Ed ecco un nuovo post in questo sonnolento fine settimana di una strana settimana di luglio fatta di una Milano silenziosa e semideserta (che ormai sembra di stare in una città dove tutti sono fuggiti in pieno stile "Decamerone").
Le biblioteche finalmente hanno ricominciato il prestito e io e il mio portafoglio non è che siamo grati, di più, e almeno questa è una buona notizia. Molto altro da dire in questa estate molto strana e un po' triste non c'è, ma si fa del nostro meglio per tenere il morale alto!
Intanto vi lascio con due nuove recensioni! Buona lettura!
IL DOLCE DOMANI di Banana Yoshimoto ed. Feltrinelli:
Sono anni che continuo, ogni estate, visto che i suoi libri escono puntualmente in giugno, a comprare i nuovi titoli di Banana Yoshimoto come atto di fede.
So che ormai i tempi di "Kitchen" e "N.P." (il mio preferito in assoluto) sono passati e non torneranno, eppur mi ostino perché anche la delusione viene accompagnata ogni volta da una strana aura rassicurante, molto yoshimotesca a pensarci: comunque vada, esce un libro di una delle mie scrittrici preferite a farmi compagnia.
Stavolta, dopo molti anni, finalmente Banana mantiene in parte le sue antiche promesse.
"Il dolce domani" è una versione di "Moonlight shadow" scritta con maggior maturità.
In "Moonlight shadow", il racconto contenuto in "Kitchen" che fu la sua allora tesi di laurea, una giovane Banana Yoshimoto, molto anticonformista, amante della vita notturna e in rotta piena col mondo tradizionalista a cui apparteneva anche suo padre, il critico Ryumei Yoshimoto, entrava nel mondo della narrativa con uno stile estremamente fumettoso, all'epoca assai innovativo.
"Il dolce domani" vi farà venire anche molta voglia di andare nella splendida splendida Kyoto |
Era la storia di una separazione traumatica: c'è una giovane coppia felice, ma lui muore tragicamente in un incidente stradale assieme alla giovane fidanzata del fratello minore.
I due sopravvissuti cercano di riemergere dal dolore con estrema fatica.
Era una trama banale scritta in modo sorprendente fresco, doloroso eppure non tragico, estremamente vivido.
Anche ne "Il dolce domani" c'è un incidente drammatico: Sayoko e il suo fidanzato hanno avuto uno schianto in macchina tornando dalle terme. Lui muore, lei sopravvive nonostante terribili ferite.
Anche qui lei deve imparare a sopravvivere, o meglio, a vivere di nuovo.
Ma si vede che Banana Yoshimoto non ha più lo slancio melodrammatico dei vent'anni e le emozioni intense vengono limate in modo quasi soffuso. Sayoko soffre in modo diverso e a cose diverse si aggrappa nel disperato tentativo di venirne fuori.
Ed è un esercizio interessante da leggere perché dimostra quanto gli anni ci cambino e diano luce a prospettive diverse.
Il tempo ci rende più saggi, più propensi a capire come "lasciar andare". Quando si è molto giovani l'idea di perdere qualcuno è traumatica, impossibile da concepire, impossibile da vivere, com'è giusto che sia, ma quando gli anni passano e il nostro mondo invecchia, capiamo presto che mantenendo un'elevata intensità non saremmo in grado di sopravvivere.
La bolla in cui vive Sayoko è indispensabile per ricostruire e ritrovare il mabui di cui si parla nel libro. La parte più essenziale di noi, ciò che ci rende noi stessi.
E' un bel libro, che consiglio e che piacerà, con un tocco di nostalgia, agli amanti storici di Banana.
SPLENDIDO VISTO DA QUI di Walter Fontana ed. Giunti:
La fantascienza è un genere disgraziatamente frequentato negli ultimi anni non ho capito se dagli scrittori italiani, dall'editoria italiana o da entrambi. Si passa da cose estremamente settoriali, ai libri evidentemente per ragazzini alla fantascienza di tipo "satirico".
"Splendido visto da qui", come anche ad esempio "Il censimento dei radical chic" di Giacomo Papi, curiosamente (ma forse anche no) scritti entrambi da autori tv comici, fanno parte di quest'ultimo genere.
"Splendido visto da qui" di Walter Fontana |
Si prendono delle storture della società odierna e le si porta all'estremo ipotizzando futuri in cui hanno preso il sopravvento in malo modo. Il risultato è che gli spunti sono fantastici, la resa un po' meno.
Il problema della fantascienza "satirica" infatti è che non sembra aspirare a raccontare una storia compiuta, ma ad evidenziare un tema con una sorta di freccia luminosa: vedi cosa c'è che non va? Lo vedi?
E tu lo vedi per carità, ma vorresti anche leggere una bella storia, non un'arguta intuizione.
Al contrario de "Il censimento dei radical chic" che si risolve in modo deludente nella sua eccessiva brevità, "Splendido visto da qui", pur con alcune evidenti contraddizioni di trama, è sicuramente raccontato in modo migliore e più esteso.
Ci troviamo in un futuro, non lontanissimo, il cui la retrotopia è diventata realtà: le persone vivono in un mondo diviso per decenni.
Un po' come in Hunger Games sono divisi in regioni a seconda del lavoro, qui sono divisi per decennio.
Le persone vivono o negli anni '60-'70-'80-'90-'00 inseriti in un contesto da vero e proprio Truman Show: la musica, le notizie, gli oggetti, il cibo, tutto appartiene ad un decennio specifico che, ogni 10 anni, ricomincia da capo.
In questo contesto, particolare importanza ha il lavoro dello spazzino, incaricato di trovare nella spazzatura, merce di contrabbando che passa da un decennio all'altro. Chi viene scoperto in possesso di una marmellata anni '80 negli anni '60 rischia di essere arrestato, per non parlare dei contrabbandieri in persona.
Il protagonista è un solerte spazzino che ricorda un po' il protagonista di "1984": è inserito nel sistema e dopotutto non gli spiace, anche se qualcosa, in generale, non gli torna.
Un giorno lo spazzino trova in un frigo una ragazza scappata da un altro decennio e da lì si dipana una storia di contrabbando e malversazione statale.
Il libro è molto piacevole, l'ho letto velocemente e ho apprezzato l'idea della nostalgia come trappola anche se esposta qui e lì in modo didascalico.
Tuttavia sul finale denota il problema di cui parlavo a monte: se fosse stata una storia di fantascienza concepita come tale e nel rispetto del genere, avremmo avuto altre spiegazioni e sarebbe accaduto qualcosa. Qualcosa di grosso intendo. La storia del piccolo ingranaggio che devasta il sistema inceppandosi avrebbe avuto una deflagrazione importante e avrebbe anche trasformato il libro in qualcosa di importante.
Invece Fontana si accontenta di un finale un po' tanto facilone ('sta mania di iniziare i libri e poi a un certo punto buttarli in caciara deve passare), con un contesto che non viene minimamente sfiorato dalla storia principale. Non veniamo mai a sapere se le persone costrette in questi decenni vivono male o sono felici, se attendono la rivolta o, dopotutto, stanno benissimo come stanno.
Il dubbio è che non lo sappia nemmeno Fontana e che fosse semplicemente appagato del risultato raggiunto dal suo spazzino. Tutto bene per carità, ma è un po' poco e valeva la pena rischiare e crederci un po' di più. Le potenzialità c'erano, perché sprecarle?
In ogni caso un bel libro, magari, perché no, potrebbe esserci una seconda parte?
A me è piacuto tanto "Splendido visto da qui" mentre "Il censimento dei radical chic" molto meno :-)
RispondiEliminaCiao, lascio questo commento fuori tempo massimo perché volevo segnalarti un libro chiamato "Il rilegatore" (pubblicato da Garzanti) che ho preso alla ricerca di un romanzo un po' fantasy (era pubblicizzato così): dentro ci ho trovato la storia d'amore dolcissima tra due ragazzi (la tensione sessuale tra i due si percepiva ma il mio cervello mi diceva "impossibile che succeda qualcosa tra due maschi in un libro senza che sia scritto da qualche parte in modo che i genitori possano tenerne lontano i ragazzi")
RispondiEliminaVisto che ti interessano queste tematiche magari potevi darci un'occhiata (è un libro leggero, ha i suoi difetti, ma anche un paio di idee interessanti a mio avviso) mi interesserebbe molto sentire il tuo punto di vista!!