Come sa chi mi segue da tempo, per molti anni ho scritto la rubrica di consigli letterari su Lezpop.
Da qualche tempo il sito è irraggiungibile (il motivo non lo so neanche io, quindi non chiedetemi) e mi spiaceva che i tanti consigli dati in questi anni fossero andati perduti.
Siccome il mio era un contributo esterno (e su base volontaria), dopo aver contattato la admin, ho deciso di ripubblicare i miei articoli (una volta tanto la mia tendenza da anziana precoce a scrivere tutto prima in word è servita a qualcosa).
Il mese del pride mi sembra un buon mese per iniziare e sì, in realtà anche io come voi spero che Lezpop torni in auge o nasca qualcosa di simile o, perché no, di completamente nuovo. E' stato qualcosa di cui in tantissime sentivamo davvero il bisogno.
Il post col quale voglio iniziare è uno di quelli che mi sono divertita di più a scrivere: le lesbiche presenti nei gialli all'italiana.
Nel 2015, più o meno in corrispondenza di halloween, sviluppai un amore tardivo, che tuttora mi accompagna, per il genere: per anni lo avevo evitato, convinta che avrei avuto troppa paura (!).
La scena del sogno erotico di "Una lucertola con la pelle di donna" è FANTASTICA |
Cercai qualche info su internet, ma stranamente non c'era nulla se non trafiletti qui e lì, così, come mi è capitato di fare spesso, se una cosa non la trovo me la faccio da sola (con tutti i miei limiti cinefili eh).
Eccovi il mio vecchio articolo, un po' modificato, riproposto.
Ne vorrei parlare anche in una diretta sul mio profilo instagram, finalmente dopo anni la piattaforma ha capito che c'era gente (tipo me) che non si era mai adoperata con igtv per pigrizia e ora permette di salvarle in automatico (quindi anche se ve la perdete la trovate nel mio feed: profilo sempre @idoloridellagiovanelibraia).
Buona lettura!
Chiunque sia vagamente
appassionato di gialli all'italiana non avrà potuto fare a meno di
notare l'ingente quantità di personaggi omosessuali presenti nelle
assurde e sanguinolente pellicole che venivano sfornate con
imbarazzante facilità e velocità negli anni '60 e '70.
Negli stessi anni c'era anche un filone del fumetto italiano altrettanto weird e pieno di personaggi L e B (in trame purtroppo assai meno creative e più sull'erotico e basta). |
Perché?
Presto detto: i gialli
all'italiana, per il loro carattere violento, sanguinario e spesso
con interpolazioni fantastiche, si inserivano in un contesto
STRAordinario e perturbante, in cui i coprimari non potevano essere
che persone fuori dalla norma e in grado di suscitare un forte
turbamento negli spettatori.
Le lesbiche erano in
questo caso perfette.
Non solo appartenevano ad una sfera misteriosa
e percepita come deviante, ma avevano un grandissimo pregio:
contenevano, per l'amplissimo pubblico di maschi etero, una forte
componente erotica.
Non vi aspettate che le
lesbiche dei gialli all'italiana siano delle butch o delle
scaricatrici di porto, esse sono quasi sempre avvenenti, disinibite e
molto vogliose. Nonostante gli stereotipi, ciò non ha impedito che
in qualche caso il personaggio lesbico avesse una sua profondità e
riuscisse a sopravvivere persino fino alla fine della pellicola.
I criteri con cui ho
stilato questa lista sono i seguenti:
- Una grandissima parte dei gialli all'italiana ha una scena (adesso risibile) di sesso lesbico, che però di solito serve solo ad alzare il tono erotico della pellicola. Ho evitato i film in cui questo non ha attinenza con la trama, ma è solo strumentale.
- Alcuni film, come l'assurdo “Top sensation”, erano praticamente soft porno con una vaga trama. Ho evitato pure quelli.
- Se volete capire quali film vale la pena vedere, puntate su quelli con Florinda Bolkan, attrice bellissima e molto in voga all'epoca, apertamente bisessuale, che ebbe una lunga e non velata relazione con la potente produttrice Marina Cicogna.
Detto ciò, buona
visione!
GATTI ROSSI IN UN
LABIRINTO DI VETRO – Regista Bruno Lenzi (1975):
Una comitiva di americani in vacanza a Barcellona e si ritrova coinvolta nei piani di un maniaco omicida che uccide le sue vittime per strappar poi loro l'occhio sinistro. Gli statunitensi, tra i quali spicca una coppia lesbica (con qualche problema di violenza domestica che però credo venga fatto passare per passione), Naiba, modella e la sua compagna Lisa, fotografa, si ritrova suo malgrado coinvolta, quando una loro compagna di viaggio diviene una vittima del pazzo.
Lo spettro dello
psicodramma coniugale è nell'aria: c'è infatti una relazione
adulterina tra due partecipanti, Mark e Paulette e si pensa che
l'omicida sia nientemeno che la moglie di Mark, donna disturbata che
lo ha inseguito fino in aeroporto prima della partenza.
Sarà vero? Lo scoprirà la nostra consorella Naiba grazie ad alcune
fotografie. Si salverà in extremis, ma si salverà.
Giallo in cui la lesbica (un'attrice addirittura di colore, avanguardia pura) non solo non è l'assassino e non muore, ma investiga persino,
UNA LUCERTOLA CON LA
PELLE DI DONNA - Regista Lucio Fulci (1971):
Capolavorissimo del genere, con invenzioni oniriche davvero notevoli, assolutamente da avere e da vedere.
Il giallo, abbastanza complicato, trasuda anni '70 da ogni poro.
Al centro della vicenda c'è il delitto di Julia Durer, donna disinibita e
bellissima interpretata dalla bionda Anita Strindberg.
La sua vicina di casa, l'avvenente Carol aka Florinda Bolkan, disprezza il di lei stile di vita ritenendola libertina e riprovevole visti i numerosi festini a base di sesso che la dirimpettaia organizza legittimamente in casa sua.
Che i vicini abbiano qualche ossessione gli uni sugli altri è, come si dice, carta conosciuta.
Ma lo è altrettanto il fatto che ogni ossessione nasconde una motivazione: in questo caso la bella Carol disprezza tanto, ma poi fa sogni ad alto contenuto erotico sulla vicina.
Non immaginate scene becere e tirate via, la volontà di riprodurre l'assurdità e anche l'inquietudine angosciosa di un sogno al confine con l'incubo c'è tutta. "Cenerentola" dopotutto aveva ragione: i sogni son desideri, di felicità.
Il giallo è ordito bene nonostante alcuni cliché (la solita gente che muore perché si dà appuntamento nei posti più isolati possibili e cade vittima di qualche tranello) e con un certo spirito del tempo assai gustoso (gli hippie che forse hanno assistito al delitto, ma non se lo ricordano perché erano strafatti).
Il film è passato se non alla storia, almeno alla cronaca, per la scena dei volpini vivisezionati.
Il celebre Carlo Rambaldi, creatore di ET, fece dei volpini talmente verosiminili che il regista, Fulci, fu trascinato in tribunale dove fu costretto a provare che sì, erano proprio pupazzi.
UNA SULL'ALTRA - Regista
Lucio Fulci (1969):
George è un medico con
una moglie malata e in clinica, Susan, con cui non ha più grandi
rapporti e un'amante fotografa un po' androgina, Jean. Ad un certo
punto la moglie muore e lo lascia erede di una ricchissima somma.
Quando si scopre che la donna è stata avvelenata, George diventa il sospettato numero uno e per aggiungere caos al caos, ecco venire allo scoperto una spogliarellista misteriosamente identica alla moglie defunta.
Quando si scopre che la donna è stata avvelenata, George diventa il sospettato numero uno e per aggiungere caos al caos, ecco venire allo scoperto una spogliarellista misteriosamente identica alla moglie defunta.
Chi è la donna? Perché George ha meritato quell'eredità?
George scamperà alla sedia elettrica?
Anche il piano migliore
può essere rovinato dal caso.
Film censuratissimo per
una scena di seduzione lesbica tra la spogliarellista misteriosa e
Jean, merita per le protagoniste, seppur evidentemente ingessate, la bellissima, e provvista di un delizioso taglio corto, Elsa Martinelli (che appare anche in uno stranissimo film di fantascienza con Marcello Mastroianni, "La decima vittima", recuperatelo) e Marisa Mell.
TENEBRE – Regista Dario
Argento (1982):
Thriller di Dario Argento, che da sempre aveva infilato personaggi omosessuali nei suoi film (generalmente maschi, salvo un accenno ad un'antiquaria lesbica ne “L'uccello dalle piume di cristallo”), la storia vede come protagonista lo scrittore di gialli splatter Peter Neil.
Costui, giunto a Roma, deve vedersela con un maniaco che lo perseguita, uccidendo una
persona dietro l'altra, in modo pedissequo a quello descritto nei
suoi libri.
Dopo aver assassinato una cleptomane e una scream queen,
il nostro omicida (o forse non lui) si avventa su una coppia lesbica in crisi.
Le due
vivono insieme, ma la loro vita comune è tormentata dai continui
tradimenti della bisex della coppia. Finiranno uccise in casa, una in
modo particolarmente cretino.
Il film è famoso per la partecipazione
di una giovanissima Veronica Lario, fu signora Berlusconi (che qui
non è lesbica, ma lo è stata in un film della Wertmuller).
AMORE E MORTE NEL
GIARDINO DEGLI DEI – Regista Sauro Scavolini (1972):
Un ornitologo affitta una
villa in campagna per fare meglio bird watching (gli uccelli sono assai amati dai registi horror).
Qui rinviene alcuni
nastri contenenti la storia torbida e inquietante di due fratelli,
Manfredi e Azzurra, legati da un rapporto incestuoso. I due, avevano
cercato di separarsi unendosi ad altre persone.
Per prima aveva
iniziato Azzurra fidanzandosi con un musicista, e poi Manfredi, nel
tentativo di ingelosirla aveva intrecciato una relazione con tale
Viola.
Finirà assai male: Viola e Azzurra inizieranno una storia e
un assassino si occuperà di farli tutti fuori. Talmente tutti che
anche il povero ornitologo si scoprirà in pericolo per procura.
IL TUO VIZIO E' UNA
STANZA CHIUSA E SOLO IO NE HO LA CHIAVE – Regista Sergio Martino
(1972):
Film davvero brutto la cui visione vale solo per una Edwige Fenech con un taglio alla maschietta, è liberissimamente tratto dal povero racconto di Edgar Allan Poe “Il gatto nero”, che non avrebbe meritato di essere coinvolto.
Oliver è uno scrittore
fallito e manesco che probabilmente aveva un rapporto incestuoso con
sua madre, sempre rimpianta, e ne venera un feroce gatto nero a lei
appartenuto.
Sua moglie subisce le angherie del marito e del gatto e
medita vendetta, senza mai metterla in atto.
Poi un giorno, subito
dopo la morte della cameriera, arriva la nipotina di lui, Floriana aka Edwige
Fenech, reduce, minigonna e capello corto, da sei mesi in una comune
a Parigi.
L'avvenente nipote seduce moglie e marito senza problemi.
Finirà male.
Anche qui gli eco anni '70 riecheggiano in una strana scena di sesso libero che adesso qualsiasi regista avrebbe timore a infilare in un film (da quel punto di vista, ebbene sì, siamo diventati esponenzialmente puritani).
UNA RAGAZZA PIUTTOSTO
COMPLICATA – Regista Damiano Damiani (1968):
Un
uomo ascolta casualmente una telefonata assai torbida e sexy tra due
donne, Claudia e Greta, e, come ogni maschio etero degli anni '60 che
si rispetti, pensa di rintracciarle scopo conversione.
Ce la fa e inizia una relazione con Claudia, l'anello bisessuale della lesbica coppia, la quale le riferisce di essere fidanzata con tale Pietro e, in più, amante della seconda moglie di suo padre, la succitata Greta. Finirà ovviamente in tragedia.
Ce la fa e inizia una relazione con Claudia, l'anello bisessuale della lesbica coppia, la quale le riferisce di essere fidanzata con tale Pietro e, in più, amante della seconda moglie di suo padre, la succitata Greta. Finirà ovviamente in tragedia.
Il film, per incredibile
che possa essere, ha come protagoniste Florinda Bolkan (la malvagia
Greta) e Catherine Spaak nei panni della bisex manipolatrice.
Tratto
da un racconto di Alberto Moravia (che purtroppo non sono mai riuscita a trovare), “La marcia indietro”.
LA MORTE HA SORRISO
ALL'ASSASSINO – Regista Aristide Massaccesi (1973):
Più che giallo
all'italiana, meriterebbe un posto nell'horror e usa la classica
tecnica della
protagonista che seduce una coppia.
protagonista che seduce una coppia.
All'inizio del
'900, una ragazza, Greta, si ribalta con la sua carrozza davanti ad
una villa (sì, vaghissimo riferimento a “Carmilla”) e viene
curata dai coniugi che la abitano, Walter ed Eva e da un medico, il
dottor Sturges.
Nonostante la quiete del luogo venga turbata da un
paio di omicidi, Greta seduce sia Walter che Eva, non sapendo che
avrebbe scatenato un dramma lesbico in piena regola. Eva, infatti,
scoperto che Greta non disdegna la compagnia di suo marito, decide di
murare viva la sventurata.
Da lì è un crescendo horror, di omicidi
composti da cadaveri in decomposizione e misteriosi amuleti incas in
grado di riportare in vita i morti. Finirà in una simbiosi lesbica
da oltretomba.
L'ASSASSINO HA RISERVATO
NOVE POLTRONE – Regista Giuseppe Bennati (1974):
Un riccone stravagante
possiede un teatro che tiene sempre chiuso.
Una sera invita nove
amici a fare un giretto per mostrarglielo, tutto bello, se non fosse
che i dieci si ritrovano sprangati dentro il teatro, dove, si scopre,
anni prima, era stata uccisa un'intera famiglia.
Ovviamente iniziano a perire uno ad uno, sotto i colpi del classico misterioso assassino dalle mani guantate: è qualcuno di loro oppure c'è qualcosa di sovrannaturale che aleggia in quei luoghi?
Ovviamente iniziano a perire uno ad uno, sotto i colpi del classico misterioso assassino dalle mani guantate: è qualcuno di loro oppure c'è qualcosa di sovrannaturale che aleggia in quei luoghi?
Tra i nove amici
dell'allegra brigata c'è un'avvenente coppia lesbica: Eva Czemeris,
nei panni di Rebecca, e Lucrezia Love, in quelli di Dorys.
Finiranno
peggio di tutti e avranno persino l'onore di apparire nella locandina
del film, truculentissima ed evidente rivisitazione di un “Dieci
piccoli indiani” in cui chiunque abbia deviato dalla morale comune
fa una fine tristerrima.
Ovviamente questa è una goccia nel mare. Ma chissà che non faccia una seconda parte adesso!
La favolosa scena di "Una lucertola con la pelle di donna"
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