori vennero uccisi e perseguitati post mortem dalla fama di traditori (si racconta che per salvarsi rivelarono i nomi di altri resistenti belgi poi uccisi), fu affidata al nonno e da brava bambina fantasiosa si inventò una favola di fughe e lupi solo per sé. Adulta, sposò un ebreo e si trasferì negli Stati Uniti, scrisse il libro e grazie ad una serie di circostanze fortuite, scoprì il successo. Dieci anni, molte copie e persino un film dopo, si scopre che la favola di Misha era troppo assurda per essere vera, lei si scusa, ma la storia e la giustizia non perdonano. Condannata a pagare 22 milioni di euro per frode editoriale, rimarrà nella storia come uno degli sciacalli più significativi dell'editoria moderna.


 Si vocifera che anche "L'educazione siberiana" di Lilin sia almeno parzialmente inventata...e voi, avete presente qualche altro caso di catfish letterario?



lunedì 28 luglio 2014

Cose realmente avvenute! Me l'hanno giurato! "Bignami" (e ve li ricordate i Dari?).

In questi giorni sto facendo un po' di casino tra i post scritti e le vignette. Ormai hanno perso il loro sacro ordine logico settimanale. 
 Dipende dal fattore Ultima settimana prima di Agosto, quando tutti gli eventi si accumulano fatalmente, le cose da fare diventano miliardi, i problemi si moltiplicano, i lavori improvvisi si centuplicano. Mi scuso. Sto cercando di tenere le redini in ogni modo prima della pausa agostana. Di sotto potrete leggere una cosa realmente avvenuta, me l'hanno giurato, di un'assidua libraia partecipante alla pagina di fb, che vive spesso e volentieri momenti di tragicomico terrore.
 Eccola alle prese con un tipico esemplare di ragazzino in libreria. La frase sulla maglietta è un omaggio agli emo che tanti momenti di meraviglia mi hanno regalato, non posso dimenticare la gioia vissuta nell'ascoltare i dARI. Ve li ricordate? Penso uno dei pochi contributi alla musica italiana dati dalla Valle d'Aosta (c'è qualcuno di lassù che legge il blog?), il loro "Wale quanto Wale, il cellulare ce l'ho già spento perché per me sei troppo sbattimento", il loro componente biondo conciato come Jem di "Il mio nome è Jem" spedito inusitatamente in Africa da Mtv, la loro data di nascita fatalmente incongrua con  il contenuto dei loro testi ("Cercasi a-a-a-amore, trentatrè litri, un pieno d'amore"), mi è sempre cara.
 Detto ciò, buona lettura! Cose realmente avvenute, me l'hanno giurato! "Bignami".



domenica 27 luglio 2014

"Amanti e regine" di Benedetta Craveri. Il potere delle donne sugli uomini di potere e dell'aneddotica regale francese sull'immaginazione. Circasse, monache, favorite e regine che causano letteralmente dipendenza.

 Quest'inverno, tra i piccoli libri per piccoli tragitti da me consigliati, c'era stato "Lo scandalo della collana" di Benedetta Craveri, deliziosa istantanea settecentesca su uno degli innumerevoli, (sicuramente uno dei più grossi) casini combinati da quell'adorabile coppia di incapaci che furono Luigi XVI e Maria Antonietta, la sua consorte.
La passione per la corte francese risale sempre e comunque
alla mitica lady Oscar. Chi non ha assorbito le follie della
corte grazie alla donzella più sessualmente ambigua della tv?
 Nella fumosa storia, degna di un romanzo di Dumas, si intrecciavano incompetenza politica, furbizia, ambizione, diamanti, Cagliostro e moglie, scambi di persona e cardinali lascivi, e fu il primo decisivo colpo alla già traballante monarchia.
 Con colpevole ritardo, in questa estate che non vuole proprio ingranare, mi sono procurata "Amanti e regine" sempre della Craveri. Avevo un po' la fumosa idea che potesse piacermi come libro, ma non avendo mai avuto una grande passione per la storia moderna, avevo sempre rimandato il fatidico momento della lettura. Ebbene, avevo molto errato.
  Questo libro è letteralmente una droga. Una volta iniziato non si può smettere di leggerlo e quando finisce vorresti averne altri dieci da leggere uguali. Io, beninteso, lo dico raramente ed era anche svariato tempo che non mi capitava di divorare un libro con tanta voracità, perciò ne sono doppiamente entusiasta.
 Di cosa parla "Amanti e regine"?
Con quella copertina fucsia un po' così, col décolette di Madame de Pompadour ad occhieggiare col belletto tra le mani, il libro potrebbe scoraggiare più di una persona e soprattutto più di un uomo. Ebbene miei cari vi sbagliate questo libro parla principalmente di voi.
 E' assolutamente incredibile come uomini in grado di scatenare guerre, mandare a morte persone, guidare scismi e decidere le sorti del mondo, fossero spesso e volentieri letteralmente in balia se non dei propri sentimenti, sicuramente del loro piccolo compagno sotto la cintola.
 La Craveri parla del grande potere femminile derivante da questa ineluttabile debolezza all'interno della corte francese. Un posto ben degno de "Il trono di spade" dove forse amanti poco avvedute e troppo ambiziose morivano probabilmente avvelenate, infanti sparivano, principesse inglesi venivano forse uccise con la cicuta e la procreazione di un delfino era in grado di tenere col fiato sospeso una nazione.
 Si parte dalla straordinaria figura di Caterina dè Medici, regina di Francia che nonostante ben dieci figli vide la fine della stirpe del marito a favore di quella di Enrico di Navarra, suo genero, marito dell'odiata figlia Margherita (avete mai visto "La regina Margot"? Non so perché ma da bambina mi impressionò moltissimo). Fervente seguace di Nostradamus, pare avesse persino uno specchio magico di biancanevesca memoria che interrogava riguardo al futuro (e come nelle più classiche delle favole pur conoscendolo non riusciva ad evitarlo). Il marito la tradiva con una milf dei tempi andati, tale Diane di Poiters, gran siniscalca che aveva una quindicina di anni più di lui e si sottoponeva a estenuanti allenamenti per mantenersi giovane e morì ingoiando dell'oro liquido che in qualche modo avrebbe dovuto contribuire a fermare i suoi radicali liberi.
 Suo genero Enrico di Navarra, tra una guerra di religione e l'altra, dopo un primo matrimonio alquanto complicato, si ritrovò come moglie una seconda de' Medici, Maria, detta anche la grassa banchiera. Mentre costei spupava e covava rancore nell'ombra, lui collezionava favorite da cui aveva un gran numero di figli che non solo riconosceva, ma cresceva assieme a quelli legittimi.
Gabrielle d'Estrées e una delle sue sorelle
 La sua amante storica rimase la scaltra e sfortunata, Gabrielle d'Estrées (ritratta in una serie di enigmatici e famosi quadri), morta a un passo dal diventare regina. Enrico amava appassionatamente questa ragazza che contribuì alla sua conversione al cattolicesimo e fece qualsiasi cosa per portarla all'altare. Forse fu quel qualsiasi a decidere la sorte della poveretta che morì ufficialmente di parto, ma ufficiosamente di altro, probabilmente veleno.
 Sarebbe stata una bella storia se lui non si fosse gettato prima di subito su una nuova quantità di ambiziose donzelle.
 Si passa di seguito ad una serie di regine non proprio stimabili, in primis l'incolore Maria Teresa d'Austria (in realtà infanta di Spagna) o Maria Leszcynska, figlia del detronizzato re polacco, scelta con gran furia dal tutore di Luigi XV, terrorizzato che il delfino, ultimo sopravvissuto dopo una lunga serie di lutti, morisse senza eredi. E poi la mia favorita, la praticamente miracolata Anna D'Austria, che ebbe il re Sole dopo vent'anni di matrimonio a un'età in cui ormai all'epoca eri praticamente bisnonna.
 Essa è l'autrice di quello scandalo ante litteram che fu la sua liason col duca di Buckingham raccontato dal buon Dumas nei "Tre moschettieri" e riuscì a rimanere incinta casualmente. Il re suo marito a causa di un temporale improvviso si era ritrovato a secco di amanti e solo con lei e in mancanza di meglio si era ricordato di avere una moglie. Nove mesi dopo nasceva il re Sole e l'anno successivo suo fratello minore Filippo, detto Monsieur, palesemente omosessuale eppure particolarmente dedito alla procreazione.
 Il re Sole fu non solo l'apoteosi dell'Ancien Régime, dei fasti della corte e di un'epoca che toccava le sue vette più splendenti prima di declinare tragicamente, ma anche un uomo provvisto di una moglie (un'altra infanta di Spagna) non all'altezza del suo ruolo di regina, che sostituì nel suo letto e in pubblico con numerose favorite.
 Un'intera schiera di sorelle lo iniziò ai piaceri dell'amore, poi venne Louise de Valliere, raro esempio di nobildonna sinceramente innamorata del re, che diede scandalo al contrario: da favorita decise di chiudersi in convento creando enorme sensazione nella popolazione. Iniziavano a sentirsi i lontanissimi vagiti di una rivoluzione che un secolo dopo avrebbe travolto il suo sfortunato e incapace nipote, Luigi XVI che ebbe bisogno dell'aiuto del cognato per consumare il matrimonio (immaginiamo un futuro imperatore d'Austria dare lezioni di educazione sessuale a un fagottoso ventenne un po' confuso eppure re di Francia).
 Tra le prodezze erotiche di Madame Du Barry, prima vera prostituta ad entrare a Versailles facendo scoprire i segreti dei veri bordelli a re abituati a millanta giovani vergini, ma non alle professioniste, regine reggenti in perenne lotta per il potere in un atavico complesso edipico con la pargolanza, figli legittimi e illegittimi, scandali di collane e cospirazioni piramidali sui veleni, gli aneddoti sono infiniti e gustosi. Sembra di non averne mai abbastanza e, quando si rimane orfani, con la testa di Maria Antonietta ghigliottinata a rotolarti davanti, quasi ti dispiace che abbiano preso la Bastiglia impedendoti di vivere nuove esaltanti avventure.
Mademoiselle Aissè, probabilmente
fonte di ispirazione per il personaggio
di Haydée ne "Il conte di Montecristo"
 Io, personalmente sono finita in un pericolosissimo vortice che mi spinge a cercare nuovi pettegolezzi regali. 
 Ho svaligiato la biblioteca e mi ero ripromessa di leggere tante cose più sugose e invece ora campeggiano fieri sul mio comodino, pronti per le vacanze, oltre a "Don Chisciotte", le "Lettere di Mademoiselle Aissè a Madame C..." (il carteggio tra una giovane circassa cresciuta come una nobile francese dopo esser stata letteralmente comprata al mercato degli schiavi dall'ambasciatore francese a Costantinopoli e una donna svizzera di dubbia bontà), "Gli amori del re sole" di Antonia Fraser e "La civiltà della conversazione" sempre di Benedetta Craveri.
 Fidatevi, anche voi ne vorrete di più e sempre di più, uomini e donne. E farà bene a tutti scoprire quanto lontano abbiano sempre potuto condurre delle sottane bene assestate e come gli uomini di potere trovino storicamente nel letto le loro più stupide debolezze.
 Tanto da farti chiedere, a fronte delle vite, non esemplari, ma sicuramente più dettate dalla freddezza delle sovrane donne, (da leggere "Regine per caso" di Cesarina Casanova ed. Laterza) che nei secoli sono comunque riuscite ad emergere: non sono forse gli uomini ad essere inadatti al potere perché troppo facilmente ricattabili (e manipolabili) sotto alcuni punti di vista?

Ai posteri e ai lettori l'ardua sentenza!




mermy.tesoro86

venerdì 25 luglio 2014

Cose realmente avvenute! Me l'hanno giurato! "Il fu".

Sto preparando la recensione del bellissimo "Amanti e regine" di Benedetta Craveri, un libro fantastico che ci fa chiaramente capire come mai la storia non abbia mai avuto nessun senso logico (difficile darglielo quando si scatenano guerre solo perché l'amante quel pomeriggio non te l'ha data perché non le hai regalato un ducato). 
Mentre continuo a impegnarvi e a consigliarvi di ascoltare il Necronomicast, eccovi una bella cosa realmente avvenuta, me l'hanno giurato: "Il fu".
Buon Venerdì


martedì 22 luglio 2014

Ma questa gente in che mondo vive? Quando i libri che vendono sono specchio dei valori di una strana società che su tutto pone un imperativo: stai folle, ma soprattutto stai affamato e mangiati gli altri. Sempre e comunque.

Devo ammettere che personalmente io ho delle serie debolezze che con alta probabilità non mi rendono uno di quegli individui che nella società attuale farà strada. 
Vignetta satirica di inizio '900 di Giuseppe Scalarini
Non è che sia troppo buona o un grande cuore o tutte quelle cose lì (sono troppo facilmente irritabile per avere tecnicamente una qualsiasi di queste pregiate qualità), semplicemente faccio davvero fatica ad adeguarmi ad alcuni aspetti della nostra odierna società. 
 Non so se dipende da quanto scritto sul post sulla nostalgia dei nati negli anni '80, ma mi rendo conto di questi miei limiti anche in libreria, quando giungono titoli di cui fatico a capire l'esistenza eppur vendono.
 Non parlo di una certa narrativa di cui fatico a comprendere l'appeal, ma che rientra nel campo del fantastico e perciò del gusto personale, ma di una serie di consigli per il viver bene e soprattutto giusto, nella società attuale. 
 Ricordo che quando ero adolescente odiavo la parola "valori", la associavo in un qualche modo ad una certa imposizione culturale che vivevo come una violenza personale. Imporre o sbandierare i propri "valori" tentando di farli diventare maggioritari, in qualche modo mi dava l'idea di voler opprimere i "valori" degli altri e chi in quei "valori" non si riconosceva. La parola "valori" era perciò, per me, universalmente negativa.
 Col tempo si comprende che nella questione dei "valori" la posta in gioco è ben più alta. E' ciò che vale adesso sul banco. Se tu non apprezzi ciò che vale, bene che va sei strano, male che va sei spacciato.
 Credo dipenda da questa discrepanza il fatto che io trovi intere sezioni completamente assurde o mi chieda a chi mai sia venuto in mente di scrivere et pubblicare et infine comprare taluni libri.
 Di seguito elencherò una serie di libri e di argomenti di successo che mi inquietano o perplimono o mi causano la fatidica domanda: "Ma questa gente, in che mondo vive?"

NAPOLEON HILL e I LIBRI "FAI SOLDI FAI SOLDI FAI SOLDI":
Ogni volta che vedo un libro del caro Napoleon e dei suoi allegri compari, Donald Trump (e figlia),   Robert Kiyosaki  tutti quegli imprenditori che vorrebbero insegnarmi in qualche modo a stare al mondo ho, come si suol dire, un travaso di bile. Costoro, dall'alto di una pila di miliardi, hanno acquisito grazie alla loro capacità di inseguire mercati, appoggi, investimenti azzeccati e dio sa cos'altro, si sentono, come cantava De Andrè come "Gesù nel tempio" e non lesinano consigli su come mangiucchiare e sputare il prossimo. Non sono i soldi che non circolano caro mio, sei tu che non sai come farli circolare, non sei tu a non avere un lavoro sei tu che non sai procurartelo, non è l'imprenditore a sfruttarti sei tu che non sai farti rispettare. Insomma gira che ti rigira se loro sono miliardari e tu un poveraccio non è che c'è qualcosa di sbagliato nel sistema economico, sei tu che sei un povero fesso (e probabilmente uno sfaticato) e non sai come diventare milionario. Loro sono lì per consigliarti e farti comprendere i tuoi gravi errori e, nel dubbio, continuano ad accumulare denaro (non molto in questo caso temo per i loro standard) grazie ai libri che riescono a venderti. "I soldi danno la felicità" "Padre ricco e padre povero", il mitico "Pensa in grande e manda tutti al diavolo", "Perché vogliamo che tu sia ricco" ecc. ecc. ecc.
 Ultimamente mi ha fatto molto ridere il libro di Arianna Huffington, "Cambiare passo", una che è riuscita a fondare uno dei blog più famosi del mondo arrivando a lavorare fino a 18 ore al giorno che pam, sviene per la troppa stanchezza e quando si risveglia scopre che forse non era proprio una vita quella che faceva. Ci informa infatti che probabilmente la felicità e la qualità della vita si misurano non solo da quello che produci, ma anche dalla vita che conduci. Ora lo sbandiera ai quattro venti come fosse un'illuminazione, ci scrive un libro di successo e mi fa domandare: esattamente cos'è che avrebbe scoperto?

MODA o anche "QUEI QUATTRO STRACCETTI":
 Ok, non sto parlando del grande valore antropologico della moda. Non penso che parlare di tacchi, gonne, lustrini e via dicendo sia lezioso, sbagliato o disdicevole, anzi, i vestiti come manifestazione culturale sono ovviamente degni di nota e studio. Io parlo delle presunte icone di moda contemporanea, dei consigli su come ci dovremmo vestire per sembrare persone rispettabili, dei capi di cui ci dovremmo adornare per sembrare accettabili. 
 Tante cose non possono mancare negli armadi di un uomo e di una donna e solerti uomini e donne dalle tasche gonfie non mancano mai di farcelo notare. Lapo Elkann che non ho ancora capito bene che lavoro fa se non indossare le felpe della Fiat, si trastulla come scrittore di libri per improbabili dandy che si vestono di blu elettrico e tengono grossi anelli ai mignoli.
 In essi, invece di farsi venire qualche rimorso sui denari mai restituiti al popolo italico che tanto ha generosamente sostenuto la sua azienda di famiglia per poi delocalizzare ad caxxum, ci informa che l'uomo vero ama il blu, non il nero, sì il gessato, sempre sì la camicia, sì bottoni d'oro su camicia bianca, sì risvolto, sii sempre te stesso.
 Fa il paio nel suo delirio modaiolo di chi pensa il mondo abbia carte di credito da investire nel proprio guardaroba, con la parigina, Inès de la Fressange. Farò un post sul dilagante pariginismo: a Parigi tutto è più bello, pure la pioggia, e più raffinato e tutti sono più magri. Questa modella, il cui maggior pregio è stato fare da modella per la Marianna di Francia (ogni nazione ha i suoi problemi) sciorina boutique a quattro zeri dove comprare abiti costosi che non sembrino così costosi. Il pauperismo modaiolo del resto è tanto di moda. Un po' come quando Maria Antonietta giocava a fare la campagnola e le cameriere le pulivano le uova sporche prima di fargliele trovare sotto le galline.

"SCAZZI" o anche "IL FIGLIO DI PAPA' CHE SI LAMENTA":
Parliamone. Ultimamente è tornata di moda la figura del padre. Sembra che dopo un po' di decenni di assenza, la narrativa (e pure la saggistica) si sia improvvisamente risvegliata e abbia deciso che tutti i mali del mondo derivino dall'assenza del padre.  Le droghe? Assenza del padre. L'odio verso la politica? Assenza del padre. Debito pubblico? Assenza del padre. Buco nell'ozono? Assenza del padre. Sostanzialmente si attribuisce tale assenza del padre ad un evento primigenio, in genere il '68 o comunque un qualche movimento che avrebbe aperto le porte al fancazzismo e permissimismo pare, ma adesso in pieno Biancaneve style i Padri si sono risvegliati e vogliono riprendere il loro posto (madri non pervenute, ma nel caso fossero pervenute sicuramente o saranno state incapaci o non in grado di gestire la situazione o comunque usurpatrici di un ruolo non loro). Questa sorta di favola del padre assente ha colpito la narrativa in numerosi punti e con trame più o meno fantasiose. Si va da "Il padre infedele" di Scurati a "Gli Sdraiati" di Michele Serra, a "Scazzi", questo libro dal titolo raffinato ed. Mondadori scritto da Michele e Nicola Neri. La trama parla del solito padre e del solito figlio che non comunicano, uno non sa cosa fa l'altro, l'altro provoca perché ha l'ansia del futuro, l'altro fino all'altroieri assente ora si domanda chi sia il figlio e via dicendo. La biografia del figlio è di quelle che avrebbero indotto mio padre a prendermi per la collottola e buttarmi fuori di casa a vedere quanto vasto fosse il mondo: "Ci ha messo tanto, ma è riuscito a trovare una passione che non sia solo "puro intrattenimento": l'Altro". Non so, ma le passioni di "puro intrattenimento" se devi pagarti da solo l'università te le fai passare e di solito eviti di scriverci un libro dal titolo discutibile.
 Possiamo trovare un'altra chicca del genere in "Voto di scontro" un sentito dialogo tra un padre e un figlio che discutono di politica. Il padre, anziano votante del centrosinistra, tenta di difendersi dalle accuse del figlio, militante cinque stelle che gli rimprovera la decadenza della società e della politica. Voi direte, 'sto povero ragazzo sarà disoccupato come minimo. Beh, no, Niccolò Valentini è un giovane manager de L'Espresso (il padre è storico giornalista).  De che stamo a parlà allora? Uno dei due saprà oltre ai massimi sistemi cosa accade davvero fuori dalle loro mura? Ne dubito seriamente.

BIOGRAFIE o anche "STAI AFFAMATO E MANGIATI IL PROSSIMO": 
Quali sono le biografie più vendute in assoluto in libreria? Berlinguer? Danilo Dolci? Il re Sole? Dracula? Presto detto: Steve Jobs e Andrè Agassi. Su Agassi si potrebbe aprire una vasta parentesi ed è comunque un caso molto particolare. "Open" spacciato come autobiografia è chiaramente opera di un bravissimo giornalista che ne ha raccolto le confidenze e sfruttando il rapporto conflittuale tra padre e figlio degno di una tragedia greca, è riuscito nell'impresa di scrivere un romanzo. "Open" funziona perché è scritto in modo semplice e lineare, tutto ha una causa e un effetto, non ci sono zone buie e la trama scorre perfettamente, come un film dalla sceneggiatura di ferro, solo che la storia è vera.
 La biografia di Steve Jobs, quella ufficiale almeno, è invece incredibilmente inquietante. Funziona perché fa parte del mito, e non solo, lo alimenta. Se la leggerete o l'avete letta avrete ben chiaro che più che una biografia essa è chiaramente un'agiografia in cui si mira a farci comprendere l'infinita grandezza di questo self made man. Dato in adozione appena nato, famiglia non ricca, università abbandonata, sogni di gloria, pellegrinaggio in India, figli avuti tardi, moglie colonna della vita, state foolish state affamati e via dicendo. E' un polpettone new age in cui in nessun momento è dato sapere cosa pensasse delle fabbriche di pseudoschiavi di I-phone in Cina, se ci fosse una riflessione più vasta della tecnologia sul mondo e la società (cosa che per dire Turing aveva in mente), se a parte starsene affamati ci fosse altro dietro la smania di spingere la sua società sempre più in alto. Visto che a tanti piace citare Jobs, qual è il grande insegnamento che esso ci ha lasciato? Qual è il modello di vita che dovrebbe averci indicato? Quali vite ha salvato? Quali vite ha migliorato? In che modo ha inciso positivamente sull'andamento del mondo?

Perché io non lo capisco e ci vedo dietro solo un grande insegnamento: stai affamato e mangia tutto quello che vedi, pure quello che non ti spetta, che il mondo è dei forti.

Probabilmente parte di questo post è stato influenzato dal fatto che ieri sera ho rivisto "Cose da pazzi" di Vincenzo Salemme, un film che non sarà un capolavoro, ma ha una morale di fondo molto forte e consiglio.

lunedì 21 luglio 2014

"Quando il cliente va in vacanza", un fumetto estivo in cui si incrociano tifo, guide, agenzie di viaggio e soprattutto librerie.

So che in questa giornata di temporali funesti, parlare di vacanze e viaggi potrebbe avere poco senso, ma tant'è. Il fumetto di oggi si concentra su quell'orda di clienti che beati loro partono per mete più o meno esotiche ed entrano in libreria, spesso per quell'unica volta l'anno, alla ricerca di guide turistiche che gli impediscano di contrarre malattie tropicali, di perdersi nel cuore dell'Africa nera e di scambiare l'Australia per la Nuova Zelanda. Diverse sono le loro problematiche, attitudini e interrogativi, ma su una cosa sono tutti d'accordo: il libraio è un bel mestiere, ma non quando devi stare aperto anche a Ferragosto.
 "Quando il cliente va in vacanza" un fumetto (si vorrebbe) estivo.





domenica 20 luglio 2014

Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Parlare turco"

Estate tempo di viaggi. Copiosi clienti si riversano in libreria alla ricerca di guide di ogni genere, beati loro. Con strana frequenza mi trovo a strabiliare davanti a persone che comprano nello stesso blocco la guida del Kenya, dei Caraibi, degli Stati Uniti occidentali e della Cina, trovandomi a pensare a quante ferie essi abbiano e come facciano ad impiegarle in questo modo favoloso.
 La cosa realmente avvenuta, lo giuro, di oggi, ha per protagonista una di queste turiste per caso rea di aver creato un'incomprensibile incomprensione linguistica.
 Cose realmente avvenute! Lo giuro! "Parlare turco".
(I clienti con diritto di precedenza sono specificati perché così comprendete per quale motivo non potevo gentilmente accompagnarla allo scaffale. Era infatti essa un caso di cliente "temporeggiatore" che ti assale quando meno te lo aspetti, incurante di tutti i suoi simili in precedente fila).



giovedì 17 luglio 2014

Lo spot sui flip back. Quando trenta secondi nascondono un mondo e un target: la SCIURA che legge. Ma è la pubblicità ad aver creato lo sterotipo o lo stereotipo la pubblicità?

In molti e molte su fb in questi ultimi tempi mi hanno segnalato lo spot della Mondadori per il lancio della collana flip back.
 Al di là del fatto che per qualche assurdo nesso logico, ogni volta che penso a questo formato mi viene in mente la scrittura bustrofedica (cioè quella in cui la direzione cambia di riga in riga, come i buoi che arano), premetto col dire che anche io ero scettica riguardo codesto formato. Non ne capivo francamente l'utilità e personalmente mi pareva ben più scomodo del caro vecchio libro tenuto per dritto. Ora che l'espositore campeggia fiero in libreria e i libri (che sono tutti titoloni però) vendono, ho iniziato a pormi delle domande trascendentali sul fatto che la realtà degli altri potrebbe pure non essere la mia o perché mai dovrei provare rancore verso una nuova forma di impaginazione.
 Detto ciò, per me la questione flipback (che comunque credo rimarrà una simpatica particolarità di questi poco mitici anni '10) era chiusa.
 Poi è spuntato fuori questo spot che, sempre in forza della mia mancanza di tv (non dovuta ripeto a fricchettonaggine, ma ad una serie di sfortunati eventi, prima la mancanza di denaro ora la mancanza di antenna), mi ero persa.
 Ve l'ho rilinkato, se pure voi lo avevate ignorato protete vivere questi 30 secondi di passione e capire il resto del post.
Visto? 
Bene. A cosa abbiamo assistito? Signori miei, ad una sciurata. E' palese che finalmente qualcuno lassù nell'olimpo del marketing si è fatto due conti e ha capito che era giunta l'ora di affondare il coltello lì dove la carne di quella massa indistinta che sono i lettori è più tenera: la sciura.
 Non che le case editrici prima non ci fossero arrivate eh. Avete mai visto le campagne sconti invernali della Tea o della Piemme?
 Soprattutto quest'ultima punta chiaramente a smuovere il caldo e sempre commosso cuore del gentil sesso a suon di lacrime, pioggia, libri da leggere davanti al camino e bonazzi vari. Le stesse copertine di alcuni classici negli anni hanno subito dei tentativi di insciurimento, come quella, molto discussa di "Cuore di Tenebra" ed. Giunti, con virili addominali in bella vista (o "Le confessioni" dì Sant'Agostino con la faccia di Preziosi sopra).
 Tuttavia questo spottone concentra in sé un po' tutto un mondo ideale e idealizzato. 
 Iniziamo col fantastico nonché raffinatissimo attacco. 
 Una zip che si apre mostrandoci una schiera di quattro tipe, tutte bellissime magrissime e giovani (ma non troppo), assortite e benissimo vestite che se ne stanno a quella che sembra una pazza pazza festa. 
Apriamo parentesi, essendo lo script di Brizzi mi auguro che abbia voluto attingere a tutto il suo immaginario romano-trash e non fare un'inquietante citazione de "La grande bellezza" con frame casuale di fiesta alla Jep Gambardella. Chiusa parentesi.
 Durante la festa le tipe fissano un punto un po' sotto la camera da presa e si lanciano in una serie di doppi sensi alla "Sex and the city". Ovviamente la più audace è la biondina tutto pepe.
 Apriamo un'altra parentesi. Io trovavo codesto telefilm assolutamente geniale (almeno fino alla quarta serie), affrontava la sessualità femminile in modo fantastico e persino delle mode sessuali che giungono in Italia coi soliti vent'anni di ritardo erano trattate con ironia e senza volgarità (a me che cosa fosse lo squirting lo ha insegnato Samantha Jones). Ovviamente cosa ci ricordiamo vagamente in Italia di quel telefilm? Belle scarpe, bei vestiti, tanto sesso. Arichiusa parentesi.
 Dunque le tipe sgallettano perplesse dalle fantomatiche dimensioni di questo oggetto che pare volteggi davanti a loro come un'ectoplasma
"Ma è piccolo" "Ma tu l'hai provato?" "A me sembra più comodo di uno normale".
 A questo punto si palesa chiaramente che lo script è opera di un uomo, perché qualsiasi donna sana di mente, pur ubriaca ad una festa, non parlerebbe mai di un pene in questi termini. L'unica cosa che può spingere delle donne a fare tali osservazioni è un assorbente. 
Ebbene sì, se non avessi saputo che stavamo parlando di libri avrei pensato fosse la nuova pubblicità di un qualche assorbente interno. Peraltro, in quel caso, sarebbe risultata per paradosso di gran classe.
 Comunque, al termine di questo scambio di battute, la bionda pesca dalla cerniera un libro che guarda caso è "Splendore" della Mazzantini.
 Ora, io non voglio farci della dietrologia, ma niente di pubblicitario di solito è affidato al caso. Sarò una complottista psicopatica, ma nella scelta di un blockbuster da sciura io ci vedo un chiaro ammiccamento alle due categorie chiaramente puntate nel piccolo catalogo flip back: sciure e, se ci scappa, un po' di comunità gay maschile mainstream (come diceva la già citata Samantha Jones "Prima arrivano i gay poi arriva il successo"). 
Sono essi i soli due filoni che possono apprezzare quattro tipe sfarfallanti che parlano di peni che in realtà sono libri. E infatti nel finale non puoi non proporgli una storia gay scritta dall'idolo delle sciure, la cara Margaret.
 Tutto torna? Non paghi ci informano che il libro si tiene in una MANO (dove se no) e si sfoglia con un DITO (ah, pensavo con la scapola, sai di solito quelli verticali li sfogliamo così), e infine la bionda ci conferma che le dimensioni non contano. The end.
 Qualche giorno fa ho letto un articolo de il Post: "Donne-che-amano-i-libri per venderglieli" in cui si accusava la pubblicità di appropriarsi di conquiste dell'emancipazione femminile in chiave capitalista. Iniziava bene citando il caso delle sigarette, finiva un po' meno bene dicendo che esisterebbe una recente invenzione della "donna-che-legge" come meccanismo di sfruttamento commerciale della donna, citando a sua volta l'articolo di una femminista inglese, Katie Welsh.
Pare che ora per una donna sia NECESSARIO leggere per risultare (e scusatemi la parola) scopabile. Indifferente pare sia quello che legge.
 Ora, io ho sempre odiato fare di tutte le merceologie un fascio. 
Che storicamente le donne abbiano trovato rifugio ed emancipazione nella lettura, ma che al contempo esistano da secoli libri dimenticabilissimi e commercialissimi scritti appositamente per un pubblico femminile, intere collane, interi generi (odio come voi la narrativa rosa, ma detto ciò moltissime donne leggono esclusivamente essa perché gli piace, senza che nessuno punti loro una pistola alla tempia o gli faccia il lavaggio del cervello da bambina) è innegabile. Ciò che forse prima era meno chiaro o meno sfruttato era il fatto che lo zoccolo duro di molti generi fosse costituito quasi esclusivamente da un pubblico femminile.
 Se, stante le classifiche dell'Istat, in Italia il 51,9% delle donne (nel 2012) aveva letto almeno un libro a fronte del 39,7% degli uomini, forse vuol dire che la pubblicità con le quattro sgallettate non è una causa, ma un effetto. Ossia, non è la pubblicità ad aver creato lo stereotipo, ma lo stereotipo ad aver ingenerato la pubblicità.
E comunque non sottovalutiamo mai lo
strano immaginario erotico maschile che
trova sexy l'idea della bibliotecaria da
decenni. Ben da prima dei flip back e del
femminismo.
 Il resto dell'articolo del post l'ho trovato un po' confuso, non riesco a capire cosa ci sia di male a non voler uscire con una donna che non legge e non perché "la lettura e il possesso dei libri siano diventati un nuovo parametro per misurare la donna stessa e la sua disponibilità verso gli uomini", manco stessimo parlando di un'ipotesi abominevole, ma perché io stessa francamente non so quanto avrei in comune con un'eventuale partner che non legge. Non lo metto come parametro, ma devo dire che se proprio dovessi scegliere, preferirei di gran lunga una donna che legge e non perché la sfrutto, ma perché ai miei occhi leggere é non solo una nobile attività, ma anche un imprescindibile modo per arricchirsi come persone.
 Perciò, alla fine della fiera, lo spot è sbagliato o meno?
 Lo dico, io personalmente lo trovo ORRENDO, ma capisco perché sia stato pensato così. C'è un target mirato dietro e non sono le DONNE, ma le SCIURE. Una categoria a parte che compra molto e molto è da vezzeggiare. Del resto nel catalogo proposto non è che ci sia Husserl, ma Paolo Giordano (e "1984" non so bene perché se non forse per quell'idea vaga che molti hanno: "Ma non è il libro sul grande fratello?").
Ah, e comunque voglio dire che pure io ho la spilletta con scritto "Leggere è sexy" e l'ho comprata in una libreria femminista: Tuba Bazar a Roma. Ecco.

 E voi? Cosa ne pensate?

Ps. Per farvi un'idea sul rapporto tra donne e lettura vi consiglio: "Le brave ragazze non leggono romanzi" di Francesca Serra e "Le donne che leggono sono pericolose" di Stefan Bollmann e Elke Heidenreich (pure se la prefazione è della Bignardi).


mercoledì 16 luglio 2014

La nostalgia precoce dei nati negli anni '80. Tra Zerocalcare, Grayskull, Memorie a 8 bit e l'effetto "figlio di Garibaldi", la confusione di chi nasce sul limitare di due epoche.

Una delle cose belle che porterà l'autunno (non che si voglia pensare all'autunno visto che l'estate manco è cominciata) sarà il nuovo libro di Zerocalcare "Dimentica il mio nome" su, pare, molti ricordi familiari e d'infanzia. La nostalgia è un marchio fondamentale per comprendere la cosiddetta poetica zerocalcaresca talmente infarcita di citazioni su ciò che accadde a noi, inconsapevoli infanti degli anni '80 e un po' più consapevoli sempre infanti ma sulla via della brufolaggine adolescenziale, degli anni '90.
 Raf cantava "Cosa resterà di questi anni '80?" domandandosi già disperato come avrebbe fatto a riguardarsi nelle foto giovanili di quell'infausto decennio che tanti dolori adduce a noi che eravamo appena infanti. Perché se il suo problema era cosa gli sarebbe rimasto da ricordare di un'epoca in cui potevi mischiare i capelli cotonati, coi jeans, con un trucco da burattone e del tulle posto a caso sull'abbigliamento, di anni in cui i film ti invitavano a diventare rampante e a divorare il prossimo tuo in una logica di mercato anarcocapitalista (avete mai riguardato film come "Una poltrona per due"? Fatelo e spaventatevi) e la massima aspirazione per un giovane frustrato dalla vita era sdraiarsi su una pista da ballo come Tony Manero (schiavo tutta la settimana, ma il sabato sera nooooo), il nostro è domandarci come conciliare due epoche.
 C'è un motivo secondo me se la mia generazione prova molta più simpatia per quella dei propri nonni che per quella dei genitori ed è il comune destino di aver vissuto una svolta storica non prevista. Certo, i nostri nonni ce l'hanno avuta ben più traumatica: mondo prima della guerra-mondo dopo la guerra, ma noi siamo cresciuti in un perfetto spartiacque tra un mondo quasi privo di tecnologia pervasiva e un mondo in cui la tecnologia è tutto.
 Per spiegarmi meglio chiamo in aiuto una graphic novel molto graziosa uscita negli ultimi mesi per Tunué: "Memorie a 8 bit" di Sergio Algozzino (9,90 euro, un prezzo a dir poco ottimo).
 Più che una storia di senso compiuto il libro è un insieme di ricordi organizzati per argomento (canzoni, estate, videogiochi, cibo ecc.) dell'infanzia e prima adolescenza dell'autore. Bambino sensibilissimo in una palermo grande, accaldata e priva di fumetterie, disegnava forsennatamente con tale dispendio di carta che i genitori gli chiesero ad un certo punto di rimpicciolire le proprie vignette per risparmiare fogli.
 Il grande tema del libro, forse molto più dei ricordi, è la potenza delle suggestioni che riceviamo da bambini, così grandi da influenzare tutta la nostra vita di adulti. Infanti, ci aggiriamo come tabule rase dove anche gli avvenimenti più innocui, episodi che una volta adulti a stento ricorderemmo a fine giornata, raggiungono le proporzioni di epiche storie, traumi monumentali, rivelazioni in grado di cambiare il corso di una vita. 
La grande intuizione di Zerocalcare che si ripete, pur con le dovutissime differenze nel libro di Algozzino  è stata attingere alle memorie comuni di una generazione. Algozzino in effetti non ha molto in comune con Zero, non lo stile scrittorio né tanto meno dei disegni, non il luogo di provenienza, non la militanza politica e neanche quel perenne sentirsi un pesce fuor d'acqua.
  Eppure, nonostante le enormi differenze, il retroterra culturale rimane similissimo: innanzitutto regnano sopra ogni cosa i cartoni animati giapponesi. Zero li cita continuamente, uno dei disegnatori ospiti dell'albo di Algozzino ricorda come fu la visione di Sailor Moon a cambiare in qualche modo la sua vita. Io stessa ho dei ricordi vividissimi legati ai cartoni animati che so di poter condividere con qualsiasi mio coetaneo (non vi dico lo sconcerto nell'apprendere che una delle pietre miliari della mia infanzia,  "La posta di Sonia" di Super 3 era visibile solo nel Lazio e forse in parte della toscana...), un microcosmo di riferimenti che non si riducono ai quattro disegni in movimento che probabilmente i nostri genitori vedevano vagamente in tv, ma ad un vero pantheon mitologico generazionale.
 Non è un caso se altri due libri sui ricordi degli anni '80, "Come sopravvivere agli anni '80" di Omar Fantini e "Per il potere di Grayskull" di Alessandro "DocManhattan" Apreda, citino il mitico mondo dei cartoni giapponesi in copertina e nel titolo. E non è neanche un caso se neanche trentenni o poco più che trentenni rievochiamo con nostalgia un'infanzia teoricamente ancora vicina.
 Non è un rifugio nell'epoca d'oro, ma forse una virgola di rassicurazione in un mondo che è mutato tanto velocemente da passare in neanche una generazione dall'esaltazione per un supertele nuovo all'esaltazione per uno smartphone nuovo, dalla possibilità di andarsene al mare tutto il giorno senza l'assillo del telefonino coi tuoi genitori attaccati dall'altro capo della cornetta alla possibilità che se al terzo squillo non rispondi essi abbiano già chiamato la guardia nazionale per venire a scovarti. 
 I nostri ricordi in sostanza, sono diventati vecchissimi in fretta. 
Ecco che Zerocalcare rievoca in "Un polpo alla gola" i momenti in cui, in mancanza di youporn, egli era costretto a vagare vergognoso per edicole ed edifici diroccati alla ricerca di riviste osè, e Algozzino la ricerca disperata e avventurosa dei suoi fumetti preferiti in un pellegrinaggio infinito per tutte le edicole di Palermo (ora ci sono gli store online sai che ce vò, ma pure io mi ricordo le preghiere all'edicolante perché mi mettesse da parte "Ranma 1/2").
 Era un periodo senza navigatori, cellulari, di videogames talmente base da costringerti a giocare ininterrottamente per ore perché non potevi salvare le sessioni di gioco, computer così basic da non avere ancora nessuna reale utilità, pomeriggi di solitudine che non avevano chat a salvarti, passioni che si credeva di possedere soli nell'universo perché non c'era nessun forum specializzato a cui appellarsi.
 Non dico fosse un mondo migliore, dico solo che era un mondo molto diverso, scomparso ad una velocità inimmaginabile. Non mi sento vecchia mentre scrivo questo post, anzi, ma vedendo mia sorella neanche diciassettenne che mi domanda come facessi a vivere in un'epoca senza cellulare, mi rendo conto che già non lo ricordo più. Le mie memorie a 8 bit sono perse in un cosmo che a scanso di catastrofi tecnologiche non tornerà. Immagino siano i pensieri di tutte le generazioni che si sentono nate sul limitare di un'epoca che non gli apparterrà mai del tutto, ed è a questo punto che ho sempre il terrore dell'effetto "figlio di Garibaldi". 
La vecchiaia mi impone di pensare che anche
nascere nell'epoca giusta potrebbe essere una
fortuna.
Ricordo infatti l'esame di storia contemporanea, un libro monografico infinito sulla vita di Garibaldi così particolareggiato che sapevo pure a cos'era allergico e il nome dei suoi pronipoti. In esso venivano riportate le vite dei figli maggiori, quelli avuti dalla mitica Anita, morta eroicamente vicino Ravenna dopo essere scappata incinta su un cavallo.
 Ricciotti, Menotti e Teresa, furono i figli della coppia passati alla storia tra alterne vicende. Nati in un'epoca di vere rivoluzioni, di nazioni che si autodeterminavano, eserciti che combattevano per unire nazioni e alti ideali, passarono la giovinezza a guerreggiare felici e si ritrovarono ad un certo punto, in un mondo ormai consolidato che non aveva più bisogno di rivoluzionari per professione. Così, se il buon padre oltre a impalmare giovinette a caso, si godeva la meritata gloria di chi fece ben due mondi, i tre si ritrovarono a vivere in un mondo non più loro e dovettero reinventarsi. Lo fecero malissimo. Menotti reinventatosi uomo politico, venne coinvolto nello scandalo della banca romana, Ricciotti divenne un sostenitore del fascismo e Teresa che avrebbe aspirato alle glorie materne e soprattutto a più grandi attenzioni paterne, visse nell'ombra, moglie e madre.
 Ecco, non dico che faremo la fine dei figli di Garibaldi, ma nascere sul breve confine che divide due epoche non è sempre di buon auspicio, vediamo quello che possiamo fare.

lunedì 14 luglio 2014

Secondo test dell'estate! "Quale perversione libraria hai?", sei pronto a scoprire di che pasta è fatto il tuo lato librario oscuro?

Foto by me
E' un lunedì pessimo, già sarebbe pessimo in quanto lunedì, ma lo è ancora di più per una serie di infausti motivi. Per tirare su il morale e per tirarlo su a chiunque si senta il morale sotto i piedi like me, ecco il secondo test dell'estate: "Quale perversione libraria hai?".
 Spero per voi tutti che ve ne stiate paciosamente sotto un ombrellone e non sotto questo cielo grigio di Lugliembre, orrido mese da aggiungere per il secondo anno consecutivo al calendario italico.
 In caso contrario spero che il mio test addolcisca almeno un po' l'amara pillola che le correnti atlantiche si ostinano a propinarci.
 Forza, penne in pugno per prendere nota! Let's go!

Quando entri in libreria la prima cosa che fai è:

A) Annuso intensamente i libri, soprattutto i miei preferiti o i nuovi brossurati.
B) Afferro la sportina all'ingresso e inizio ad arraffare tutte le novità dell'ultima settimana.
C) Punto dritto verso la cartoleria e tutte quelle favolose cose inutili ma di design.
D) Controllo se i librai hanno messo gli autori orientali nell'ordine alfabetico giusto o se hanno confuso nome e cognome. In tal caso mi produco in una sfuriata e non metto mai più piede lì dentro.

La tua ragazza/Il tuo ragazzo ideale deve:

A) Amare la nouvelle cuisine.
B) Essere prodigo di regali. Soprattutto gift card per la libreria.
C) Deve preferire la Saint-Honorè a Honorè de Balzac
D) Deve conoscere per forza l'esatta pronuncia di Paulo Coelho.

Cosa ti piace di più dei libri?

A) Il loro odore afrodisiaco
B) Il fatto che stampino più di 50.000 nuovi titoli l'anno.
C) Il fatto che fortunatamente prima o poi andranno fuori commercio.
D) L'esistenza delle edizioni limitate (in alternativa le copie autografe).

Il tuo libro ideale dovrebbe:

A) Sapere di gocciole.
B) Far parte di una saga di almeno trenta titoli.
C) Essere non più lungo di cinque pagine.
D) Essere una ristampa anastatica in edizione limitata con prefazione dell'autore e note del curatore possibilmente più estese del testo stesso.

Il tuo libraio ideale deve essere:

A) Disattento (così non può notarmi mentre mi aggiro per la libreria).
B) Amabile e bravissimo a consigliare.
C) Il mio migliore amico preso per fare una sostituzione in pieno Agosto, così posso andarlo a trovare, fare due chiacchiere in pace e godermi l'aria condizionata.
D) Un dottorando in Filosofia teoretica con phd in Esegesi delle fonti storiche e master alla Sorbona.

Le tue vacanze da sogno sarebbero:

A) Poter visitare la fabbrica della carta della Fabriano. Soprattutto i loro magazzini. Soprattutto da solo.
B) Il coast to coast delle librerie migliori d'America.
C) Ibiza, chiaramente.
D) Chiudermi in biblioteca e fare le pulci all'ultima traduzione de "La montagna magica" di Mann.

Il tuo personaggio storico favorito è:

A) Il conte Ugolino.
B) Lorenzo il Magnifico.
C) Girolamo Savonarola.
D) Mattia Corvino.


MAGGIORANZA DI A

BIBLIOFAGIA:  
Possiedi la più rara e inquietante delle perversioni librarie. Ami infatti i libri al punto da volerli rendere parte di te, in uno strano cul de sac mentale che ti impedisce di distinguere la storia da assorbire e far tua per sempre e il supporto materiale, forse un po' più ostico da ingerire. Il rapporto fisico col libro è per te fondamentale. E' il suo odore a riportarti i ricordi straordinari delle biblioteche della tua vita, dei libri dei tuoi nonni, della tua libreria (ormai magari chiusa) preferita. Da bambino invece di stringere un orsacchiotto nel tuo letto ti abbarbicavi ad un libro e chissà magari è stata una di quelle notti che ciucciandolo inavvertitamente ne hai scoperto lo straordinario sapore.
 La scoperta de "Il nome della rosa" ti ha folgorato. proprio quando credevi di essere una stramba creatura, ecco che il venerabile Jorge ti ha svelato che non sei stato l'unico nell'universo a desiderare una parmigiana di pagine, un'insalata di riso d'inchiostro o una millefoglie alla cellulosa. Ovviamente è una perversione che tieni nascosta e cerchi di coltivare solo nell'intimità di casa tua. Gli altri non capirebbero.

MAGGIORANZA DI B

BIBLIOMANIA: 
Tu ami i libri, li ami al punto che certe volte, quasi, non ti importa di cosa ci sia realmente scritto. Come la maggior parte delle persone ha un budget mensile per la spesa al supermercato, tu ne hai uno per la libreria. Puoi rinunciare ad una costina, ma certo non al libro primo in classifica. 
 Appassionato divoratore di storie, ingurgiti qualsiasi cosa ti consiglino o stuzzichi la tua attenzione senza far troppo caso a trame e autori. Non hai pregiudizi, pur di non stare con le mani in mano trangurgiti libri per ragazzi, harmony, biografie storiche, allegati di Sandro Mayer a "Dipiù" e le biografie di Padre Pio scodellate ogni due mesi da "Gente". 
 In casa, una stanza è dedicata solamente ai libri che ormai toccano il soffitto. Di tanto in tanto fai delle carrettate che rifili ad amici e biblioteche dei dintorni che ormai sono indecise se considerarti un benefattore o una minaccia. In molti ti dicono che l'e-reader potrebbe risolvere i tuoi problemi di spazio e in parte, bisogna dire, c'è riuscito, eppure neanche lui può nulla di fronte alla voglia bulimica che ti coglie alla vista di una libreria sul tuo cammino. Come può uno stupido store di internet dare lo stesso piacere di uno scaffale da toccare, corteggiare, rimirare, saccheggiare? Non lo sai. Intanto i libri si accumulano e il tuo consorte medita di buttarti fuori di casa.

MAGGIORANZA DI C

BIBLIOFOBIA:
Acrilico preso dal blog di Pablo Gallo:
elblogdepablogallo.blogspot.it
Tu e i libri non andate d'accordo da molti anni.
 Non riesci a ricordare il trauma primigenio, se un libro che ti hanno forzatamente propinato alle medie (problema epidemico piuttosto diffuso), un insulto ricevuto da qualche bulletto mentre cercavi di leggerti in pace il tuo fumetto preferito o la fermata del bus saltata più volte di seguito perché troppo assorbito nella lettura di qualcosa. Fatto sta che la tua vocazione alla lettura, (che molto probabilmente non c'è mai stata) è morta. Trovi stomachevoli tutti i bibliofan che non fanno altro che lanciarsi in battute sui loro personaggi preferiti manco fossero vivi, odi essere preso per scemo "solo" perché non leggi (oh, ascolti tanta musica e vedi tanti film) e basta, lo hai capito che "Il trono di spade" prima di essere una serie tv è una serie di libri, ma non te ne frega niente, Margaery e Jaime sono molto più belli visti che immaginati, o vogliamo negarlo?
 Detesti la gente che in vacanza invece che giocare a racchettoni e a beach volley, se ne sta sotto l'ombrellone, bianco come una mozzarella a leggere i grandi classici della letteratura. per non parlare di quelli che quando vanno a Barcellona invece di ingozzarsi di tapas non fanno altro che consultare la guida come sapientino. Voi lo sapete. La lettura è il male. (La domanda allora è: come sei finito su questo blog?).

MAGGIORANZA DI D

BIBLIONAZI: 
Un BiblioNazi spesso è anche un GrammarNazi. Fumetto
preso da: www.googlygooeys.com
Siete il lato oscuro dei bibliomani.
 Non vi accontentate di semplici libri, voi volete solo libri di qualità e pretendete che l'industria editoriale sforni SOLO libri di qualità. 
 Detestate il 90% della narrativa e generalmente leggete scrittori morti da non meno di cinquant'anni che insomma, devono aver superato almeno la prova del tempo, più indulgenti siete nei confronti della saggistica, soprattutto specialistica. Dissertate lungamente con i librai alla ricerca dei loro punti deboli e rimanete sconcertati quando essi si mostrano fallaci in alcune materie, manco foste il capocommissione della maturità (vostro idolo imperituro). Gli amici o sono come voi o evitano accuratamente di accompagnarvi in libreria, terrorizzati all'idea di essere coinvolti in una qualche discussione, magari in una materia in cui dovrebbero essere ferrati, ma che non ripassano colpevolmente da anni. 
Adori le librerie specializzate, ma vai apposta in quelle generaliste per fare delle piazzate al libraio di turno, reo di mettere Marx vicino alla Marzano, Manzoni vicino alla Mazzantini, di non possedere l'opera omnia di Jung e Lacan e di avere dei settori di Astronomia e Sociologia ai tuoi come minimo discutibili.
 Il piacere che ti dona la tua superiorità è infinito, forse per questo non fai caso al fatto che nessuno ti invita più a passare le vacanze in gruppo.
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