Alla quasi soglia delle 400.000 visualizzazioni mi pare giunta l'ora di scrivere il post che avevo promesso in onore non mi ricordo se delle 350.000 o 300.000.
Nessuna immagine di inizio può essere migliore di "Lost in translation" |
Avevo infatti indetto su fb un contest a costo zero (che la legge non mi concede di indirne uno con oggetti di valore in palio), per suggerire un post per il blog. Quello che ha avuto più voti è stato il sugoso "I titoli peggio tradotti che passeggiano per la libreria" che è potenzialmente fantastico, ma anche complicatissimo perché ci sono scatervate di titoli rivisitati, stravolti, scorretti, ma talvolta, talvoltissima anche migliori dell'originale.
Tuttavia una promessa è una promessa perciò mi cimento nell'impresa.
Questa fissazione di criticare i titoli tradotti male, mi ricordo che era motivo di gran vanto intellettuale durante gli anni delle superiori, quando ci si ritrovava davanti a titoli di film ,insensati, la cui principale ragion d'essere non era quella di diventare magari più esplicativi in italiano (non tutti i titoli in effetti hanno lo stesso effetto nella nostra dolce lingua madre), ma semplicemente infarcirli di doppi sensi a gogò, rendendo la maggior parte di essi inutilmente ridicoli.
Ricordo anche che non si poteva però non notare con sconcerto che uno dei film più in voga, ossia, "L'attimo fuggente" (era datato anche per l'epoca mia, ma rimane un film stupendo da vedere quando si è adolescenti), in inglese fosse un ben più sciapo "La setta dei poeti estinti" che non solo non rende il senso del film, ma a noi adesso può suonare persino come un titolo Newton X.
Ciò ci imponeva di pensare che non tutti i cambiamenti di titolo vengono per nuocere.
Lo dico perché, in linea di massima, io non sono completamente contraria a mutare l'originale se c'è un motivo sensato (ci sono invece i puristi che vorrebbero i titoli mai tradotti e allora voglio vedere come capisci come si chiama un'opera tibetana o cinese o hindi), tuttavia questa mia fiducia è da sempre brutalmente tradita, non tanto dagli incolpevoli traduttori, quanto, ormai lo sappiamo, dall'ufficio marketing.
Per impedire che questo diventi un inutile elenco di titoli tradotti insensatamente ho deciso di raggruppare gli stessi in alcuni macrosettori che ovviamente non hanno l'aspirazione di essere onnicomprensivi, ma oh ce provo, è un po' come raccogliere sabbia con una conchiglia.
DIARI E CONFESSIONI:
Se provate a inserire la parola "Diari" o "Confessioni" su Anobii vi uscirà una lista così assurda e sterminata da meritare un libro a sé. Praticamente nell'editoria chiunque si è sentito in bisogno di confessarsi da sant'Agostino in poi.
Se inoltre molti libri diventano lussureggianti confessioni per forza di traduzioni errate, allora la lista diventa ancora più gigantesca. Caso recente, da una casa editrice che potrebbe risparmiarsi tali mezzucci, la Sellerio, è "Confessioni di una vittima dello shopping", grazioso e inquietante libro di Rhadika Jha il cui titolo originale era l'assai più poetico e azzeccato "La mia bellissima ombra" (di cui farò una recensione appena possibile) e che avrà scoraggiato più di una persona in grado di apprezzarlo, convincendola che un'epigona della Kinsella ci stesse raccontando il suo dramma del possedere solo quattro tipo di calze rosse differenti. Capisco titillare lo spirito voyeuristico del prossimo, ma le assurdità aumentano esponenzialmente quando si tirano in ballo personaggi storici o immaginari, come "Il diario segreto del Conte di Montecristo" di Tom Reiss (vero titolo: "Dumas, il conte nero") o il "Diario proibito di Maria Antonietta" (in originale "Becoming Marie Antoniette", sappiate che di diari della regina francese ce ne saranno millanta).
Rimane però lo sconcerto nell'apprendere che alcuni dei titoli che sembrano farlocchi, in realtà corrispondono all'originale. Fino all'ultimo ho sperato che "Il mio diario segreto dell'olocausto" fosse l'invenzione di qualche fantasioso stagista del settore marketing, invece era il tremendissimo titolo originale.
Se inoltre molti libri diventano lussureggianti confessioni per forza di traduzioni errate, allora la lista diventa ancora più gigantesca. Caso recente, da una casa editrice che potrebbe risparmiarsi tali mezzucci, la Sellerio, è "Confessioni di una vittima dello shopping", grazioso e inquietante libro di Rhadika Jha il cui titolo originale era l'assai più poetico e azzeccato "La mia bellissima ombra" (di cui farò una recensione appena possibile) e che avrà scoraggiato più di una persona in grado di apprezzarlo, convincendola che un'epigona della Kinsella ci stesse raccontando il suo dramma del possedere solo quattro tipo di calze rosse differenti. Capisco titillare lo spirito voyeuristico del prossimo, ma le assurdità aumentano esponenzialmente quando si tirano in ballo personaggi storici o immaginari, come "Il diario segreto del Conte di Montecristo" di Tom Reiss (vero titolo: "Dumas, il conte nero") o il "Diario proibito di Maria Antonietta" (in originale "Becoming Marie Antoniette", sappiate che di diari della regina francese ce ne saranno millanta).
Rimane però lo sconcerto nell'apprendere che alcuni dei titoli che sembrano farlocchi, in realtà corrispondono all'originale. Fino all'ultimo ho sperato che "Il mio diario segreto dell'olocausto" fosse l'invenzione di qualche fantasioso stagista del settore marketing, invece era il tremendissimo titolo originale.
CIBO CIBOSO-SEGRETI SEGRETOSI-AMORE-AMOROSO:
Parlo sempre di titoli con dolcetti, cioccolato, cupcake e praline varie, ma in effetti bisognerebbe distribuire bene le colpe: chi è il colpevole di questa pasticceria imperante? Siamo sicuri che pure all'estero siano ossessionati dal glucosio come noi? NI.
Ci sono casi in cui l'ossessione per il cibo è tale da far vedere odori e sapori dove non ce ne sono, come il celebre "Il profumo delle foglie di limone" di Clara Sanchez, nel quale 'sto limone non ha nessunissimo ruolo, tanto che l'originale è completamente diverso e ben più attinente ad una trama di anziani nazisti: "Quello che nasconde il tuo nome". Ma se si va a ben guardare, purtroppo, anche gli originali istigano al saccarosio, magari in forme lievemente diverse.
Generalmente se vengono citati i cupcake in italiano li troverete anche in inglese, oppure entrate nel campo della parafrasi, come "Gli ingredienti della felicità" in luogo di "Amore, bugie e torte al limone" (ok, il titolo è diverso, ma se non è zuppa è pan bagnato). Anche l'ammmore e il segreto imperano tra alterne vicende. Vi è adesso "Il libro delle verità segrete", un titolo x che potrebbe andar bene per il 50% delle trame in commercio che in originale era un più particolare "The butterfly sister", o "L'inganno delle pagine segrete" il cui originale "La ragazza che non sapeva leggere" poteva in effetti essere più particolare, ma anche creare confusione in chi non distingue la narrativa dalla didattica.
Incomprensibili rimangono rimaneggiamenti di titoli già belli in originale, quello che mi ha più colpito è senza dubbio il banalissimo "Come aggiustare un cuore innamorato" invece dell'originale molto poetico, "L'estate che mi innamorai di tutto". La domanda in questo caso sorge spontaneissima: perché fare la fatica di trovare un titolo nuovo se l'originale va già bene così?
Incomprensibili rimangono rimaneggiamenti di titoli già belli in originale, quello che mi ha più colpito è senza dubbio il banalissimo "Come aggiustare un cuore innamorato" invece dell'originale molto poetico, "L'estate che mi innamorai di tutto". La domanda in questo caso sorge spontaneissima: perché fare la fatica di trovare un titolo nuovo se l'originale va già bene così?
LO STRANO CASO DEI LIBRI CHE PARAFRASANO GLI ANZIANI CHE SALTANO DALLE FINESTRE:
Giusto oggi mi si è parato davanti l'ennesimo caso, "La misteriosa scomparsa del piccione migratore" in realtà è "Dov'è Martha?" |
Una cosa diffusissima è l'ambiguità che portano i lunghi titoli. Statisticamente se il titolo originale era lungo e particolareggiato, a scanso di follie o incomprensioni, ha buonissime probabilità di rimanere uguale in italiano. A quanto pare, infatti, il trend del momento è mettere titoli più lunghi possibili. "Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve", ha lanciato una nuova moda: anziani che fanno cose, gente che gira indiscriminatamente.
Caso di delirio totale è, secondo me, "Il ragazzo che entrò dalla finestra e si infilò nel mio letto", titolo originale "The boy who sneaks in my bedroom window", ossia ok, il ragazzo entra, ma non si infila proprio da nessuna parte. La presenza in copertina della ragazza col calzino in testa e l'aria sognante scongiura l'ipotesi di un libro drammatico su uno stalker psicopatico, ma io eviterei di dare titoli del genere a libri romantici.
Allungamento anche nel caso di "Le ragazze cattive portano i tacchi alti", al posto di "Bad girls", segnale che all'estero avere la passione per Louboutin non è sintomo di malvagità. Variante di questa mania dei titoli lunghi è la disperata emulazione di titoli lunghi di successo. "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" ha dato vita a svariati strani casi, ultimo in ordine di tempo "Lo strano caso dell'apprendista libraia", in originale, semplicemente, "The bookstore", in cui viene descritta l'effettiva stranissima storia di una libraia incinta assunta in tempo di crisi dell'editoria da una libreria indipendente piena di dipendenti. Potremmo poi continuare in eterno, c'è gente che in italiano ha problemi come "Mi sono scordata di fidanzarmi con te", mentre in inglese era solo "La miglior cosa", mentre l'ultimo anziano eroe in ordine di tempo è indubbiamente, "La fantastica storia dell'ottantunenne investito dal camioncino del latte", in originale "La vita straordinaria di Frank Derrick, anni 81". Vediamo quanti ottuagenari arzilli continueranno a compiere gesti inconsulti nei titoli dei prossimi cinque anni.
TRADUZIONI RIUSCITE (secondo me):
Tra le traduzioni di titoli più riuscite ce ne sono alcune che non possono essere ignorate e sono a mio parere dei capolavori. Celeberrimo è il caso de "Il giovane Holden", il cui originale "Catcher in the Rye", letteralmente "L'acchiappatore nella segale" non solo risultava cacofonico, ma in italiano rimaneva discretamente misterioso poiché si perdevano completamente i riferimenti letterari e colloquiali dell'originale. Si optò quindi per "Il giovane Holden" e personalmente lo trovo una scelta sensata.
Altro caso è "La svastica sul sole" di Philip Dick, titolo decisamente più evocativo dell'originale, "L'uomo nell'alto castello". Si tratta di un caso che dovrebbe fare scuola perché la grandissima traduttrice Roberta Rambelli ,anche apprezzata autrice di fantascienza, lo concordò con l'autore Philip Dick e, a mio parere, si adatta molto meglio all'ucronia raccontata dallo scrittore.
Un ultimo, recente, è invece "Noi siamo infinito" di Stephen Chbosky il cui titolo originale è "The Perks of being a wallflower", che se ho ben interpretato vorrebbe dire letteralmente "Il vantaggio di fare (o di essere) una tappezzeria". So che "Noi siamo infinito" non è stata una traduzione apprezzata da tutti, eppure sarà che il libro mi è piaciuto, sarà che il film mi è piaciuto, io l'ho trovata particolarmente azzeccata. C'è un solo periodo della vita in cui, se siamo molto fortunati, una serie di eventi e di persone possono portarci a provare qualcosa di immenso, di così indescrivibile che si può definire solo come "infinito". Poiché il libro fotografa alla perfezione quell'attimo incredibile, trovo il titolo davvero perfetto.
Mi scuso se il pezzo non è particolarmente soddisfacente, sono sicura che potrete citarmi migliaia di titoli le cui traduzioni sono ben più gravi e assassine, tuttavia non avevo mai scritto un post del genere per il semplice fatto che è impossibile scriverlo. Non basterebbe un trattato per elencare le millanta motivazioni e le decinaia di abomini usciti dalla traduzione.
Inoltre, rimarco, sarebbe più corretto distribuire le colpe che i traduttori hanno limitatamente, viste le pesanti decisioni prese a tavolino da altri.
Inoltre, rimarco, sarebbe più corretto distribuire le colpe che i traduttori hanno limitatamente, viste le pesanti decisioni prese a tavolino da altri.
Se nei commenti vorrete citare altri casi famosi ve ne sarò grata. Scrivete e testimoniate!
Ps. Sì lo so manca il fantasy, mi riservo di dedicargli un post tutto suo!
Irvine Welsh, "Kingdom of Fife" che diventa "Una testa mozzata". Non discuto, originale intraducibile, ma perché fare uno spoilerone così? Maledetti. Tra l'altro Guanda che a me di solito dà abbastanza fiducia.
RispondiEliminaNel punto 3, mi viene in mente "La verità sul caso Harry Quebert": anche questa storia ha al centro un anziano. La traduzione peggiore in assoluto, però, appartiene ad un film: "Eternal Sunshine of a spotless mind", letteralmente "la luce eterna di una mente immaccolata", in italiano "se mi lasci ti cancello"
RispondiEliminaMi piace l' articolo,devo confessare che la storia del titolo originale e'un po'una tradizione per me...di ogni libro che ho comprato sono andata a sbirciare il.titolo originale prima di pagarlo...:)
RispondiEliminaAh ah, in effetti non se ne può più di titoli lunghissimi che iniziano tutti con "lo strano caso di..."
RispondiEliminaIn genere preferisco una traduzione del titolo il più possibile aderente all'originale, accetto le variazioni quando l'originale è intraducibile in italiano (non che non legga un libro valido solo perché il titolo è inventato eh, maledico i tizi del marketing e basta XD)
Però devo ammettere che certe invenzioni italiane non sono male, ad esempio "Venivamo tutte per mare" di Julie Otsuka che in originale è "The Buddha in the Attic"... il titolo italiano è più evocativo nell'immediato, mentre quello originale colpisce soprattutto dopo aver letto il libro
Concordo su La Svastica sul Sole, secondo me è un titolo riuscitissimo. Dato che farai un post a parte sul fantasy, si includerà anche la fantascienza o sarà solo su fantasy-fantasy? Perchè su altre opere di fantascienza molto ci sarebbe da dire (Altered Carbon/Bay City, Count Zero/Giù nel Cyberspazio e così via). Una traduzione che mi è piaciuta molto è "La notte che bruciammo Chrome", molto più evocativa secondo me di un letterale "Bruciando Chrome" (Burning Chrome). Anche perchè probabilmente si riferisce anche a cromature (di parti cibernetiche) brucianti, e vai un po' a rendere entrambi i sensi in italiano... magari sono viaggi mentali miei ma io ci ho visto sempre questo doppio senso.
RispondiEliminaCausa tesi adesso ho sottomano solo della fantascienza, come si nota xD
Comunque parlavano anche su un qualche giornale del libro di Radhika Jha, e parlavano anche del problema del titolo fuorviante...
Ah, mi è venuto in mente un caso di traduzione curioso: Hidden Agendas, di John Pilger, è stato tradotto come Agende Nascoste. Ora, ammetto di non averlo ancora letto e di sapere che è possibile rendere "agenda" inglese con "agenda" in italiano come significato secondario, ma ho i miei seri dubbi che si parli di moleskine nascoste, qui. Molto più probabilmente il senso originale era "secondi fini" o "obbiettivi", un bel "obbiettivi nascosti" non sarebbe suonato male.
La storia de "La svastica sul sole" la conoscevo da "L'enciclopedia della fantascienza" dell'Odoya. Tuttavia facendo un giro sul web, ho scoperto che non è una traduzione amata. Eppure è fortissima, l'originale mi fa pensare al film "Quarto potere"... -.-
Elimina"Once we were brothers" di Ronald Balson che Garzanti ha incomprensibilmente ribattezzato "Volevo solo averti accanto" : /
RispondiEliminaSegnalo la voga, che non accenna a diminuire, dei titoli con «L'uomo che… », «La donna che… », «Il ragazzo che… », mai corrispondenti all'originale.
RispondiEliminaChiara Solerio: secondo me un film titolato "La luce eterna di una mente immacolata" non sarebbero andati a vederlo nemmeno gli scarafaggi. Si sarebbe probabilmente potuto trovare di meglio di "Se mi lasci ti cancello", ma già questo è molto meglio della traduzione letterale.
In realtà, in "Noi siamo infinito" wallpaper significa "a type of loner. seemingly shy folks who no one really knows. often some of the most interesting people if one actually talks to them", da qui si capisce anche la scelta del titolo inglese, assolutamente azzeccata.
RispondiEliminaSì, sì, per carità, ma la prima traduzione "Ragazzo da parete" era davvero sciapa. A quel punto se non puoi rendere il senso dell'originale, un titolo diverso che però non tradisca lo spirito del libro, mi pare sensato.
Eliminaindubbiamente, il titolo italiano è azzecatissimo, era solo per sgombrare il campo a qualsiasi dubbio sul fatto che wallpaper avesse in qualche modo a che fare con pareti e carte da parati;-)
RispondiEliminaUna traduzione riuscitissima è per esempio "Auto da fé", titolo italiano, inglese ecc. di "Die Blendung" (L'accecamento/abbagliamento) di Elias Canetti. Molto più efficace dell'originale e infatti traduzione approvata dall'autore stesso. È vero che svela la fine, ma pazienza, resta comunque il titolo perfetto per questo libro.
RispondiEliminaPer il resto, post bellissimo come sempre, complimenti :-)
Vero, anche la traduzione del titolo di Canetti è davvero bella :)
Elimina(Grazie per i complimenti)
Mi scuso per il post fuori tempo massimo, ma non posso esimermi dal citare quella piaga che affligge la produzione letteraria giapponese allorché raggiunge il nostro paese: la mania di infilare Tokyo nel titolo quando non c'è.
RispondiEliminaTutto ha origine da Tokyo Decadence, titolo internazionale del film tratto da Topaz di Murakami Ryu. Abbiamo storie di metropolitana perdizione, alienazione e/o malinconia ambientata in quell'alveare di vite minuscole in fermento che è Tokyo? Ecco che spuntano i vari Tokyo Blues, Tokyo Soup e compagnia. Fra tutti, ricordo in particolare Le quattro casalinghe di Tokyo, che (con un effetto paragonabile a quello che ha avuto il titolo italiano di Eternal Sunshine of a Spotless Mind) banalizza la sofferta lotta di una donna per uscire dalla prigione della sua vita, come il laconico titolo originale, Out, suggerisce, e la fa passare per una commediola familiare o magari un libro sconcio.
Spesso mi sono chiesta cosa gli sia venuto in mente ai traduttori per scegliere quelle frasi che non centrano niente con il titolo originale. Che io dico, se l'autore, ovvero colui che ha ideato e scritto il libro, ha scelto quel titolo, ma perché cambiarlo con qualcosa di assolutamente diverso? In alcuni casi è giustificato, chiaramente, ma in altri...
RispondiElimina- La notte ha cambiato rumore di María Dueñas, racconta una parte importante della storia della Spagna attraverso la voce di una sarta. Infatti l'originale sarebbe "Il tempo fra le cuciture".
- I libri di Clara Sánchez, tutti, hanno subito strane trasformazioni: "Le cose che sai di me", in realtà è "Il cielo è tornato", per esempio.
- Marian Keyes è una scrittrice irlandese molto popolare in Spagna. Mi sono chiesta come mai in Italia non avessero tradotto tutti i suoi romanzi. Ecco, "Speranze e bugie" per "Anybody out there?", "Amare mister bastardo" per "This charming man" e così via, spiega tutto.
E ce ne sono tanti altri esempi. Ho anch'io la fissa di controllare il titolo originale dei libri che leggo :-)