martedì 7 febbraio 2017

La sostenibile claustrofobia della fiction de I bastardi di Pizzofalcone. Le differenze tra i personaggi del libro e della tv, le polemiche senza senso, quelle case stupende e una certa parentela coi fotoromanzi.

 Ho atteso il finale delle sei puntate per scrivere compiutamente questo post sulla fiction tratta dalla serie di romanzi di Maurizio De Giovanni.

 In verità, già verso la quarta puntata avrei voluto intingere la mia penna immaginaria nel calamaio immaginario, ma infine la pazienza mi ha dato ragione, sia perché l'ultima puntata pareva improvvisamente girata da un regista diverso, sia perché, all'alba della quinta c'è stata la solita polemica cretina che ogni fiction Rai deve suscitare in qualche anima bella.

 Ma ne parlerò nel finale.

 Dunque, m'è piaciuta? Insomma

Considerando che la fiction era tratta da una serie di libri che erano molto televisivi già leggendoli, mi aspettavo di meglio.

 Non c'erano infatti particolari voli pindarici o aggiustature da fare, i personaggi erano delineati molto precisamente, avevano storie personali estremamente dettagliate e addirittura ogni singolo libro sembrava già costruito come una puntata in stile "Distretto di polizia": l'indagine sul delitto, alternata a momenti personali dei singoli (poi in ogni libro, esattamente come in ogni puntata c'era più attenzione su questo o quel personaggio), il tutto alternato a un'indagine minore e, a unire tutte le puntate, una macrostoria (il frate killer).

 Invece, non si capisce se per colpa della sceneggiatura, della regia o di un concorso di cause, tutto è risultato stranamente fotoromanzesco, molto statico, immobile, come fosse girato in una sorta di teatro di posa, con alcune fugaci riprese esterne.

Ma andiamo con ordine!


 CLAUSTROFOBIA:

 A parte l'ultima puntata, tutti i delitti sono "delitti della camera chiusa". Accadono all'interno di una casa o nelle immediate vicinanze, (il cortile o il secchio della spazzatura appena fuori).

 Allora, devo dire che è apprezzabile finalmente l'esistenza di gialli ambientati al sud in cui non per forza debba esserci lo zampino della criminalità organizzata che non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male. 
 Tuttavia, al quarto delitto tra statuine del presepe, sedie principesche, borghesi che se la tirano, domestici stranieri e mantenute nostrane, inizi a dire "Ma qualcosa di un po' diverso?".

 Anche i personaggi interagiscono solo dentro case: Ottavia e Palma si incontrano facendo il giro di appartamenti da affittare, tutte le famiglie si vedono solo a cena, Lojacono e la Piras come Alex e la Martone si devono nascondere e quindi stanno sempre chiusi in casa, persino Aragona vive in albergo e non ha amici con cui ballare in discoteca.

 Forse anche queste riprese sempre al chiuso contribuiscono alla sensazione di perenne fotoromanzo.


CASE:

 Ragazzi, invidio da morire i nostri compatrioti napoletani.

 Non c'è una sola casa in tutta la fiction che non sia grande almeno 200 metri quadri (ma possiamo anche andare sui 1000 con terrazza).

 Dal fricchettone più sfigato che lavora al bar, al poliziotto più disagiato, dall'inquilino più borghese al migrante, tutti vivono in giganteschi appartamenti con stucchi a vista, affreschi pompeiani, sedie principesche (o, in alternativa, sempre gli stessi mobili ikea) e lampadari di cristallo.

 Mia sorella a un certo punto ha ipotizzato una vena da agente immobiliare nascosta nell'animo del regista. 

 E a giudicare dalla scena in cui Palma cerca casa e visiona appartamenti dalle 6 stanze in su, benché sia solo con un cane, è un'ipotesi convincente.


I PERSONAGGI:


ROMANO (attore Gennaro Silvestro):

 Un poliziotto con la propensione alla violenza, una rabbia nascosta senza nome, introverso, che dopo aver mollato un ceffone alla moglie le fa pure stalking per mesi, in effetti non è proprio un personaggio facile da interpretare, e questo, al povero attore, ne do atto.

Tuttavia nel libro Romano aveva la grande opportunità di farci vedere la sua soggettiva:  un uomo che ricorre alla violenza perché non pensa, non riflette e non scava nella sua rabbia, che cambia solo quando è costretto a rimanere solo e a pensare alle proprie azioni, alle loro conseguenze e all'orrore che provocano. E' un percorso interessante, anche perché non cerca scusanti.

 Nella fiction il pensiero non c'è, quindi Romano, senza scene che ne svelino l'animo tormentato, sembra uno psicopatico e basta. 

 Mena la moglie, a momenti strangola un sospettato, è perennemente furioso e mostra un vago secondo d'umanità solo quando parla con un bambino (nel libro la cosa ha un senso: lui e la moglie non riescono ad avere figli, nella fiction la moglie fa solo la faccia da madonna addolorata e sta sempre muta, quindi non è dato saperlo). L'attore fa del suo meglio, ma sempre uno psicopatico continua a sembrare.


ARAGONA (attore Antonio Folletto): 

Nel libro è molto più idiota. 
 E' proprio il classico tronista mancato, che non conosce il politically correct, è raccomandato e sogna di vivere in Miami Vice. Tamarro e genuino al contempo, è pieno di pregiudizi più costruiti che reali.

 Insomma, alla fine ti sta simpatico, ma come ti sta simpatico il cugino razzista che sei costretto a sopportare a Natale.

 Nella fiction, un po' l'attore molto bravo, un po' credo la necessità di smussarlo per ovvie ragioni da tv generalista, è molto più dolce e simpatico.

  Sembra più un ragazzetto di provincia che dalla provincia vuole affrancarsi e crede che per farlo debba fingere di vivere in un telefilm americano.
 Se posso dirlo, preferisco l'Aragona della fiction.


OTTAVIA:

 Nel libro, il suo personaggio fa sostanzialmente lavoro di supporto: recuperare le informazioni online.
 Non è che prenda molta parte attiva alle azioni, però è interessante il personaggio dal punto di vista personale.

 Ha infatti un marito bello, dolce e perfetto che si prende cura del loro unico figlio, affetto, si evince, da una qualche forma d'autismo. La cosa interessante è che lei detesta la perfezione del marito e vive il figlio disabile come una gabbia, esce insomma dallo schema della moglie e madre santa.

 Ovviamente immagino che una roba del genere sia stata vietatissima in Rai, perciò il marito è stato opportunamente incattivito (insomma, 'sta donna per detestare il marito deve avere per forza un motivo valido), mentre l'amore per il figlio rimane indiscusso.

 Le è rimasta addosso solo una patina di inadeguatezza. Solo che così il personaggio rimane vuoto e, nonostante gli sforzi di Tosca D'aquino, si vede.


ALEX (attrice Simona Tabasco):

E' probabilmente il personaggio più fedele all'originale (anche se le hanno abbassato l'età di 4 anni per rendere più credibile che una poliziotta 25enne sia psicologicamente succube di due anziani e appiccicosissimi genitori, cose che comunque esistono). 

 Brava l'attrice, per niente stereotipata, molto misurata, dolce. Peccato si sia solo accennato vagamente (e probabilmente chi ha visto solo la fiction lo ha già dimenticato) al motivo per cui è stata spedita a Pizzofalcone: aveva sparato a un superiore per ragioni ignote.
Ps. Curiosa comunque la scelta di mettere tre scene di seduzione tre, tutte identiche.


PALMA (attore Massimiliano Gallo):

Bisogna dire che di tutti i personaggi dei romanzi era quello più incolore.
 Non aveva una vera e propria storia personale e, oltre a una passione per Ottavia e per il proprio lavoro, non è che mostrasse grandi particolarità.

 Non so perché, ma lo immaginavo più avvenente dell'attore che lo ha impersonato che comunque è stato bravo a donare una sua umanità almeno nei gesti quotidiani a quello che alla fine pare un personaggio di servizio; parla col questore, telefona al questore, striglia i colleghi, si confronta coi colleghi. 

Come dicevano a teatro: telefonato, telefonato.


LOJACONO:

 Hanno trovato un escamotage per far recitare a Gassman il ruolo di un siciliano (romano, ma di origine siciliana poi ritrapiantato in Sicilia). In effetti valeva la pena perché ha le phisique du role (pure gli occhi da cinese!) e si impegna. 

Si impegna così tanto che non solo tutti gli altri sembrano sottotono, ma sembra abbia la perenne volontà di uscire dalle quattro mura dove avvengono tutti i delitti. 

Della serie "Ma un inseguimento non ce lo facciamo mai?".

 La figlia era da ceffoni nel romanzo ed è da ceffoni nella serie (anzi, nella serie, forse col fatto che è più grandicella sembra quasi più simpatica).
 Il suo ondeggiare tra la ristoratrice ricciuta e la bella magistrata è da vero latin lover senza cuore, ma non mi pare in effetti che nei libri faccia diversamente.


LAURA PIRAS:

 La Crescentini purtroppo ha impersonato Corinna nell'indimenticabile "Boris" e da allora qualsiasi cosa faccia, nel bene e nel male, sembra sempre lei: l'attrice raccomandata incapace di recitare che, per compensare, carica le espressioni drammatiche.

 Stavolta, complice forse un trucco che la faceva sembrare talmente piallata da avere il filtro bellezza del Huawei incorporato, pareva Corinna magistrata.

 Poche battute, sempre con lo stesso tono sofferto e apocalittico, in pieno "Io ho gli anni che ho" (vd. il video).

 Non si capisce se il personaggio, che nei libri mi era odioso, ma almeno aveva personalità, nella serie sia meno forte o se sia lei che lo appiattisce.
  In qualsiasi caso, il castano non le dona.


PISANELLI:

 Me lo immaginavo anziano, però meno. 

 Mi sentivo quasi in colpa  a vedere un uomo di quell'età costretto a lavorare e in condizioni di pericolo: per la serie "c'è un'età in alcuni lavori in cui è giusto andare in pensione".

 Però l'attore è così bravo e gli infonde un'umanità così profonda da rendere credibili persino le scene da vero horror di serie C col frate killer che ci ammicca con sguardo da vero malvagio.

 A proposito, il frate killer nei libri era descritto come una statuina del presepe, una specie di frate incarnazione del frate che mai penseresti potrebbe torcere un capello a nessuno. Qui, porco cane, pare preso da un film di un brutto imitatore di Dario Argento.


LA POLEMICA:

 Dunque, se avessi scritto questo post una settimana fa sarei stata assai più crudele.

 Uno sceneggiato statico, quasi vecchio nella sua impostazione, poco dinamico (sono riusciti nella rara impresa di far sembrare una città vivace come Napoli una specie di compassata Torino), con qualcosa di cartolinesco nelle riprese dei luoghi splendidi e più o meno famosi.

 Invece questa settimana, qualcuno ha provveduto a ricordarci perché la Rai fa fatica a produrre fiction che non sembrino essere uscite direttamente dagli anni '50: chi ci lavora ha probabilmente le mani così legate che pure allargare lievemente le corde deve essere un'impresa sovraumana.
Tanto per farvi capire, nella seconda puntata le colpevoli sono le due anziane

 Perché in questa che credo sia la serie poliziesca meno violenta della storia, con un tasso di sesso quasi inesistente (pochissime fugaci immagini), in cui i tre quarti del personaggi non sfiorano mai le labbra di nessuno e persino il linguaggio è contenuto, ebbene c'è chi ha trovato il coraggio di gridare allo scandalo.

 Il motivo è che il personaggio di Alex De Nardo è lesbica (guarda un po' esistono), c'è, quindi un personaggio omosessuale su almeno una quindicina fissi, quindi direi che rientriamo nelle statistiche del genere umano. 

 Ebbene, c'è stata un'interrogazione alla vigilanza Rai da parte di un deputato (Lupi) sugli scandalosi baci lesbici in prima serata (che ovviamente turbano le creature di pochi anni invece per niente inquietate dagli omicidi o dalla violenza domestica a quanto pare).

 De Giovanni e Gianfelice Imparato (l'attore che impersona Pisanelli) hanno difeso a spada tratta non le scene, ma proprio il concetto: le persone omosessuali esistono, non c'è motivo di nasconderle, e non esiste un amore giusto e uno sbagliato.

 A quel punto, gratitudine per De Giovanni a parte, mi sono resa conto che è impossibile chiedere alla Rai uno sceneggiato all'altezza di Netflix o anche di Sky: quello che per gli altri è normale amministrazione, in viale Mazzini è assoluta rivoluzione. 

 Perciò, a malincuorissimo,va bene anche così.


 In tutto ciò, pare che stiano architettando una serie Rai sul commissario Ricciardi, ossia un poliziotto che vede i morti durante il ventennio fascista. 
 Parafrasando Renè Ferretti "In Italia anche le guerre puniche sono ancora un argomento scottante", ho paura di sapere cosa potrà venirne fuori.

8 commenti:

  1. E sei stata buona, sei stata. Io adoro i libri dei bastardi e anche quelli del commissario ricciardi. Me li hanno distrutti, sti fetenti. Macchiette li hanno fatto diventare i personaggi, pupazzi, marionette, caricature. Ho visto due puntate e mi sono messa a piangere. Maledetta Rai, ma anche che cazzo stava facendo De Giovanni nel frattempo, giocava a sottomuro? Ma prendere a calci il regista, il produttore, è tutto il puttanaio rai no, eh? Bastardi loro, altro che i bastardi di pizzofalcone

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    1. Secondo me il problema era proprio la regia. Però bisognerebbe anche capire un'altra cosa: di solito si fanno tantissimi interni e zero esterni quando i soldi sono pochi. Quanto hanno investito sulla serie? (Perché molte limitazioni potrebbero derivare anche da quello).

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  2. Manco ho riletto per la rabbia, acciderbolina. Scusate gli orrori da correttore dell'ipad

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  3. Ma che inenarrabile tristezza!
    Lupi, un nome una garanzia. Chissà dopo quanti secondi ha firmato Adinolfi.
    Lo schifo.

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  4. "In Italia anche le guerre puniche sono ancora un argomento scottante"

    Guarda, io non ho visto questa fiction e ho letto (per ora, ché nel frattempo me ne sono fatta regalare altri :D ) solo il primo romanzo della serie, ma un po' di sere fa mi sono ritrovata ad ascoltare una puntata di Radio Zero (il tg di Radio Capital) in cui interveniva un critico televisivo (credo dell'Avvenire) e, appunto, polemizzava sulla scena di "sesso gratuito, solo fisico, non c'entra con l'amore" che era appunto quella che coinvolgeva Alex. Il concetto era: siccome Rai1 è tra i canali Rai quello più per famiglie, deve stare attenta a cosa mostra perché poi "come lo spieghiamo ai bambini?!".
    I bambini! Qualcuno pensi ai bambini!!!

    Soplite stron*ate, insomma. Non starò qui a dire perché tutto ciò è sbagliato nel profondo, e in quanti modi diversi. Sono 30 anni che sento le stesse baggianate, e certa gente non è progredita di un millimetro, anzi, semmai ora le cose sono peggiori (una volto lo scontro era con Vera Slepoj e Maria Rita Parsi, adesso c'è Adinolfi...).
    Come dici tu: la nostra TV nazionale non ha speranze di riscatto, gli autori sono più legati di un rotolo d'arrosto. Non ti puoi aspettare chissà che, che lì pure il Medioevo sembra l'ultima moda... :-\

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    1. Ma invece gli omicidi come li spiegano ai bambini? Me lo sono sempre chiesta.

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    2. Gli omicidi - e recentemente anche le scene "per coinvolgere l'utenza" dei telegiornali, piene di sangue vero e scarpine maciullate che fanno veramente raccapriccio - sono facili da spiegare: tesoro, perché al mondo ci sono persone cattive che fanno del male alle persone buone.
      Anche il sesso maschio-femmina è facile da spiegare: tesoro, sono una mamma e un papà che si vogliono bene e vogliono fare un bambino.
      L'omosessualità come la spieghi? Tesoro... ehm... no, amore della mamma, sono concetti troppo complicati per spiegarteli con le solite frasette che non vogliono dire niente e che ti lasciano solo più dubbi, facciamo direttamente finta che non esista!

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  5. A me la serie non dispiace, anche se la trovo in alcuni punti un po', come dire, affettata nella recitazione, poco verosimile. Verissima l'osservazione degli interni, ma è una malattia di molte serie. Sembra che la maggior parte del mondo abiti in locali dai 150 mq in su. Alcuni appartamenti, poi, sembrano stanze da museo, altro che abitazioni. // Le critiche sulla sceneggiatura sono imputabili direttamente - anche - all'autore, visti i credit finali. // Una tirata d'orecchi per lo spoiler @#!, che mi mancano le ultime due puntate e mi esci con il frate killer! (Anche se un pensiero mi era venuto, a dire il vero.) // Le scene lesbo sono una vera rivoluzione in Rai, quindi penso ci si debba accontentare ed essere felici. :-)

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