mercoledì 11 marzo 2015

Siamo davvero ciò che indossiamo? Un excursus culturale con grande sorpresone a righe per difendere la libertà di vestirci come ci pare, ma anche per renderci conto che è la cultura che ci suggerisce cosa è giusto indossare. Guerriere, regine, re, fiocchi, eroi, lana e diavoli per una simbologia che non accorgiamo di portare.

Ieri, mi ero svegliata, i casi della vita, con l'intento di fare un bel post (che slitterà a domani) sui libri dedicate ai libri sui personaggi storici e mitici femminili romani e greci poco conosciuti.
 Tuttavia, mentre postavo robe su fb mi si era palesato un articolo in cui alcune maestre d'asilo di Trieste venivano messe alla gogna dai cosiddetti benpensanti: pensate che per un giorno, 'ste povere donne, hanno pensato di non far colorare i bambini nei contorni o di controllare se si stessero prendendo a sassate in cortile (cosa che avveniva comunemente nel mio asilo, io ricordo di aver inseguito un mio amichetto con la pompa dell'acqua per due giri di asilo), ma di far vestire i maschi da principesse e le femmine da cavalieri.
 Scandalo. Ora, siccome sono stufa di questa cretinata del vestiario che traumatizza i bambini innocenti e candidi, ho deciso di scrivere un post che spero molta di questa gente evidentemente ignorante, legga.
 Qualche anno fa, nonostante abbia frequentato un ateneo gigantesco, mi ritrovai, al primo semestre, ad avere un solo corso di sociologia dei processi comunicativi da seguire (unico esame di sociologia fatto, classico esame riempicrediti che ti tocca fare e pure cicciuto): tutti quelli su editoria e affini iniziavano nel secondo e a me non restò che lui, un corso in storia e cultura della moda.
 Iniziai che volevo suicidarmi, Vi lascio immaginare il mio profondo interesse per il campo di ricerca. Tuttavia, vuoi che mi diedero una cosa come dieci e dico dieci libri da studiare, vuoi che l'esame era davvero impostato bene, in realtà mi rendo conto, che, negli anni, mi ha dato materiale critico per vedere con occhi completamente disincantati tutto ciò che riguarda l'abbigliamento.
  Non studiai infatti l'ultima collezione di Armani bimbo, ma come il vestiario sia esclusivamente un mero atto culturale.
 Siamo noi che culturalmente decidiamo che una gonna sia da femmina e un pantalone da maschio (come è stato abbastanza evidente nella storia), siamo noi che boh, abbiamo deciso che il rosa sia un colore da femmina e il blu da maschi (come se potesse un colore essere sessuato) e che imbellettarsi e truccarsi leziosamente sia una roba da femmine. Se guardiamo i quadri del re Sole, uomo che, basta leggere il recensito "Amanti e regine" in quanto ad eterosessualità non si faceva certo parlare dietro, vediamo un uomo imparruccato, infiocchettato e truccatissimo. Cosa direbbero gli attuali difensori della morale? Metterebbero il destino delle loro genti in mano ad un uomo evidentemente, secondo i loro parametri culturali, ambiguo?
 Non credo. Eppure l'infiocchettato re fu il più grande rappresentante dell'Ancién Regime.
 Perciò, visto che ormai mi pare che certa gente stia perdendo il lume della ragione, farò un breve elenco di personaggi e autori che hanno vestito panni considerati dell'altro sesso e darò loro pure la stilettata finale. Sciure religiose che vi coprite di righe, preparatevi a soffrire. 

DONNE GUERRIERE: 
Esempio di donna vestita con armatura scintillante, da cui mi sono pure travestita ai tempi delle scuole medie per un carnevale, che invece di stare a casa a cucinare e sottomettersi, pugnava in battaglia felice e festante, fu indubbiamente SANTA Giovanna D'arco. Una bambina non può avere come esempio santo una donna che ha salvato la Francia? Oppure l'armatura di Giovanna era rosa fucsia e ornata di merletti e noi non lo sappiamo? Perché dalle fonti storiche non risulta, anzi uno dei motivi per cui fu mandata al rogo fu per aver compiuti atti illeciti non consoni al suo sesso (vestirsi, tra le altre cose, da uomo).
 Altra donna guerriera a farle compagnia è Camilla, la vergine cantata da Eneide che fece strage di troiani finché il suo amore femminile per il gioiello la tradì rendendola ingorda. E dire che il padre l'aveva fatta crescere nei boschi giocando con spada e giavellotto consacrandola alla dea Diana.
 Ne "la Gerusalemme liberata" poema scritto da Torquato Tasso, uno che per il dissidio interiore con la chiesa cattolica uscì letteralmente pazzo, quindi non un eretico folle, guerreggiano sia nella fila dei crociati sia in quella degli arabi, due donne molto etero, ma anche molto combattive: Clorinda e Bradamante.
 E che dire di Yde, personaggio della Chanson de Roland che combatte vestita da uomo e a cui poi viene dedicato un poema di rara ambiguità in cui viene scomodata la volontà celeste pur di risistemare un'insistemabile faccenda (Yde viene data in "marito" alla figlia dell'imperatore e malgrado siano entrambe felici della cosa una era del sesso sbagliato per l'epoca).
 E tanto per dire, persino la Disney ha fatto crossdressing: ve la ricordate una certa Mulan che si traveste da uomo per salvare il padre dal servizio militare e infine salva la Cina? "Mulan" nella lista nera, subito!
  Se siete curiose e curiosi di esempi di donne costrette o felici di indossare abiti maschili vi caldamente consiglio il bel "Svestite da uomo" di Valeria Palumbo ed. Bur, quante cose scoprirete, che nulla hanno a che vedere coi bambini all'asilo.

UOMINI CHE FILANO E SFILANO:
Rrose Selavy
Una delle credenze più diffuse vuole che il crossdressing o travestitismo sia proprio o di donne desperade o di uomini gay, quest'ultimo pregiudizio probabilmente perché in troppi hanno l'errata idea che gli omosessuali abbiano in realtà confusione riguardo l'identità di genere.
 In realtà anche comprovati etero si diedero al crossdressing per motivi altri.
 Achille eroe muscoloso (e ok, bisex), si travestì da donna per fuggire alla guerra di Troia, mescolandosi con delle ancelle finché viste apparire le armi capì che ok, ci rimetteva la vita, ma vuoi mettere la gloria?
 E in quanti sanno che Eracle comprato come schiavo da Onfale, regina della Lidia, la servì fedelmente generando con lei tre figli, conducendo varie imprese guerresche, ma anche vestendosi da donna e filando per lei la lana?
 Marcel Duchamp aveva un alter ego donna, Rrose Selavy, da cui si travestì numerose volte e di cui ci rimangono vari scritti a sua firma. Legato ad una volontà di totale rottura degli schemi, lo stesso nome di Rrose è parlante (Eros c'est la vie) ed è un chiaro uso di simboli culturali in modo ironico e sovversivo nei confronti di una società normata. Se conosci gli strumenti puoi combatterli.
 Su wikipedia c'è poi una vasta letteratura per quel che riguarda i poemi dei paesi nordici e orientali, ma non mi sento di dissertare sull'argomento. Vi basti sapere che più di un eroe si è travestito nelle sue varie epopee.

STOFFE MALVAGISSIME:
 Tu amabile sciura di famiglia che gira con una maglietta con lo scollo a barca e ti credi tanto francesina, tu uomo virile e rampante indignato dal fatto che le maestre pretendano da tuo figlio che usi il tulle per una mattina della sua vita e intanto ti metti una bella giacca a righine nere, tu mamma solerte e sempre in preghiera che hai comprato un vestitino tanto carino e pieno di fiocchi a righe bianche e rosse, lo sapete che state usando LA STOFFA DEL DIAVOLO?
 Michel Pastoureau, autore di splendidi saggi sul medioevo e sul significato simbolico dei colori (il più famoso dei quali è "Blu"), ha scritto una storia dei tessuti rigati nella società occidentale, "La stoffa del diavolo" ed. Il Melangolo.
  Voi non lo sapete, ma quando vi sentite tanto eleganti coi vostri begli abiti a righe in realtà state indossando abiti storicamente appartenuti alle parti più bistrattate dalla società. Sapete tutti quei bei versetti a cui si rifanno gli integralisti? 
 Ebbene, il Levitico, ci rivela Pastoureau, ne ha anche per loro: "Non indosserai veste tessuta di due" (che poi se lo prendiamo alla lettera, anche il misto lana diventa peccato). 
La cosa, legata in parte alla fissazione ebraica della non mescolanza delle cose, secondo Pastoreau derivava anche dal fatto che un doppio colore impedisce di capire quale sia il vero fondo della stoffa, così in quanto cosa ambigua diventa malvagia. Chi si vestiva allora del tessuto favorito dal demonio?
 I bastardi, le prostitute, gli zingari e tutte quelle categorie considerate marginali nella società. Bisognerà aspettare che i re di Francia si sentano particolarmente modaioli perché le righe diventino da stoffa diabolica, un tessuto assai pregiato e di buongusto. Quindi, sciura, ti pongo questo enigma: ha ragione il Levitico o la moda? Voglio vedere come la metti.
 Da leggere per capire quanto siamo stupidi a credere che se ad un bambino piace il rosa dobbiamo gridare alla tragedia e allo scandalo.

Come si evince da tutte le storie ci sono vari motivi per cui personaggi e persone di entrambi i generi facciano del cosiddetto crossdressing e non sono tutti legati all'orientamento o all'identità sessuale, anzi.
 Il fatto che numericamente sembrano esserci state più donne che uomini dediti a tale pratica è una chiara spia della connotazione culturale del vestiario: fingersi un uomo, in un mondo che è sempre stato dominato quasi solo da uomini, voleva dire essere libere di viaggiare, lavorare, muoversi, scrivere, dipingere, voleva dire vivere riuscendo a sfuggire alle gabbie imposte dal ruolo di genere voluto dalla società.
 Al contempo, essere donne appropriandosi di simboli culturali maschili voleva dire appunto non vestirsi da uomo per sembrare un uomo, ma per  assumere i ruoli del potere storicamente e culturalmente riservati agli uomini.
 Lo dice anche in un'assai travisata frase, Judi Dench interpretando la regina Elisabetta I in "Shakespeare in love" (peraltro tutta una commedia sul topos delle mentite spoglie maschili) dice una battuta:
 "Io ne so qualcosa di donne che fanno un mestiere maschile, sì, buon dio, lo so e molto bene"
 E la regina da lei interpretata non non si veste da uomo e mantiene i suoi regali gioielli e vestiti, ma rifiuta un altro ruolo tipicamente femminile della società: moglie e madre. Che l'abbia fatto a malincuore per mantenere la libertà o ben felice non possiamo esattamente saperlo, di certo la sua erede Vittoria, molti anni dopo, non fu costretta a simili drastici provvedimenti e si sposò regnando indipendente e felice.
 I costumi della società cambiano, anche quelli che indossiamo, chissà che grasse risate si faranno un giorno gli uomini del 2300, che se ne andranno in giro imbellettati e infiocchettati come il re Sole e penseranno a quanto erano effemminati gli uomini del 2015, visto che nella loro cultura i vestiti virili di ora verranno riattribuiti al genere femminile. Io in realtà spero che tra 500 anni avremo smesso di baccagliare di cose del genere.


6 commenti:

  1. Io posso aggiungere che anche la fantascienza si è occupata di vestiti e sì, quasi mai sono come quelli di oggi. :-) Qualcuno subì censura per questo.

    Per quanto riguarda la notizia di cronaca, sembra che alcuni genitori non abbiano mai visto giocare i loro figli. La creatività nel vestiario è connaturata nei bambini. Sono i genitori che inibiscono gusti, scelte e anche i giochi. Come dice mia figlia: "i bambini non hanno bisogno di nessun adulto che insegni loro a giocare."

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    1. Esattamente. In libreria certe volte si assistono a scene pietose, come la madre (inglese) che fece una scenata al figlio nella sezione dei libri per bambini perché voleva un libro sui fiori. Senza parole. Quando vedo queste cose mi domando che passi per la testa di certi genitori.

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  2. A proposito di vestirsi da uomini in società fortemente patriarcali, bisognerà andare a vedere il nuovo film della Rohrwacher:
    http://www.mymovies.it/film/2015/verginegiurata/

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    1. Volevo citare anche loro, mi sa che c'è un libro della Vorpsi (ricordo una recensione taaanti anni fa, quindi magari mi sbaglio) sulle vergini giurate.
      Grazie per il link! ;)

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  3. Ti stanno già dando ragione..hai visto le nuove sfilate con gli uomini borsetta e vestito? Non si potevano vedè comunque ç_ç siamo molto più belle noi con il vestitino XD
    Molto interessante davvero! Mi sono segnata i due libri di cui parli.

    Comunque, è inutile, viviamo in una società dove è più bello criticare che capire.

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  4. E non andate in inghilterra! La' avvocati ma sopprattutto giudici indossano parrucche indipendentemente dal sesso biologico

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